La RAI ha poche trasmissioni che si occupano di attualità e società, dunque necessariamente di politica, che siano vedibili e ben fatte. Da quando sono in pensione, dunque da pochissimo, ho potuto apprezzare "Agorà" condotta dal bravo Andrea Vianello, nipote del più famoso cantautore Edoardo, il quale in questa garbata ed intelligente trasmissione, che va in onda alle h. 8:00 sulla terza rete, ha rivelato le sue capacità migliori, che nella conduzione di "Mi manda RAI TRE", che ha condotto in precedenza, erano compresse ed ingessate, probabilmente per scelte non sue.
Qui si discute di attualità sociale e politica mettendo a confronto tutte le opinioni di figure istituzionali, giornalisti e politici vari, nonché persone comuni scelte quali opinionisti in collegamento tramite Skype.
Oggi si parlava delle riforme che l'attuale governo "tecnico" vuole attuare per cambiare il Mercato del Lavoro. Se ne parla ovunque: sui quotidiani, in altre trasmissioni televisive, per la strada, negli uffici, nei bar ecc. ecc.. Cosa si può scrivere di più in questo piccolo blog? Posso scrivere la realtà oggettiva che ricade sotto la mia esperienza, non solo personale.
Fra gli ospiti di questa mattina debbo dire che il mio pensiero e le mie riflessioni le ha espresse in gran parte il politico Giordano, oggi nel SEL (Sinistra, Ecologia e Libertà). Sono le opinioni e le idee che mi interessano, soprattutto l'autenticità di esse, la coerenza di chi le esprime, non già i partiti che, si è visto, si scindono e si riaggregano come cellule impazzite cambiando nome e, in qualche caso, indirizzo.
Ci sono persone che mi dicono:"Prima dell'introduzione dell'Art. 18 dello Statuto dei lavoratori il lavoro si trovava."
Rispondo che non è stata la sua introduzione a ridurre la possibilità di trovare lavoro, bensì, casomai, oltre ad altri fattori, l'applicazione di esso fatta dalla magistratura con l'appoggio dei sindacati.
Il sindacalismo ha sbagliato: per anni ha appoggiato, per pura demagogia, gli assenteisti, i lavativi, i profittatori; i primi, per quella che è la mia esperienza, a rivolgersi al sindacato reclamando "i propri diritti" quando il datore di lavoro o, nel caso di pubblico impiego, il superiore in grado, provava a richiamarli al dovere disatteso. In questo modo si svuotava il senso del licenziamento per "giusta causa", perché questa "giusta causa" non veniva mai riconosciuta.
Nella melassa indistinta, dunque, eravamo tutti uguali: chi lavorava con senso di responsabilità e dovere e chi si approfittava "tanto c'erano i sindacati". Questo ho visto in questi miei lunghi anni. Forse Giordano non sarebbe d'accordo, dunque non sposo certo per intero le sue opinioni, ma sicuramente questa è la realtà che vedevo e che trovavo ingiusta.
L'attacco all'Art. 18 si fonda anche su questo. Se fosse stato applicato nella sua giustezza oggi chi crea lavoro non avrebbe motivo di chiederne l'abolizione.
Per me va lasciato ed applicato senza favorire le figure sopra descritte.
Quanto al resto anche la saccente Fornero ha dovuto ammettere che questa riforma, che il governo "farà comunque", da sola non servirà se non ci saranno investimento e crescita. Dunque i fattori sono molteplici e se, dopo aver creato maggiori insicurezze ai lavoratori con questa riforma, non ci sarà sviluppo, detti lavoratori vagheranno nella miseria e nell'insicurezza cronica... E non è una previsione pessimistica.
Il lavoro a basso costo dovuto alla globalizzazione porta le Ditte, le Società, a dare lavoro a chi italiano non è... E questo non è dovuto certo all'Art. 18, ma alla voglia degli imprenditori di lucrare maggiormente o, nel caso migliore, di pagare meno tasse sul lavoro e, in questo caso, hanno ragione. Un fisco rapace sul lavoro uccide il lavoro stesso. Questa sarebbe la vera riforma: tassare il meno possibile il lavoro!
Non è accettabile, infatti, e in questo sposo le idee di Giordano, che si succhino soldi sempre dai più deboli, ma non si tocchino i grandi patrimoni perché chi ha di più non può rinunciare al superfluo.
Non è accettabile che si truffi il popolo, che ha votato CONTRO il finanziamento con denaro pubblico dei partiti, facendo una legge che invece di chiamarlo "zuppa" lo ha chiamato "pan bagnato" strafregandosene di un costoso referendum!
Si applichi il referendum e che i "Rutelli" i "Lusi" e le "Margherite" e compagnia bella vadano a cercarsi i finanziamenti da chi gli pare! Gli italiani conoscevano i loro polli, per questo hanno votato così: sapevano che "la garanzia dei soldi pubblici che rendono trasparente la politica" era un falso problema, ed i fatti sono sotto gli occhi di tutti noi. Mangiano i nostri soldi, altri che capitano, malversano, incassano ecc. ecc. depredando lo Stato.
Riprendiamoci questi soldi, milioni di euro, ed usiamoli per creare provvidenze per il popolo: perché sono soldi del popolo e non dei partiti, che sono e restano entità private!
Con i nostri soldi pagano le loro campagne elettorali per conquistare poltrone e da lì continuare ad arricchirsi. Non si parla più degli emolumenti che dovevano ridursi: ricordate? Hanno fatto leggi e regolamenti che consentono solo al Parlamento di decidere sulle loro prebende (caso unico da monarchia assoluta!) ed hanno rinviato fino a fine gennaio 2012 la sofferta decisione! Se qualcuno ha notizie in proposito è pregato di scriverlo su questo blog! Quelle che ho io sono scarse e nebulose perché i media ne parlano poco, mentre parlano molto dei sacrifici che dobbiamo fare noi: popolo sovrano ma trattato come "plebe".
Alla trasmissione "Otto e mezzo"condotta dalla Gruber sulla Rete La7 , ospite Antonio Di Pietro, alle precise domande della giornalista il fondatore e sempre Presidente di Italia dei Valori ha risposto che degli 8 milioni di euro ricevuti dal finanziamento ne avevano spesi solo 2!!
"E dove sono gli altri 6?" Chiede la Gruber.
"Sono nel conto corrente del partito." Risponde non senza un filo di imbarazzo Di Pietro.
"Se non li avete spesi perché non restituirli?" Provoca la Gruber, e l'altro risponde con un non convinto assenso che lascia il tempo che trova.
Che li restituissero tutti e tutti i partiti e vediamo cosa farne di quei soldi, che sono tanti!
Forse la Fornero potrebbe farsi venire qualche idea su come impiegarli per il lavoro?
Questo lavoro che non c'è, ma che i partiti con i nostri soldi danno a chi gravita loro intorno, stipendiando segreterie, impiegati ecc. ecc..
Non vedo nulla di nuovo sotto il sole: i pubblici concorsi sono blindati dalle raccomandazioni, il posto pubblico, conquistato spesso con questo metodo, salvo rare eccezioni che confermano la regola, mette il sedere di chi ce l'ha al caldo e fuori, nel privato, è un massacro: anche con l'Articolo 18 vigente!
Questa è la realtà che io ho visto, vedo e probabilmente continuerò a vedere anche dopo la Riforma.
Rimando a post successivi vari esempi REALI di come si vive il Lavoro in Italia. Necessariamente non riportando i nomi ed i luoghi degli avvenimenti. Ricordo comunque che ho trattato questo tema anche nel mio secondo libro "Il Romanzo dell'Università".