martedì 5 giugno 2012

I figli di Roberta senza la mamma


Da: La Nazione - Pisa

La scomparsa di Roberta Ragusa, cosa rischiano i figli

Il parere della professoressa Dell’Osso


Daniele e Alessia senza mamma da 5 mesi: "Necessario un supporto psicologico. Può ridurre il rischio di conseguenze".

Pisa, 5 giugno 2012 - SIAMO ormai a poco meno di cinque dalla misteriosa scomparsa di Roberta Ragusa. La sparizione della contitolare dell’autoscuola «Futura» ha lasciato a casa soli con il padre (e i nonni paterni, abitano a pochi metri) i due figli: Daniele di quasi 16 anni ed Alessia di poco meno di 11 anni. La prolungata e inquietante assenza di un genitore cosa comporta in figli che con sanno, dopo così tanto tempo, che fine ha fatto la loro mamma e quali cause? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Liliana Dell’Osso, direttrice e della Clinica Psichiatrica del’Azienda ospedaliera universitaria pisana.

«LA PERDITA di un genitore è da sempre riconosciuta — afferma la psichiatra — come un evento traumatico maggiore per l’individuo. La perdita, specie se traumatica, inattesa, improvvisa, ha una risonanza emotiva enorme e si associa invariabilmente all’attivazione cronica dei sistemi fisiologici di risposta allo stress che può favorire la comparsa di manifestazioni psicopatologiche di varia natura fino alla slatentizzazione in soggetti predisposti di veri e propri disturbi mentali. Gli eventi precoci di perdita, infatti, sono di frequente riscontro nella storia clinica dei nostri pazienti affetti da disturbi d’ansia e dell’umore.
Le caratteristiche traumatiche della perdita, che il soggetto vive con sentimenti di orrore o impotenza, aumentano il rischio per un particolare tipo di disturbo d’ansia oggi noto come Disturbo Post-traumatico da Stress. E’ importante sottolineare che non tutte le persone esposte a gravi eventi traumatici necessariamente sviluppano un disturbo mentale: è infatti necessaria una predisposizione genetico-costituzionale, una vulnerabilità individuale. Spesso tale predisposizione è del tutto silente dal punto di vista clinico o magari si esprime con alcune caratteristiche del temperamento e della personalità del soggetto quali la sensibilità allo stress e alla separazione dalle figure di riferimento, l’ansia, l’insicurezza, l’eccessiva reattività e instabilità dell’umore».

«È IMPORTANTE — conclude la professoressa Dell’Osso — l’importanza di un’adeguata e tempestiva assistenza ai soggetti esposti a eventi di perdita, specie se adolescenti. Il semplice supporto psicologico immediatamente dopo l’evento traumatico riduce il rischio di conseguenze a lungo termine. La tecnica psicoterapica di ricostruire le fasi e i ricordi del trauma al fine di consentirne una più rapida elaborazione ha dato risultati contrastanti. Molto utile si è rivelata invece la strategia volta a supportare psicologicamente i soggetti traumatizzati nell’affrontare le emozioni negative e nel recupero graduale delle abitudini e dello stile di vita sconvolti dal trauma. Allo stesso modo fondamentale sembra essere un approccio all’individuo di tipo psicoeducazionale attraverso cui si prepara il soggetto a saper riconoscere quelle che potranno essere le eventuali reazioni emotive al trauma».
 di FEDERICO CORTESI
federico.cortesi@lanazione.net

Da madre che ha messo i propri figli sopra ogni cosa: il lavoro, le scelte molto personali, i desideri ed i sogni, e da nonna che segue da vicino dei nipoti, due di età molto vicina a quella di Daniele ed Alessia, penso con sgomento al dolore destabilizzante di queste due creature e al vuoto incolmabile in cui i loro angosciosi pensieri fluttuano, necessariamente. Non è solo la perdita della mamma, il dolore per la sua mancanza, è che non sanno nulla di cosa le è successo.
L'assassino o il colpevole di questa sparizione ha ucciso un po' anche loro due, privandoli di un bene insostituibile: l'amore che Roberta aveva per loro e che loro "sentivano". Nessuno ha potuto parlare male di questa donna, neppure il marito che la tradiva, eppure qualcuno l'ha tolta ai suoi figli, ancora così piccoli e vulnerabili: per questo il danno sulle loro vite sarà maggiore. 

