giovedì 28 aprile 2011

Corpo Forestale dello Stato di Sabaudia (LT)

Sigilli a manufatti abusivi sulle dune e sul Lago di Paola.
I nostri complimenti al Corpo Forestale dello Stato.
La lotta contro l'abusivismo edilizio deve ora continuare!

Il circolo Larus Legambiente di Sabaudia si complimenta con il Corpo Forestale dello Stato, comando stazione di Sabaudia, per la serie di sequestri portati a termine nell'antivigilia di Pasqua, di 4 manufatti abusivi sul lungomare tra Sabaudia e San Felice Circeo e sulle sponde del Lago di Paola.

Speriamo che a questa prima ondata ne seguano altre al fine di reprimere gli abusi e le violenze ambientali di coloro i quali intendono il Parco Nazionale del Circeo un territorio da saccheggiare, sottraendolo ai cittadini ed al suo ruolo di bene comune inalienabile.

Ricordiamo che sono ancora molti gli abusi commessi, a partire dagli scheletri di Quarto Caldo a San Felice Circeo, i quali attendono ancora l'abbattimento. L'auspicio è una maggiore collaborazione tra gli Enti, azioni di sorveglianza adeguate e soprattutto la repressione del fenomeno mediante abbattimento e ripristino dello stato originario dei luoghi, come peraltro previsto dalla legge, a partire dalle molte ordinanze di abbattimento ancora stranamente non eseguite.



Il direttivo del circolo Larus Legambiente di Sabaudia

martedì 26 aprile 2011

La Benemerita non si tocca

 brutale aggressione da parte di quattro giovani a Sorano (Grosseto)

Le condizioni di Antonio Santarelli e Domenico Marino sono stabili, anche se il primo continua ad essere tenuto in coma farmacologico, mentre l'altro rischia di perdere l'uso dell'occhio destro, oltre ad avere riportato vari traumi in tutto il corpo, in particolare al volto.

No, signori giornalisti, così non va bene. Le parole influenzano le menti e voi continuate a chiamare chi compie atti violenti e delinquenziali: giovani, oppure ragazzi!! No, sono solo delinquenti. Non bisogna attendere il giudizio di un tribunale per definirli tali: sono le loro azioni delinquenziali a definirli. Guai ad attenuare con le parole la violenza, aggravata dal fatto che è stata espletata con ferocia inaudita visto il risultato sui due carabinieri che stavano svolgendo il loro dovere. Violenza e ferocia gravissime perché rivolte verso l'Autorità dello Stato incarnata in una divisa Benemerita che non si tocca, perché il farlo è un attacco allo Stato stesso che rappresenta come una delle sue più alte istituzioni. Gli uomini possono essere fallaci ma la divisa no. Aggredire dei carabinieri è un atto di una gravità assoluta e spero che i delinquenti aggressori abbiano adeguata punizione, o rischiamo di brutto come società che vuol dirsi civile.

Sono d'accordo con Antonio Di Pietro sulla Libia

"Bombardare una nazione - dice il leader dell'Idv in una nota - non ci pare possa essere considerato uno sviluppo né naturale né costituzionalmente corretto. Né può valere l'ipocrita giustificazione che tutto ciò sarebbe già stato autorizzato dalle Nazioni Unite e dal Parlamento italiano".

"Infatti, l'Onu - spiega Di Pietro - non ha mai avallato tale scelta e, soprattutto, le nostre Camere non hanno mai discusso, né approvato un provvedimento in cui c'era scritto, nero su bianco, di fare guerra ad un'altra nazione. E' stato solo deliberato di impedire che avvenissero dei massacri della popolazione inerme durante una guerra civile. Già! Perché di guerra civile si tratta e pertanto l'Italia - conclude - non dovrebbe interferire nelle decisioni interne di un altro Stato, ma solo prodigarsi per fornire assistenza, solidarietà e supporto umanitario alla popolazione civile".

lunedì 18 aprile 2011

Petizione esempio di civiltà


Chi ama Latina non la sporca!

