07/11/2012
Grillo gela Di Pietro: “Nessuna alleanza”
Antonio
Di Pietro e Beppe Grillo
Il leader del Movimento 5
Stelle: “Correremo da soli”.
E sulla tv attacca: “Talk show vietati ai nostri eletti”
E sulla tv attacca: “Talk show vietati ai nostri eletti”
di: FLAVIA AMABILE
ROMA
Il Grillo post sbornia elettorale in Sicilia ha deciso
di chiarire a tutti quali sono le regole per restare nel movimento. Finiti i
tempi delle associazioni spontanee, dei comitati che nascevano senza nessun
condizionamento se non la voglia di mandare a casa la Casta, ora l’ex-comico
genovese ha fissato alcuni paletti scrivendo sul suo blog un post dal titolo
molto americaneggiante «Grillo for Dummies», ovvero Grillo per stupidi.
Perché «non tutti capiscono, non tutti vogliono capire,
i più disinformano a pagamento sui giornali e nei salotti televisivi controllati
dai partiti. È quindi indispensabile una guida for dummies per tutti coloro che hanno dubbi
interpretativi, dietrologie, necessità di chiarimenti».
Le regole sono elencate in ordine alfabetico iniziando
dalla lettera «D» di Di Pietro. «Ha la mia amicizia - scrive Grillo - ma il M5S
non si alleerà nè con l’Idv, nè con nessun altro. Il M5S vuole sostituire il
sistema dei partiti con la democrazia diretta. In sostanza vuole la fine dei
partiti basati sulla delega in bianco».
L’elenco continua toccando tutti i punti più caldi,
quelli su cui nei giorni scorsi sono nate le polemiche più accese, dalle
primarie ai rimborsi.
Alla lettera T si parla delle apparizioni televisive
come quella di Federica Salsi che ha provocato la rottura con la consigliera
comunale bolognese. «Non sono vietate interviste di eletti del M5S trasmesse in
televisione per spiegare le attività di cui sono direttamente responsabili -
scrive Grillo -. È fortemente sconsigliata (in futuro sarà vietata) la
partecipazione ai talk show condotti abitualmente da giornalisti graditi o
nominati dai partiti, come è il caso delle reti Rai, delle reti Mediaset e de
La7».
Ce n’è anche per l’Euro: la decisione «spetta ai
cittadini italiani attraverso un referendum, questa è la mia posizione. Io
ritengo che l’Italia non possa permettersi l’euro, ma devono essere gli italiani
a deciderlo e non un gruppo di oligarchi o Beppe Grillo».
Ma evidentemente Grillo deve essersi accorto che quello
che aveva scritto non era sufficiente, almeno per alcune voci come i giornalisti
televisivi e ha deciso di chiarire ancora meglio il suo pensiero via Facebook.
Definisce Lerner, Fazio, Formigli, «pretoriani» o, con un termine più derisorio,
delle «fate smemorine», delle «macchiette».
«Chiunque sa - spiega - che i giornalisti televisivi
sono lì per grazia ricevuta (e stipendio ricevuto) dai loro editori. E che i
loro editori sono i partiti insieme alle lobby che li sostengono». «Lerner,
Fazio, Formigli, per citare solo alcuni della truppa cammellata che imperversa
nel piccolo schermo, sono le nuove fate smemorine il cui compito - scrive Grillo
- è trasformare delle zucche vuote in statisti e attaccare con qualunque mezzo e
ferocia chi mette in discussione il Sistema (del quale sono i pretoriani) e
proteggere il loro portafogli».
Le risposte non si sono fatte attendere. «Grillo non è
più il vostro megafono. D’ora in poi dovrete abituarvi a chiamarlo il vostro
capo» ironizza su Twitter Gad Lerner. Corrado Formigli sottolinea che «essere
attaccati da un leader politico è per un giornalista un fatto positivo, il segno
che ha fatto bene il proprio mestiere». Il segretario del Pri Domenico Nucara
avverte che «quando si vuole la fine dei partiti, si desidera la dittatura».
Vladimir Luxuria chiede di «non lasciarsi terrorizzare da questi diktat». E
Fabio Arzarello, responsabile comunicazione del Pdci, parla di un «editto» che è
segno di un «delirio di onnipotenza».
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Ognuno dice la sua. Anche l'artista Vladimir Luxuria, che da un giornalismo sciatto viene citato con questo "nome d'arte" anche quando era deputato con Rifondazione Comunista e dunque doveva essere citato con il suo vero nome: Vladimiro Guadagno.
Ognuno ha diritto di dire la sua ma, confesso, che a mio avviso il valore delle cose che si dicono dipende dal valore di chi le dice.
Cito l'esempio di Vladimiro Guadagno perché penso che sicuramente è una persona intelligente ma non approvo il suo essere un maschio che gira vestito da donna. Non è serio. Se sei omosessuale sei comunque una persona che ha un DNA o XY o XX. E questo ha un significato biologico da cui non si può prescindere e che non si può ingannare. I gusti sessuali, invece, purché orientati verso soggetti adulti, possono essere qualsivoglia, purché non fastidiosamente ostentati. Dunque non stimo questo signore sia per il suo travestimento sia perché ritiene che l'essersi prostituito "per pagarsi gli studi universitari" possa essere edificante e giustificativo per il fine.
