venerdì 30 settembre 2011

Acqua pubblica, acqua privata


Federico Fubini


L'orientamento globale del mio pensiero socio-politico non mi rende cieca e partigiana e sono pronta a ricevere quello che i fatti mi mettono davanti senza pregiudiziali.
Sono favorevole alla gestione dell'acqua pubblica, ma un'esperienza vissuta personalmente molto da vicino e di cui ho parlato in precedenti miei post, ("Delusione" 20/09/2011, "Mancanza di coerenza" 19/07/2011, "Commento al post sul sito di Italia dei Valori sul decreto per i rifiuti di Napoli" 02/07/2011), e anche sul blog di Italia dei Valori e di Antonio Di Pietro, mi fa riflettere su cosa c'è dietro certe verità sbandierate come tali, contando sul fatto che la gente non ha sempre tempo per approfondire ogni argomento e, spesso, si ferma alle parole di un leader politico di cui si fida. Ma se vedi un fatto da vicino e non ti nascondi la verità oggettiva, non puoi non pensare a cosa farà un certo politico in ambiti in cui tu non puoi vedere da vicino i fatti e le cose e devi accontentarti di una verità apparente.
Questo è l'incipit di un discorso più importante: oggi nella trasmissione radiofonica di RAI 3 "Prima pagina", rete non certo definibile di destra, condotta da Federico Fubini, giornalista del "Corriere della Sera", settore economico, ho ascoltato delle cose importanti e che danno ragione a quello che io ho constatato da vicino sulla gestione dell'acqua pubblica.
Fubini diceva che certi politici, che hanno portato avanti il discorso del referendum sull'acqua pubblica, hanno mentito alla gente sulla realtà che questo possa essere realmente economico e ben gestito per la comunità. Infatti, dice Fubini, i Consigli di Amministrazione delle Società Pubbliche che gestiscono le Acque sono spesso luoghi dove i partiti possono piazzare loro uomini, con aggravio di spese per la comunità che deve loro pagare i relativi emolumenti, e con loro vantaggio perché queste poltrone servono a costruire carriere politiche. E non è detto, diceva sempre Fubini, che una Società privata non abbia interesse a che il Servizio funzioni, rischiando i costi e dovendo ricavarne anche dei profitti.
Debbo dire che la dotta analisi di Fubini, che qui ho riportato con parole mie, mi ha colpito, in quanto dà ragione a quanto da me constatato.
Riassumo i fatti: un territorio del Lazio, servito da un Ente di Diritto Pubblico chiamato Consorzio Acquedotto Doganella S.p.A. deve passare la mano, suppongo per scelte politiche, ad una delle società figliate dalla ACEA, società pubblica che esiste dal 1909 (per vederne la storia e l'evoluzione si rimanda al sito di ACEA, Storia). Questa Società Pubblica si chiama ACEA ATO2, la seconda parte del nome è l'indicazione del territorio che gestisce. Il passaggio avviene nel 2007. Gran parte del territorio NON è servito da fognatura e lo smaltimento avviene tramite pozzi neri svuotabili a spese dei singoli cittadini. I contratti di questa parte di cittadini che Acquedotto Doganella S.p.A. passa ad ACEA ATO2 riguardano SOLO l'allaccio all'acqua. Ciò nonostante questi cittadini vedono assegnarsi la depurazione fognature + IVA al 10% nella prima bolletta che emette ACEA ATO2. Pensando ad un errore alcuni si recano presso i rispettivi comuni, altri scrivono direttamente ad ACEA. I comuni cercano di parlare con i Dirigenti di ACEA ATO2, mentre la Società risponde per scritto, a chi ha segnalato l'inesistenza della rete fognaria, che il cittadino deve dimostrare di avere un pozzo fatto secondo le ultimissime normative, altrimenti chiude l'accesso di acqua. Non sto scrivendo nulla che non sia documentabile con carte scritte.
I cittadini sono di diversi orientamenti politici e di diversi livelli culturali: dal contadino, essendo un territorio con zone rurali, al professore universitario, ma a tutti la risposta di ACEA ATO2 appare come un ricatto: paga o ti togliamo l'acqua e ti rifacciamo rifare i pozzi con spese (anche queste documentabili) che vanno da euro 10.000,00 a 30.000,00. 