IdV sempre problemi


Da: Il Mamilio - giornale locale dei Castelli Romani

31/5/2012 - GROTTAFERRATA
Mori: ''Ricompattata la squadra di governo. Nel PD grande unità. Ora si riparte''
E' la stessa Giunta. L'Idv rifiuta l'offerta: è fuori
Mantenuti tutti i vecchi incarichi, ma ora la maggioranza ha perso ufficiosamente un pezzo
a cura della redazione attualità

GROTTAFERRATA (31/5/2012 - ore 19.20) - ''Un giorno dopo l'altro e tutto è come prima''. 
Così cantava Luigi Tenco, così potrebbe essere la sintesi della ''crisetta'' in casa Mori. 
La Giunta comunale di Grottaferrata è rinata sulle ceneri di quella vecchia. 
Con un pezzo in meno. L'Italia dei valori, nella persona di Luciano Andreotti
ha rifiutato le offerte interne all'assessorato all'Urbanistica: progetti speciali, 
viabilità ed edilizia privata. La proposta del partito di Di Pietro, invece,
nelle persone di Mevi e Tomboletti, era ben diversa: gestione dell'assessorato
all'Urbanistica, come da accordi pre-elettorali stabiliti. Nulla di tutto questo.
L'Idv è fuori. Possibile a questo punto che finisca anche nell'area della minoranza.



Mori è giunto alla conferenza stampa di oggi pomeriggio, nella quale ha illustrato il nuovo cammino della giunta comunale,
sicuro di sè, con l'accordo del PD in tasca. Accanto a lui Broccatelli e Coromaldi. Una posizione simbolica, forse, visto che 
entrambi era stati dati per possibili partenti. ''Dopo due anni di amministrazione, in cui è avvenuto un percorso difficile
 - ha detto Mori - avevamo bisogno di un confronto, al fine di evitare una inutile e dannosa cristallizzazione. 
L'Idv, inoltre, ha avuto una posizione di grande conflitto interno, che non ha aiutato di certo la composizione del quadro.
Alla fine ci tengo a dire che questi giorni sono serviti per riprogrammare la nostra posizione di governo, 
accettando, anche, le proposte nuove che sono sopraggiunte per migliorare il futuro della nostra città''.

Mori ha rivendicato il buon lavoro, giunto a buon punto, sugli indirizzi del Prg e sulla stazione ferroviaria 
di Villa Senni, oppure sul rifacimento di Piazza Alcide De Gasperi. Da qui si ripartirà, tutti insieme.

Quanto all'Idv il primo cittadino è stato chiaro: ''Andreotti non ha accettato la nostra offerta.
Noi abbiamo speranza che comunque siano sposate le idee e i progetti pensati assieme per il governo della città.
Politicamente il loro ''no'' dispiace, ovvio, e non sappiamo cosa avrà in mente di fare questo partito nei prossimi giorni''.
Il sindaco ha però ribadito la compattezza del Partito Democratico e del resto della coalizione sulle scelte raggiunte
e sulle intese. Il primo passo, di questo nuovo corso, potrebbe essere l'Isola ecologica. Tre le ipotesi in campo: 
Villa Senni, via delle Vascarelle, via vecchia di Velletri. Il nuovo percorso è quello della condivisione con la città,
fino ai gruppi di minoranza. Tre, anche, le caratteristiche per arrivare a dama: tempi celeri, rispetto dell'ambiente
e risparmio economico.

Tornando alla giunta le deleghe, come detto, sono le stesse di quindici giorni fa, prima della ''crisetta'.
Gabriele Mori terrà per sè urbanistica e cultura, Maria Giuseppa Elmo agli affari sociali, Andrea Castricini
ai lavori pubblici, Giovanni Guerisoli alle attività produttive, Alessandro Broccatelli al Bilancio, Marcello 
Moretti allo Sport.

Si ricomincia, con un pò di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Respirare e riflettere, a quanto pare, era necessario.


Commento: questa è stata l'unica volta che ho accettato di stare in una lista
elettiva con IdV e solo per l'Avv. Filippo Mevi che me lo aveva chiesto. 
Se questo è il risultato ho un elemento in più per essere certa 
che ho fatto bene ad abbandonare un partito che delude le aspettative
degli idealisti come me a tutti i livelli.

