Da: "Nuovo Quotidiano di Puglia"
nuove accuse a Schettino: rallentò
per la cena, poi accelerò e nascose l'urto
Le indagini. Oggi gli inquirenti tracciano numerose ipotesi di colpa per Schettino, oltre alla rotta sbagliata, al ritardo nel dare l'allarme - tra cui l'emissione dei segnali "pan pan", prima, e di "distress" poi - e nel far evacuare la nave. Negli atti scrivono che Schettino usava, e faceva usare al cartografo Simone Canessa, carte nautiche inadeguate, su grande scala, tali da non evidenziare nel dettaglio gli scogli. Per legge se ne sarebbe dovute procurare di adatte, sarebbe stato suo compito, e non della compagnia come, invece, sostiene il suo difensore Bruno Leporatti.
La rotta. I pm scrivono anche che tenne la rotta a 16 nodi, quindi alta, per recuperare la media di crociera dopo aver fatto rallentare la velocità per cenare con calma. E ancora, tra le colpe di Schettino, quella di aver permesso che ci fossero estranei in plancia di comando - il maitre Antonello Tievoli, il commissario Manrico Giampredoni, Ciro Onorato e la moldava Domnica Cermotan - circostanza tale da farlo distrarre e creare confusione durante la navigazione. Anche l'aver partecipato alla telefonata con l'ex comandante di Costa, Mario Palombo, per sapere quale distanza tenere dal Giglio, non deporrebbe a suo favore: un'altra distrazione secondo i pm.
L'impatto. Accuse dettagliate, tra cui l'aver comunicato a passeggeri ed equipaggio che c'era un black out quando invece già 15 minuti dopo l'impatto la catena di comando sapeva che la nave non poteva più galleggiare e imbarcava acqua. Il naufragio e l'omicidio colposo sono contestati anche agli ufficiali in plancia Salvatore Ursino, Silvia Coronica e Ciro Ambrosio, tutti indagati. Assecondarono Schettino, anzichè contrastarlo. Ne furono "imbambolati", si commenta tra gli investigatori, e non seppero dirgli che la rotta troppo ravvicinata e la velocità di 16 nodi erano un pericolo.
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Dichiarazione di un giovane sub interrogato da una giornalista di un telegiornale RAI:"i corpi galleggiano all'interno della nave inondata di acqua e per tirarli fuori dobbiamo abbracciarli per poi condurli fuori dai varchi che abbiamo creato".
Io ci manderei Schettino a compiere questo triste e tremendo ufficio, così vedrebbe con i suoi occhi persone ridotte a cadaveri putrefatti da giorni e giorni di intrappolamento dentro la "Bara Costa Concordia": ma temo che non sarebbe proprio capace di effettuare un lavoro così complesso, per il quale occorre grande perizia e sangue freddo; lui che non è stato capace nemmeno di fare il suo lavoro!
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