Se la fognatura non c'è, si chiede il contadino come il professore universitario, perché debbo pagarla?
Non ci si aspetterebbe mai da una Società Pubblica una cosa simile: pensate se fosse stata privata! Forse si poteva denunciare per estorsione, ricatto, truffa, emissione di fatture false..... Non esistendo la struttura di cui ACEA ATO2 dichiara in fattura di aver effettuato la depurazione, se in questo Paese esiste ancora la possibilità di applicare il diritto sancito dalla Costituzione Italiana e regolamentato dai Codici Civile e Penale, penso che una Società Privata non la passerebbe liscia.
Nel C.d.A. di ACEA ATO2 c'è come Consigliere un uomo del partito in cui credevo: Italia dei Valori. A lui mi sono rivolta quando ho saputo che ne era diventato anche il Vicepresidente: non so per quali vie, non avendo lauree, che io sappia, né preparazione specifica nel ramo. Sò soltanto, da fonte certa, che egli ha solo e sempre fatto politica, prima nei socialisti. Speravo negli ideali di trasparenza e giustizia nei riguardi dei cittadini, già ingiustamente tartassati per vari versi, che, secondo me, dovevano spingere l'uomo di Italia dei Valori a correggere una fatturazione illegale. Mi ha risposto il silenzio per iscritto, a parte una risposta indiretta sul sito di Italia dei Valori. A voce, invece, debbo dire che mi aveva dato delle rassicurazioni, anche se vaghe. L'unica cosa che ho ottenuto dalla sede regionale del partito è stato farmi parlare con un avvocato cassazionista di IdV, che mi ha proposto di fare una Class-action insieme a tutti gli altri cittadini di cui mi sono interessata.
Parlando con la gente dei vari comuni del territorio interessato, ho constatato che hanno paura di dover spendere denaro per rifare lavori sui pozzi secondo le norme via via emesse negli anni (più comodo che costruire la rete fognaria di cui anni fa fu fatto un cospicuo stanziamento, su relativo progetto evidentemente), preferendo pagare una depurazione inesistente. A questo racconto vorrei aggiungere qualche aneddoto lievemente comico: una signora, recatasi presso gli uffici ACEA della zona a chiedere conto del perché le facevano pagare la depurazione fognature + IVA 10% visto che le fognature lei non le aveva, si è sentita rispondere da un volenteroso impiegato che "noi depuriamo le acque, per questo lei paga". Peccato che la scritta sulle fatture riporti testualmente ad es.: depurazione fognature euro 50,00 + IVA 10%, una voce totalmente a parte rispetto alle voci che riguardano la fornitura e la depurazione delle acque chiare ciascuna addebitata con precisione. 
E tornando a dar ragione a Fubini ed alle sue argomentazioni, ho constatato, e con me tutti i cittadini con cui parlo, che da quando la rete delle acque è passata ad ACEA ATO2 ci sono quotidianamente perdite, lungo le strade pubbliche che percorriamo e, in qualche caso, anche all'interno di comprensori privati, dalle bocchette principali da dove si diramano i tubi che vanno verso le varie utenze.
Rigagnoli di acqua anche molto consistenti si formano per giorni e la gente denuncia di aver chiamato la Società Pubblica che però non è intervenuta, mentre lo spreco di acqua continua.
E' inevitabile chiedersi come mai questo avviene con tanta frequenza e prima non avveniva. E' una constatazione che è sotto gli occhi di tutti i cittadini dei comuni prima gestiti da Acquedotto Doganella S.p.A., che pure non era indenne da critiche, ma che oggi fa dire: "Il peggio non è mai morto". 

Da il Mamilio.it : giornale on-line a contenuto locale
Frascati  - News del 05/08/10

La rete idrica fa acqua
Diverse perdite sul territorio cittadino. I residenti accusano: "L'Acea, chiamata, non interviene"



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