Sanzioni per chi abbandona i rifiuti in giro

La nuova disciplina dell’abbandono di rifiuti dopo le modifiche al T.U. ambientale dopo la riforma del D.lgs n. 205/10


Da: SISTRIFORUM

A cura della dott.ssa Stefania Pallotta
Link da www.dirittoambiente.net
Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 la disciplina sostanziale dell’illecito abbandono di rifiuti non ha subito modifiche. Il divieto di abbandono continua a essere imposto dall’art. 192 del decreto legislativo n. 152/2006: il primo comma del citato articolo proibisce l’abbandono e il deposito incontrollato rifiuti sul suolo e nel suolo; il successivo secondo comma vieta di immettere rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee.
Mentre il quadro delle regole in tema di abbandono di rifiuti è rimasto immutato, il nuovo D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 ha inciso in modo profondo sul panorama delle correlate sanzioni amministrative. 
Nel Testo unico ambientale spetta agli articoli 255, 1° comma e 256, 2° comma riportare le disposizioni punitive per le violazioni dei precetti in tema di abbandono di rifiuti.
Al riguardo, occorre prioritariamente demarcare l’illecito amministrativo da quello penale: come discende dal combinato disposto degli articoli 255, 1° comma e 256, 2° comma, l’abbandono di rifiuti è sanzionato come violazione amministrativa se la condotta è realizzata da un privato e come reato contravvenzionale se è commessa da un titolare di impresa o un responsabile di ente1. Secondo quanto precisato dalla giurisprudenza di legittimità2, ai fini della configurabilità del reato di abbandono di rifiuti previsto dall’art. 256, 2° comma del D.Lgs. n. 152/2006, il riferimento alla titolarità di impresa non riguarda soltanto il soggetto formalmente responsabile dell’attività, ma include anche chi esercita di fatto l’attività imprenditoriale inquinante.
Il delineato confine tra reato e illecito amministrativo non ha subito variazioni a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205. Invece, il correttivo del Testo unico ambientale ha radicalmente trasformato l’impianto amministrativo sanzionatorio corredato alle violazioni del divieto di abbandono da parte di soggetti che non rivestono la qualifica di enti o imprese.
Prima della recente modifica, il comma 1 dell’art. 255 disponeva che le condotte di abbandono, deposito incontrollato o immissione in acque di rifiuti da parte di privati fossero assoggettate ad una sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di centocinque euro a un massimo di seicentoventi euro. La stessa sanzione amministrativa pecuniaria era dettata pure per le violazioni del divieto di smaltimento in discarica degli imballaggi stabilito dall’art. 226, 2°  comma e per le infrazioni degli obblighi di conferimento dei veicoli fuori uso imposti dall’art. 231, 1° e 2° comma.
Il sistema si chiudeva con la previsione dell’ultima parte del primo comma dell’art. 255 del D.Lgs. n.  152/2006, che stabiliva una misura edittale più benevola (da venticinque a centocinquanta euro) nel caso di abbandoni sul suolo di rifiuti non ingombranti e non pericolosi, con intento equilibratore per i fenomeni di abbandono di modesta portata e limitato impatto ambientale. Si trattava di un’ipotesi sanzionatoria di minore entità, storicamente introdotta dall’art. 7, 3° comma del D.Lgs. 8 novembre 1997, n. 389 sull’originario testo del decreto legislativo n. 22/1997, poiché vivaci proteste avevano accompagnato gli importi delle sanzioni amministrative per l’abbandono dei rifiuti, reputate eccessive con riferimento a episodi poco significativi e scarsamente impattanti. L’ambito di applicazione della norma era di fatto estremamente circoscritto, in quanto il ridotto regime sanzionatorio era subordinato alla compresenza di una molteplicità di fattori concorrenti: in primis, oggetto della condotta di abbandono dovevano essere rifiuti di modeste dimensioni e privi di caratteristiche di pericolosità; inoltre, la riduzione operava limitatamente agli abbandoni sul suolo, con esclusione degli abbandoni nel suolo e delle immissione di rifiuti in acque superficiali e sotterranee; infine, la lettera dell’art. 255 faceva esclusivo riferimento all’abbandono, con estromissione dei più significativi casi di deposito incontrollato.
Le recenti cronache, locali e nazionali, hanno messo in risalto l’incapacità delle misure edittali stabilite dall’art. 255 del D.Lgs. n. 152/2006 di fronteggiare l’eterogenea fenomenologia degli abbandoni di rifiuti. In particolare, il tetto massimo della misura edittale prevista dall’art. 255, 1° comma del D.Lgs. n. 152/2006 si è rivelato talora insufficiente a determinare trattamenti sanzionatori idonei a garantire le finalità di prevenzione generale e speciale proprie della sanzione amministrativa.
Ecco allora che l’art. 34 del D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 confeziona un nuovo impianto sanzionatorio, muovendosi in tre direzioni: da una parte, sono aumentati in modo incisivo i limiti minimi e massimi della misura edittale originariamente prevista dall’art. 255, 1° comma del D.Lgs. n. 152/2006, che così vanno da trecento a tremila euro; d’altro canto, è azzerata la forbice edittale più leggera riservata dall’ultima parte del primo comma dell’art. 255 agli abbandoni di rifiuti non pericolosi e non ingombranti; da ultimo, è stabilito un incremento della sanzione amministrativa fino al doppio, se l’abbandono riguarda rifiuti pericolosi.
