Recensione del libro "I pappagalli" di Filippo Bologna
dom 8 luglio 2012
Per chi crede però che comunque tutto sia una combine, che il mondo della letteratura sia ormai puro commercio e che gli scrittori siano uomini più deboli e vanitosi degli altri, come certo capita, questa nera commedia di Filippo Bologna arriva a proposito per divertire, raccontando le vicende di tre autori in corsa proprio per il più importante premio italiano. È Arbasino che ha stigmatizzato la carriera dello scrittore da Giovane promessa a Solito stronzo per finire Venerato maestro e Bologna gioca su queste diverse età, attribuendole a tre diversi personaggi, l’Esordiente, Lo Scrittore e il Maestro, che non hanno altro nome, incastrandosi in un gioco narrativo che è certo parodistico, ma venato di nero e capace di tingersi di satira, riuscendo a raccontare fatti e sentimenti che si fanno esemplari. Certo molte sono cose risapute, specie nell'ambiente editoriale, ma qui le tre figure riacquistano una loro vivacità e verità, che sono la qualità del libro, al di là del contingente e della ricerca di identificazioni, con lo Strega o meno. Tutti e tre sono mossi dalla vanità e dall’ambizione di vincere per ottenere una pubblica consacrazione del loro talento letterario, che esiste, ma da cui manovre e ragioni del premio in gran parte prescindono. Tutti e tre cercano di fare leva sulla propria condizione, narcisisticamente, come se in gioco non ci fosse un premio letterario, ma la stessa loro vita. Tutti e tre si rendono ridicoli, o meglio, nel serio raccontarceli di Bologna, risultano meschinamente comici.
Filippo Bologna
‘I pappagalli’
Fandango, 300 pagine
16.50 euro
Confesso che non conoscevo questo scrittore (d'altra parte è impossibile conoscere tutti gli scrittori di tutto il mondo presenti e passati) e, ascoltando la trasmissione di Radio 3 dedicata alla scrittura mentre guidavo, ho scoperto un uomo molto intelligente, con una bellissima voce, che parlava di questo suo ultimo libro illustrandone i contenuti. Mi è subito piaciuta la sua interpretazione della realtà a lui nota: ciascuno di noi dovrebbe scrivere della propria esperienza, e lui in questo libro ne scrive in un modo che, nel mio piccolo, sento come anche mio; vedere con un occhio un po' moralistico, forse, le storture, le debolezze, le meschinità degli esseri umani. Ovviamente ciascuno conosce quelle dell'ambiente in cui si muove ed in cui, forse per migliori aspettative, si rimane delusi e si è costretti a ridimensionare. E' quello che ho fatto con il mio secondo libro "Il Romanzo dell'Università" e chi l'ha letto, e con cui ho potuto parlare, mi ha detto che è perfettamente riuscito nella sua ironica analisi, a tratti un poco amara.
Dunque, riflettendo su questo libro di Filippo Bologna, viene da dire che non esistono "eroi", persone "superiori" in nessun mondo, nemmeno in quello della Cultura, ma forse è più facile trovarne nel mondo ovunque, anche in ambienti umili e privi di cultura letteraria, scientifica o accademica, nella forma di anime nobili e di grande dignità mimetizzate in figure umane apparentemente insignificanti.