Compensi onorevoli Nessuno sa tagliarli
Dovevano studiare il taglio delle retribuzioni ai deputati italiani, per ridurle ai livelli dell’Europa. Mesi di "intenso lavoro" poi il responso: "Impossibile". Ma non si poteva fare come per le pensioni?
Dico io: ci volevano il presidente dell’Istat e la laurea alla Bocconi per dire come tagliare gli stipendi dei parlamentari? Bastava andare ai giardinetti pubblici, prendere il primo pensionato sulla panchina e domandarlo. Non al pensionato, che sarebbe fin troppo: bastava la panchina. L’avrebbe saputo dire anche una sedia sdraio: si prendono le forbici, zac, oplà, e gli stipendi si tagliano. Invece no: i professoroni si sono riuniti per 7 mesi e 4 giorni, hanno sudato sette camicie, hanno elaborato formule astruse (VRt=VGt*PILGt+VFt*PILFt+VSt*PILSt+VBt*PILBt+VOt*PILOt… e vi risparmio il resto), hanno emesso documenti di decine di pagine, note a margine, codici, codici a barre, allegati, collegati, e poi… Poi, alla fine, hanno salvato il portafoglio all’amata casta, che fra l’altro è quella che garantisce ai medesimi professoroni prebende e incarichi d’oro. Ma guarda un po’ che sorpresa. A ben pensarci è andata quasi di lusso: se stavano ancora un po’ lì a studiare, in effetti, c’era il rischio che questi ai parlamentari regalassero pure un aumento…
Per giustificare il loro fallimento i professoroni si sono attaccati un po’ a tutto. Nel loro comunicato finale, dopo essersi elogiati per «l’intenso lavoro», fanno riferimento all’«eterogeneità delle situazioni riscontrate negli altri Paesi» e alla «difficoltà incontrate nella raccolta dei dati». Qualsiasi studente al primo anno di università sarebbe mandato a casa con un calcio nel sedere se si presentasse all’esame con una preparazione così modesta. Ma loro, i professoroni capeggiati dal presidente dell’Istat, invece no: loro dominano la statistica nazionale, loro maneggiano i numeri della contabilità pubblica, fanno da docenti e consulenti. Avete capito bene: consulenti. Consulenti de che? Non riescono nemmeno a raccogliere due dati sugli stipendi dei parlamentari europei, mi dite voi come diavolo fanno a presiedere l’Istat?
Dio solo lo sa. Fra l’altro anche sull’«intenso lavoro» ci sarebbe da dire. Risulta che dal 1° settembre al 31 dicembre (data della prima resa) si siano riuniti 5 volte in tutto. E risulta che dal 31 dicembre ad oggi (data della resa finale) non si siano riuniti più. Magari sbagliamo, ma questo «intenso lavoro», be’, un po’ ci è sfuggito. E se ci fosse stato sarebbe ancora più grave: in sette mesi si costruiscono edifici, si scalano montagne, si vola nello spazio. Come mai in sette mesi (e con cotanto impegno) non si riesce a dare una onorevole sforbiciatina ai parlamentari? Fra l’altro, come è noto, in questo Paese si sta tagliando tutto, ma proprio tutto: le pensioni, i risparmi, i consumi, i servizi… Possibile che l’unica cosa che non si taglia sia lo stipendio di Montecitorio e dintorni? Dicono i tecnici che era complicato. Eh già, in effetti. Complicato. Ma riformare il sistema previdenziale non era complicato? E la riforma del catasto con conseguente maggiorazione dell’Imu? Non era complicato? E che cos’era allora? Un gioco da ragazzi? Ma sì dai, divertiamoci: «un due tre stella» e la riforma del fisco, «strega tocca color» e cambiamo le pensioni. E gli stipendi dei parlamentari? No, quello no: è complicato. Ci vuole come minimo la laurea in astrofisica, visto che quella in Bocconi non basta…
La legge, fra l’altro, aveva buone intenzioni: prevedeva di ridurre gli stipendi dei parlamentari italiani a quelli della media europea.
Peccato che la commissione del presidente dell’Istat non sia riuscita a stabilire la media statistica. Che è un po’ come se il Papa non riuscisse a stabilire quando cade la Pasqua. Singolare no? Così l’Europa, almeno in questo campo, resta lontana. Ma sicuro: ci stanno sfracassando i cosiddetti con il fatto che dobbiamo essere europei, e l’Europa ci chiede l’articolo 18, e l’Europa vuole il taglio delle pensioni, l’Europa di qua e di là, possibile che l’unica cosa in cui non siamo europei sono gli stipendi dei parlamentari? Non solo non siamo europei: non lo vogliamo diventare. Anzi no, mi correggo: non ci riusciamo. Non ci riusciamo perché il prof Giovannini e i suoi quattro cavalieri dell’aritmetica perduta non sanno far di conto. E il risultato finale qual è? Una beffa nella beffa: i parlamentari conservano il loro stipendio, la politica conserva i suoi costi e Giovannini conserva la sua poltrona. Non solo quella dell’Istat, cosa già di per sé ingiustificabile, ma anche quella della Commissione. Che, come tutte le cose inutili, si scioglie ma mantiene in carica, cioè in poltrona, il suo presidente. Perfetto, no? Giovannini incarna il miracolo italiano: doveva ridurre gli sprechi del Paese. È riuscito solo ad aggiungerne uno. Se stesso.
Un articolo impeccabile! Sottoscrivo ogni parola!
Continuano a beffarci mentre vanno avanti con provvedimenti che spremono solo i più deboli.
Una nota sull'IMU: mi avevano detto che avevano esonerato le Fondazioni Bancarie ma l'avevano messa con aliquota seconda casa alle case dei vecchietti che, non potendo vivere da soli, erano costretti a ricoverarsi in una Casa di Riposo.
Non volevo crederci! Stamane ad "Agorà" ne hanno parlato e c'è chi in Parlamento cercherà di far cambiare questa bella pensata!! Ma c'è anche chi ha detto quello che sbalorditi pensiamo tutti: ma come gli è venuto in mente?
MA GLI E' VENUTO IN MENTE! Ed è ormai fuori di dubbio che Monti NON è quello che pensavo: mi debbo arrendere ai peggiori giudizi!