Muta la filosofia sottesa alla disciplina sanzionatoria dell’illecito abbandono da parte dei cittadini: la logica non è più prevedere una sanzione-base corredata da una diminuzione per le condotte scarsamente rilevanti, ma introdurre una elevata sanzione pecuniaria principale con ulteriore aggravamento in presenza di rifiuti pericolosi.
Senza dubbio, la necessità di intervenire sul quadro sanzionatorio dell’abbandono di rifiuti era indifferibile: la dilagante piaga degli abbandoni di rifiuti, con conseguenze su ambiente, salute e decoro urbano, rendeva doveroso un intervento volto ad adeguare sul piano repressivo le misure sanzionatorie al disvalore delle più gravi condotte di abbandono.
Tuttavia, le soluzioni adottate con il D.Lgs. n. 205/2010 suscitano alcune perplessità.
In primo luogo, l’art. 34 del D.Lgs. n. 205/2010, che novella il testo del primo comma dell’art. 255, appare affetto da eccesso di delega. L’art. 3, 1° comma della legge 4 giugno 2010, n. 96 (cosiddetta legge comunitaria 2009) delega il Governo ad adottare disposizioni recanti sanzioni penali o amministrative per le violazioni di obblighi contenuti in normative comunitarie, ma limitatamente ai casi in cui per le suddette infrazioni non siano già previste sanzioni penali e amministrative dal diritto interno. Le violazioni del divieto di abbandono rientrano in tale ultimo caso, essendo già provviste di un apposito sistema sanzionatorio proveniente da fonte nazionale.
Sotto altro profilo, l’aumento del massimo della forbice edittale appariva una soluzione più congrua, poiché dietro il denominatore comune dell’abbandono di rifiuti si celano manifestazioni concrete estremamente eterogenee. L’innalzamento del minimo e la parallela abrogazione della misura edittale più tenue per i casi meno significativi, rischieranno di determinare violazioni del principio di uguaglianza, che implica anche il trattamento differenziato di situazioni difformi. Di fronte alla varietà delle condotte, sarebbe forse stato preferibile un aumento dei soli massimi edittali, lasciando all’autorità amministrativa la facoltà di applicare sanzioni più modeste nei casi scarsamente significativi.
Simili osservazioni possono essere estese all’abrogata riduzione del previgente regime sanzionatorio più lieve, prima previsto per gli abbandoni di rifiuti non pericolosi e non ingombranti. Si deve osservare, peraltro, che non solo tali ipotesi risultano parificate nel trattamento sanzionatorio agli altri episodi di abbandono, ma che esse condividono con gli altri fenomeni di abbandono l’innalzamento dei minimi edittali.
Quanto all’aggravamento della sanzione amministrativa pecuniaria fino al doppio per i casi di abbandono di rifiuti pericolosi, la formulazione testuale della norma pone degli interrogativi applicativi con riferimento alla dinamica procedimentale del pagamento in misura ridotta. In particolare, occorre chiedersi se gli operatori dovranno fare riferimento a questi aggravamenti già in sede di contestazione, calcolando le misure ridotte delle sanzioni sui parametri più gravi introdotti per i rifiuti pericolosi. La lettera della legge, che espressamente menziona la possibilità di aumenti fino al doppio, sembra fare riferimento ad una attività valutativa connessa al potere di determinazione della sanzione pecuniaria da parte della p.a. che emette l’ingiunzione ambientale. Anche in questa direzione, la scelta adottata appare inadeguata, poiché il cittadino che abbandona rifiuti pericolosi potrebbe sempre sfuggire agli aggravamenti di pena contemplati per tali rifiuti, avvalendosi del meccanismo conciliativo previsto dall’art. 16 della legge n. 689/1981.
Rischia di prospettarsi un scenario ormai familiare di scollamento tra teoria e azione, laddove il baccano degli interventi propagandistici sovrasta la desolazione della rovina del territorio. Chi garantirà l’accertamento e l’applicazione delle nuove misure sanzionatorie, con quali mezzi, con quale personale? L’indifferibile esigenza di tutela dell’ambiente dalle continue lacerazioni dovute alle dilaganti condotte di abbandono non può essere assicurata unicamente da mere recrudescenze astratte delle misure edittali delle sanzioni amministrative. Se si vuole contrastare con efficacia tali episodi illeciti, urge il fattivo potenziamento concreto della vigilanza ambientale, con assegnazione di risorse umane e strumentali ai Corpi di polizia e agli Enti di controllo, soprattutto nelle zone più difficili e martoriate dove forze dell’ordine, associazioni ambientaliste e semplici cittadini da anni segnalano inascoltati l’emorragia degli abbandoni di rifiuti. Va peraltro sottolineato che per gli illeciti abbandoni soltanto una serrata attività investigativa, con ampio e capillare dispiegamento di forze, può superare le intrinseche difficoltà accertative degli elementi essenziali di questa insidiosa violazione amministrativa, con particolare riferimento al problema dell’imputazione del comportamento di abbandono al suo effettivo autore.
In ultimo, si rileva con perplessità che, mentre si aggrava il trattamento amministrativo sanzionatorio per le condotte di abbandono dei rifiuti da parte dei comuni cittadini, non sono introdotti paralleli inasprimenti delle fattispecie penali per le corrispondenti condotte di abbandono di rifiuti commesse da titolari di imprese e da responsabili di enti, il cui regime punitivo resta invariato.

