Napoli - Il SecoloXIX Rapinato per un cardellino bianco Bastano dieci secondi, una pistola puntata, alle sette e mezza di sera.
Due malviventi, passamontagna calato sul volto, fanno irruzione nel negozio di
elettronica di Paolo Cursale, 60 anni, nel quartiere Arenaccia di Napoli.
Non una parola. La cassa non la guardano nemmeno. Cercano qualcosa d’altro. Di
più prezioso. Un cardellino biancoche trilla dietro al bancone. I due
malviventi, non certo degli esperti avicoltori, si sono fatti consegnare la
gabbia del prezioso animale. Poi, forse per evitare un imbarazzante scambio di
animali, ne hanno staccata e rubata anche una seconda, quella di un cardellino
femmina di nessun valore. E proprio questo dettaglio ha orientato gli inquirenti
in una direzione: una rapina su commissione.
Ma
è l’antefatto, forse, il momento più bizzarro della storia.Il commerciante
sessantenne ha infatti riferito di uno strano cliente che a più riprese si è
presentato in negozio dimostrando particolari attenzioni per l’animale. Bellezza
e rarità del cardellino l’avevano ammaliato: voleva comprarselo a tutti i costi.
Prima una offerta di quattromila, poi settemila, infine
l’iperbolico rilancio a cinquantamila euro. Ma nulla da fare. Carusale
non accetta. «Quel cardellino l’ho visto nascere, l’ho accudito, e il suo canto
mi teneva compagnia nelle ore di lavoro», ha spiegato ancora scosso il
commerciante napoletano. Grande appassionato di uccelli, Carusale era ben
consapevole del valore di quell’animale molto raro. Il cardellino bianco è
infatti un esemplare «portatore di colore». Una caratteristica, questa, che
permette al volatile, se accoppiato con un altro cardellino, di generare
sia una nidiata di uccelli dai colori vivacissimi sia altri cardellini bianchi
con le stesse caratteristiche del genitore.
Doveva
saperlo bene quell’uomo disposto a fare carte false per averlo. Ma la risposta
di Caruso è stata secca: «Il cardellino non ha prezzo». Mai l’avrebbe venduto.
Nessuna cifra per quel canto a cui si era affezionato. Anche se economicamente
parlando l’offerta sembrava di quelle che non si possono rifiutare. «Un uccello
di quel tipo vale circa 500 euro», spiega Mario Verner, delegato provinciale
della Lipu di Genova.Il prezzo di un cardellino comune nato in gabbia si aggira
intorno ai 100, mentre di cattura viene venduto sottobanco a 50. «Ma si tratta
di una pratica illegale e molto dannosa per l’ambiente», sottolinea
Verner. Se fino al 1976 era possibile appropriarsi di questi volatili ora la
cattura è considerata reato penale. «Per ottenere un cardellino bianco in
cattività– continua Verner – si devono incrociare più generazioni di parenti».
L’uccello che si ottiene, dalla livrea albina, si definisce scientificamente
come malato di leucimismo. Quel colore tanto prezioso per l’uomo in natura è
piuttosto un “difetto”. «Il bianco non permette all’uccello di mimetizzarsi
facendolo diventare così una preda facile», conclude Verner. Bellezza
straordinaria e fragilità. Per questo per l’antica cultura pagana questo piccolo
uccello, grande quanto un passero, rappresenta l’anima dell’uomo che vola via in
punto di morte.
Mi è venuto subito in mente il romanzo un po' favolistico e un po' stralunato di Anna Maria Ortese, ambientato proprio a Napoli....
Una storia così non poteva che accadere a Napoli, città dai volti, a volte, del degrado, ma città di poesia e di cuore...
Un signore che si innamora di un cardellino e offre per averlo un prezzo spropositato! Poi, non riuscendoci, paga due mariuoli scarcagnati che non sanno neppure distinguere qual'è il cardellino giusto e, per non sbagliare, se ne portano via due!
E il poetico proprietario che (stavolta lui!) rimane addolorato senza più il suo cardellino ed il suo melodioso trillo!
