(AGI) - Roma, 16 apr - "Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici destinati ai partiti, gia' drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011, sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole) e metterebbe la politica completamente nelle mani di lobbies, centri di potere e di interessi particolare". Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini scendono in campo per difendere il principio democratico del finanziamento pubblico ai partiti. "Il finanziamento pubblico dei partiti - proseguono Abc - presuppone regole certe che garantiscano la trasparenza ed il controllo sui bilanci. Questa e' la strada e bisogna intervenire rapidamente".
Di diverso avviso Antonio Di Pietro che afferma: "In un momento cosi' drammatico per il nostro paese, dove il Governo ha colpito le fasce sociali piu' deboli, la politica deve dare il buon esempio cominciando a tagliare gli sprechi e le vagonate di soldi pubblici incassati. Il provvedimento all'acqua di rose proposto da Alfano, Bersani e Casini e' una presa in giro. L'idv si battera' in Parlamento per restituire agli italiani il maltolto".
Beppe Grillo batte la strada dell'antipolitica e dichiara: "Siete sicuri che se pagassimo tutti le tasse questo paese sarebbe governato meglio? Ruberebbero il doppio". Per D'Alema "Grillo e' un mix tra il primo Bossi ed il Gabibbo".(AGI) .
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I Partiti hanno ampiamente dimostrato di infischiarsene della Res Publica, quindi la perorazione in loro favore fatta anche da Napolitano suscita un'amara ilarità nella gente.
Ma i Referendum in questo Paese cosa li facciamo a fare?
Se lo chiede Napolitano?
Per spendere milioni di euro per niente?
In un Paese in cui si chiedono sacrifici, quali sacrifici hanno fatto fino ad ora i Politici? Hanno preso tempo fino al 31 gennaio 2012 per decidere quanto potevano togliersi dei loro ricchi emolumenti, che non hanno eguali in Europa, e non si sono tolti nulla!!! Abbiamo pagato la commissione presieduta dal Presidente dell'ISTAT per niente!
Tutto come prima e peggio di prima. Dove sono quelli che hanno rispettato le regole secondo Napolitano?
Chi ci ha fatto il favore di non rubare il denaro pubblico estorto con una legge truffa?
Quello che dice Napolitano NON MI PIACE e penso che non piaccia a chiunque ragioni solo un po'!
Mi sta bene, invece, il contributo volontario, come lo detti con un assegnino tanti anni fa al Movimento Italia dei Valori perché credevo fosse una forza nuova e diversa dal resto.
Gli italiani già si sono espressi. Dunque basta la presa in giro di Antonio Di Pietro che ripropone un referendum quando si vede che fine fa la volontà popolare referendaria in questo Paese.
Se ritiene ingiusto il raggiro del "rimborso" restituisse in un fondo per l'occupazione giovanile i milioni di euro non giustificati da spese "presentate a rimborso" che ha in cassa!
La Lega, la ex-Margherita dicono che restituiranno i soldi rubati e malversati dei loro "rimborsi" per darli in beneficenza!
La beneficenza la facessero con le ricche e plurime prebende personali che ricevono e con i soldi che risparmiano NON pagando un mucchio di cose che, con leggi e regolamenti a loro favore, hanno fatto in modo che gliele pagassimo noi, con le nostre tasse!
I soldi rubati vanno restituiti e, come detto sopra per Di Pietro, si crei un fondo comune per aiutare l'occupazione giovanile.
Altrimenti sono solo chiacchiere come quelle del bar e Napolitano difende qualcosa di INDIFENDIBILE: anche lui ha fatto il politico tutta la vita, non dimentichiamolo.
Dunque è giusto il richiamo agli evasori, fanno schifo anche a me che le tasse le pago da quattro generazioni, ma i soldi delle tasse NON vanno dati in mano ai ladri che se ne infischiano del Paese e vogliono fare una vita da miliardari sulle nostre spalle!
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I deputati italiani si risparmiano di
risparmiare
Testata: SpiegelData di pubblicazione: 5 febbraio 2012
Articolo originale di: Fabian Reinbold
Traduzione di Sebastian e Francesco per italiadallestero.info
L’Italia è indebitata fino al collo, eppure a Roma siedono i deputati più pagati d’Europa. Ora vogliono abbassare sul serio i propri stipendi – ma quello che sembra un sacrificio in realtà è una falsa promessa. Gli sfarzi del parlamento gravano sempre di più sulla politica di riforme del premier Monti.
