Papa Alessandro VI, padre di Lucrezia e di molti altri figli
Non avrei mai acquistato il libro che ho quasi finito di leggere, perché il personaggio non suscita in alcun modo il mio interesse per più di una ragione.
Ma una mia conoscente ha molto insistito perché io lo leggessi ed ha voluto prestarmelo a tutti i costi: dato che è persona gentile e generosa non ho potuto sottrarmi.
Il libro, scritto in forma di diario immaginario da tale Joachim Bouflet ed edito da Newton Compton, è, per esplicita dichiarazione dell'Autore, tratto da fonti costituite da documenti autentici.
Questa è l'unica ragione per cui mi sono sforzata di leggerlo, anche se, diffidente come sono, ho fatto dei controlli su tale autenticità.
Ovviamente conoscevo la storia scandalosa di Alessandro VI, uno dei tanti Papi assetati di potere e di lussuria, sanguinari mandanti di assassini e di esecuzioni orrende, che non capisco come potessero esercitare il potere di scomunica, visto che più scomunicati di loro era difficile trovarne. Come potesse il popolo temere di essere scomunicato o come potessero perdere potere sul popolo un Re, un Principe o un signorotto, se oggetti di scomunica, è per me incomprensibile. Si può spiegare solo con la superstizione che nulla ha a che fare con un'idea di un Dio puro e perfetto...
Joachim Bouflet è uno studioso di religioni e misticismo, dicono le sue note biografiche, ma in questo libro c'è più che altro Storia dell'esercizio del Potere frammista ad un cupo cinismo che con la religione ed il misticismo non hanno nulla da spartire. Non c'è una filosofia mistica del vivere, ma un'accettata vita piegata ad ogni libidine, ad ogni tradimento, ad ogni servilismo immorale, senza una luce di timore di un eventuale Dio. Per contro si parla di rifugi presso conventi di suore nei momenti in cui Lucrezia si trovava in difficoltà politica o affranta da un dolore. Come si può conciliare il vivere in mezzo al fango, senza alcuna regola morale, con il nominare Dio nei momenti difficili mi è incomprensibile e, appunto, posso spiegarlo solo con la superstizione.
Per il resto è una serie di ammazzamenti perpetrati da suo fratello Cesare, che non disdegna nemmeno il fratricidio, e trovo il giudizio storico che ne dà il Machiavelli servile e null'altro. Dire che il Valentino riportò ordine e giustizia nei tribunali delle terre di Romagna da lui conquistate, mi sembra di un ottimismo sconfinato, anche se prendo atto che i vari signorotti scalzati da quelle terre sembra avessero creato disordine sociale ancora di più del sanguinario Cesare Borgia. Ma non si può sempre assolvere la Storia perché "è arrivato il meno peggio" che mette un poco di ordine. Sempre peggio è.
Tempi cupi, senza luce mistica. Il libro sembra voler assolvere Lucrezia perché, in fondo, nata in quel mondo dal quale non poteva sottrarsi.
Immergersi, sia pure per un breve tratto, nella Storia dei Papi, dà un senso di cupo sgomento e, anche se il tempo presente è pieno di pagine buie in cui ancora la Chiesa, nonostante tutto, fa la sua parte, ci si sente liberi e si tira un respiro di sollievo.
Sul piano della forma questo libro, definito in copertina Romanzo, non presenta particolari pregi, inoltre ho notato discrepanze anche nei fatti, come quando a pagina 19, riferendosi a Vannozza, l'amante del Papa Borgia e madre di quattro dei suoi figli, scrive: "... anche se non sapeva scrivere..." ; poi a pagine 21, sempre riferendosi a costei: "... al quale Vannozza scriveva: "Eccellente Signore, vostra figlia..." Ma insomma, se non sapeva scrivere come si può riportare due pagine dopo: "scriveva"? Forse, dando per buona la prima affermazione, si doveva precisare: "Vannozza, dettando a..., scriveva..."
Sul piano della forma questo libro, definito in copertina Romanzo, non presenta particolari pregi, inoltre ho notato discrepanze anche nei fatti, come quando a pagina 19, riferendosi a Vannozza, l'amante del Papa Borgia e madre di quattro dei suoi figli, scrive: "... anche se non sapeva scrivere..." ; poi a pagine 21, sempre riferendosi a costei: "... al quale Vannozza scriveva: "Eccellente Signore, vostra figlia..." Ma insomma, se non sapeva scrivere come si può riportare due pagine dopo: "scriveva"? Forse, dando per buona la prima affermazione, si doveva precisare: "Vannozza, dettando a..., scriveva..."
Cesare Borgia