L'ho già scritto: sono entrata in libreria perché mi mancava "il compagno sul comodino". In realtà mi ero data alle riletture. Non avendo nulla da leggere avevo sul comodino Euripide: Tutte le tragedie. Non vorrei dare ad intendere che sono una intellettuale, soltanto ognuno di noi ha delle predilezioni ed io amo il teatro. Non solo assistere alle rappresentazioni teatrali, ma ancor di più leggerlo perché nella mente avvengono i migliori allestimenti delle tragedie e delle commedie. Ho iniziato con tutto il Teatro di Shakespeare, poi tutto Pirandello, Ibsen, tutto il teatro greco ecc. ecc. Non tutti gli autori mi piacciono, dunque non ho tutte le opere teatrali indiscriminatamente... Ho solo quelle che mi piacciono. Passa il tempo e non posso tenere tutto in memoria, dunque, quando sono a corto di letture mi attacco a quello che ho in libreria e che ho dimenticato.
Però scorrendo i canali televisivi mi è capitato di vedere la presentazione di tre libri: due da Daria Bignardi, la cui trasmissione non ho mai seguito per intero, solo dei pezzetti se erano interessanti. C'erano Baricco e Franco Antonello. Sul libro scritto per Franco e suo figlio Andrea intorno al loro viaggio d'amore fra padre e figlio non ho avuto dubbi: me lo compero ho pensato. Su Baricco mi sono decisa a comperare Emmaus nonostante io non sia mai riuscita a leggere questo pur celebrato autore. Mi hanno regalato Seta e dopo averci provato con impegno l'ho abbandonato agli inizi e l'ho riciclato regalandolo. Mi è capitato City: stessa cosa. Niente di male. Lo scrittore deve instaurare un legame con il lettore ed ogni legame è diverso: sono due menti che si incontrano e si vede che la mia con Baricco non si incontra. Ma nella breve intervista fatta dalla bella ed intelligente Daria, Baricco ha tirato fuori la sua lontana formazione cattolica e la sua pratica giovanile a quelle che i cattolici chiamano "le opere di carità". Mi ha incuriosito. Una formazione e la successiva trasformazione dovuta all'esperienza mi incuriosiscono sempre. Ho comperato pure Emmaus e lo sto leggendo ora. Certo Baricco ha una prosa originale, non è nelle mie corde, ma questo libro riesco a leggerlo... Già vi ho trovato dei flash-back della mia infanzia: il personaggio di Andrea, che i suoi genitori avevano scambiato per un nome femminile forse per via della "a" finale, come quelli che chiamano le figlie Vania, non sapendo, come scrisse qualcuno, che Vania in Russia ha le palle, è un personaggio che è esistito anche nel mio ricordo flash. Non era Andrea detta Andre, ma era una ragazzina con i capelli biondi e lisci, appena adolescente, che io bambina errante fuori dalla trattoria di un mio zio in stradine della Roma del centro, seguendo un gruppetto di bambini "stradaroli" che entrarono nell'ingresso di un bagno pubblico, vidi appartarsi con le spalle appiattite al muro e attendere maschietti come lei o più grandi che si alternavano nel prenderla. Scappai via non capendo perché lo facesse, mi sembrò una cosa innaturale, orribile, ma ricordo il suo viso in attesa, desideroso e tranquillo. Gli altri bambini, avvezzi alla strada, mi spiegarono che lo faceva sempre: lo sapevano tutti.
Dunque questi soggetti esistono, siamo nel reale, come reale è l'esperienza raccontata in questo libro da Baricco: continuo la lettura.
L'altro libro pubblicizzato in TV era quello di Massimo Gramellini: ne aveva parlato nella trasmissione "Che tempo che fa" di Fabio Fazio. Anche se non lo aveva svelato si era capito quale sia stata la fine di sua madre. Tutto si avverte e tutto si capisce, ma spesso si nega, come scrive lui stesso nel libro che ho appena finito di leggere: "Pur di non fare i conti con la realtà preferiamo convivere con la finzione, spacciando per autentiche le ricostruzioni ritoccate o distorte su cui basiamo la nostra visione del mondo."
In particolare conosco persone che hanno fatto questo per tutta la vita quando, arrivate in fondo ad un binario morto, sono giunte ad aver bisogno dello psichiatra.
Io, non so perché, ho sempre voluto affrontare la realtà anche a costo di farmi male: ma è l'unico modo per avere un sicuro equilibrio. Certo, capisco che la paura di soffrire può indurre questa viltà nell'affrontare le verità che non piacciono.
Il quarto libro, l'intruso, mi ha catturato quando ero lì, in libreria, ed aveva la faccia di Carlo Verdone in copertina.