Caso Ragusa/ Smentita la 'supertestimone', è scambio di persona
Si tratta di una donna che assomiglia molto a Roberta
Pisa, 27 mar. (TMNews) - I carabinieri del nucleo provinciale di Pisa hanno smentito l'attendibilità della testimone che ha dichiarato di aver visto il 19 marzo scorso Roberta Ragusa, la donna scomparsa da Gello, nel pisano, da 70 giorni. Si tratta di un caso di somiglianza, spiegano gli inquirenti, la signora Federica, intervistata anche da Tgcom24 ha visto una donna che è soltanto molto simile a Roberta Ragusa. La testimone, che in un primo momento era stata giudicata molto attendibile, abita a Vecchiano e ha raccontato di aver visto Roberta a Ghezzano, una frazione alle porte di Pisa. Ma la donna che dalla testimone è stata vista entrare in un cancello, corrispondente alla descrizione fornita, ha solamente i capelli e i lineamenti che ricordano quelli della donna scomparsa. Il cancello è di uno studio legale.
Grande assembramento di giornalisti e operatori tv questo pomeriggio davanti al comando dei carabinieri di Pisa, che hanno tenuto a ridimensionare la "fuga di notizie" che si era verificata questa mattina. I carabinieri hanno precisato che ogni testimonianza prima di avere un riscontro può essere giudicata attendibile, ma questo non vuol dire che debba per forza dare una svolta alle indagini. È stato infine sottolineato che rimane valida sia la pista dell'allontanamento volontario, sia quella dell'omicidio volontario per cui è indagato il marito di Roberta, Antonio Logli, mentre è stato smentito che vi sia nei suoi confronti l'accusa di occultamento di cadavere.
Grande assembramento di giornalisti e operatori tv questo pomeriggio davanti al comando dei carabinieri di Pisa, che hanno tenuto a ridimensionare la "fuga di notizie" che si era verificata questa mattina. I carabinieri hanno precisato che ogni testimonianza prima di avere un riscontro può essere giudicata attendibile, ma questo non vuol dire che debba per forza dare una svolta alle indagini. È stato infine sottolineato che rimane valida sia la pista dell'allontanamento volontario, sia quella dell'omicidio volontario per cui è indagato il marito di Roberta, Antonio Logli, mentre è stato smentito che vi sia nei suoi confronti l'accusa di occultamento di cadavere.
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Come volevasi dimostrare! Già i vari salotti-portineria televisivi dibattevano e disquisivano sulla "supertestimone". In mezzo ad un mucchio di sciocchezze qualche voce di buonsenso si è levata, per fortuna.
Come poteva essere possibile che una donna, sparita nel nulla da più di due mesi, girasse a pochi chilometri di distanza dalla casa dove abitava con i suoi figli senza essere vista da nessuno, soltanto dalla "supertestimone"!! Invisibile a tutti meno che a lei!!
Come al solito le inchieste per omicidio in questi casi partono in ritardo, favorendo gli assassini. C'è tutta una casistica in proposito di cui nei post precedenti ho dato un saggio.
Per una ipocrisia di principio si fa finta che, quello che appare agli occhi del comune buonsenso e della normale ragione, non sia.
Ci si lamenta di tutti gli omicidi insoluti che ormai sono in gran numero in Italia, soprattutto di donne. Penso che sia molto importante il cervello che coordina le indagini. Le intuizioni che, chi pensa alle varie possibili ipotesi, può avere nel disporre perquisizioni, controlli, analisi...
In questo tristissimo caso spero che non sia vero che i RIS abbiano trascurato di analizzare il furgone di servizio del marito della povera Roberta. Lo spero perché sarebbe di una imperdonabile idiozia. Già si sono mossi tardi, ma se non hanno analizzato tutto vuol dire che non ci ha pensato chi coordinava il blitz e il blitz si prepara prima, con il cervello, a tavolino...
