Visitiamo le Grotte di Mitchelstown. Non mi fanno una grande impressione: me ne fece di più la Grotta del Bue Marino in Sardegna.
Esse si trovano nella Contea di Cork.
Arriviamo a Cork in un giorno di sole come non ne abbiamo trovato in nessun altro posto in Irlanda durante questo viaggio. Sembra di essere in Italia tanto è caldo. Possiamo togliere le giacchette. Il mare, il porto, i racconti di Cork parlano di emigrazione, di gente povera che si imbarcava per non morire di fame, sempre, ma ancora di più quando ci fu la grande carestia che uccise migliaia di persone.
Da: Wikipedia
La Grande Carestia
irlandese, (in irlandese: An Gorta Mór; inglese: The Great
Famine oppure The Great Hunger) è la definizione data ad una carestia che colpì l'isola
d'Irlanda tra il 1845 e il 1849.
Le cause scatenanti la
carestia furono molteplici, in parte la politica economica britannica, le condizioni dell'agricoltura irlandese, il brusco
incremento demografico avvenuto nei decenni precedenti la carestia, ma
soprattutto la sfortunata apparizione di una patologia delle patate causata da
un fungo, la peronospora, che raggiunse il paese
nell'autunno del 1845 distruggendo un terzo circa del raccolto della stagione e
l'intero raccolto del 1846. Una
recrudescenza dell'infezione distrusse in seguito gran parte del raccolto del 1848. Il ripetersi di raccolti scarsi o
addirittura nulli fece sì che la carestia durasse più a lungo e con maggiore
intensità delle precedenti. Il paese non era infatti nuovo a raccolti
danneggiati da infestanti o da avverse condizioni climatiche; non vi erano però
precedenti di simile portata.
L'emigrazione
dall'Irlanda, fin dall'inizio del XIX secolo, rappresentò un flusso continuo
anche se non numerosissimo, nel 1845, a fronte del primo calo di produzione
della patata vi fu un brusco aumento dell'emigrazione, in parte erano gli stessi
proprietari terrieri ad incoraggiare i loro contadini a lasciare il paese
pagando loro la traversata. La prima ondata migratoria era quindi composta da
persone in discrete condizioni fisiche e di salute. A partire dal 1846 vi fu un
esodo senza precedenti, masse enormi di persone allo stremo delle forze si
riversarono in ogni possibile imbarcazione diretta principalmente verso le
colonie del Canada, in ogni porto dell'est degli Stati Uniti e in Gran Bretagna
e Galles portando con sé le malattie derivanti dalla denutrizione e scatenando
epidemie nei luoghi di destinazione. L'enorme afflusso di persone sbaragliò
qualunque tentativo di istituire delle località di quarantena, in Canada l'isola
di Grosse
Isle attrezzata con un ospedale per 200 persone fu letteralmente invasa, la
prima nave giunta il 17 maggio del 1846 ospitava ben 430 casi di cosiddetta
febbre (tifo), a fine maggio la fila di navi in attesa di sbarcare il loro
triste carico era lunga due miglia. Sull'isola sono sepolte circa 6000
persone.
Molti sono gli artisti
che hanno parlato, cantato e suonato riguardo quel periodo, così come tanti lo
hanno scolpito. Una delle principali canzoni che ricordano la carestia è The Fields of
Athenry di Pete
St.John, oggi quasi un inno non ufficiale degli irlandesi nel mondo. Ma
specialmente nelle sculture emerge lo sconforto della carestia, dato che varie
sono le opere sparse per tutto il territorio irlandese: dal parco di St
Stephens Green al nuovo Financial Center di Dublino, fino al remoto villaggio di Murrisk, nel Mayo,
dove è stato eretto un monumento nazionale.
Del Porto di Cork ricordo il sole e il mio pensare alle moltitudini di esseri umani che vi passarono, stremati dalla fame, e che salirono sulle navi affrontando l'Oceano Atlantico verso una speranza.
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