lunedì 19 marzo 2012

Invidia

Da: Bologna.notizie.it

Maestra d’asilo troppo sexy: genitori ritirano i figli da scuola ma la donna diventa star del web

Castello di Serravalle (Bo) – A quanto pare anche la bellezza può essere motivo di discriminazione. Michela Roth, 38 anni, lavora come maestra presso un asilo di Castello di Serravalle, nel bolognese. Al suo lavoro da maestra affianca quello di modella occasionale. Le mamme giudicano la donna troppo bella e, a causa del suo secondo lavoro (neanche si trattasse di una prostituta) inadeguata a fare la maestra. Di qui la decisione di alcuni genitori di ritirare i figli da scuola. Insomma, si direbbe la classica storia con protagonista il bigottismo e,magari, l’invidia di qualche mamma. La notizia ha comunque portato sotto le luci dei riflettori la bella maestra che ha incassato attestati di stima e solidarietà da parte del web oltre a parecchi articoli sulla stampa.
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Finalmente una notizia allegra fra mille deprimenti!!
Viene proprio da dire: "A invidioseeee!!"
Ma che scandalo può dare a dei bambini dai 3 ai 5 anni una maestra carina come questa?!
Mica va all'asilo svestita o in pose sexy che assume quando fa la modella!!
Non c'è limite all'invidia! Un sentimento miserabile che non mi ha mai abitato ma che, da giovane, ho subito.
Ho sempre ammirato le belle e quando avevo un'amica più bella di me, o che io ritenevo tale, l'apprezzavo molto. Ne ricordo una con un seno magnifico che si pettinava alla Brigitte Bardot, girava con i tacchi a spillo e quando andavamo a spasso la guardavano tutti: ed io mi divertivo un mondo!
Non sopporto le invidiose, creature meschine che tentano di giustificare questo squallido sentimento con motivazioni diverse da quelle reali, attribuendo all'invidiata tutte le colpe ed i difetti.
Sono sicura che ai papà la maestrina piace ed è simpatica!

