venerdì 27 maggio 2011

Vite anomale mi hanno ispirato un Romanzo Giallo

Mi sono divertita a scrivere questo giallo. Ho parlato con alcuni che l'hanno letto e mi hanno detto di non essere riusciti ad indovinare l'assassino: questo vuol dire che come libro giallo è riuscito bene allora. In realtà preferisco scrivere di psicologie umane, di vicende, di situazioni, di sentimenti. In questo libro, pur inventando una situazione delittuosa, quello che mi interessava era far muovere personaggi reali, che vivono situazioni non normali, fino a giungere all'estremo del delitto: evento patologico principe in vite condotte in modo errato. Non sempre questo avviene, fortunatamente, e le persone compensano situazioni insoddisfacenti in altro modo.
Purtroppo la cronaca quotidiana supera il romanzo, come stiamo vedendo in questo periodo nel nostro Paese. Notavo che la motivazione sessuale e sentimentale distorta è un legante dei tre casi di cronaca nera più recenti che occupano giornali e televisioni. La bella e sfortunata piccola Sarah, vittima di folle gelosia e frustrante invidia, la piccola innocente Yara, vittima di qualche pedofilo violento e infine la bellissima Carmela Rea, probabile vittima di intrecci sentimentali non tessuti da lei..... In un libro giallo le indagini le conduce la fantasia dello scrittore, ma nella realtà chi indaga ha l'onere di mettere insieme prove sufficienti a condurre a processo l'assassino. E' un lavoro di precisione certosina, non indenne da errori. 
Per l'ultimo caso in ordine di tempo c'è chi elucubra senza sapere cose che sicuramente gli inquirenti tengono riservate. Guai se così non fosse: si favorirebbe solo l'assassino. L'assedio famelico dei giornalisti può servire per un verso ma, in alcuni casi, può essere controproducente. Per la bellissima e sfortunata giovane mamma detta Melania, sicuramente l'anatomopatologo ha esaminato ed analizzato il contenuto del suo stomaco per stabilire l'ora della morte, anche se il cadavere è stato ritrovato dopo 2 giorni dalla scomparsa. La povera madre di Carmela Rea, in un breve filmato della trasmissione "Chi l'ha Visto?", ha raccontato che nella telefonata delle h. 13:30 del 18 aprile sua figlia le ha detto: "Per pranzo ho fatto la piadina." Se è morta fra le h. 14:10 e le h. 14:30 quella piadina è rimasta lì, nel suo stomaco, non digerita in un'ora circa. Questa analisi sarà molto importante ai fini di un eventuale rinvio a giudizio del marito. La siringa, infitta in un punto inusuale per chi si droga, l'avranno analizzata per stabilire se era usata o intonsa. Se usata, avranno analizzato i microscopici residui del contenuto che molto potrebbero dire.....  Se non usata, dunque presa da un involto, i DNA XY e XX, trovati su di essa, sono di due persone che hanno partecipato all'omicidio; se usata, invece, l'assassino potrebbe averla presa da qualche parte per infiggerla sul seno della povera ragazza in un maldestro depistaggio. In questo caso potrebbe averla trovata in loco, abbandonata da tossici, ma se l'ha presa altrove... allora è omicidio premeditato e non d'impeto. Ecco, nelle indagini sono i minimi particolari che fanno la differenza. 

giovedì 26 maggio 2011

Per essere genitori degni bisogna essere benestanti e in ottima salute, altrimenti.......