Stefania Pallotta
7 marzo 2011

1 Cass. pen., Sez. III, 30 dicembre 2009, n. 49911.
2 Cass. pen., Sez. III, 18 ottobre 2010, n. 35945.





Rifiuti: eterna emergenza e conseguente inciviltà

Da: WIKIPEDIA

L'uso delle discariche per il rifiuto indifferenziato deve essere assolutamente evitato. L'Unione europea con la direttiva 99/31/CE ha stabilito che in discarica devono finire solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili: in altre parole, dando priorità al recupero di materia, la direttiva prevede il compostaggio ed il riciclo quali strategie primarie per lo smaltimento dei rifiuti . La legge prevede che la raccolta differenziata debba raggiungere il 65% entro il 2011.

L'uso della discarica è molto intenso nei paesi poco sviluppati.

Struttura di una moderna discarica 
Per assolvere efficacemente al suo compito, e cioè limitare tali emissioni nocive e non diventare sorgente di inquinamento per il suolo o per l'idrosfera, una discarica deve essere progettata in modo adeguato e secondo tutte le relative norme di legge. Le discariche moderne devono essere costruite secondo una struttura a barriera geologica in modo da isolare i rifiuti dal terreno, rispettare gli standard igienici e la biosfera, riutilizzare i biogas prodotti come combustibile per generazione di energia. La struttura in genere è del tipo a "deposito sotterraneo", costituita dal basso verso l'alto nel seguente modo:
  • un terreno di fondazione e sottofondo della discarica;
  • una barriera di impermeabilizzazione sul fondo e sui fianchi costituita da geomembrane per impedire la fuoriuscita del percolato;
  • un sistema di drenaggio del percolato;
  • l'ammasso dei rifiuti in strati compattati;
  • le coperture tra i vari strati;
  • un sistema per la captazione del biogas;
  • la copertura finale provvista di piante.
Gli standard internazionali indicano che in una discarica moderna si riesce a recuperare anche il 90% del biogas, con valori anche superiori quando il singolo lotto della discarica sia chiuso e completato con una opportuna copertura captante.
È comunque importante che la frazione umida dei rifiuti venga raccolta in modo differenziato o che comunque i rifiuti subiscano compostaggio e/o trattamento meccanico-biologico (vedi gestione dei rifiuti) prima del conferimento in discarica (questi processi permettono di recuperare il 100% del metano dato che avvengono in reattori chiusi).
A titolo di esempio, da una discarica di circa 1.000.000 di metri cubi che cresce di 60.000 m3 ogni anno (pari a circa 51.000 t/anno), si possono estrarre quasi 5,5 milioni di metri cubi di biogas all'anno (oltre 600 m3 ogni ora).