Poteva andare a fare le pulizie e sarebbe stato accettabile e dignitoso, anche se meno remunerativo. Dunque per me è un ipocrita.
Detto questo, dicevo che ognuno dice la sua con varia credibilità.
Grillo è sulla bocca di tutti. Ripeto ciò che ho già scritto: se Grillo è il catalizzatore della reazione ad una politica senza etica va bene, purché gli elementi della reazione siano come il limpido Favia, ad esempio, da lui cazziato.
Roma, 7 novembre 2012 - ''Il movimento non deve ricalcare i vizi dei vecchi partiti. La fedeltà dovrebbe sparire, ci dovrebbe essere invece lealtà. Si è fedeli tra coniugi o a delle idee. La fedeltà cieca verso le persone è propria solo dei cani''. Lo afferma, intervistato dal Corriere della Sera, Giovanni Favia, consigliere dei Cinque Stelle in Emilia Romagna, indicato come 'dissidente' dopo il fuori onda con le critiche a Beppe Grillo e a Gianroberto Casaleggio, sottolineando che adesso ''abbiamo bisogno tutti di un bagno di umiltà''.
E' su questi freschi giovani idealisti che si può sperare. Grillo ha urlato la protesta e ha fatto da testa d'ariete nella mente superficiale di tanta gente che, però, non si interroga sui contenuti. Grillo è pericoloso, ad esempio, quando dice che si potrebbe anche uscire dall'Euro, senza pensare o capire fino in fondo quali sarebbero le conseguenze sull'economia del Paese e la gente superficiale lo ascolta perché non lo sa...
Per questo io potrei votare i Favia sotto la bandiera del Movimento che riunisce questi giovani puliti, ma non le idee cialtrone di Grillo sulla politica nazionale.
La protesta doveva avere una testa d'ariete per la rottura: Grillo funziona come protesta, ma non per il resto.
Ed ecco il furbo "acchiappavoti" Antonio Di Pietro che riceve da Grillo, sempre più calato nella parte di colui che dà le investiture, la patente di ONESTO.
Certo, l'ho scritto, non sono le case che posseggono lui e i suoi familiari l'argomento che fa di Di Pietro una persona ormai perdente: le case se le è comperate con i suoi cospicui guadagni di avvocato, commissario di P.S., magistrato, parlamentare, e con quelli di sua moglie, avvocato più che benestante... No, il demone di Di Pietro è un altro e c'era fin dall'inizio, l'ho scritto e lo ripeto.
Non ricordo neppure il nome del primo coordinatore di IdV, in senso temporale, che nominò per il Lazio: alla comunicazione che stavano tirando dentro un tizio che poteva portare 300 voti, ma che era compromesso per una richiesta di mazzetta fatta ad un fornitore del comune dal suo segretario molto personale quando era stato sindaco di un piccolo centro, tale coordinatore rispose "Abbiamo bisogno di voti". Questa scelta, per chi aveva creduto che fosse il partito della trasparenza e della legalità, moltiplicata, in quanto era la linea imposta da Di Pietro ai suoi coordinatori di fresca nomina organizzativa del partito, fece sì che per "un punto Martin perse la cappa". Quel punto, che gli fece perdere il 4% e lo lasciò fuori dal Parlamento, era costituito dai voti degli illusi della prima ora, come me che non lo votai e me ne andai.
Il fetore della partitocrazia ha fatto sì che molti si riavvicinassero, nella seconda illusione che IdV fosse il meno peggio, e che molti si avvicinassero per la prima volta.
IdV è salita in percentuale. Ma Di Pietro non ha perso il vizio, il demone dell'"acchiappavoti" ha continuato a possederlo: dentro di tutto e di più... Ma fuori tutti quegli altri... gli idealisti disgustati e con loro i loro proseliti che venivano informati di quello che avveniva: nessun valore, nessun interesse per i bisogni dei cittadini nei territori, solo vuota demagogia...
Perdita di voti a rotta di collo!
Questo vuol dire che non sono le sue proprietà personali il problema, anzi, bensì la sua totale mancanza di finezza politica: la bulimia di arraffare pacchetti di voti con chiunque glieli garantisca gli fa perdere quelli che la sua bandiera della trasparenza e della legalità aveva attirato.
E ormai a quella bandiera non ci crede che qualche povero illuso residuale.
Lui continua a proporsi come alleato, ma non lo vuole più nessuno. E' la sua politica che è sbagliata, non le case.
Ognuno ha diritto di dire la sua ma, confesso, che a mio avviso il valore delle cose che si dicono dipende dal valore di chi le dice.