Il grande bluff della Provincia di Roma:
come far finta di rispettare il referendum dando ad Acea 1,32 miliardi di euro
di “remunerazione” per l’acqua.
“State tranquilli, Roma come Belluno applicherà
il referendum, eliminando la remunerazione del capitale investito”. Queste
sono - in sintesi - le parole che alcuni sindaci dell’Ato 2 - ambito idrico
gestito da Acea - hanno ascoltato nelle riunioni informali dei giorni scorsi,
convocati dalla Provincia di Roma prima delle decisioni che verranno prese nella
prossima conferenza del 17 aprile. Tra le delibere da votare c’è anche un
atto che - almeno sulla carta - azzera la remunerazione del capitale investito,
come previsto dal referendum di giugno.
C’è però un trucco, anzi, un grande
bluff.
Partiamo dai numeri, che non tornano. Tra le
tabelle allegate alle bozze delle delibere sulle quali il 17 aprile i sindaci
dovranno esprimersi c’è il quadro sinottico del ricavo garantito al gestore,
ovvero la multinazionale Acea spa: sommando le cifre riportate nel riquadro
“ricavo” si arriva a 1,32 miliardi di euro, dal 2012 al 2024. Un
incasso record, pronto a finire nei dividendi dei nuovi soci privati che il
comune di Roma sta cercando e dei tradizionali azionisti, quali Caltagirone e la
francese Suez. Un bottino ghiotto che il referendum aveva spazzato via, come è
noto a tutti i 27 milioni di italiani che il 12 e 13 giugno votarono per i
quesiti sull’acqua.
Dov’è, dunque, il trucco?
Secondo la bozza di delibera preparata dagli
uffici della Provincia di Roma l’azzeramento della "remunerazione del
capitale investito” riguarderà solo gli investimenti decisi dopo il
referendum di giugno.
In teoria sembra una decisione di buon senso, ma,
come è noto, il diavolo si nasconde nei dettagli. Nel pacchetto degli
“investimenti” già fatti c’è poco meno di un miliardo di euro di
capitalizzazione iniziale di Acea. Un valore che venne stabilito prima della
firma della convenzione, avvenuta nel 2002, che comprende teorico valore di
mercato del settore acqua della multinazionale romana.
Ebbene quella cifra verrà integralmente riportata
anno dopo anno, sommandosi agli investimenti deliberati prima del giugno 2011,
generando un sette per cento di utile - ovvero proprio quella
remunerazione del capitale che il referendum ha abrogato - altissimo, che
corrisponde a circa il 18% della bolletta dell’acqua. Questa cifra non
viene neanche sfiorata dalla proposta di delibera, che sostanzialmente non
cambia nulla rispetto alla tariffa del sistema idrico integrato.
Altro che accoglimento del risultato dei
referendum…
Si tratta, dunque, di un’operazione di marketing,
una sorta di cipria che si vuole spacciare ai sindaci come una decisione
rivoluzionaria.
Siamo sicuri che i primi cittadini sapranno
smascherare il grande bluff, respingendo al mittente la proposta di
delibera.
Ricordiamo che la vera abrogazione del 7% di
remunerazione del capitale la stanno già attuando i cittadini, con la
campagna di obbedienza civile, decurtando quella parte di tariffa
abrogata dai
referendum.