Spero davvero che quello che trapela alla stampa sia molto poco... e che si stia facendo invece molto. Spero che le voci di possibilità di accesso del marito all'inceneritore siano state tutte attentamente vagliate. Sicuramente avranno verificato se aveva questa possibilità la notte fra il 13 ed il 14 gennaio di quest'anno e se di notte è in funzione una qualche camera di combustione accessibile... Spero e credo che gli inquirenti non siano sciocchi e che, anche nel dare retta ad una donna che diceva di averla vista, mentre per tutti ella da quella fatale sera si è resa invisibile, abbiano voluto dimostrare che l'indagine sul marito non è un partito preso...
Se qualcuno l'ha uccisa vorrei che pagasse perché è orribile che in una società che sembra civile, ma forse non lo è, una giovane donna, madre di una bambina di 11 anni e di un adolescente di 15, venga eliminata e ne sia gettato via il corpo. Se c'è rimasto qualche valore morale in giro, questo NON DEVE ACCADERE.
Quello che ci mostrano i casi recenti, in cui sono riusciti a mettere insieme un buon numero di prove o sufficienti e concordanti indizi da formare la prova di un delitto, è che in dibattimento ci vuole la flagranza per dare un ergastolo! Voglio dire che, secondo quel che si sente dai media e quel che si vede dalle risultanze di certi processi, bisognerebbe beccare l'assassino mentre strangola o accoltella la vittima per sbatterlo in galera per sempre! Le prove scientifiche poi a volte sono usate in modo improprio, come nel caso Cesaroni, in cui si espletano dopo 20 anni su reperti non più freschi e chiari...
Indagini sbagliate, sciatte, non giustificabili sempre da mancanza di uomini e mezzi, anzi, spesso con dispendio di pubblico denaro, ma solo sbagliate!
Mi torna in mente l'assassinio dopo violenza carnale di una fanciulla che passava in motorino su una strada poco frequentata, precedendo i genitori che l'avrebbero raggiunta in auto nella casa delle vacanze estive dopo poco. Furono quasi subito individuati i possibili assassini: contadini pastori, fratelli, che abitavano proprio vicino al punto in cui la povera ragazza passava in motorino e dove, gettata sotto strada con il suo mezzo, fu ritrovata straziata. I genitori, passati non molto tempo dopo, non poterono vederla e iniziarono ad angosciarsi solo quando, arrivati nella casa estiva, non la trovarono come doveva essere. Ho letto su un giornale che quei contadini furono prosciolti perché lo sperma prelevato dalla povera vittima per l'esame del DNA, che li avrebbe inchiodati, era stato mal conservato e, dato il caldo estivo della Calabria, era arrivato in Inghilterra, dove la Polizia l'aveva inviato in un laboratorio all'epoca specializzato, inservibile!!
Ricordo ancora la faccia infida e meravigliata di uno dei prosciolti che veniva intervistato da uno stupido cronista televisivo con accenti che volevano darlo per vittima di un errore giudiziario, solo perché era un povero contadino! Aveva l'espressione del colpevole che è il primo a meravigliarsi di quello che dice l'imbecille che gli sta davanti. Lo pensai e me ne ricordo ancora. Persone molto elementari che compiono delitti così efferati solo perché bestie in foia, non sono così smaliziate da controllare con cinismo le loro espressioni facciali e sono facilmente leggibili da chi ha un minimo di sensibilità e di empatia. Quel cronista non ne aveva neppure un pò.
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Dal sito: Calabrianotizie - 23 gennaio 2009
Omicidio Lanzino: tre rinvii a giudizio – A distanza di 21 anni dal drammatico fatto di sangue è arrivata la decisione del gup di Paola
COSENZA – Sarà processato il presunto responsabile dell’omicidio di Roberta Lanzino, la studentessa di Rende violentata e uccisa il 26 luglio del 1988 sulle montagne di Falconara Albanese che separano Cosenza dalla costa tirrenica dove la ragazza era diretta in motorino per le vacanze. I genitori la seguivano a bordo di un’auto, ma Roberta aveva voluto partire in anticipo per arrivare prima al mare. Una scelta che le è costata la vita.
