Amo François Cheng, il suo mondo poetico. C'è poesia anche nella sua prosa. Penso che il suo libro più bello in assoluto è Le dit de Tianyi: un romanzo ampio nelle descrizioni dei luoghi, sensibile nella descrizione dei sentimenti, che sa scendere nel dolore imposto dalla vita, mai cercato, con lucida e serena analisi.
Penso che Tianyi sia un poco François o, meglio, Baoyl... Questo è il suo vero nome, quello che scelsero per lui i suoi genitori.
Egli è un Grande anche e soprattutto per la semplicità dei suoi modi: tipico dei Grandi. Non v'è narcisismo in lui, né compiacimento di sé, né affettazione... Semplice e discreta anche la sua compagna di vita: sua moglie.
E' raro incontrare persone di così discreta eleganza.
Mi ha inviato una delle sue Opere in prosa, ancora in francese, non tradotta, edita da Albin Michel: sulla copertina c'è uno dei suoi ideogrammi... Quand reviennent les âmes errantes... questo il titolo.
Vi ricorrono tre figure che mi ricordano la triade di Le parole di Tianyi: lui, il protagonista, Tianyi, l'Amante, Yumei, da lui amata di un amore mai compiuto, e l'amico del cuore Haolang...
Qui la triade è composta da Chun-niang, dolce fanciulla povera vittima degli altri, Jing Ko, uomo d'azione che va incontro alla sua sventura, Gao Jian-li, suonatore, musicista...
Nell'immaginario di Cheng la triade dunque ricorre... c'è amore da parte di entrambi i due maschi per la femmina, ma non c'è gelosia.. bensì accettazione della felicità della coppia che si compone, perché grande è anche l'amore dell'amicizia.
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