Coordinamento dei comitati acqua pubblica Castelli
romani
Non sarà facile rimuovere il “significato politico” del risultato dei
referendum dal dibattito, e probabilmente sarebbe anche poco realistico ignorare
il valore del voto per il confronto tra maggioranza e opposizione. Ma in ogni
caso si è votato su dei quesiti concreti anche se un po’ farraginosi, e il
Corriere e la Stampa oggi provano a spiegare quali saranno le
conseguenze concrete su quei quesiti concreti. Acqua
È il tema su cui è più difficile capire cosa
succederà, così come era difficile capirlo prima del referendum. “Ha prevalso il
principio di salvare qualcosa dall’invadenza del mercato”, è l’analisi di
Massimo Mucchetti a proposito del “plebiscito” nei referendum sulla
privatizzazione della gestione, ricordando che il Corriere aveva
suggerito di votare invece “no” all’abolizione delle norme, “per avere il
servizio migliore ai costi più bassi possibili”. Ma come spiega Raffaello Masci
sulla Stampa, c’è già un problema di omogeneità tra le norme italiane e
quelle europee. “In sostanza si attendono lumi da una nuova legge”, ma intanto
dovranno essere i Comuni a organizzarsi.L’obbligo di privatizzare almeno il 40%
delle società idriche è stato abolito, ma la facoltà di farlo rimane: solo che
con il risultato del secondo referendum i privati non hanno più interesse nel
mercato. Quelli che però sono già entrati potrebbero secondo Masci, fare ricorso
“per il repentino cambiamento, che trasforma i loro investimenti in flop”. Il
rischio è che alzino le tariffe. Una soluzione sarebbe che il pubblico si
ricompri tutto, ma non si sa da dove possano venire i soldi. Mucchetti propone
un’Authority che coordini il caos che potrebbe nascere nei diversi comuni, ma si
mostra preoccupato. Restano i limiti e le carenze dell’attuale gestione del
servizio in molte zone d’Italia.
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Questo articolo già diceva tutto di ciò che ora sta accadendo. Al di là di quello che gli italiani sanno e sentono dai media a livello nazionale, possono nella loro zona, nei territori in cui vivono, rendersi conto di quanto sia difficile vivere una vera democrazia.
Della democrazia abbiamo ancora la libertà di espressione, di fare satira politica, ma mi sembra ben poco altro. Lo Stato non è dei cittadini, ma dei politici che ci derubano, dei burocrati che ci vessano, dei magistrati lontani ed assenti dai problemi pressanti e quotidiani che esigerebbero giustizia.
Ciascuno di noi si misura ogni giorno con questa realtà: ai problemi i politici non rispondono, in televisione sì, per la facciata, e dicono bugie.
Un esempio recente: Antonio Di Pietro fa il paladino a parole delle esigenze dei cittadini. Nelle ultime due apparizioni televisive, a parte strabuzzare gli occhi ed esprimersi come una macchietta nell'intento forse di piacere di più alle persone semplici, ha detto l'ennesima bugia: "Nelle municipalizzate basta un Amministratore unico." Bene. Allora perché in ACEA ATO2 il suo partito ha messo come Vicepresidente del Consiglio di Amministrazione l'ex-segretario politico IdV del Lazio?
Ieri, alla riunione dei Comitati dell'Acqua dei Castelli Romani, si diceva che il C.d.A. di ACEA ATO2, come ACEA tutta, si preoccupa soltanto di distribuire i dividendi agli azionisti, oltre a prendersi bei soldi per le poltrone che occupa.
Italia dei Valori è lì con il suo uomo che, smentendo il Pinocchio Di Pietro, prende i soldi e se ne fotte dei problemi dei cittadini: migliaia di cittadini dei numerosi comuni dei Castelli Romani.
Da quando nel 2007 ACEA ATO2 è subentrata al Consorzio che gestiva gli acquedotti dei Castelli Romani i cittadini hanno verificato la seguente situazione reale e paradossale insieme:
1)Larghe zone di TUTTI i Comuni interessati in cui da anni si aspetta la costruzione della rete fognaria, per cui da anni in Regione Lazio sono stati stanziati dei soldi (tanti) che si spendono in tranches di appalti per costruire piccoli tratti, si sono viste fatturare le fognature fantasma; a nulla sono valse le proteste verbali e scritte di farsi togliere una fatturazione per un Servizio NON reso, gravato dell'IVA al 10%; ACEA ATO2 non risponde ai cittadini se non per chiedere i disegni dei pozzi neri delle abitazioni che, qualora si abbiano, si scopre che in tutto o in parte sono superati dalle nuove leggi e andrebbero rifatti. E' una situazione paradossale in cui si chiede al cittadino di pagare per un Servizio che ACEA ATO2 non può dare perché la rete fognaria NON ESISTE, come non esiste per questi cittadini NESSUNA DOCUMENTAZIONE DI ALLACCIO IN FOGNA, però esiste la fatturazione più tassa!
