15/12/2012
Un autistico non
spara!
Titoli di giornali on line del 15/12/2012
Adam Lanza non poteva essere un autistico. Ancora una volta si cita in maniera inadeguata una patologia che è tra le più diffuse forme di disabilità.
Il giovane killer di Newtown era autistico? E' un'
approssimazione che non può e non deve passare, anche perché per molti potrebbe
essere intesa come una spiegazione del perché un ragazzo abbia massacrato 27
persone, tra bambini e insegnanti, compreso se stesso. Mi dispiace sembrare
saccente, ma questa cosa mi brucia personalmente perché da quattordici anni ho a
che fare quotidianamente con un figlio autistico, e spesso mi trovo a dovere dare voce anche agli altri genitori come me.
Vorrei chiedere a tutti i colleghi che hanno scritto o sottoscritto questi
titoli, probabilmente fidandosi di quello che avevano letto in un’agenzia di
stampa, ma voi avete una minima idea di chi sia un autistico?
L’ autistico è’ una persona incapace di autonomia,
che non saprebbe uscire di casa per andare a scuola se non accompagnato, che
difficilmente riuscirebbe a usare razionalmente un’ arma da fuoco in maniera
così reiterata, ma soprattutto è una persona che si tura le orecchie atterrito
se solo sente battere le mani o entra in una stanza con la musica ad alto
volume. Certo che è facile associare al termine “autistico” quello di “asociale”
e quindi condividere conclusioni assolutamente infondate, l’ autismo
evidentemente è una patologia di cui la categoria a cui appartengo ha una profonda ignoranza, eppure è la prima causa d’
handicap, ci sono più autistici in giro di ciechi, sordi e down messi assieme
(non lo dico io lo dice il Censis).
In Italia sono come minimo 360.000 le famiglie che
devono gestire un problema del genere, e vi assicuro nella più totale solitudine
e mancanza di adeguate strutture. Quando il ragazzo autistico cresce fino alla
stessa età di Adam Lanza, non ha scuole da frequentare, non ha parti di città in
cui è possibile per lui passeggiare senza rischio, non ha soprattutto conflitti
con sua madre, anzi la madre nella maggior parte dei casi è l’ unica persona che
ancora si occupa di lui, almeno finche avrà fiato di farlo. Poche settimane fa ,
in questo stesso blog, feci mia la protesta di altri genitori di autistici che
erano rimasti molto perplessi leggendo i titoli di molti giornali che definivano
“autistica” la giovane che tutti conoscono come Ruby Rubacuori. Quel mio pezzo fu il fortunato pretesto per cui la
psicologa che aveva effettuato la perizia sulla ragazza potesse rettificare e
spiegare come una semplificazione giornalistica avesse creato l’ equivoco.
Non vorrei che tanti genitori come me da oggi, oltre
il peso dell’ indifferenza delle istituzioni, dell’ emarginazione in strutture
scolastiche non adeguate e della poca preparazione della nostra classe medica a
fronte di un problema in crescita (nasce un autistico ogni cento bambini),
dovesse pure sobbarcarsi il sospetto che il proprio ragazzo possa tirar fuori
un’ arma e fare una strage. Leggo con sollievo su Corriere della Sera che almeno
uno psichiatra autorevole come il professor Vittorino Andreoli dice “Probabilmente il killer non era affatto matto (e fino a
oggi non sono stati riferiti segni di patologia mentale)” . Non mi permetto
di suggerire a nessuno conclusioni e letture profonde di un episodio di cronaca
già così trabordante di lancinante, quanto surreale, crudeltà. A me però, che
con tanti autistici autentici ho rapporti costanti, verrebbe piuttosto da
chiedermi come mai una brava madre avesse bisogno di tenere in casa due pistole
e un fucile d’ assalto?
Leggi anche: "Ruby Rubacuori autistica? Ma non scherziamo!"
*AGGIORNAMENTO delle 16.21
In risposta alle recenti notizie
di stampa che l’autore delle sparatoria a Newton, Connecticut potrebbe essere
stato diagnosticato nello spettro autistico o con disabilità psichiatrica,
Autistic Self Advocacy Network (ASAN) ha rilasciato oggi la seguente
dichiarazione:
“I nostri cuori vanno alle
vittime del massacro di oggi presso la scuola elementare di Sandy Hook a Newton,
nel Connecticut e le loro famiglie. Recenti notizie di stampa hanno suggerito
che all’autore di questa violenza, Adam Lanza, sia stata diagnosticata la
sindrome di Asperger, una diagnosi nello spettro autistico, o un disturbo
psichiatrico. In ogni caso, è indispensabile che, mentre piangiamo le vittime di
questa tragedia orribile che i commentatori e i media evitino di tracciare
collegamenti inadeguati e infondati – tra autismo o altre disabilità – e
violenza. Gli americani autistici e soggetti con altre disabilità non sono più
inclini a commettere atti violenti rispetto ai non disabili. In realtà, le
persone con disabilità di ogni tipo, tra cui l’autismo, hanno di gran lunga
maggiori probabilità di essere delle vittime di crimini piuttosto che essere
colpevoli di violenze. Se lo sparatore di oggi risultasse di essere stato
diagnosticato nello spettro autistico o con un altro disabilità, ricordatevi che
milioni di americani con disabilità hanno le stesse probabilita’ di atti
criminali quanto la popolazione non disabile.