Nella tarda mattinata di ieri il giudice delle udienze preliminari di Paola ha rinviato a giudizio tre persone, accusate d’essere variamente coinvolte nel delitto che sconvolse l’Italia. E che ventuno anni dopo è ancora senza colpevoli.
Secondo la Procura, il responsabile del delitto è Franco Sansone, 47 anni, già detenuto poiché condannato a trent’anni di reclusione per gli omicidi dell’ex fidanzata Rosaria Genovese e del complice Luigi Carbone. Due fatti di sangue strettamente legati al giallo Lanzino.
Il padre e un fratello di Franco Sansone, Alfredo e Remo Sansone, 73 e 46 anni, invece, oggi sono stati rinviati a giudizio dal gup polano per l’uccisione di Luigi Carbone. A parere della Procura Franco Sansone avrebbe ucciso Carbone, insieme al padre e al fratello, per evitare che rivelasse il suo coinvolgimento nell’assassinio della studentessa.
Stessa sorte, e per gli stessi motivi, sarebbe toccata a Rosaria Genovese, fidanzata di Franco Sansone nel periodo del delitto. Sarebbe stata strangolata nel ’90, secondo l’accusa sempre da Franco Sansone, perché sapeva i nomi degli assassini di Roberta.
L’inchiesta sul giallo Lanzino negli anni passati è stata riaperta, dopo decenni di oblio, dal pm della Procura della Repubblica di Paola, Domenico Fiordalisi, successivamente promosso Procuratore della Repubblica di Lanusei (Nuoro).
Il trasferimento del togato ha fatto scivolare il caso nelle mani del sostituto procuratore di Paola Eugenio Facciolla che ha sostenuto l’accusa dinanzi al gup. La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 11 marzo davanti la Corte d’assise di Cosenza.
Nel nuovo filone investigativo sono stati fondamentali i racconti di due testimoni: Gennaro Genovese e Carmine Carbone. Il primo è il fratello di Rosaria Genovese, mentre Carmine Carbone è il padre di Luigi Carbone.
Sul giallo Lanzino ha più volte dichiarato pure l’ex boss della ‘ndrangheta cosentina Franco Pino, da anni oggi collaboratore di giustizia.
Pino ha riferito di avere appreso i particolari del delitto nel carcere di Palmi da Romeo e Marcello Calvano, esponenti della criminalità di San Lucido ai quali Luigi Carbone sarebbe stato legato.
Il Giornale di Calabria
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Per non aver conservato lo sperma degli assassini come doveva essere fatto, l'hanno fatta franca e sono morte altre due persone. Luigi Carbone fu anche lui indagato perché passò con il suo furgone proprio nei momenti in cui, si ricostruì temporalmente, era transitata la fanciulla uccisa. Egli si conosceva con i contadini che abitavano lì e, come si vede, gli inquirenti avevano visto giusto nel pensare che avevano tutti a che fare con quell'omicidio.
Le inchieste, dunque, non vanno vanificate da errori compiuti da qualcuno che ha un qualche ruolo in esse.
Un'ultima riflessione sul ruolo che recenti indagini hanno assegnato ai "miracolosi" cani molecolari.
Per Yara Gambirasio si sono recati sul retro della palestra, mentre un papà di una sua compagna l'ha incrociata che usciva dal davanti...
Per Carmela Rea, si sono recati fino ad un monumento lontanissimo dal luogo dove è stata uccisa, ma lontano anche dal luogo in cui il bugiardo marito dice di averla vista recarsi per andare al bagno...
Per Roberto Straccia, si sono recati dentro il Parco di Pescara, addirittura in un gazebo dove un guardiano ha detto di aver visto un ragazzo in jeans che somigliava a Roberto molto tempo dopo che, probabilmente, Roberto era già in acqua vestito con i calzoni corti con cui era uscito di casa e con cui è stato ritrovato.
Forse è meglio usare qualche bastardone ma bravo cane da caccia!