----------------------------------------------------
Chi è per la legalità non infrange la legge!
Latina, 17 aprile 2011

Al Commissario Prefettizio
Dott. Guido Nardone
Piazza del Popolo 1
Egregio Commissario,
Anche quest’anno Latina e i suoi cittadini sono vittime dell’inciviltà di molti candidati che stanno insozzando la città coi loro manifesti elettorali affissi illegalmemte in ogni dove.
Oltre al degrado e alla sporcizia, il fenomeno dei manifesti illegali arreca danni permanenti ad alcune strutture pubbliche e costituisce un serio pericolo per la sicurezza laddove i manifesti nascondono la segnaletica stradale o, staccandosi dai supporti improvvisati, creano intralcio alla circolazione dei passanti e/o delle autovetture o, addirittura, certe strutture improvvisate potrebbero abbattersi sui passanti causandone il ferimento e persino la morte.
Un altro aspetto da non trascurare è il danno economico sofferto da chi (di solito commercianti) ha pagato inutilmente per dei manifesti pubblicitari che vengono coperti nel giro di poche ore.
Un aspetto molto grave dei manifesti elettorali illegali è l’esempio negativo che proviene proprio da chi si candida a governare la cosa pubblica, che irride con arroganza la legge e disprezza il senso civico.
L’indifferenza delle Istituzioni è però il risvolto più negativo, poichè ingenera nei cittadini un profondo senso di sfiducia e di abbandono e fornisce ai politici l’arrogante senso di impunità e di superiorità alla legge.
Ben consci che, come al solito, la classe politica nazionale ha provveduto preventivamente a condonarsi ogni violazione della legge sulle affissioni elettorali, rendendo vane le multe e lasciando i costi a carico della collettività, con questa lettera chiediamo alla S.V. - come ultimo atto d’amore verso questa città disgraziata - di voler contrastare fortemente e direttamente il fenomeno, facendo rimuovere prontamente ogni manifesto elettorale illegale e ogni struttura eretta illegalmente per sostenere i manifesti e addebitare ai trasgressori le spese per il ripristino dello stato dei luoghi.
Con l’occasione informiamo la S.V. che il comitato spontaneo "Chi ama Latina non la sporca! – Chi è per la legalità non infrange la legge!" martedì prossimo, a titolo dimostrativo, provvederà a staccare alcuni manifesti elettorali affissi illegalmente.
L’occasione ci è grata per porgere distinti saluti.


Primo firmatario Segue lista con _____________ firme

Questa pregevole iniziativa, che mi è giunta attraverso ambientalisti, la condivido in pieno. L'argomento è stato oggetto da parte mia di attenzione, in quanto la mondezza sparsa in giro mi disturba moltissimo e mi stupisco di come la gente, in genere, sopporti che chi si propone come suo rappresentante nelle istituzioni imbratti di manifesti tutto, anche luoghi dove è scritto: DIVIETO DI AFFISSIONE.
A Roma e provincia non è certo diverso che a Latina!! Al Km. 27,5 della Via Tuscolana, ad esempio, c'è una pensilina di una fermata del bus Cotral completamente foderata di manifesti. Praticamente da quando è stata ricostruita, dopo anni di un'orrenda pensilina arrugginita con ferri pencolanti e pericolosi per i poveretti che dovevano attendere il bus, è stata immediatamente foderata di manifesti senza soluzione di continuità, per cui non è possibile, per lo sventurato che attende il bus, vedere quando arriva, qualora volesse attendere seduto sulla panca e, peggio, qualora piovesse e volesse ripararsi. Le pareti trasparenti delle pensiline servono proprio a questo: a consentire la visibilità. Come può essere civile un Paese che consente questo schifo?! 
Prima si potevano elevare multe, ora a quanto sembra non più grazie al "Milleproroghe". Ma ci possiamo consolare, perché tanto non le elevavano neppure prima!!
Esiste inoltre una legge che impone ai candidati alle elezioni ed ai partiti di pagare per la pulizia delle strade invase dalla carta dei manifesti elettorali. Non so se il "Milleproroghe" abbia sollevato i partiti anche da questo ma so, per esperienza diretta, che non facevano nulla neppure prima.
A Grottaferrata, una volta ridente cittadina dei Castelli Romani (ora ride un pò meno), dopo un anno dalle elezioni che avevano portato Zingaretti ad essere Presidente della Provincia, i manifesti con la sua sorridente faccia erano ancora, mezzi strappati e mezzi no, lungo tutto un tratto della via Anagnina a far brutta mostra di sé. Il vento portava i pezzi staccati in giro a sporcare strada e marciapiedi (ove esistenti). La quantità era enorme e nessuno si peritava di pulire. Scrissi dunque a Zingaretti segnalando la cosa e ricordando i soldi che dovevano essere dati quale contributo alla sporcizia elettorale. Non mi rispose, e questo me lo aspettavo, ma tutto rimase sporco come prima ancora a lungo.
Non farò petizioni come i pregevoli cittadini di Latina, ma loro mi hanno ispirato un pensiero: ogni volta che vedrò immondizia in insopportabile quantità, farò delle foto e le pubblicherò con data e luogo dello schifo. I responsabili del pubblico imbrattamento sono avvisati.  