Produzione di biogas dai rifiuti

Siamo un Paese che ha poca produzione di idrocarburi e che deve importarne la stragrande quantità per il proprio fabbisogno: perché non abbiamo cominciato già tanti anni fa a produrre biogas dai rifiuti? Per masochismo? Per follia? Per criminale menefreghismo di chi amministra i nostri soldi e prende decisioni? Un perché deve esserci ed anche una responsabilità politica.
Quando cominceremo a far pagare i danni fatti all'economia del Paese a chi aveva la responsabilità di decidere? Ed oggi, presentemente, a chi ha attualmente la responsabilità di decidere? Senza pena non ci sarà mai riscatto. Nessuna pena ed il Paese continuerà ad andare male.
La Capitale del Paese è in emergenza rifiuti. Perché? Si sapeva da tempo che discariche come Malagrotta non potevano continuare ad esistere per tutta una serie di Leggi e Direttive Europee, per non parlare della semplice programmazione sul numero di abitanti di Roma e sulla capacità di ricevere della discarica. Perché si ricorre in emergenza a siti ora là, ora qua, subito contestati dalle popolazioni ed anche dal semplice buonsenso: siti archeologici, il Tevere che passa vicino....
Sembra che l'Italia, salvo rare eccezioni che confermano ahimè la regola, sia governata da poveri dementi che non sanno programmare, che improvvisano disordinatamente... insomma da folli... oppure da criminali! Ora c'è Alemanno: cosa aspettava?

 DA: Wikinotizie mercoledì 13 febbraio 2008
Il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, ha presentato le proprie dimissioni da sindaco di Roma nella seduta odierna del Consiglio Comunale della capitale, convocato con, all'ordine del giorno, Comunicazioni del Presidente e Comunicazioni del Sindaco.
Veltroni lascia la poltrona di primo cittadino di Roma dopo 7 anni. Il suo mandato, infatti, è iniziato il 1° giugno del 2001, e si è concluso quest'oggi, dopo essere stato rieletto per la seconda volta nel 2005. Il segretario del PD, per poter liberamente partecipare alle elezioni politiche anticipate del 13-14 aprile prossimi, ha dovuto rinunciare al suo incarico di sindaco.

E cosa ha fatto per programmare lo smaltimento dei rifiuti della sua città nei 7 anni?
E la Provincia a cui la legge assegna il Coordinamento dello smaltimento dei rifiuti? E la Regione?
Tutti insieme ai Veltroni e agli Alemanno cosa aspettavano? Si sapeva che c'era il problema, si sapeva che bisognava risolverlo, si sapeva tutto... Perché hanno fatto passare il tempo senza preparare, coordinare, risolvere?

Dal sito della  Provincia di Roma: Il Servizio 1 “Gestione Rifiuti” si occupa delle seguenti attività: 
Adozione dei piani provinciali per l’organizzazione dello smaltimento rifiuti e in particolare per l’organizzazione delle attività di raccolta differenziata (L.R.27/98 art. 5). 

La raccolta differenziata a Roma dove sta? Perché tutti questi organismi o istituzioni, come li si voglia chiamare, non hanno fatto il loro dovere?
VERGOGNA!!!

Ed ora guardiamo al paese in generale: da Nord al Sud c'è un'inciviltà diffusa che conduce il Paese al degrado ambientale ed all'abbruttimento civile. Molti non vogliono fare il gesto di telefonare al loro comune e chiedere dov'è la discarica per questo o quel rifiuto speciale: materiale edile di risulta, elettrodomestici, mobili ecc. ecc.. preferendo il gesto ignobile di gettare il rifiuto nottetempo nei boschi, lungo le strade, nei canali, nei fiumi e dunque al mare...
Recentemente le TV hanno dato la notizia di un naufragio di una barca a causa di una bombola di gas in mare che ha aperto lo scafo del natante affondandolo. L'uomo che era nella barca ha rischiato di morire!!
E' un doppio orrore, se ci pensate. 