Cito l'esempio di Vladimiro Guadagno perché penso che sicuramente è una persona intelligente ma non approvo il suo essere un maschio che gira vestito da donna. Non è serio. Se sei omosessuale sei comunque una persona che ha un DNA o XY o XX. E questo ha un significato biologico da cui non si può prescindere e che non si può ingannare. I gusti sessuali, invece, purché orientati verso soggetti adulti, possono essere qualsivoglia, purché non fastidiosamente ostentati. Dunque non stimo questo signore sia per il suo travestimento sia perché ritiene che l'essersi prostituito "per pagarsi gli studi universitari" possa essere edificante e giustificativo per il fine.
Poteva andare a fare le pulizie e sarebbe stato accettabile e dignitoso, anche se meno remunerativo. Dunque per me è un ipocrita.
Detto questo, dicevo che ognuno dice la sua con varia credibilità.
Grillo è sulla bocca di tutti. Ripeto ciò che ho già scritto: se Grillo è il catalizzatore della reazione ad una politica senza etica va bene, purché gli elementi della reazione siano come il limpido Favia, ad esempio, da lui cazziato.
Roma, 7 novembre 2012 - ''Il movimento non deve ricalcare i vizi dei vecchi partiti. La fedeltà dovrebbe sparire, ci dovrebbe essere invece lealtà. Si è fedeli tra coniugi o a delle idee. La fedeltà cieca verso le persone è propria solo dei cani''. Lo afferma, intervistato dal Corriere della Sera, Giovanni Favia, consigliere dei Cinque Stelle in Emilia Romagna, indicato come 'dissidente' dopo il fuori onda con le critiche a Beppe Grillo e a Gianroberto Casaleggio, sottolineando che adesso ''abbiamo bisogno tutti di un bagno di umiltà''.
E' su questi freschi giovani idealisti che si può sperare. Grillo ha urlato la protesta e ha fatto da testa d'ariete nella mente superficiale di tanta gente che, però, non si interroga sui contenuti. Grillo è pericoloso, ad esempio, quando dice che si potrebbe anche uscire dall'Euro, senza pensare o capire fino in fondo quali sarebbero le conseguenze sull'economia del Paese e la gente superficiale lo ascolta perché non lo sa...
Per questo io potrei votare i Favia sotto la bandiera del Movimento che riunisce questi giovani puliti, ma non le idee cialtrone di Grillo sulla politica nazionale.
La protesta doveva avere una testa d'ariete per la rottura: Grillo funziona come protesta, ma non per il resto.
Ed ecco il furbo "acchiappavoti" Antonio Di Pietro che riceve da Grillo, sempre più calato nella parte di colui che dà le investiture, la patente di ONESTO.
Certo, l'ho scritto, non sono le case che posseggono lui e i suoi familiari l'argomento che fa di Di Pietro una persona ormai perdente: le case se le è comperate con i suoi cospicui guadagni di avvocato, commissario di P.S., magistrato, parlamentare, e con quelli di sua moglie, avvocato più che benestante... No, il demone di Di Pietro è un altro e c'era fin dall'inizio, l'ho scritto e lo ripeto.
Non ricordo neppure il nome del primo coordinatore di IdV, in senso temporale, che nominò per il Lazio: alla comunicazione che stavano tirando dentro un tizio che poteva portare 300 voti, ma che era compromesso per una richiesta di mazzetta fatta ad un fornitore del comune dal suo segretario molto personale quando era stato sindaco di un piccolo centro, tale coordinatore rispose "Abbiamo bisogno di voti". Questa scelta, per chi aveva creduto che fosse il partito della trasparenza e della legalità, moltiplicata, in quanto era la linea imposta da Di Pietro ai suoi coordinatori di fresca nomina organizzativa del partito, fece sì che per "un punto Martin perse la cappa". Quel punto, che gli fece perdere il 4% e lo lasciò fuori dal Parlamento, era costituito dai voti degli illusi della prima ora, come me che non lo votai e me ne andai.
Il fetore della partitocrazia ha fatto sì che molti si riavvicinassero, nella seconda illusione che IdV fosse il meno peggio, e che molti si avvicinassero per la prima volta.
IdV è salita in percentuale. Ma Di Pietro non ha perso il vizio, il demone dell'"acchiappavoti" ha continuato a possederlo: dentro di tutto e di più... Ma fuori tutti quegli altri... gli idealisti disgustati e con loro i loro proseliti che venivano informati di quello che avveniva: nessun valore, nessun interesse per i bisogni dei cittadini nei territori, solo vuota demagogia...
Perdita di voti a rotta di collo!
Questo vuol dire che non sono le sue proprietà personali il problema, anzi, bensì la sua totale mancanza di finezza politica: la bulimia di arraffare pacchetti di voti con chiunque glieli garantisca gli fa perdere quelli che la sua bandiera della trasparenza e della legalità aveva attirato.
E ormai a quella bandiera non ci crede che qualche povero illuso residuale.
Lui continua a proporsi come alleato, ma non lo vuole più nessuno. E' la sua politica che è sbagliata, non le case.
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