Lavoro in Italia: storia n. 2

1998 - Italia

Una giovane donna si laurea in Economia e Commercio in una Università Italiana. Tramite un annuncio trova un lavoro con un contratto di Collaborazione Coordinata e Continuata in una piccola Società che si occupa di Certificazioni ISO 2000. Alle h. 8:00 deve essere in ufficio e, dopo un breve intervallo di un'ora circa per il pranzo, deve rimettersi al lavoro con altre impiegate nel medesimo ufficio fino alle h. 18:00. I contributi sono in quegli anni a bassissima percentuale per quel tipo di contratti, la forma del lavoro però non rispetta il contratto Co.Co.Co. in quanto esso non prevede un rigido orario d'ufficio ed una presenza costante presso la struttura datrice di lavoro, potendo, il Collaboratore, svolgere il lavoro anche presso la propria dimora od altrove.
Una delle impiegate  Co.Co.Co. se ne va per contrasti con il titolare della Società e, probabilmente, denuncia l'improprio sfruttamento delle impiegate  Co.Co.Co. all'INPS.
Arrivano gli Ispettori INPS e constatano che si configura un vero e proprio rapporto di lavoro dipendente fra il titolare e le Co.Co.Co.  presenti in ufficio anche più di otto ore giornaliere. Il titolare viene dunque denunciato per evasione dei contributi previdenziali dovuti per il rapporto di lavoro dipendente e gli viene imposto il versamento di un anno di contributi per la Dottoressa in Economia.
La Dottoressa trova un lavoro presso una Ditta con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Tutto bene finché la segretaria del titolare non litiga con lui e si licenzia. Tra la Dottoressa e questa signorina c'è anche un rapporto di amicizia personale che continua anche dopo il suo licenziamento. Il titolare lo scopre e le chiede di troncare tale amicizia. La Dottoressa ritiene di non dover rendere conto al titolare della Ditta della sua vita privata e continua il suo rapporto. Un'altra impiegata, per trarre qualche vantaggio, riferisce al titolare che la Dottoressa si sente ancora con l'ex-impiegata e questi inizia delle azioni di delegittimazione della Dottoressa nel lavoro costringendola a licenziarsi. 
Altro lavoro in una Società Interinale: sostituisce per sei mesi una impiegata comunale in maternità. Finita la sostituzione torna a cercare lavoro. Lo trova presso una Società che dipende da un colosso telefonico. Dopo qualche anno la sede della sua città chiude e c'è il trasferimento ad una città a Km. 700 da dove la Dottoressa ha la casa ed un marito che non può trasferirsi in quanto il suo lavoro è legato strettamente alla città dove vivono. Inoltre sembra che, anche accettando il trasferimento e le spese per un affitto di una casa in più rispetto a quella coniugale, rimane sempre il rischio di chiusura definitiva anche nella nuova sede e messa in mobilità senza cassa integrazione. Un sindacalista consultato spiega che sono solo 600 dipendenti e per questo numero non è prevista la cassa integrazione, anche perché hanno offerto il trasferimento ad altra sede.
Nuova ricerca di lavoro. Lo trova in una grossa multinazionale. Fa una discreta carriera arrivando ad essere un quadro. Sacrifica ore di lavoro oltre l'orario dovuto che non vengono pagate perché per il quadro il lavoro straordinario non è previsto. Ha un bambino. Prende solo i 5 mesi di legge e torna subito al lavoro. Se il bimbo sta male e non può andare al nido ci pensano i nonni e quando ha qualcosa di più grave per tenersi buona la Società prende i giorni di ferie, rinunciando a quelli che le spettano per malattia del bambino fino a tre anni.
Questo sacrificio non la salverà da un pesantissimo mobbing centrato sul demansionamento attuato dalla sua diretta superiore. Probabilmente per suoi limiti di fragilità caratteriale preferisce dare le dimissioni piuttosto che denunciare il mobbing, non essendo riuscita a difendersi e non avendo ricevuto spiegazioni, più volte richieste, sul suo demansionamento, che le veniva negato a parole pur essendo nei visibili fatti.
Un nuovo lavoro, sempre nel suo campo di esperienza che, allo scadere dei 6 mesi di prova, non viene rinnovato; motivo addotto: non è che non va bene, ma hanno cancellato quella figura professionale per risparmiare. La Società è una multinazionale e un avvocato, consultato, dice che non poteva farlo. Ottiene un risarcimento modesto ma non ha lavoro. Prende il sussidio di disoccupazione. Fa molti colloqui di lavoro ma non viene assunta da nessuno. Ha 42 anni e poco più di 10 anni di versamenti pensionistici.
Morale: anche con l'Art. 18 si può essere totalmente indifesi.
Figuriamoci senza!!!