Amburgo/Roma – Gli italiani, in realtà, non si aspettano più di tanto dai loro deputati. Chiamano i politici, con un po’ di disprezzo, “la casta”. I privilegi dei parlamentari sono noti a tutti e ormai la maggioranza dei cittadini si limita semplicemente a scuotere un po’ la testa di fronte al fatto che in un paese indebitato fino al collo i parlamentari guadagnino molto di più dei loro colleghi nel resto d’Europa.
Ma questa settimana i parlamentari sono riusciti a sorprendere un po’ la popolazione. Entrambe le camere hanno promesso di risparmiare, da subito. Prima l’Ufficio di Presidenza della Camera ha annunciato una diminuzione degli stipendi dei parlamentari di 1300 euro lordi al mese, poi l’ha seguito anche il Consiglio di Presidenza del Senato. Il pieno diritto alla pensione d’ora in poi si maturerà non a 50, ma a 60 anni d’età.
Il parlamento di Roma ha urgente bisogno di risparmiare: a gennaio il think tank indipendente “Vision” ha paragonato i costi delle camere delle cinque maggiori potenze economiche europee. Il risultato: la camera dei deputati di Roma da sola divora più di 1,6 miliardi di euro all’anno – e quindi più delle camere di Berlino, Londra, Parigi e Madrid sommate insieme.
Ma il problema è che i tagli annunciati dal parlamento non dovrebbero cambiare la situazione quasi per niente. Perché a guardarli bene si rivelano di minima entità. I giornali italiani parlano di “illusione ottica”, perché malgrado l’annunciata riduzione degli stipendi di 1.300 euro lordi, il compenso effettivo dei parlamentari non cambierà affatto.
Infatti, la disponibilità al risparmio gridata ai quattro venti compensa solo l’aumento di stipendio che ci sarebbe stato con la modifica del sistema pensionistico. Visto che i loro contributi per la pensione saranno detassati, i parlamentari avrebbero percepito uno stipendio più alto. E questo, in tempi di tagli pesanti per il resto del paese, ha fatto fare un passo indietro ai partiti. Quindi, anche dopo la loro pubblica rinuncia, non un solo euro uscirà dalle tasche dei parlamentari. Il Senato vuole inoltre ridurre le spese di affitto, ma tutto questo non ha molto a che fare con una vera politica di riforme.
E i parlamentari neanche osano toccare la lunga lista di privilegi che fa invidia ai colleghi degli altri stati dell’Unione Europea. I deputati italiani ricevono di gran lunga gli stipendi più alti d’Europa, che ammontano a circa 16.000 euro mensili – diarie e compensi forfettari inclusi. I parlamentari italiani guadagnano quindi più del doppio dei loro colleghi di Berlino.
Finora i compensi forfettari erano principalmente assegni in bianco: ogni deputato riceveva un compenso forfettario di 3.700 euro per le “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”. Anche per l’assunzione di un collaboratore è prevista una cifra forfettaria di simile entità – ma senza l’obbligo di presentare un contratto di lavoro. Spesso i parlamentari utilizzavano questo compenso per sistemare qualche parente. Oppure non assumevano nessuno e intascavano i soldi di persona. In futuro dovranno dimostrare che almeno metà del compenso forfettario sarà speso per uno scopo specifico.
Chi siede al Senato gode di privilegi scandalosi: i senatori hanno un barbiere interno gratuito e non pagano il biglietto in alcuni teatri dell’opera e stadi di calcio. Quando in estate è stato reso pubblico il menù del ristorante del Senato, molti italiani si sono indignati per i prezzi bassissimi: pasta con le acciughe a 1,60 euro, carpaccio di manzo con salsa al limone a 2,76 euro. Per la lombata di vitello i Senatori pagavano 3,55 euro. Tutto questo nell’ambiente nobile di Palazzo Madama, nel centro di Roma, sovvenzionato per l’87% dai contribuenti. Da settembre, i prezzi sono stati innalzati quantomeno al livello di mercato. Da allora i Senatori, stando alle indiscrezioni, mangiano in modo molto più parco. Ora spesso si accontentano di piatti a base di riso.
