Da: ANSA.it, 29 gennaio 2012
Il caso del 'prendisole' sulle cronache del luglio 1950
ROMA - Oscar Luigi Scalfaro fu protagonista il 20 luglio del 1950 di un episodio che fece molto scalpore sulle cronache dell'epoca, il famoso "caso del prendisole". Il fatto ebbe luogo nel ristorante romano "da Chiarina", in via della Vite, quando insieme a due colleghi di partito, ebbe un alterco con una giovane signora, Edith Mingoni in Toussan, da lui pubblicamente ripresa in quanto il suo abbigliamento, a suo parere, era sconveniente poiché ne mostrava le spalle nude.
Secondo alcune ricostruzioni dell'epoca, la signora si sarebbe tolta un bolerino a causa del caldo e Scalfaro avrebbe attraversato la sala per gridarle: "E' uno schifo! Una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto al locale e alle persone presenti. Se è vestita a quel modo è una donna disonesta. Le ordino di rimettere il bolerino!" Sempre secondo alcune ricostruzioni, il futuro presidente della Repubblica avrebbe dato anche uno schiaffo alla signora, cosa che Scalfaro ha sempre smentito definendola una "leggenda". Sicuramente uscì dal locale e vi rientrò con due poliziotti. La vicenda finì in Questura dove la giovane donna, tra l'altro militante del Movimento Sociale Italiano, lo querelò per ingiurie.
L'archiviazione, da parte del Tribunale dei ministri, arrivò il 18 luglio del 2001. Quel giorno Oscar Luigi Scalfaro si ritrovò finalmente libero dalla pesante accusa di aver approfittato, quando era ministro dell'Interno, di un «portafoglio» riservato alimentato con assegni mensili di 100 milioni di lire dal Sisde, il servizio segreto civile. Ma per lunghi anni l'ombra del sospetto aveva gravato sul presidente emerito della Repubblica, fin da quando era ancora inquilino del Quirinale. E fu proprio questa vicenda a ispirare il famoso discorso del «Non ci sto» (guarda il video)
Secondo alcune ricostruzioni dell'epoca, la signora si sarebbe tolta un bolerino a causa del caldo e Scalfaro avrebbe attraversato la sala per gridarle: "E' uno schifo! Una cosa indegna e abominevole! Lei manca di rispetto al locale e alle persone presenti. Se è vestita a quel modo è una donna disonesta. Le ordino di rimettere il bolerino!" Sempre secondo alcune ricostruzioni, il futuro presidente della Repubblica avrebbe dato anche uno schiaffo alla signora, cosa che Scalfaro ha sempre smentito definendola una "leggenda". Sicuramente uscì dal locale e vi rientrò con due poliziotti. La vicenda finì in Questura dove la giovane donna, tra l'altro militante del Movimento Sociale Italiano, lo querelò per ingiurie.
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Da:Corriere della Sera.it , 29 gennaio 2012
Quel «portafoglio» targato Sisde
Scalfaro fu sfiorato dallo scandalo dei «fondi neri» del Servizio Segreto Civile. L'archiviazione fu disposta nel 2001
Oscar Luigi Scalfaro con la figlia Marianna (Agf)
La vicenda era scoppiata nel 1993, quando alcuni uomini del Sisde furono accusati di appropriazione indebita per aver sottratto centinaia di milioni dai «fondi neri» del servizio segreto. Interrogati, gli 007 (in seguito tutti condannati) avevano riferito di un portafoglio messo nella disponibilità di tutti i ministri dell'Interno (con l'eccezione di Amintore Fanfani) che si erano succeduti al Viminale nel decennio '80-'90, fino a Nicola Mancino. Scalfaro era stato ministro dell'Interno dal 1983 al 1987 e quindi rientrava in pieno nella vicenda. Lo scandalo fu grosso, con ripercussioni perfino sui mercati finanziari, sui quali la posizione dell'Italia era già debolissima (nel 1992 eravamo usciti dallo Sme, il sistema monetario europeo).
L'ARCHITETTO - Ad alimentare la confusione, circolò anche una fotografia scattata per la strada della figlia del presidente, Marianna Scalfaro, in compagnia dell'architetto Adolfo Salabè, poi condannato per violazione delle leggi tributarie, falso in bilancio e peculato (patteggiò 11 mesi di reclusione nel 1996), le cui ditte avevano eseguito molti lavori per il servizio segreto civile. «Il giorno di quella foto - raccontò poi nel 2002 Marianna Scalfaro a Marzio Breda del Corriere della Sera - andavo a scegliere dei tessuti per le tappezzerie del palazzo. Erano attacchi finalizzati a distruggere il presidente ma dopo due anni di puntigliose indagini si dimostrarono totalmente infondate».
MANCUSO - Scalfaro venne iscritto nel 1999 dalla Procura di Roma nel registro degli indagati per abuso di ufficio in seguito a un'interrogazione parlamentare e ad una denuncia presentata dall'ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso di Forza Italia che aveva sollecitato accertamenti verso l'ex presidente della Repubblica «mai iniziati, durante la presidenza, in merito alla percezione, durante la sua titolarità del ministero dell'Interno, di un continuativo assegno mensile di 100 milioni di lire provenienti dai fondi Sisde». L'archiviazione disposta per Scalfaro non fu comunque un caso isolato: tutti i ministri dell'Interno coinvolti furono prosciolti dalle accuse perchè fu riconosciuto l'uso legittimo delle somme consegnate dal Sisde.
L'ARCHITETTO - Ad alimentare la confusione, circolò anche una fotografia scattata per la strada della figlia del presidente, Marianna Scalfaro, in compagnia dell'architetto Adolfo Salabè, poi condannato per violazione delle leggi tributarie, falso in bilancio e peculato (patteggiò 11 mesi di reclusione nel 1996), le cui ditte avevano eseguito molti lavori per il servizio segreto civile. «Il giorno di quella foto - raccontò poi nel 2002 Marianna Scalfaro a Marzio Breda del Corriere della Sera - andavo a scegliere dei tessuti per le tappezzerie del palazzo. Erano attacchi finalizzati a distruggere il presidente ma dopo due anni di puntigliose indagini si dimostrarono totalmente infondate».
MANCUSO - Scalfaro venne iscritto nel 1999 dalla Procura di Roma nel registro degli indagati per abuso di ufficio in seguito a un'interrogazione parlamentare e ad una denuncia presentata dall'ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso di Forza Italia che aveva sollecitato accertamenti verso l'ex presidente della Repubblica «mai iniziati, durante la presidenza, in merito alla percezione, durante la sua titolarità del ministero dell'Interno, di un continuativo assegno mensile di 100 milioni di lire provenienti dai fondi Sisde». L'archiviazione disposta per Scalfaro non fu comunque un caso isolato: tutti i ministri dell'Interno coinvolti furono prosciolti dalle accuse perchè fu riconosciuto l'uso legittimo delle somme consegnate dal Sisde.
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La stampa e i media debbono dare le notizie, ma evitiamo i panegirici.