Da: La Stampa.it
All’hotel Pellicano “Il cliente Malinconico? Un gran signore”
Il conto per il soggiorno di Malinconico saldato dall’imprenditore Piscicelli
GRAZIA LONGO
inviata a Porto Ercole
La vista dalla costa rocciosa ingentilita dalla macchia mediterranea è mozzafiato. Non a caso si chiama Panoramica l’unica strada che si inerpica verso il Pellicano, il super esclusivo resort a 5 stelle che è costato la poltrona all’ex sottosegretario Carlo Malinconico.
E’ chiuso per la pausa invernale questo Relais Chateaux con il ristorante due stelle Michelin che nel passato tanto era caro a Charlie Chaplin e oggi annovera tra i suoi clienti Sting e Bono degli U2. Ma dietro il cancello verde non si ferma mai l’attività del personale per renderlo sempre più accogliente. E’ appena terminata la manutenzione dell’ascensore che conduce gli ospiti direttamente sulla spiaggia e il proprietario Roberto Sciò, padre dell’attrice Yvonne, con gentilezza risponde alle domande dei cronisti che vogliono sapere di quel cliente tanto chiacchierato. «Un gran signore, non c’è che dire - esordisce senza manie da vip e con un garbato modo di fare. Mi era stato personalmente raccomandato da Francesco De Vito Piscicelli, fratello di una mia cara amica, la contessa Alessandra».
Sul perché della richiesta di «attenzioni di massimo riguardo» non ha dubbi. «Piscicelli mi disse che aveva bisogno di questa cortesia per questioni di lavoro. Il problema, durante il primo dei cinque week end trascorsi nel mio hotel dal professor Malinconico, era la stanza. Piscicelli voleva la più bella delle suite, ma purtroppo era già prenotata. In verità tutto l’albergo era pieno. Fortunatamente però ci fu una disdetta e riuscimmo a trovare una suite carina per accontentare il professore». Che al Pellicano è sempre andato insieme alla moglie e «non ha mai pranzato o cenato con Piscicelli. Non ricordo di averli mai visti insieme. Piscicelli ha una villa abbastanza vicina al Pellicano, ma nei giorni in cui c’era Malinconico non è mai venuto. Ci sentimmo al telefono: commentò che in tempi difficili per il lavoro era importante mantenere buoni rapporti».
Al Pellicano - sei villette che fanno corona ad una villa centrale per un totale di 34 stanze, 5 junior suite e 11 deluxe suite, più di 1.600 euro a notte per una suite in alta stagione - l’ex presidente della Federazione editori e consorte hanno goduto della privacy più assoluta. In quest’angolo di paradiso la riservatezza viene prima di tutto: il via vai dei vip diventa di dominio pubblico solo grazie all’intraprendenza di qualche paparazzo. E’ così che si è scoperta, per esempio, la presenza di politici del calibro di Gianfranco Fini, Mara Carfagna, Gianni Alemanno e divi del piccolo schermo come Paolo Bonolis e Fabrizio Frizzi. Le pagine del gossip erano state finora risparmiate a Carlo Malinconico, che durante i suoi soggiorni ha goduto del relax più totale. «Non ha mai avanzato necessità o pretese particolari - ricorda Roberto Sciò -, a sua disposizione c’erano, come per tutti gli altri clienti che trattiamo sempre con la stessa esclusività, i giri in barca, la piscina e i campi da tennis. Oltre al piacere della cucina dei nostri due ristoranti seguiti dallo chef Antonio Guida mezzo mondo ci invidia».
L’hotel a 5 stelle risale al 1965, venne realizzato da Michael Graham, asso dell’Aeronautica e Patsy Dazsel, jet setter americana, per sugellare la loro love story in un luogo incontaminato - e nel 1979 venne rilevato da Sciò che continua a renderlo un posto elegantemente suggestivo, al top del comfort.
I clienti non badano a spese. E alla domanda su come si sia comportato Malinconico al momento del conto, il patron del Pellicano glissa con un vago «non rammento esattamente perché non gestisco io direttamente quell’aspetto». Poco importa se in un’intercettazione dei Ros si sente chiaramente la sua voce che assicura Piscicelli di controllare personalmente che l’ex sottosegretario non si trovasse nelle condizioni di dover sborsare anche un solo euro. Di «semplice goliardia» parla poi a proposito di un’altra intercettazione in cui dice a Piscicelli «diamoci una mano». Quel che conta, per Roberto Sciò, è «la signorilità con cui abbiamo sempre servito il professor Malinconico. La stessa che riserviamo a tutta la clientela e alla quale Malinconico ha risposto con altrettanta signorilità. Il resto non è affar mio».
E’ chiuso per la pausa invernale questo Relais Chateaux con il ristorante due stelle Michelin che nel passato tanto era caro a Charlie Chaplin e oggi annovera tra i suoi clienti Sting e Bono degli U2. Ma dietro il cancello verde non si ferma mai l’attività del personale per renderlo sempre più accogliente. E’ appena terminata la manutenzione dell’ascensore che conduce gli ospiti direttamente sulla spiaggia e il proprietario Roberto Sciò, padre dell’attrice Yvonne, con gentilezza risponde alle domande dei cronisti che vogliono sapere di quel cliente tanto chiacchierato. «Un gran signore, non c’è che dire - esordisce senza manie da vip e con un garbato modo di fare. Mi era stato personalmente raccomandato da Francesco De Vito Piscicelli, fratello di una mia cara amica, la contessa Alessandra».