sabato 16 aprile 2011

Letture

Sto rileggendo "La Famiglia Manzoni" di Natalia Ginzburg. Lo lessi molti anni fa. Le riletture aggiungono sempre qualcosa in più al capire ed al riflettere.
Penso che le opere che si rifanno agli scambi epistolari sono sempre indiscrete. La storia ha le sue esigenze, soprattutto serve a noi per capire meglio noi stessi e il mondo in cui viviamo, ma coloro che scrissero privatissime lettere, se avessero saputo che milioni di posteri le avrebbero lette, chissà se ne sarebbero stati contenti. Ci approfittiamo del fatto che quelle persone non esistono più e non sanno l'uso che facciamo delle loro intime espressioni di affetto o lagnanze... od altro.
La famiglia di Alessandro Manzoni fu numerosissima e tanti i lutti. Alessandro fu figlio unico di incerta paternità e si rifece mettendo al mondo molti figli, quindi ebbe generi e nuore, nipoti e altri quasi parenti, come la seconda moglie di Massimo D'Azeglio, ad esempio, che fu suo genero poi vedovo di una sua figlia, morta in giovane età come alcune altre sue figlie... Una vita di una persona eccezionale per ingegno, valore e fortune eppure così piena di dolori, delusioni e miserie, fa riflettere su quanto accade in una vita che sfugge ad ogni controllo e previsione.
Quello che si evince da questa lettura sulla vita minuta di una famiglia, pure benestante e per molti versi privilegiata, è la tragica situazione della medicina intorno alla metà del 1.800 dell'era cristiana. Praticamente curavano tutto con i salassi, senza alcuna percezione della causa della malattia e quindi dell'effetto che tale pratica poteva effettivamente avere sul malato. La piccola Matilde, una delle figliole di Manzoni, aveva "uno sbocco di sangue"? Le facevano un salasso. La seconda moglie Teresa aveva dolori di pancia? Si pensava che avesse un tumore ed invece era incinta di due infelici gemelline nate e morte. E così via in un seguirsi di morti prima dei 30 anni di cui non si saprà mai la vera causa. Eppure non era molto tempo fa. Accadeva in pieno Risorgimento ed in una famiglia che poteva permettersi servitori in abbondanza e di chiamare e consultare medici a volontà. Non oso pensare ai poveri, alla povera gente. Si sopravviveva. Bisogna leggere per capire il progresso immenso della medicina di oggi e forse ci si lamenterebbe di meno.
Altra considerazione mi viene da fare sull'economia di questa famiglia. Il nonno materno, Cesare Beccaria, non sarà stato ricchissimo ma certo nemmeno povero, dunque da lì ad Alessandro qualcosa venne. Molto gli venne dall'uomo di cui porta il nome, che la madre sposò proprio per convenienza economica. Moltissimo, attraverso la madre Giulia, gli arrivò dal ricco Carlo Imbonati, amante e convivente della sua genitrice. Dunque fa riflettere che poi quest'uomo si potesse ritrovare in "ristrettezze" in alcuni momenti della sua vita.
Infine i due figli maschi incapaci di condurre una vita equilibrata senza rovinare sé stessi e gli altri: Enrico e Filippo. Di questo non si può certo farne colpa ad Alessandro il quale, anzi, tentò, con consigli ed aiuto anche economico, di sollevare i suoi figli: ma egli, come l'uomo qualunque, nulla poté contro una natura che nasce con la persona e che non si cambia. Enrico distrusse tutta la cospicua dote della sua pregevole consorte, Emilia Redaelli, fino a finire in miseria. Filippo visse di debiti.
Grandezza e miseria. Visto nella vita intima anche un granduomo viene ridimensionato, nulla togliendo alla bellezza della sua Opera.