Genitori condannati per aver sottratto la propria bambina da una comunità
Pubblicato il 5 maggio 2011
Questa triste vicenda comincia nel 2007 quando il Pubblico Ministero di Reggio Emilia chiede la perquisizione della casa dei coniugi Camparini. Si cercano prove su un traffico di sostanze stupefacenti.
Il controllo in sé dà esito negativo, ma la presenza della piccola Anna Giulia, che allora ha due anni, induce i Carabinieri a inviare una informativa al Tribunale dei Minori. Le forze dell’ordine segnalano un “presunto stato fatiscente dell’abitazione”.
I Servizi Sociali confermano lo stato inadeguato dell’abitazione, ma sicuramente senza verificare, giacchè la situazione reale è ben diversa.
La famiglia Camparini, infatti vive in una villetta con un bel giardino, pieno di giochi per la piccola Anna Giulia.
In modo del tutto immotivato, nostro malgrado, la procedura va avanti d’ufficio. Non ci sono ulteriori controlli dell’abitazione. Non seguono colloqui con le persone interessate e coinvolte nella vicenda.
Insomma il 23 giugno 2008, ironia della sorte, il Tribunale prende la sua decisione: Anna Giulia deve essere affidata ad un Istituto.
Ci è sfuggito qualcosa ?
Nel racconto vi è qualcosa che abbiamo omesso ?
Forse i coniugi Camparini sono persone pericolose ?
Forse sono tossicomani ?
La risposta è NO.
Gli operatori dei Servizio Sociale referente del Comune di Reggio Emilia, che hanno valutato, attraverso i colloqui, test e altro le capacità genitoriali di Massimiliano e di Gilda, sono arrivati alle conclusioni che le capacità di mamma e papà Camparini erano e sono adeguate.
Ma cos’è che manca ?
Nel corso del 2008, la coppia incontra regolarmente la figlia; ovviamente gli incontri avvengono sotto l’osservazione dei Servizi Sociali di Reggio Emilia. Il referente dei suddetti Servizi affermava senza esitazione che la bambina deve tornare con i genitori subito.
Ma il Giudice Minorile di Bologna non la pensa così. Si oppone fermamente. Ma perché ?
Il perché non lo sappiamo.
I Camparini hanno con Anna Giulia un bellissimo rapporto, oltre ad avere un lavoro, e una casa. I Camparini non sono delle persone violente. Non sono tossicomani.
Dopo la decisione del Giudice però sono sicuramente increduli, inascoltati e disperati.
Farebbero di tutto per riavere la loro bambina a casa. Ed allora compiono un gesto estremo.
Aspetteranno il marzo 2010 per portare via Anna Giulia dall’Istituto di suore nel quale si trova, nel momento in cui la bambina sta per essere addirittura affidata ad un’altra famiglia.
Daranno notizia del loro gesto ai mass media. In special modo la trasmissione di Rai Tre Chi l’ha visto? dedicherà a questa triste storia molto spazio.
Il coinvolgimento di radio e televisioni è voluto da Massimiliano e Gilda per evidenziare la vicenda e per sottolineare la finalità, per così dire, “dimostrativa” di quello che, paradossalmente, viene definito un “rapimento”. Infatti, dopo soli cinque giorni, riconsegnano essi stessi la loro figlia nelle mani delle autorità.
Vengono ovviamente indagati per sottrazione di minore, ma restano fuori dal carcere. Le loro sofferenze, però, non sono ancora finite e le cattive notizie da parte del Tribunale non faticano ad arrivare.
Il Giudice ha deciso di non utilizzare la relazione dei Servizi Sociali favorevole al rientro della piccola in famiglia; quindi dispone un ulteriore accertamento tecnico attraverso la dottoressa Sgarbi, disposta dal Tribunale per i Minorenni di Bologna.
I genitori si sentono ancora una volta braccati. Temono relazioni ostili. Temono di non vedere più Anna Giulia. Ed il 16 luglio 2010 con un’azione rocambolesca si allontanano nuovamente dall’Istituto con la bambina.
Dieci giorni di fuga. Una fuga dalla realtà, che finisce al confine con la Svizzera.
Massimiliano Camparini e Gilda Fontana vengono arrestati e tradotti in carcere.
L’accusa, questa volta, è sequestro di minore con l’aggravante della parentela.
La piccola Anna Giulia veniva riportata nello stesso orfanotrofio che ormai dopo tre anni è incredibilmente diventato la sua casa.
A questo punto tutti ci dobbiamo chiedere da chi è stata sequestrata la piccola Anna Giulia ?
Chi l’ha tenuta sottosequestro per svariati anni ?
La sua mamma e il suo papà ?
Il papà al processo dichiara: “sono stato pronto a fare sei mesi di carcere che mi hanno pesato tanto perché comunque non fa parte della mia quotidianità il carcere, però se è per arrivare ad una soluzione ben venga il carcere se non altro quando mia figlia sarà grande leggerà…. Metti che muoio domani, mia figlia saprà che ho fatto anche questo”.
Il tribunale di Massa (Massa Carrara) ha condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione Massimiliano Camparini e Gilda Fontana.
In questi due anni, tra l’altro, più volte la nonna materna, aveva chiesto di poter avere la custodia di Anna Giulia ma i servizi sociali reggiani hanno dato una risposta negativa.
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LA NONNA NO! LE SUORE O ESTRANEI, CANCELLANDO L'IDENTITA' DI ANNA GIULIA CAMPARINI, INVECE SI?!
LASCIATELA AI SUOI AFFETTI NATURALI: ANCHE IMPERFETTI I PROPRI GENITORI SONO QUANTO DI MEGLIO SI POSSA AVERE SE AMANO I PROPRI FIGLI.

martedì 24 maggio 2011

Ogni tanto una bella notizia!

