E' morto un Grande Uomo: uno di quelli che sentono la spinta a sfidare il limite che all'uomo mette la sua stessa biologia. Lui come i Maiorca o come gli astronauti. Volontà inflessibile, spirito di sacrificio, preparazione certosina, serietà, professionalità, queste le doti, ma anche altro ancora, servono ad ottenere il risultato di essere un Uomo con qualcosa in più rispetto alla grande massa.
Quello che mi induce ad una riflessione "filosofica" sulla vicenda umana di questo Grande Uomo è l'ingiustizia di cui è stato fatto oggetto e che, sicuramente, ha influito su tutta la sua esistenza, segnandola con uno strisciante dolore sotterraneo che deve aver tolto serenità alle sue gioie e ai suoi successi, che pure ci sono stati.
Nessuno sfugge all'ingiustizia: non vi è successo, intelligenza, capacità che possano difenderti dagli esseri ingiusti.
Lo scopriamo tutti prima o poi e, inevitabilmente, cambiamo.
Walter Bonatti l'ha scoperto a 23 anni, tanti ne aveva quando, entusiasta, riuscì ad inserirsi nell'équipe italiana, finanziata con denaro pubblico, che doveva scalare la cima del K2.
Le vicende sono note. Il Prof. Desio, capo della spedizione, scrisse nella sua relazione quello che, evidentemente, sostenne Compagnoni, membro della spedizione designato da Desio ad arrivare in vetta. Quello che scrisse, dopo oltre mezzo secolo, è stato dichiarato palesemente falso da esperti dell'alpinismo, giudizio suffragato da un inoppugnabile documento fotografico: Compagnoni in cima aveva la maschera per le bombole di ossigeno. Fatto che egli aveva negato, attribuendo a Bonatti la colpa di aver usato l'ossigeno e che, di conseguenza, egli era salito fino in cima senza usufruirne. Desio, dunque, scrisse che l'impresa era riuscita in assenza dell'uso di ossigeno.
Sia pure con un assurdo ed inumano ritardo, la verità in questo caso è venuta fuori. Ma quanti, vittime di ingiustizia, muoiono senza che questa verità tanto agognata venga messa a nudo?
Chi mente è sempre in malafede, perché, pur conoscendo la verità, la nasconde e la nega, sempre per motivi non certo nobili: per interesse personale, per gelosia o invidia nei confronti di chi beneficierebbe della verità, per malignità pura che gode delle altrui sofferenze.... Chi afferma il falso in buonafede, pensando che sia il vero, commette comunque un delitto di superficialità e dimostra carenza di intelligenza. Chi ha una mente limpida, libera ed indipendente da giudizi e pregiudizi si forma autonomamente la sua opinione sulla base di fatti.
Dal Corriere della Sera.it: "Aveva ragione Bonatti. Cinquant' anni dopo, in un libro e in un' intervista al Corriere, lo ammise lo stesso Lino Lacedelli: lui e Compagnoni non ce l' avrebbero mai fatta senza le bombole d' ossigeno portate dal compagno; e lasciarlo fuori dalla tenda nella drammatica notte all' addiaccio fu un errore che poteva costargli la vita."
Lacedelli era con Compagnoni quando questi decise di non rispettare l'accordo preso con Bonatti di trovarsi ad un preciso appuntamento, ad una precisa quota, per fare il bivacco in cui Bonatti, insieme ad un altro, avrebbe portato loro le bombole per l'ultima parte della salita.
Arrivati all'appuntamento, sfiniti, Bonatti ed il suo compagno non trovarono Compagnoni e Lacedelli. Compagnoni, con Lacedelli che dichiarò in seguito di non essere stato d'accordo con tale decisione ma di avervi ceduto, decise di salire ancora di m. 200 circa e di mettere il bivacco più in alto. Bonatti ed il suo compagno con il peso delle bombole non potevano raggiungerli, era notte e la passarono senza tenda, appesi, a rischio di vita.
In condizioni così estreme non rispettare un preciso accordo e prendere una decisione autonoma è di inaudita gravità: è davvero strano che questo Desio nella sua relazione non l'abbia messo in evidenza.
I motivi erano la gloria della spedizione italiana e, quello più personale e meschino, dell'individualismo di Compagnoni il quale, per giustificarsi dell'irresponsabile autonoma decisione, accusò. Un classico: accusare per giustificare e coprire sé stessi. Accusò Bonatti di aver usato l'ossigeno per sopravvivere alla notte. Se l'avesse fatto, a mio avviso, sarebbe stato anche giusto, visto che Compagnoni aveva messo lui ed il suo compagno nelle condizioni di morire..... Ma Bonatti non aveva la maschera indispensabile per respirare l'ossigeno delle bombole.
Il giovane Bonatti scoprì che anche negli uomini che non dovrebbero essere meschini esiste la slealtà: la delusione fu profonda e per sempre. Come fidarsi in futuro degli altri? Soprattutto nelle imprese che richiedono sempre un lavoro di équipe. Anche Maiorca, che scendeva in solitaria negli abissi, aveva un contorno di persone che collaboravano alla riuscita dell'impresa.
Mi piace ricordare questo Grande Uomo in questo spazio perché egli è stato anche un valente giornalista e scrittore.
Mi piace il gesto del rifiuto dell'Onorificenza che il Presidente della Repubblica volle dargli quando scoprì che la stessa la dava anche a Compagnoni.
Due considerazioni "filosofiche": i pubblici riconoscimenti e le pubbliche cariche vengono dati indifferentemente a chi le merita e a chi le merita molto, molto meno, per questo perdono di valore assoluto; l'Uomo che sa di essere dalla parte del giusto offeso ha la forza morale per farne a meno.
Mi piace il gesto del rifiuto dell'Onorificenza che il Presidente della Repubblica volle dargli quando scoprì che la stessa la dava anche a Compagnoni.
Due considerazioni "filosofiche": i pubblici riconoscimenti e le pubbliche cariche vengono dati indifferentemente a chi le merita e a chi le merita molto, molto meno, per questo perdono di valore assoluto; l'Uomo che sa di essere dalla parte del giusto offeso ha la forza morale per farne a meno.