martedì 5 aprile 2011

Comunicato del Circolo Larus


LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI LATINA RESTITUISCE GIUSTIZIA AL TERRITORIO DEL PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO E AI CITTADINI
COME IL CIRCOLO LARUS HA SEMPRE DENUNCIATO, LA DARSENA NEL LAGO DI PAOLA ERA COMPLETAMENTE ABUSIVA
La sentenza del Tribunale di Latina, che condanna l'amministratore della soc. IN LAND SEA per reati ambientali e paesaggistici sul Lago di Paola, luogo di straordinario valore naturalistico e sottoposto ad un regime vincolistico certo ed internazionale, è l'ennesima dimostrazione della fondatezza delle denunce presentate dal circolo Larus Legambiente e del complesso di abusi, illegalità e violenze ambientali che per anni hanno invece caratterizzato il Lago di Paola, le sue sponde e il territorio del Parco nazionale del Circeo.
Come sempre abbiamo sostenuto, quella darsena, insieme al complesso di infrastrutture a suo servizio e commerciali, era priva delle necessarie autorizzazioni, in primis del nulla osta dell'Ente Parco nazionale del Circeo. Non a caso proprio l'anno passato abbiamo voluto organizzare su quelle sponde e in quei locali, oggi per altro abbattuti, la nostra FestAmbiente, con l'intento di dare un segnale forte di riconquista del territorio, dopo anni di battaglie, alla libera fruizione dei cittadini, alla legalità e alla tutela ambientale. Proprio in quell'occasione fummo oggetto di deprecabili tentativi di intimidazione, prontamente rigettati, per via del nostro impegno in favore di legalità e ambiente. Questa sentenza è la migliore risposta a quanti, con arroganza e prepotenza, in quell'occasione posero in atto miserevoli tentativi atti ad impedirci il regolare svolgimento dell'iniziativa.
La magistratura di Latina, alla quale va tutto il nostro sostegno e plauso, con questa sentenza compie un atto di grande giustizia, restituendo verità e dignità ai cittadini e a quelle associazioni che da anni si battono per una gestione diversa del territorio e il ripristino della legalità. Soprattutto assesta un duro colpo alle abitudinarie condotte di alcuni, ispirate da logiche di pura speculazione, che intendono il Parco nazionale come una grande occasione per trarre profitto illegalmente a danno dell'ambiente e la legalità un optional di cui fare a meno.
Alla luce di quanto scritto, siamo convinti si debba aprire una discussione serena su una classe dirigente che presenta tra le sue file esponenti condannati per reati contro l'ambiente.
Si porgono cordiali e distinti saluti.
Il circolo Larus Legambiente di Sabaudia
Lago di Paola: Il ponte romano
Foto fatta da Rita Coltellese

domenica 3 aprile 2011

Lettere da "La Repubblica" del 3 novembre 2010

Prendo lo spunto da una lettera al quotidiano di una signora: Susanna Dan. Ella scrive la sua esperienza di cittadina con le istituzioni statali: "Qualche giorno fa ho ricevuto da Equitalia, agente della riscossione della provincia di Venezia, una lettera datata 27 luglio, con cui mi si comunicava che avevo diritto ad un rimborso di 116 euro. Tale rimborso doveva essere richiesto entro il 21 settembre. Peccato che la lettera mi sia arrivata solo il 30 ottobre! Delle due l'una: o le poste del terzo millennio impiegano oltre 3 mesi per recapitare una lettera a 20 km. di distanza o  Equitalia "fa la furba" per fare un po' di cassa. In ogni caso a rimetterci  è il cittadino (ma a chi importa?), sempre più vessato ed impotente." 