Se protestano debbono pagare un geometra per rifare a norma recente il pozzo o adeguarlo con spese ingenti, mentre i soldi pubblici per la costruzione della rete fognaria vengono appaltati con ritardo e un poco per volta!
ACEA ATO2 non è una municipalizzata che rende un Servizio al cittadino ma, peggio di un privato che potrebbe essere denunciato per falsa fatturazione, impone LE SUE REGOLE alla faccia del cittadino, inascoltato e beffato.
ACEA ATO2 può fare tutto, il cittadino niente! Anche se si organizza in Comitati. E' la morte della democrazia e la dittatura di chi dovrebbe invece stare al nostro servizio.
2)Dal 2007 per tutte le strade di TUTTI i Comuni dei Castelli Romani i cittadini vedono aprirsi polle di acqua che diventano ruscelli che scorrono per giorni e giorni, addirittura per mesi, senza che nessuno intervenga. I giornali locali pubblicano foto di questo e quell'evento, documentano che il Servizio ACEA, quantunque chiamato, non interviene.
Ieri, alla riunione dei Comitati dell'Acqua che si teneva nella bella Sala Consiliare del Comune di Genzano, una cittadina di quel comune ha chiesto al suo Sindaco, l'unico presente, come mai da mesi c'era una polla d'acqua che fuoriusciva dalle tubazioni dell'acquedotto proprio davanti all'Ospedale cittadino. Il Sindaco ha esternato la sua impotenza e quella di tutti i Sindaci del Territorio, con cui aveva avuto un incontro nei giorni precedenti in vista della Conferenza dei Sindaci che si dovrebbe tenere il 17 aprile p.v..
3) Nonostante il risultato del Referendum sull'acqua, ed ormai in stile con altri risultati referendari assolutamente disattesi (finanziamento pubblico dei partiti, responsabilità civile dei giudici), ACEA ATO2 non rispetta la regola che ne è scaturita e che è chiaramente espressa dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 26/2011.
Ma ACEA ATO2 non è nuova a questa pratica: ricordo la sentenza della Corte Costituzionale n. 335/2008 applicata per modo di dire.
1999 - Uno studio del WWF
Secondo un monitoraggio della Provincia di Roma (1999), per quanto attiene ai depuratori dei Castelli Romani, è venuto fuori che essi risultano, ove presenti, inadeguati; essendo dotati di una capacità depurativa inferiore al numero di abitanti allacciati alla rete. Comunque, per avere un’idea ottimistica e parziale sulle ricadute ambientali derivanti dallo stato dei depuratori, si è considerata la sola capacità depurativa degli impianti rapportata al reale fabbisogno depurativo.
Dalla lettura della tabella emerge in maniera inconfutabile la carenza degli impianti e delle loro capacità depurative. Un’altro fattore che influisce sul mal funzionamento è da ricercarsi nel conferimento agli impianti di depurazione di acque nere miste a quelle bianche; commistione che influisce negativamente sul processo depurativo. Inconveniente, che anche oggi, nelle nuove realizzazioni di reti fognarie non si tende ad eliminare.
COMUNE FABBISOGNO DEPUR. ABIT. EQUIV. *CAPACITA’ DEPUR. COMUNALE ABIT. EQUIV.
Lanuvio10.791 7.000
Nemi 2.063 5.000
Rocca di Papa 16.521 9.400
Montecompatri 21.173 7.200 + 1.200
Rocca Priora 12.150 3.000
Velletri 49.457 1.500
Lariano 11.500 2.000
Castel Gandolfo 9.850 5.700
Monte P. Catone 15.871 12.000
Colonna 3.996 4.300
Frascati 29.122 2.900
Grottaferrata 24.022 20.000
Ariccia 20.241 17.000
Genzano 23.211 35.000
Marino 57.614 20.600
Albano Laziale 35.664 ??????