Stasera al TG RAI2 delle h. 20:30 ho sentito una rara bella notizia: ai delinquenti che erano andati ad un "party" a base di droga e, fermati da una pattuglia di carabinieri per un controllo, hanno aggredito i due militari riducendoli in fin di vita e con danni permanenti, sono stati sequestrati beni per euro 500.000 per cautelare gli interessi delle parti offese in vista di un futuro e sperabile risarcimento di danni. Dunque gli strumenti legislativi per agire nel giusto modo ci sono!! Peccato che non venga fatto più spesso, dando la sensazione che chi è dalla parte delle regole non sia affatto tutelato.
Spero tanto che i due carabinieri possano tornare in salute, per loro stessi e per le loro famiglie. Nel frattempo spero che lo Stato, inteso nel suo aspetto migliore, garanzia e tutela dei diritti sanciti dai Codici e dalla Legge, si muova con decisione.
Un'altra notazione positiva sul servizio del TG che ha dato la bella notizia: il giornalista non li ha chiamati "giovani", gli aggressori, ma li ha chiamati: teppisti.

lunedì 23 maggio 2011

Elena e gli altri....

E' una storia troppo brutta e triste quella della piccola Elena, morta perché dimenticata dal padre legata sul suo seggiolino dentro l'auto.... Ricordo altri due episodi identici nel recente passato: il primo riguarda un padre che aveva dimenticato il suo bimbo in modo identico ed era andato al lavoro, poi quello di una madre, sempre per andare al lavoro. E' una fine atroce che fa male al cuore. Pensare a dei bimbi così belli, così preziosi, così indifesi e dipendenti da noi adulti: dimenticati come oggetti.... rimossi... Tutti e tre questi bimbi sono morti. Non si può pensare alla loro innocente sofferenza, legati in auto senza più ossigeno per ore. In tutti questi tre casi estremi i genitori erano persone con lavori intellettualmente "superiori": un ingegnere informatico, una insegnante, un professore universitario.
Un tempo i bambini morivano per disattenzione di adulti che avevano vite dure, che impegnavano le braccia più che il cervello: ricordo racconti di contadini su bambini che, correndo per le vaste cucine di case coloniche o di paesi agricoli, cadevano nei paiuoli messi in mezzo alla cucina fumanti.... Erano morti non infrequenti mi si diceva, perché sul fuoco del camino si cuoceva tutto: dal pasto per i contadini a quello per il maiale... Dei grandi calderoni venivano appesi alla catena del camino e, quando il pasto era pronto, si staccava e si metteva a raffreddare in mezzo alla cucina. Nei loro giochi sfrenati i piccoli, correndo, potevano finirci dentro e morivano per le scottature... E' un'immagine orribile, che però fa pensare ad una vita dura per gli adulti, che non potevano prestare molta attenzione ai loro piccoli. Ora, invece, cosa sta accadendo? Una straniazione, un assorbimento in pensieri che arriva alla dissociazione. Sì, alla dissociazione patologica di chi soffre, ad esempio, di una psicosi. Ricordo a questo proposito l'episodio di una bimba di sette anni dimenticata davanti alla scuola da una madre dissociata e persa dietro i suoi deliri, perché affetta, appunto, da una psicosi. La bambina sapeva che la sua mamma stava male, ma non era mai accaduto prima né accadde più dopo: eppure si sentì abbandonata e, soprattutto, sentì che per sua madre c'era qualcosa più importante di lei, ed era il suo mondo malato. Anche se una malattia giustifica un simile comportamento, comunque rimane un segno in chi vive la dimenticanza. Questi tre sfortunati, cari bimbi, chissà se avranno percepito anche questo, essendo così piccoli, da asilo nido..... Credo, comunque, che i loro altrettanto sventurati genitori non stiano bene nella mente, perché non si può arrivare a dissociarsi solo perché si è assorbiti da un lavoro che diventa totalizzante.

martedì 17 maggio 2011

Degrado

Km. 27,500 della Via Tuscolana, Comune di Rocca Priora (RM): chi volesse ripararsi dalla pioggia o dal vento mentre aspetta il bus COTRAL non ha la possibilità di veder arrivare il bus, perché il riparo trasparente della pensilina è totalmente foderato di manifesti, da chi messi è evidente dalla natura degli stessi. Esempio di inciviltà perché non è luogo di affissioni.... Queste persone poi pretendono di amministrarci e di farci rispettare le regole...