Ma finora ci si è limitati a queste mini-correzioni. Eppure sarebbe decisivo che i parlamentari rinunciassero a qualcosa, per la politica di riforme del premier Mario Monti. Il suo governo tecnico vuole combattere la crisi economica e del debito in Italia risparmiando, abolendo privilegi e pretendendo sacrifici da tutti. Contro gli evasori fiscali, il governo in queste settimane procede con dei blitz. Per creare posti di lavoro, ordini professionali come camionisti, tassisti o notai dovranno perdere i propri privilegi – e in parte vi si oppongono duramente.
Lo stesso Monti rinuncia al suo stipendio, ma se i parlamentari continueranno a risparmiare se stessi, il malumore nella popolazione difficilmente diminuirà. E quindi la via d’uscita dell’Italia dalla crisi del debito passa anche per la volontà dei politici di risparmiare sulle proprie tasche. Il potenziale c’è. Secondo uno studio di “Vision”, nel mega-parlamento italiano i costi per i parlamentari in carica e gli ex-parlamentari ammontano a un quarto delle spese totali, quelli per il gigantesco apparato di personale (pensioni comprese) a più del 40%. Secondo questo studio, uno stenografo alla camera dei deputati a fine carriera guadagna 270.000 euro annui, 40.000 euro in più dello stipendo annuale del Presidente della Repubblica. Non solo i politici di professione vivono bene di politica.
Per molti osservatori sarebbe un atto dovuto ridurre drasticamente il maxi-parlamento, con i suoi 945 parlamentari in due camere che hanno compiti quasi identici, e dimezzare il numero dei parlamentari. Anche senatori e deputati hanno spesso indicato questo obiettivo. Ma finora non si sono visti sforzi seri in questa direzione.
E mercoledì scorso un episodio notevole si è aggiunto alla lunga lista di appropriazioni indebite da parte dei parlamentari. Il Senatore Luigi Lusi del Partito Democratico, in tre anni e mezzo da tesoriere del partito, si sarebbe intascato più di 13 milioni di euro. Quantomeno si è dimostrato sincero. Come è stato ora reso noto, Lusi avrebbe detto agli inquirenti: “Avevo bisogno di soldi e quindi me li sono presi.”
Testata: SpiegelData di pubblicazione: 5 febbraio 2012
Articolo originale di: Fabian Reinbold
Traduzione di Sebastian e Francesco per italiadallestero.info
L’Italia è indebitata fino al collo, eppure a Roma siedono i deputati più pagati d’Europa. Ora vogliono abbassare sul serio i propri stipendi – ma quello che sembra un sacrificio in realtà è una falsa promessa. Gli sfarzi del parlamento gravano sempre di più sulla politica di riforme del premier Monti.
Amburgo/Roma – Gli italiani, in realtà, non si aspettano più di tanto dai loro deputati. Chiamano i politici, con un po’ di disprezzo, “la casta”. I privilegi dei parlamentari sono noti a tutti e ormai la maggioranza dei cittadini si limita semplicemente a scuotere un po’ la testa di fronte al fatto che in un paese indebitato fino al collo i parlamentari guadagnino molto di più dei loro colleghi nel resto d’Europa.
Ma questa settimana i parlamentari sono riusciti a sorprendere un po’ la popolazione. Entrambe le camere hanno promesso di risparmiare, da subito. Prima l’Ufficio di Presidenza della Camera ha annunciato una diminuzione degli stipendi dei parlamentari di 1300 euro lordi al mese, poi l’ha seguito anche il Consiglio di Presidenza del Senato. Il pieno diritto alla pensione d’ora in poi si maturerà non a 50, ma a 60 anni d’età.
Il parlamento di Roma ha urgente bisogno di risparmiare: a gennaio il think tank indipendente “Vision” ha paragonato i costi delle camere delle cinque maggiori potenze economiche europee. Il risultato: la camera dei deputati di Roma da sola divora più di 1,6 miliardi di euro all’anno – e quindi più delle camere di Berlino, Londra, Parigi e Madrid sommate insieme.
Ma il problema è che i tagli annunciati dal parlamento non dovrebbero cambiare la situazione quasi per niente. Perché a guardarli bene si rivelano di minima entità. I giornali italiani parlano di “illusione ottica”, perché malgrado l’annunciata riduzione degli stipendi di 1.300 euro lordi, il compenso effettivo dei parlamentari non cambierà affatto.