Ciampino 36.464 27.000
(Dati provincia di Roma 1999 e C.I.As.Co.). Nel 1999 si salvavano solo Nemi e Genzano.
Questi dati sono stati confermati da un’indagine della Guardia di Finanza, resa nota nella primavera del 2006, che ha portato alla luce quanto da molto tempo le Associazioni Ambientaliste temevano, e cioè che l’80% dei depuratori della Provincia di Roma non funzionano, cioè non depurano, e il restante 20% è quasi ai limiti di sostenibilità.
In questa indagine i depuratori della zona dei Castelli Romani sono risultati inefficienti, come confermato in precedenza dalla tabella, costruiti per un numero di abitanti equivalenti minore
rispetto alla realtà esistente sul territorio.
2012: La situazione è uguale o peggiorata. Nell'acqua di alcuni comuni c'è presenza di arsenico oltre la soglia consentita, non solo dalle leggi europee, ma anche e soprattutto dai parametri sanitari in difesa della salute pubblica. Ma i cittadini debbono pagarla ugualmente poi debbono acquistare acqua in bottiglia per sopravvivere: doppia spesa. Come coloro che pagano l'autospurgo per i pozzi neri e pagano ad ACEA pure le fognature inesistenti.
Ora che tutta Europa parla tedesco, fareste meglio a imparare questa parola:
Schadenfreude. Significa "gioire delle sventure degli altri". In quasi tutte le
altre lingue non esiste una parola corrispondente, tanto che il termine tedesco
sta già diventando di uso comune. Anche perché non si tratta di un sentimento
esclusivamente tedesco.
Nella triste Europa dei giorni nostri la Schadenfreude è un elemento
dominante, come dimostrano le ultime dichiarazioni di Mario Monti e di Nicolas
Sarkozy. Le sventure di un paese suscitano l'allegria degli altri, che in questo
modo sperano di esorcizzare le proprie miserie.
Da: Silvia O. Monti ha detto che lo spread sale perchè paghiamo di rimbalzo la crisi della
Spagna. E' la seconda volta che punta il dito sulla Spagna e questa volta Rajoy
gli ha risposto per le rime, con classe e signorilità.
Da: El Mundo "Rajoy reclama prudencia a Monti"
El presidente del Gobierno,
Mariano Rajoy, ha mandado un mensaje directo al primer ministro
italiano, Mario Monti. Le ha reclamado "prudencia" en sus
declaraciones después de haber culpado a España de la subida de la prima de riesgo
italiana.
"Nosotros, el Gobierno y los españoles no vamos contra nadie
(non andiamo contro nessuno), no hablamos de otros países (non parliamo di altri
paesi), les deseamos lo mejor" (auguriamo a tutti il meglio), ha afirmado. "Lo
bueno para España es bueno para la zona euro (quello che è buono per la Spagna è
buono per la zona euro), y todos tenemos problemas y nosotros trabajamos para
solucionar los nuestros (tutti abbiamo problemi, noi lavoriamo per risolvere i
nostri problemi), pero también para ayudar a la zona euro"(però anche per
aiutare tutta la zona euro), ha añadido (ha aggiunto). "Y a los demás les
pedimos que sean prudentes porque todos queremos una Europa fuerte en un
euro fuerte", han sido sus palabras, pronunciadas ante sus propios
diputados. (Agli altri (Monti) chiediamo che siano prudenti perchè tutti vogliamo
una Europa forte e un euro forte).
Una bella lezione di stile, non c'è che dire.
Monti deve fare un lavoro che l'ex-comunista Napolitano ha chiamato a fare dopo il disastro del Governo formato dalla coalizione Berlusconi-Bossi-Fini che, grazie ad una legge elettorale fatta da Calderoli, era arrivata al potere.
Farebbe bene a guardare dentro questo Paese ai mali che l'affliggono, le resistenze che incontra se prova a spodestare certi poteri che tolgono ossigeno agli italiani... invece di puntare il dito verso Paesi fratelli.