La violenza di oggi è stata
l’atto di un individuo. Esortiamo i leader dei media, del governo e della comunità
di parlare contro ogni tentativo di collegare falsamente l’autistico o la
comunità dei disabili con il crimine violento. Gli americani autistici e altri
gruppi di persone con disabilità persistono nell’affrontare discriminazione e
segregazione a scuola, sul posto di lavoro e nella comunità in generale.
In questo terribile momento, la nostra società non dovrebbe stigmatizzare
ulteriormente la nostra comunità. Come la nostra grande nazione ha fatto tante
volte in passato, uniamoci per piangere sia quelli uccisi da atti di omicidio
efferato sia per difendere quelli che in tutte le parti del nostro paese sono
affetti dal flagello della stigmatizzazione e del pregiudizio. “
Domande dei media riguardo a
questa risposta possono essere indirizzate a ASAN a
info@autisticadvocacy.org.
ASAN Statement on Media Reports
Regarding Newton, CT Shooting Autistic Self Advocacy Network
ASAN Statement on Media Reports
Regarding Newton, CT Shooting
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* AGGIORNAMENTO delle 18.46
Franco Bomprezzi: giornalista "a
rotelle" e decano dell' informazione sulla disabilità nel suo blog "Invisibili"
riprende il tema nel post "L'arma letale dello stigma": " Ma non mi risulta – lo
dico da cronista con trent’anni di lavoro alle spalle – che ci sia mai stato un
collegamento diretto fra la sindrome autistica ed episodi di violenza
sistematica e preordinata come la strage del Connecticut. In ogni caso dubito
che in Italia un ragazzo autistico abbia la possibilità di utilizzare in casa un
arsenale di armi degno di un serial killer."
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*AGGIORNAMENTO delle 21.19
Comunicato stampa di A.N.G.S.A.
Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici
Adam Lanza ha assassinato quasi trenta persone, quasi
tutti bambini, senza apparente motivo, in una scuola di Newtown, non lontana da
N.Y.
Che si tratti di follia è fuori dubbio, ma non si può
etichettare come autistico questo giovane, dato che l’ufficiale di polizia
competente per il caso “ha ritenuto che non fosse chiaro quale tipo di disturbo
psichico avesse Adam”. E’ vero che in USA si è molto allargata la tipologia
della disabilità mentale definita autistica, estendendola anche a casi che in
Italia non sarebbero mai stati classificati in questo modo, ma pure non si può
riconoscere in questa fattispecie neppure la forma meno grave di autismo, la
sindrome di Asperger.
Questo giovane guidava la macchina, aveva fatto il liceo
in classi normali, ottenendo pure alti voti ed apparteneva ad un club di alta
tecnologia informatica col quale organizzava party.
I compagni avevano notato le sue stranezze, timido,
taciturno e con accessi di rabbia che, secondo una teste, curava con
psicofarmaci. Non risulta che fosse stato sottoposto a nessuno di quei programmi
per autistici che vengono normalmente attuati in USA.
Stupisce che la madre avesse portato Adam a fare battute
di caccia, insegnandogli a sparare, e che non avesse tenuto sotto chiave tutte
le armi che collezionava, fra le quali armi a ripetizione. Questa grave
imprudenza è costata la sua vita e quella di tanti altri innocenti.
Teniamo a precisare che le persone definite con autismo
in Italia sono completamente diversi da Adam e non sarebbero in grado, neppure
volendo, di attuare una simile strage.
Chiediamo alla stampa di fare maggiore attenzione, anche
e sopra tutto nei titoli, alla realtà dei fatti ed al parere degli esperti, per
evitare che si diffonda lo stigma a carico di persone come quelle con autismo o
con sindromi di Asperger, che già sono gravate da enormi problemi relazionali.
Le persone con spettro autistico non vogliono il male
degli altri e non sarebbero capaci di organizzare un piano di strage così
tremendo come quello di Newtown.
Prof.Liana Baroni
Presidente di A.N.G.S.A onlus (Associazione Nazionale
Genitori Soggetti Autistici)
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Sul mio profilo facebook ho commentato il tweet di Gianluca Nicoletti sull'argomento. Ho provato a farlo anche tramite tweet ma non so se ci sono riuscita. Confesso che sono un'imbranata sia con facebook che con tweet... però ci provo.
Gianluca ha ragione a sentirsi ferito dall'ignoranza e dalla superficialità dei suoi colleghi. Ma dovrebbe essergli nota... Cito sempre Piero Ottone che, in un articolo sul "Venerdì" di "La Repubblica", scrisse che ammetteva che la sua categoria soffriva dell'ignoranza di non poter sapere tutto e di dover velocemente "stare sulla notizia"... In effetti non si può pretendere che i giornalisti conoscano tutto lo scibile umano!
Comunque comprendo il suo dolore. Basta rettificare ed illuminare gli ignoranti.
Di certo l'assassino di quei poveri bimbi.. era folle. Probabilmente paranoico o chissà quale fosse la precisa diagnosi della sua malattia mentale, o forse era solo un caratteriale, chiuso, introverso, frustrato da problematiche familiari, compresso al massimo, poi esploso dopo aver ucciso per prima la madre, sparandole in faccia proprio con una di quelle armi che lei, così hanno scritto alcuni giornali, gli aveva messo in mano fin da piccolo.
Ecco, questo è sicuramente il prodromo malato di quello che poi lui è diventato.
Una donna che andava al poligono di tiro portandosi i suoi due figli maschi. La risposta poi, come sempre, è individuale. Un figlio si è salvato, l'altro no.
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