Stamane, nella trasmissione della Rete RAI 1 "Uno mattina estate", fra i vari ospiti c'era Riccardo Reim. Si è parlato di Roma, la mia amata città: io sono nata nel cuore di Roma, ed esattamente nella vecchia maternità dell' Ospedale S. Giovanni e battezzata, essendo di famiglia cattolica, presso l'adiacente chiesetta dei frati che dà su Piazza S. Giovanni in Laterano. I miei genitori abitavano allora, era il 1946, in Via della Mercede, quasi all'angolo di Piazza S. Silvestro. I miei primi ricordi sono su Via del Corso, Piazza Colonna, Piazza del Parlamento, dove allora c'era un ambulatorio dell'ENPAS, l'ente mutualistico degli statali: tutti posti raggiungibili a piedi da casa nostra e di cui ho un ricordo nitido, anche se ho abitato lì fino ai miei cinque anni e mezzo. Poi ci siamo trasferiti in Vicolo dell'Orso, ad un passo da Piazza Navona, ed infine in Via Ottaviano, ad un passo da Piazza S. Pietro. Ecco, questa è la Roma che ho nel cuore. La Roma della "ricostruzione", come ha detto stamane Riccardo Reim rispondendo ad una domanda dei conduttori. "Quale è la differenza dalla Roma di oggi?" "Quella era la Roma della "ricostruzione", questa di oggi è la Roma della "distruzione" ", è stata la sintetica e totalmente condivisibile risposta di Reim.
Ecco, ha sintetizzato un mio pensiero, che dura da tanto tempo e di cui ho sentito le prime avvisaglie molto tempo fa. Ho scritto su questo mutamento una breve novella intitolata "Roma 1983", che è inserita nella Raccolta "Mostri e Ritratti" edita da Universitalia. Già allora avvertivo il mutamento nella società, più indifferente, più aggressiva, e ne ho dato appena una pennellata in quella novella.
Certo tutto cambia e più si vive a lungo più si avvertono i mutamenti, è inevitabile; ma a volte questi mutamenti ci appaiono peggiorativi delle cose e, quando si incontra un pensiero di un altro che è simile al tuo, ci si sente meno soli in questo sentimento desolato, che si vive dentro di noi e che ci fa dubitare di vedere, una realtà che muta, in modo troppo soggettivo.