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Da: Repubblica.it
22/11/2011
VELLETRI
Condannati a otto anni per stupro
parenti devastano il tribunale: 20 arresti
I familiari hanno reagito con violenza. Feriti agenti e funzionari. Messi in salvo i giudici. Ai fermati contestati i reati di minaccia a corpo giudiziario, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. L'Anm: contro le toghe campagna di delegittimazione
Il collegio giudicante è rimasto bloccato all'interno di una stanza del tribunale. Al termine degli incidenti venti persone sono state arrestate dai carabinieri, di cui dodici uomini e otto donne di età compresa fra i 21 e i 66 anni. Per far tornare la situazione alla normalità sono dovuti intervenire rinforzi dei carabinieri giunti da Castel Gandolfo, Palestrina, Anzio e Colleferro. La polizia è intervenuta da Albano e Colleferro. Sei i carabinieri feriti e due i poliziotti. I venti fermati sono stati in un primo momento bloccati nella stazione dei carabinieri di Velletri e in nottata sono stati trasferiti nelle carceri di Velletri, Regina Coeli e Rebibbia in attesa di essere ascoltati dal gip per la convalida del fermo. I reati contestati sono di minaccia a corpo giudiziario, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.
La rissa è partita a seguito di una lite tra i parenti e gli amici dei tre ragazzi condannati e i familiari della vittima, ed è poi degenerata. I parenti dei tre condannati hanno anche inveito contro i tre magistrati del collegio giudicante. I tre condannati sono Emiliano e Nicolas Pasimovich, 20 anni, gemelli con origine argentina e rom e appartenenti ad una famiglia nomade, e Maurizio Sorrentino, 21 anni di Torre Annunziata, sono stati condannati a otto anni e sei mesi per avere violentato una ragazza che all'epoca aveva 16 anni.
L' Associazione nazionale magistrati ha condannato "con sgomento e indignazione" la notizia del tentativo di aggressione contro i giudici del Tribunale di Velletri: Sabrina Lorenzo, Bianca Ferramosca, Gilberto Muscolo, e degli agenti in aula. "Come in molti altri casi di attacchi personali, intimidazioni, minacce rivolti a magistrati impegnati nel loro lavoro - scrive l'Anm - anche in questo ennesimo, intollerabile atto non è difficile individuare gli effetti di una lunga e irresponsabile campagna di delegittimazione della magistratura e delle sue decisioni. L'episodio, che addirittura ha visto il tentativo da parte dei facinorosi di entrare nella camera di consiglio, dove ha dovuto rifugiarsi per evitare danni fisici anche il pubblico ministero di udienza Giuseppe Patrone, non ha avuto conseguenze ancora più gravi solo grazie al tempestivo intervento delle forze dell'ordine. La vicenda ripropone con forza il problema delle misure di sicurezza degli uffici giudiziari e della presenza delle forze dell'ordine nelle aule, troppe volte sguarnite o presidiate in modo del tutto insufficiente".
"Il processo è stato duro, difficile e la difesa degli imputati è stata spesso irriverente nei confronti della vittima e di tutti coloro che le hanno dato sostegno", ha sottolineato in una nota Telefono Rosa, l'associazione a difesa delle donne che ricostruisce la vicenda all'origine del processo. "Micaela, una sedicenne rumena residente con la famiglia a Velletri, il 5 aprile 2010, giorno di Pasquetta, è stata violentata da tre ventenni. Con uno di loro Micaela aveva avuto una storia. I tre sono stati arrestati e sono rimasti in carcere nonostante i ricorsi presentati dai loro avvocati. Oggi, dopo 18 mesi di serrato dibattito si è avuta la sentenza".
"E' opportuno continuare a sostenere durante i processi le vittime di stupro o di qualsiasi forma di violenza - prosegue Carnieri Moscatelli - Invitiamo tutte le Associazioni ad intervenire nei processi affinché la società prenda atto che la violenza è diventata una costante in qualsiasi situazione ed è un danno notevole per la nostra democrazia. Invitiamo altresì gli avvocati difensori dei violenti a prendere atto della necessità di una difesa equilibrata e pacata abbassando i toni e pesando le parole".
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Auspichiamo che ci restino in carcere, con il massimo della pena prevista dal codice penale e che il risarcimento dei danni alle cose pubbliche ed alle persone ferite sia il massimo possibile. Solo così, con pene esemplari, si potrà contenere l'arroganza degli incivili ora arrivata al massimo della sua espressione. Le regole vanno fatte rispettare, non basta il dettato scritto, il rischio è l'anarchia.
Queste manifestazioni di insofferenza alle regole della civiltà NULLA hanno a che fare con i sommovimenti rivoluzionari: guai a confonderli!! La rivolta rivoluzionaria si attua contro l'ingiustizia sociale, la sopraffazione, la rapina dei ceti egemoni ai danni dei ceti più deboli.
Quello che è avvenuto nel Tribunale di Velletri ha invece la connotazione dell'insofferenza alle regole di civiltà e dimostra come, chi compie un reato abietto come la violenza sessuale, ha dietro di sé un ambiente consono al soggetto che compie il reato, un ambiente che condivide quel modo di essere e di pensare. Nulla è casuale nei comportamenti umani. In essi c'è una propedeuticità, una preparazione date dall'ambiente, una condivisione di disvalori.