Infatti, la disponibilità al risparmio gridata ai quattro venti compensa solo l’aumento di stipendio che ci sarebbe stato con la modifica del sistema pensionistico. Visto che i loro contributi per la pensione saranno detassati, i parlamentari avrebbero percepito uno stipendio più alto. E questo, in tempi di tagli pesanti per il resto del paese, ha fatto fare un passo indietro ai partiti. Quindi, anche dopo la loro pubblica rinuncia, non un solo euro uscirà dalle tasche dei parlamentari. Il Senato vuole inoltre ridurre le spese di affitto, ma tutto questo non ha molto a che fare con una vera politica di riforme.
E i parlamentari neanche osano toccare la lunga lista di privilegi che fa invidia ai colleghi degli altri stati dell’Unione Europea. I deputati italiani ricevono di gran lunga gli stipendi più alti d’Europa, che ammontano a circa 16.000 euro mensili – diarie e compensi forfettari inclusi. I parlamentari italiani guadagnano quindi più del doppio dei loro colleghi di Berlino.
Finora i compensi forfettari erano principalmente assegni in bianco: ogni deputato riceveva un compenso forfettario di 3.700 euro per le “spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori”. Anche per l’assunzione di un collaboratore è prevista una cifra forfettaria di simile entità – ma senza l’obbligo di presentare un contratto di lavoro. Spesso i parlamentari utilizzavano questo compenso per sistemare qualche parente. Oppure non assumevano nessuno e intascavano i soldi di persona. In futuro dovranno dimostrare che almeno metà del compenso forfettario sarà speso per uno scopo specifico.
Chi siede al Senato gode di privilegi scandalosi: i senatori hanno un barbiere interno gratuito e non pagano il biglietto in alcuni teatri dell’opera e stadi di calcio. Quando in estate è stato reso pubblico il menù del ristorante del Senato, molti italiani si sono indignati per i prezzi bassissimi: pasta con le acciughe a 1,60 euro, carpaccio di manzo con salsa al limone a 2,76 euro. Per la lombata di vitello i Senatori pagavano 3,55 euro. Tutto questo nell’ambiente nobile di Palazzo Madama, nel centro di Roma, sovvenzionato per l’87% dai contribuenti. Da settembre, i prezzi sono stati innalzati quantomeno al livello di mercato. Da allora i Senatori, stando alle indiscrezioni, mangiano in modo molto più parco. Ora spesso si accontentano di piatti a base di riso.
Ma finora ci si è limitati a queste mini-correzioni. Eppure sarebbe decisivo che i parlamentari rinunciassero a qualcosa, per la politica di riforme del premier Mario Monti. Il suo governo tecnico vuole combattere la crisi economica e del debito in Italia risparmiando, abolendo privilegi e pretendendo sacrifici da tutti. Contro gli evasori fiscali, il governo in queste settimane procede con dei blitz. Per creare posti di lavoro, ordini professionali come camionisti, tassisti o notai dovranno perdere i propri privilegi – e in parte vi si oppongono duramente.
Lo stesso Monti rinuncia al suo stipendio, ma se i parlamentari continueranno a risparmiare se stessi, il malumore nella popolazione difficilmente diminuirà. E quindi la via d’uscita dell’Italia dalla crisi del debito passa anche per la volontà dei politici di risparmiare sulle proprie tasche. Il potenziale c’è. Secondo uno studio di “Vision”, nel mega-parlamento italiano i costi per i parlamentari in carica e gli ex-parlamentari ammontano a un quarto delle spese totali, quelli per il gigantesco apparato di personale (pensioni comprese) a più del 40%. Secondo questo studio, uno stenografo alla camera dei deputati a fine carriera guadagna 270.000 euro annui, 40.000 euro in più dello stipendo annuale del Presidente della Repubblica. Non solo i politici di professione vivono bene di politica.
Per molti osservatori sarebbe un atto dovuto ridurre drasticamente il maxi-parlamento, con i suoi 945 parlamentari in due camere che hanno compiti quasi identici, e dimezzare il numero dei parlamentari. Anche senatori e deputati hanno spesso indicato questo obiettivo. Ma finora non si sono visti sforzi seri in questa direzione.
E mercoledì scorso un episodio notevole si è aggiunto alla lunga lista di appropriazioni indebite da parte dei parlamentari. Il Senatore Luigi Lusi del Partito Democratico, in tre anni e mezzo da tesoriere del partito, si sarebbe intascato più di 13 milioni di euro. Quantomeno si è dimostrato sincero. Come è stato ora reso noto, Lusi avrebbe detto agli inquirenti: “Avevo bisogno di soldi e quindi me li sono presi.”