 La pensilina è vanificata nella sua funzione perché per vedere l'autobus bisogna sporgersi all'esterno. Le foto sono state fatte da me questa mattina, ma la condizione di "luogo di affissione" esiste da quando la pensilina è stata ripristinata, dopo un tempo lunghissimo in cui esisteva qualcosa di sbilenco, arrugginito e pericolante.

Oggi l'interno era quasi pulito: normalmente vi giacciono pezzi di manifesti strappati, bottiglie di birra ivi lasciate, sacchetti dell'immondizia.

Ho inviato queste foto al TG Regionale ed al Sindaco: la e-mail del Sindaco è tornata indietro per "over quota". Vuol dire che non leggono le e-mail né le cancellano. Ignorano del tutto i cittadini.

venerdì 13 maggio 2011

Alcuni brani......

Capitolo XII - Bianca
          A ventisei anni aveva già vinto il posto di ricercatore universitario. Con il tempo si capì perché: citava sempre suo padre, un alto ufficiale con tante buone conoscenze, tutte nei posti giusti. Citava professori ordinari della Facoltà di Ingegneria di un'altra importante università, "amici di papà", che però l'avevano male indirizzata a Cantieri.
          Costui, sensibile "agli amici di papà", essendo in commissione come presidente per quel posto di ricercatore, l'aveva fatta vincere, passando sopra la testa di un ingegnere che da anni collaborava con la sua cattedra e che era molto più anziano.
          Era molto sicura di sé, Bianca, e rideva troppo, anche quando non ce ne era bisogno. Era pronta a beffeggiare chiunque, secondo lei, non capiva, anche quando gli altri capivano benissimo ma restavano in silenzio. Questa era la sua percezione della realtà.

sabato 7 maggio 2011

Marta Russo

All'epoca dei fatti scrissi un saggio intitolato "Verità e Menzogna", ispirato proprio dall'assurda morte di Marta, evento patologico che, accadendo, dimostrava a che punto può arrivare la follia quotidiana volutamente ignorata. Oggi il Tribunale Civile, a seguito della condanna definitiva fino al terzo grado di giudizio, ha riconosciuto alla famiglia anche un risarcimento che loro useranno per fare del bene nel nome della figlia che è stata loro tolta. Il padre di Marta si è chiesto "come" può insegnare a dei giovani uno come Scattone, visto che insegna in una scuola. Io mi chiedo "come" non solo in senso morale e quale esempio per i discenti, ma cosa ne è della legge che richiede la fedina penale pulita per essere un dipendente dello Stato. Insegna forse in un Istituto privato? Alcuni dei miei figli, si sono ritrovati in cattedra in un Liceo Statale, quale professore di filosofia, Mario Merlino, estremista fascista coinvolto in fatti violenti e finito nelle maglie della giustizia. Durante le lezioni raccontava le sue imprese violente vantandosene: i miei ragazzi tornavano a casa raccontando stupiti e ridendo per l'assurda situazione. Queste sono le cose che avvengono nel nostro Paese, cose avvilenti per chi vorrebbe il rispetto del buonsenso e delle regole.
Una annotazione sul mestiere di giornalista: scriveva Piero Ottone su un "Venerdì" di "La Repubblica" di qualche anno fa, più o meno "noi giornalisti siamo ignoranti, perché dobbiamo stare in tempo breve sulla notizia e, non essendo esperti in tutto, scriviamo spesso cose inesatte". Da persona intelligente non aveva alcuna difficoltà ad ammettere una realtà tangibile, ma trovo assurdo che, a distanza di tanto tempo dall'uccisione di Marta Russo, si continui a definire gli autori della sua morte "ricercatori", quando erano due dottorandi di ricerca. A distanza di tempo dal terribile fatto, i giornalisti che vogliono occuparsene hanno avuto il tempo di documentarsi ed apprendere che il Dottorato di Ricerca è un titolo che si consegue per poi affrontare i concorsi per diventare Ricercatore. Scattone e Ferraro erano dentro l'Università per studiare e pubblicare qualche lavoro sulla filosofia del diritto in modo da diventare Dottori di Ricerca dopo qualche anno ed una tesi di Dottorato: nel frattempo arzigogolavano sull'uso improprio di armi, sul "coraggio" di puntarle in basso, verso la gente e le macchine che passavano, in un gioco assurdo, irresponsabile e crudele che ha portato a togliere la vita ad una giovane e valente studentessa  in modo insensato. Quello che è assurdo è che per la legge questo omicidio è colposo e non volontario. Come se fosse involontario l'atto di puntare una pistola da una finestra di un edificio pubblico verso la folla che passa in basso. Forse i giudici hanno ritenuto che Scattone non sapesse che c'era un proiettile dentro, visto che la pistola era stata portata in quel luogo da Ferraro. Trovo strano anche che non sia stata riconosciuta una responsabilità da parte dell'Università, almeno ai fini assicurativi, visto che ogni Ateneo è tenuto ad accendere una polizza assicurativa che tuteli gli studenti iscritti e tutti i frequentatori aventi titolo da eventuali infortuni.