Lavoro in Italia: storia n. 1

1992 - Italia

Una giovane italiana si laurea in Fisica dopo aver soggiornato al CERN di Ginevra per fare esperimenti per la sua tesi di laurea, pagata per pochi mesi con fondi della ricerca del suo Relatore di Tesi, professore ordinario dell'Università Italiana dove è iscritta. Non essendoci prospettive lavorative retribuite nemmeno con una borsa, sceglie di fare un Dottorato in Astronomia in una Università Italiana. Avrebbe la possibilità di andare all’estero ma ha il marito che lavora in Italia e tenta di inserirsi in Italia, perché per lei la realizzazione della vita privata è importante tanto quanto il lavoro. Finito il Dottorato di Ricerca e conseguito il titolo non ha più la Borsa di Dottorato. Lavora per un altro anno gratis presso la struttura pubblica dove ha conseguito il Dottorato, elaborando dati astronomici presi dal suo ex-tutore di Dottorato che pretende presenza in loco e le consegna il lavoro da eseguire.  Nel frattempo dà 5 concorsi, stimolata anche dal Direttore della Struttura il quale le dice testualmente: “Questo concorso non è per te, sappiamo già a chi deve andare il posto, però intanto ti fai conoscere, dunque studia, preparati bene.” Finalmente arriva il concorso con l’etichetta della ricerca di cui si stava occupando. Intanto si è inserita molto bene presso la Struttura Pubblica, dove lavora ogni giorno fino a tarda ora, per la sua umiltà nella dedizione al lavoro e per la sua socievolezza: numerosi testimoni la vedono ogni giorno lavorare agli ordini del suo ex-Tutore di Dottorato, con l'assenso del Direttore della Struttura anche se la Dottoressa di cui parliamo non ha alcun emolumento per il suo lavoro, né assegni.
Frequentando una Struttura Pubblica dovrebbe però, per legge, avere un'assicurazione per eventuali infortuni sul posto del lavoro gratuito. Non sappiamo se la Struttura Pubblica abbia mai provveduto, ma sappiamo che la Dottoressa non l'ha mai fatta a proprie spese, lavorando senza reddito. 
Al concorso è la prima in graduatoria con il tema scritto di Astronomia. Sullo scritto è difficile cambiare le carte. L’orale viene rinviato. La Commissione di Concorso aspetta il ritorno della seconda in graduatoria che è andata negli USA, come altri, per una borsa. E' inusuale: non avviene mai che si aspetti che qualcuno che ha partecipato ad un concorso finisca i suoi impegni per fare la prova orale. Di solito la commissione fissa la data della prova orale in epoca non molto distante da quella scritta e i concorrenti tornano dai luoghi dove stanno svolgendo altri impegni  per sottoporsi alla prova concorsuale. Ma in questo caso la seconda classificata allo scritto finì la sua borsa USA, la data fu fissata sulla base del suo comodo ritorno.
Alla prova orale assistette tutto lo staff: dottorandi, ricercatori… perché è pubblica. La prima classificata, incinta di cinque mesi, fu tenuta alla lavagna a sviluppare le domande postele per un’ora. Se la cavò brillantemente. Parere di tutti i Fisici presenti. La  seconda classificata fu fatta accomodare su una sedia davanti alla scrivania dove era la commissione e le furono poste tre domande a cui graziosamente lei rispose avendo le gambe accavallate. La prova durò dieci minuti.
L’indomani, davanti agli occhi feriti della prima classificata, apparve la graduatoria con la seconda diventata prima e la prima seconda. Il bando del concorso non prevedeva idonei, ma un unico vincitore. La Dottoressa protagonista del caso che riportiamo fece ricorso, spendendo dieci milioni delle vecchie lire pagate dai suoi  indignati genitori che andarono dal miglior avvocato amministrativista della città. Vinse il ricorso perché una delle tre domande poste alla seconda classificata allo scritto era stata già posta alla prima classificata, interrogata per prima e per un'ora intera, la quale aveva ampiamente spiegata e sviluppata la risposta poco prima alla lavagna. Il Tribunale annullò la prova orale e ritenne valida la prova scritta. Ma i meccanismi perversi della nostra società hanno dei sistemi di compensazione alla Giustizia fatta: la prova orale fu ripetuta due anni dopo, dalla medesima commissione che era stata sanzionata grazie al ricorso firmato dall'esclusa, la quale, proprio per questo, aveva dovuto allontanarsi dalla Struttura dove lavorava da un anno senza alcun compenso, mentre la vincitrice vi era rimasta.  Nonostante ciò e dando per scontato il risultato, per portare fino in fondo la sua ormai inutile e costosa battaglia, con grande forza d’animo la Dottoressa si sottopose al giudizio di quella commissione sapendone già il risultato. Altri non ci sarebbero nemmeno andati per evitarsi l’umiliazione di vedere riconfermato il loro punto.
Non certo contenti i suoi genitori si rivolsero al CONSIGLIO DI STATO IL QUALE SENTENZIO' CHE "La dottoressa è stata risarcita con la ripetizione della prova concorsuale." Ripeto: con la stessa Commissione che aveva effettuato QUELLA PRIMA PROVA CONCORSUALE IN QUEL MODO e che la dottoressa aveva praticamente denunciato permettendosi di fare ricorso?

La dottoressa uscì dal mondo della ricerca ed un brillante cervello in fuga restò in Italia perché qui aveva marito e figli. Dovette cercarsi un altro lavoro per poter vivere. Qualcuno aveva calpestato il suo lavoro e i suoi legittimi sogni di fare la ricercatrice, e l'apparato glielo aveva consentito non garantendo alla Dottoressa un esame con una diversa commissione e l'immediata ripetizione della prova orale per non vanificare la preparazione che dopo due anni, come ovvio, non poteva più essere la stessa.
Morale: inutile cercare Giustizia, si buttano solo soldi preziosi sudati dai genitoricome in questo caso, non avendo la Dottoressa alcun reddito.