Ecco un episodio dei tanti che mettono in evidenza una realtà incomprensibile ed amara dell'Italia. Incomprensibile perché non si capisce cosa è che osta a che l'istituzione di turno, preposta ad esaminare la pratica fra il cittadino e l'istituzione medesima, faccia il suo dovere senza essere CONTRO il cittadino ma CON il cittadino. Chi stabilisce questo comportamento vessatorio contro il diritto del cittadino? E' una volontà superiore stabilita da regole imposte da Dirigenti di quell'istituzione? Con quale fine se non il calpestamento del diritto medesimo? Possibile che c'è un Dirigente, tanti Dirigenti, che decidono che bisogna fregare il cittadino? Non sarà invece che esistono tanti cittadini, Pubblici Impiegati, che al riparo della sicurezza del loro posto di lavoro impongono sadicamente, a chi sta dall'altra parte, il loro disservizio, il loro lavorare male? Non sarà una diffusa mentalità antidemocratica, incivile, individualista, del funzionario pubblico medio che ritiene non già di attuare bene l'espletamento della pratica, ma di farlo volutamente in modo sciatto, lento, tanto nulla accadrà di nocumento a lui? Non ho certezze sulla causa, ma so che è diffusa in tutti i settori della rete amministrativa di questo Paese. Fatti impensabili nelle società civili europee come, mi dicono, la Spagna o la Danimarca, per citare due paesi pur diversi, uno latino, l'altro scandinavo, qui da noi accadono senza vergogna di alcuno e fanno sentire il cittadino un suddito, senza  i più elementari diritti.
Episodi che, se non ci stancassero e non ci facessero rodere il fegato, potrebbero prestarsi al riso per la connotazione ridicola, grottesca a volte.
E, riflettendo, ci si accorge che cambiano i governi, le situazioni politiche, ma il trattare il cittadino come un essere senza diritti non cambia.
Due episodi, che riguardano lo stesso argomento, mi sono capitati a distanza di oltre 30 anni e sono entrambi emblematici di una realtà solo italiana.
Argomento: bollo auto. Oltre 30 anni fa un giorno pagai il bollo della nostra unica auto. Mio marito, senza telefonarmi, temendo che io mi fossi dimenticata della scadenza, lo pagò anche lui. Niente di male: presentai la richiesta di rimborso. Prima dovetti compilare un modulo all'Ufficio Postale, poi mi fu risposto che la Posta non poteva rimborsare il bollettino pagato ma che dovevo fare domanda all'Intendenza di Finanza di Via del Clementino, qui a Roma. Feci tutto e allegai la ricevuta in fotocopia dei due pagamenti, chiedendo il rimborso di uno essendo doppio. Il tutto fu inviato al costo di una raccomandata. Dopo 8 mesi arrivò una lettera dall'Intendenza di Finanza, ma non era il rimborso! Era una richiesta di Lire 800 di marche da bollo da inviare per raccomandata all'Intendenza medesima. Stupore! Ma ero in ballo e dovevo andare avanti, dunque inviai le marche con relativa spesa di raccomandata. Dopo un anno arrivò il rimborso: Lire 3.000 da andare a riscuotere soltanto in Via dei Mille, a Roma, presso la sede della Banca d'Italia, lì sita. Feci due conti e per il viaggio avrei speso di più. Dato che il bollo era stato di Lit. 11.400 ormai avevo speso già la metà della cifra nel tentativo di farmela rimborsare, ma non capivo il rimborso di sole Lit. 3.000. Telefonai, dunque, a Via del Clementino chiedendo spiegazioni: mi risposero che loro mi avevano rimborsato la parte del mio bollo auto che l'Intendenza aveva incassato, il resto l'aveva incassato l'ACI e per quella parte restante dovevo fare domanda, come avevo fatto con loro, all'ACI medesima. Ovvio che rinunciai. 
In un Paese normale avrebbero dovuto semplicemente effettuare il rimborso una volta verificato che per quel veicolo era stato pagato il bollo due volte per lo stesso periodo di tempo. Esattamente come quando verificano che, invece, non è stato pagato affatto e, in quel caso, scrivono al cittadino e chiedono la cifra + la mora. Perché questo non avvenga quando il cittadino ha pagato in più non si sa e torniamo ad interrogarci quale sia la volontà che vuole questo rapporto a senso unico.

Secondo episodio dei giorni nostri, ancora in corso: la pubblicità della Fiat invoglia ad acquistare un'auto GPL entro il 31/12/2008; rottamando un'auto da E0 ad E2 si poteva usufruire di uno sconto e dell'esenzione dal bollo auto per anni 3. Il tutto regolamentato da una legge dello Stato: n. 31/2008.
Acquistiamo l'Auto GPL E4 rottamando la nostra vecchia auto benzina che risponde ai requisiti normativi richiesti. Usufruiamo dello sconto e stiamo tranquilli per tre anni per il bollo, finché...... un giorno, casualmente, presso uno sportello ACI non scopriamo che, invece, l'auto GPL risulta sui loro terminali scoperta di bollo sia per il 2009 che per il 2010 e che dobbiamo pagare il tutto con la mora. Paghiamo poi cerchiamo di capire cosa sia accaduto. Una prima visita alla Guardia di Finanza di Frascati mi fa scoprire che anche loro sono impreparati. Un volenteroso maresciallo si mette al computer e cerca di capire cosa dice la legge, arrivando alla conclusione che avevamo diritto ma si è sbagliato, forse, il Concessionario. Ma il Concessionario invece ha svolto bene la pratica e sarà il servizio (efficiente!) di INFOBOLLO LAZIO a svelare l'arcano con una esauriente e-mail: la pratica è ferma presso il Ministero delle Finanze (da più di 2 anni!!) e, finché non l'avrà esaminata e non avrà decretato che l'acquisto aveva diritto a tutti i benefici di legge, la nostra auto risulterà sempre scoperta di bollo!! Abbiamo chiesto il rimborso dopo aver consultato un avvocato della Federconsumatori. Raccomandata, questa volta alla Regione Lazio, corredata da una denuncia presentata alla G.d.F.. Telefonate varie da cui si apprende che: due funzionari si palleggiano l'esame della pratica di rimborso, che ci vorrà da un anno ad un anno e mezzo ecc. ecc. ecc..