domenica 1 maggio 2011

Nessuna speculazione

Roma, 30 apr. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Il reparto di neurochirurgia dell'ospedale Santo Spirito di Roma, dove e' stato inizialmente portato ieri il giornalista Lamberto Sposini dopo il grave malore che l'aveva colpito, "e' chiuso da gennaio di quest'anno, come previsto dal Piano di rientro dal deficit della sanita' laziale". Lo sottolinea Domenico Iscaro, presidente dell'Anaao Assomed e medico al Santo Spirito, aggiungendo pero' che "la sala operatoria chiusa e' ancora attrezzata, le apparecchiature sono al loro posto ma inutilizzate e il personale prende lo stipendio senza essere operativo".

"Non voglio speculare - premette il medico - Sposini e' apparso sin dall'inizio un caso molto grave: certo e' che se fosse arrivato a dicembre 2010, quando ancora il reparto era funzionante, sarebbe stato sottoposto al drenaggio nell'arco di mezz'ora, un'ora al massimo", senza dover essere trasferito in un altro ospedale.

Il punto e', secondo Iscaro, "che si e' accentrata l'attenzione sui ritardi nei soccorsi e sui malfunzionamenti del 118, quando in un grosso e importante ospedale come il santo Spirito - rimasto l'unico punto di riferimento per il centro della capitale dopo la chiusura del San Giacomo - si decide di chiudere un reparto, lasciando apparecchiature e personale inutilizzato, che gira per l'ospedale senza poter operare. Dov'e' il risparmio che si voleva ottenere? Di questo dovrebbe occuparsi la presidente Polverini, perche' a pagare sono ancora una volta i cittadini".

Nessuna speculazione, anzi, il Dott. Iscaro dice semplicemente la VERITA' che non deve essere taciuta e che viene alla ribalta solo quando ci incappa un paziente noto, come nel caso dello sfortunato e bravo giornalista televisivo.
A Roma c'è un detto antico: "I risparmi di Maria Calzetta", per mettere in ridicolo, con saggezza popolare, risparmi inutili che non sono tali. E' quello che si sta facendo e si è fatto per riparare a ruberie operate da politici e pubblici amministratori che, invece di pagare loro con i propri beni ed il sequestro dei loro guadagni fino alla fine della riparazione del buco creato nei conti della Sanità Pubblica, come sarebbe sacrosanto e giusto, debbono pagare i pazienti a rischio di vita, come nel caso di Sposini, e professionalità di medici acquisite con anni ed anni di una severa preparazione, che ha un costo per loro e per la nazione, e deve pagare il cittadino che con le sue tasse  ha permesso l'acquisto di attrezzature chirurgiche ora lasciate alla polvere. A Roma tutti parlano della nuovissima Rianimazione del S. Giacomo chiusa e mai usata per "I risparmi di Maria Calzetta". Non tutta la gente sa che i medici chirurghi, deprofessionalizzati da queste scellerate scelte, debbono essere pagati ugualmente, essendo vincitori di un pubblico concorso e assunti nel SSN a tempo indeterminato. 
Nel caso di Sposini, come in mille altri casi come il suo, la tempestività di un drenaggio, che diminuisca la pressione del sangue all'interno del cranio, è importantissima per evitare danni peggiori alle delicate strutture del cervello.