Ma la Dottoressa cercò anche di farsi riconoscere quell'anno di lavoro prestato gratis e si rivolse alla giustizia del Lavoro. Questa volta i genitori si rivolsero all'avvocato di un sindacato e spesero solo un milione e mezzo delle vecchie lire. Produsse diversi testimoni, dipendenti e dottorandi che frequentavano la Struttura Pubblica dove aveva lavorato i quali, nel porre testimonianza, sfidarono anche eventuali ritorsioni da parte della Direzione di tale Struttura.
La sentenza, emessa da una giovane magistrato donna, arrivò dopo qualche anno e constava di tre righe che più o meno dicevano che NON DI LAVORO SI ERA TRATTATO MA DELLA POSSIBILITA' CHE LA STRUTTURA IN QUESTIONE AVEVA DATO ALLA DOTTORESSA IN ESSERE DI MIGLIORARE LA SUA PREPARAZIONE.
Morale: la schiavitù intellettuale non costituisce lavoro in nero, ma è un privilegio concesso. Il privilegio consiste nel produrre lavoro scientifico su cui i generosi Pubblici uomini di scienza mettono il loro nome.
Parola di magistrato.   

Mercato del lavoro ieri ed oggi

La RAI ha poche trasmissioni che si occupano di attualità e società, dunque necessariamente di politica, che siano vedibili e ben fatte. Da quando sono in pensione, dunque da pochissimo, ho potuto apprezzare "Agorà" condotta dal bravo Andrea Vianello, nipote del più famoso cantautore Edoardo, il quale in questa garbata ed intelligente trasmissione, che va in onda alle h. 8:00 sulla terza rete, ha rivelato le sue capacità migliori, che nella conduzione di "Mi manda RAI TRE", che ha condotto in precedenza, erano compresse ed ingessate, probabilmente per scelte non sue.
Qui si discute di attualità sociale e politica mettendo a confronto tutte le opinioni di figure istituzionali, giornalisti e politici vari, nonché persone comuni scelte quali opinionisti in collegamento tramite Skype.
Oggi si parlava delle riforme che l'attuale governo "tecnico" vuole attuare per cambiare il Mercato del Lavoro. Se ne parla ovunque: sui quotidiani, in altre trasmissioni televisive, per la strada, negli uffici, nei bar ecc. ecc.. Cosa si può scrivere di più in questo piccolo blog? Posso scrivere la realtà oggettiva che ricade sotto la mia esperienza, non solo personale.
Fra gli ospiti di questa mattina debbo dire che il mio pensiero e le mie riflessioni le ha espresse in gran parte il politico Giordano, oggi nel SEL (Sinistra, Ecologia e Libertà). Sono le opinioni e le idee che mi interessano, soprattutto l'autenticità di esse, la coerenza di chi le esprime, non già i partiti che, si è visto, si scindono e si riaggregano come cellule impazzite cambiando nome e, in qualche caso,  indirizzo.