Da: Notizie di Prato

Rifiuti gettati nei boschi e lungo le strade in Val di Bisenzio: scoperte altre due discariche abusive

30 Ottobre 2011
Ancora discariche abusive nei boschi della Val di Bisenzio. Le ultime sono state scoperte lungo la strada che da Usella porta a Migliana e nella piazzola vicino alla strada del Tiro a Schignano, nel comune di Vaiano. Nel primo caso sono stati abbandonati grossi sacchi neri pieni di calcinacci e residui di demolizioni edili. Nel secondo, invece, si tratta di resti di cartongesso, anche in questo caso probabilmente provenienti da demolizioni. Dovrebbero essere stati abbandonati nel corso della notte.


Da: L'Arena.it

La sporcizia invade strade e progni

Zoom Foto
Rifiuti gettati nel progno Termine in uso nel dialetto veronese: Valle stretta e spesso ricoperta di fitta vegetazione (da Wikipedia)
Le strade della Valpantena sono sempre più invase dalla sporcizia. Non si tratta di episodi allarmanti o di concentrazioni anomale di immondizia, quanto più di un fenomeno latente, strisciante, ma non meno deplorevole.
Se l'arteria principale della vallata, via Valpantena, è piuttosto pulita, basta prendere una traversa a caso per notare sporcizia, piccoli rifiuti, buste di plastica, cartacce lungo i bordi delle strade. Per esempio, svoltando alla rotonda di Quinto, in direzione di Santa Maria in Stelle, ogni slargo, magari sterrato, è buono per trovare sacchetti dell'immondizia e altri rifiuti.

Da: Il  Centro - Teramo

Bombola vuota abbandonata in un campo agricolo
Multe salate a chi deposita rifiuti lungo le strade.
raccolta-differenziata-cetraro-fontanaIeri, grazie ad un vero e proprio blitz della Polizia Municipale, sono stati sorpresi ben sei cittadini che depositavano sacchi di rifiuti nelle postazioni dove, fino a qualche settimana fa, erano presenti i cassonetti che – lo ricordiamo – sono stati rimossi per l’avvio del servizio di raccolta differenziata porta a porta.
Gli agenti, su precisa disposizione del sindaco Aieta, e coordinati dall’assessore all’ambiente, Bianco, e dal Comandante dei Vigili Urbani, Splendore, stanno ancora proseguendo le verifiche per far rispettare l’ordinanza sindacale contro l’abbandono indiscriminato di rifiuti.
Accertamenti e controlli che, nei prossimi giorni, verranno rafforzati, grazie all’impiego della vigilanza messa in campo dalla Giza, il corpo della Guardia Ittico Zoofila Ambientale di Cetraro.
Per il momento pare che le violazioni accertate ammontino ad una ventina. Numero che potrebbe crescere per merito della nuova “linea dura” dell’Amministrazione comunale.
Inoltre, il sindaco Aieta, nella sua veste di assessore provinciale all’Ambiente, ha chiesto anche l’intervento della Polizia Provinciale.
Le percentuali di raccolta differenziata – hanno dichiarato Aieta e Bianco – hanno già fatto registrare buone performance se si pensa che dopo soli 3 mesi siamo già al 32%. Un risultato ottenuto grazie alla sensibilità dei cittadini che vogliono vivere in una città pulita e al passo coi tempi. Naturalmente faremo di tutto per evitare che la sensibilità di molti non sia condizionata dalla inciviltà di pochi. Allargheremo il servizio in altre zone perché abbiamo già registrato un risparmio di circa 22.000 euro”.


Redazione Go Fasano -  mercoledì, 16 maggio 2012
TORRE CANNE –  BrindisiDa non credere. Ignoti nei giorni scorsi – quasi sicuramente notte tempo – hanno abbandonato lungo il bordo stradale di via Tuppina – la strada comunale che collega la zona a sud di via Appia a Torre Canne con le frazioni di Pozzo Faceto e Speziale – due imbarcazioni in disuso.
Non solo immondizia lungo le strade, anche barche in disuso
Cresce a dismisura l’inciviltà dei cittadini


Cambiando zona o Regione l'inciviltà non cambia, come non cambia il dispiacere di chi è costretto a subire questo degrado perché incivile non è!
Bisogna fare multe, multe e multe. Bisogna istituire delle Guardie Ecologiche con la facoltà di elevare multe secondo Leggi vigenti da tempo e non applicate. Gli Ausiliari del traffico possono farlo e le Guardie Ecologiche no?