Sul perché della richiesta di «attenzioni di massimo riguardo» non ha dubbi. «Piscicelli mi disse che aveva bisogno di questa cortesia per questioni di lavoro. Il problema, durante il primo dei cinque week end trascorsi nel mio hotel dal professor Malinconico, era la stanza. Piscicelli voleva la più bella delle suite, ma purtroppo era già prenotata. In verità tutto l’albergo era pieno. Fortunatamente però ci fu una disdetta e riuscimmo a trovare una suite carina per accontentare il professore». Che al Pellicano è sempre andato insieme alla moglie e «non ha mai pranzato o cenato con Piscicelli. Non ricordo di averli mai visti insieme. Piscicelli ha una villa abbastanza vicina al Pellicano, ma nei giorni in cui c’era Malinconico non è mai venuto. Ci sentimmo al telefono: commentò che in tempi difficili per il lavoro era importante mantenere buoni rapporti».
Al Pellicano - sei villette che fanno corona ad una villa centrale per un totale di 34 stanze, 5 junior suite e 11 deluxe suite, più di 1.600 euro a notte per una suite in alta stagione - l’ex presidente della Federazione editori e consorte hanno goduto della privacy più assoluta. In quest’angolo di paradiso la riservatezza viene prima di tutto: il via vai dei vip diventa di dominio pubblico solo grazie all’intraprendenza di qualche paparazzo. E’ così che si è scoperta, per esempio, la presenza di politici del calibro di Gianfranco Fini, Mara Carfagna, Gianni Alemanno e divi del piccolo schermo come Paolo Bonolis e Fabrizio Frizzi. Le pagine del gossip erano state finora risparmiate a Carlo Malinconico, che durante i suoi soggiorni ha goduto del relax più totale. «Non ha mai avanzato necessità o pretese particolari - ricorda Roberto Sciò -, a sua disposizione c’erano, come per tutti gli altri clienti che trattiamo sempre con la stessa esclusività, i giri in barca, la piscina e i campi da tennis. Oltre al piacere della cucina dei nostri due ristoranti seguiti dallo chef Antonio Guida mezzo mondo ci invidia».
L’hotel a 5 stelle risale al 1965, venne realizzato da Michael Graham, asso dell’Aeronautica e Patsy Dazsel, jet setter americana, per sugellare la loro love story in un luogo incontaminato - e nel 1979 venne rilevato da Sciò che continua a renderlo un posto elegantemente suggestivo, al top del comfort.
I clienti non badano a spese. E alla domanda su come si sia comportato Malinconico al momento del conto, il patron del Pellicano glissa con un vago «non rammento esattamente perché non gestisco io direttamente quell’aspetto». Poco importa se in un’intercettazione dei Ros si sente chiaramente la sua voce che assicura Piscicelli di controllare personalmente che l’ex sottosegretario non si trovasse nelle condizioni di dover sborsare anche un solo euro. Di «semplice goliardia» parla poi a proposito di un’altra intercettazione in cui dice a Piscicelli «diamoci una mano». Quel che conta, per Roberto Sciò, è «la signorilità con cui abbiamo sempre servito il professor Malinconico. La stessa che riserviamo a tutta la clientela e alla quale Malinconico ha risposto con altrettanta signorilità. Il resto non è affar mio».
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Che dire? Siamo alle solite. In Italia per fare l'imprenditore bisogna pagare, in qualche modo più o meno volgare (Tarantini) o elegante come in questo caso, ma bisogna pagare.
Come al solito l'economia non può non risentire di questa strisciante o, in altri casi, esplosiva corruzione.
Ieri sera a "Ballarò" Di Pietro disquisiva (si fa per dire) con Fitto, su diverse posizioni come si può immaginare, che in fondo NON è reato accettare un regalo come ha fatto Malinconico...
Stiamo sul "filo di lana" come si dice popolarmente...
Su una cosa siamo tutti d'accordo: HA FATTO BENE A DIMETTERSI ed aggiungo che LO DOVEVA FARE!
Ma andiamo! O si è onesti o non lo si è: se si cominciano a fare i distinguo... è la fine.
Nel nostro piccolo tutti noi ci siamo trovati ad accettare il pensierino, purché non sottintendesse una richiesta in cambio...
Vado agli esempi: l'insegnante non può rifiutare una scatola di cioccolatini o dei fiori da uno studente o dalla sua famiglia in occasione delle Festività, perché sarebbe scortese respingere un pensiero gentile che vuol essere un riconoscimento al proprio lavoro se ben svolto, ma se il nonno di uno studente (esperienza vissuta da un mio familiare) ti telefona a casa avendo ottenuto, non da te, il tuo numero di telefono e ti dice che lui fa il rappresentante della pasta Agnesi e te ne vuole mandare a casa una cassa... se tu accetti sei un Malinconico dei poveri, e se non accetti sei veramente una PERSONA ELEGANTE e, aggiungo, onesta.
Credo che si potrebbero fare tanti di questi esempi che ciascuno di noi può vivere nel proprio piccolo mondo, lontano dai paradisi del massimo lusso. E' uno stile di vita, che o lo si ha o non lo si ha. Se si preferiscono le "regalìe" e le "comodità" pagate graziosamente da altri, non ci si può nascondere dietro un dito, perché, come diceva un mio amico, comandante pilota dell'Alitalia, in modo un poco greve: "Se sei una vacca non ti puoi nascondere dietro un dito, perché sei troppo grossa e sporgi."
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