Ci sono persone che mi dicono:"Prima dell'introduzione dell'Art. 18 dello Statuto dei lavoratori il lavoro si trovava."
Rispondo che non è stata la sua introduzione a ridurre la possibilità di trovare lavoro, bensì, casomai, oltre ad altri fattori, l'applicazione di esso fatta dalla magistratura con l'appoggio dei sindacati.
Il sindacalismo ha sbagliato: per anni ha appoggiato, per pura demagogia, gli assenteisti, i lavativi, i profittatori; i primi, per quella che è la mia esperienza, a rivolgersi al sindacato reclamando "i propri diritti" quando il datore di lavoro o, nel caso di pubblico impiego,  il superiore in grado, provava a richiamarli al dovere disatteso. In questo modo si svuotava il senso del licenziamento per "giusta causa", perché questa  "giusta causa" non veniva mai riconosciuta.
Nella melassa indistinta, dunque, eravamo tutti uguali: chi lavorava con senso di responsabilità e dovere e chi si approfittava "tanto c'erano i sindacati". Questo ho visto in questi miei lunghi anni. Forse Giordano non sarebbe d'accordo, dunque non sposo certo per intero le sue opinioni, ma sicuramente questa è la realtà che vedevo e che trovavo ingiusta.
L'attacco all'Art. 18 si fonda anche su questo. Se fosse stato applicato nella sua giustezza oggi chi crea lavoro non avrebbe motivo di chiederne l'abolizione.
Per me va lasciato ed applicato senza favorire le figure sopra descritte.
Quanto al resto anche la saccente Fornero ha dovuto ammettere che questa riforma, che il governo "farà comunque", da sola non servirà se non ci saranno investimento e crescita. Dunque i fattori sono molteplici e se, dopo aver creato maggiori insicurezze ai lavoratori con questa riforma, non ci sarà sviluppo, detti lavoratori vagheranno nella miseria e nell'insicurezza cronica... E non è una previsione pessimistica. 
Il lavoro a basso costo dovuto alla globalizzazione porta le Ditte, le Società, a dare lavoro a chi italiano non è... E questo non è dovuto certo all'Art. 18, ma alla voglia degli imprenditori di lucrare maggiormente o, nel caso migliore, di pagare meno tasse sul lavoro e, in questo caso, hanno ragione. Un fisco rapace sul lavoro uccide il lavoro stesso. Questa sarebbe la vera riforma: tassare il meno possibile il lavoro!
Non è accettabile, infatti, e in questo sposo le idee di Giordano, che si succhino soldi sempre dai più deboli, ma non si tocchino i grandi patrimoni perché chi ha di più non può rinunciare al superfluo.
Non è accettabile che si truffi il popolo, che ha votato CONTRO il finanziamento con denaro pubblico dei partiti, facendo una legge che invece di chiamarlo "zuppa" lo ha chiamato "pan bagnato" strafregandosene di un costoso referendum! 
Si applichi il referendum e che i "Rutelli" i "Lusi" e le "Margherite" e compagnia bella vadano a cercarsi i finanziamenti da chi gli pare! Gli italiani conoscevano i loro polli, per questo hanno votato così: sapevano che "la garanzia dei soldi pubblici che rendono trasparente la politica" era un falso problema, ed i fatti sono sotto gli occhi di tutti noi. Mangiano i nostri soldi, altri che capitano, malversano, incassano ecc. ecc. depredando lo Stato.
Riprendiamoci questi soldi, milioni di euro, ed usiamoli per creare provvidenze per il popolo: perché sono soldi del popolo e non dei partiti, che sono e restano entità private!
Con i nostri soldi pagano le loro campagne elettorali per conquistare poltrone e da lì continuare ad arricchirsi. Non si parla più degli emolumenti che dovevano ridursi: ricordate? Hanno fatto leggi e regolamenti che consentono solo al Parlamento di decidere sulle loro prebende (caso unico da monarchia assoluta!) ed hanno rinviato fino a fine gennaio 2012 la sofferta decisione! Se qualcuno ha notizie in proposito è pregato di scriverlo su questo blog! Quelle che ho io sono scarse e nebulose perché i media ne parlano poco, mentre parlano molto dei sacrifici che dobbiamo fare noi: popolo sovrano ma trattato come "plebe". 
Alla trasmissione "Otto e mezzo"condotta dalla Gruber sulla Rete La7 , ospite Antonio Di Pietro, alle precise domande della giornalista il fondatore e sempre Presidente di Italia dei Valori ha risposto che degli 8 milioni di euro ricevuti dal finanziamento ne avevano spesi solo 2!! 
"E dove sono gli altri 6?" Chiede la Gruber.
"Sono nel conto corrente del partito." Risponde non senza un filo di imbarazzo Di Pietro.
"Se non li avete spesi perché non restituirli?" Provoca la Gruber, e l'altro risponde con un non convinto assenso  che lascia il tempo che trova.

Che li restituissero tutti e tutti i partiti e vediamo cosa farne di quei soldi, che sono tanti!
Forse la Fornero potrebbe farsi venire qualche idea su come impiegarli per il lavoro?
Questo lavoro che non c'è, ma che i partiti con i nostri soldi danno a chi gravita loro intorno, stipendiando segreterie, impiegati ecc. ecc..

Non vedo nulla di nuovo sotto il sole: i pubblici concorsi sono blindati dalle raccomandazioni, il posto pubblico, conquistato spesso con questo metodo, salvo rare eccezioni che confermano la regola, mette il sedere di chi ce l'ha al caldo e fuori, nel privato, è un massacro: anche con l'Articolo 18 vigente!
Questa è la realtà che io ho visto, vedo e probabilmente continuerò a vedere anche dopo la Riforma. 


Rimando a post successivi vari esempi REALI di come si vive il Lavoro in Italia. Necessariamente non riportando i nomi ed i luoghi degli avvenimenti. Ricordo comunque che ho trattato questo tema anche nel mio secondo libro "Il Romanzo dell'Università".