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EDITORIALE: ANCORA FALSI CIECHI IN PIEMONTE
Ci risiamo: venerdì 27 luglio, su giornali e TV, anche nazionali, campeggiava la "sensazionale" notizia della scoperta, a Torino, oltre ad altri casi, di un'intera famiglia di falsi ciechi. Questi avvenimenti provocano in noi sempre una serie di sentimenti contrastanti che oggettivamente non è facile far passare negli organi di informazione.
Da una parte infatti: chi può essere più felice di noi quando si riescono a smascherare e punire truffatori che rubano risorse a chi ha davvero bisogno e contribuiscono a gettare discredito sulla categoria dei disabili visivi? La nostra associazione difende i diritti dei veri non vedenti, chi usurpa questa condizione, oltre ad essere un miserabile senza scrupoli, danneggia tutti coloro che ogni giorno vivono i problemi della disabilità sulla propria pelle.
Analizzando però i casi più recenti, ed anche quelli torinesi di questi ultimi giorni, non possiamo esimerci dal porci alcune domande. I documenti presentati dai giornali infatti appaiono quasi sempre poco significativi e ben lungi dall'essere "pistole fumanti" in grado di provare il delitto.
C'è, ad esempio, il tizio che faceva le foto agli amici: le ho fatte tante volte anch'io lasciandomi guidare dalle voci di chi mi stava davanti. Si vede quindi un padre che accompagna a scuola il figlio di dieci anni: probabilmente era il figlio ad accompagnare il padre in senso fisico. Il genitore voleva magari essere presente per assicurarsi dell'ingresso in aula del ragazzo.
Che dire poi dell'uomo "sorpreso" a fare la spesa al mercato? Non ci vedo nulla di strano anche se non aveva con sè il bastone bianco. E di coloro che ballavano "con disinvoltura" durante una festa di matrimonio? I "veri ciechi" devono forse essere soltanto mummie imbalsamate rinchiuse nel Museo Egizio?
Ciò premesso bisogna però ammettere che esistono anche documenti apparentemente più compromettenti come il video che ci mostra una centralinista che, dopo essere uscita dall'ufficio, ripone il bastone e gli occhiali scuri per rincorrere l'autobus che stava passando.
Si tratta certamente di prove assai più serie. La lunga esperienza associativa mi ha portato a conoscere però anche persone, sicuramente afflitte da gravissimi problemi visivi, che tuttavia non volevano mettere in piazza la loro condizione al di fuori della cerchia di chi stava loro vicino.
C'è stato addirittura chi mi ha confessato di non voler far vedere il bastone in strada per non incoraggiare gli scippatori e i violentatori. Si tratta indubbiamente di posizioni assurde, psicologicamente deboli e francamente insostenibili. Costoro forse meritano di passare qualche guaio in modo da rendersi conto di quali siano i veri rischi a cui sono esposti. Ok. Ma anche di fronte a casi del genere non è assolutamente detto che ci si trovi a che fare con truffatori. Magari frustrati e depressi sì, ma non necessariamente dei criminali.
Sta di fatto che uno degli inquisiti mi ha telefonato sabato scorso. E' un malato di retinite pigmentosa che conosco da quasi trent'anni. Se ci vedeva poco allora... figuriamoci adesso!
La Guardia di Finanza ha fatto irruzione a casa sua alle sette del mattino. Gli hanno sequestrato, tra l'altro, la sintesi vocale ed altri ausili. Non usa sul computer la sintesi vocale un falso cieco... Ve lo assicuro... Fin quando ci sono possibilità diverse ogni ipovedente preferisce puntare sul proprio residuo visivo.
Non possiamo dunque che rinnovare la nostra fiducia nell'operato della Magistratura ed auspicare, nel contempo, una maggiore prudenza nel gettare la Croce sulle spalle di chi comunque ogni giorno deve affrontare una serie di problemi assolutamente non trascurabili. La nostra associazione quindi si mette completamente a disposizione delle autorità per far comprendere la complessità di quel mondo che si chiama disabilità visiva.
Credo che gli oculisti che hanno certificato patologie inesistenti vadano perseguiti con estrema severità, come ho già scritto nel mio post del 6 luglio scorso "Non diciamo fesserie".
Ho visto in TV interviste ad oculisti che difendevano i colleghi che hanno certificato cecità degne di pensione di invalidità, ma non reali, con argomenti di cui dovrebbero vergognarsi, del tipo: "Gli strumenti in nostro possesso non ci consentono di accertare l'effettiva cecità..." Sono gli ordini provinciali dei medici che dovrebbero essere severi per dimostrare la loro serietà.
Se la retina non è in grado di ricevere la luce gli strumenti lo vedono e come! Questi oculisti andrebbero sospesi solo per quel che hanno detto nelle interviste! E' di questi professionisti la colpa della sofferenza di chi, invece, il bene della vista lo ha veramente compromesso. La Guardia di Finanza non può certo accertare la patologia, non è suo compito, ma deve accertare solo il dolo con i mezzi che ha. Cominciasse a convocare chi ha firmato i certificati medici e chiedesse un esame medico sull'invalido ad un Centro Oculistico per accertare se quanto certificato in precedenza sia vero o meno. Qualora risultasse una certificazione palesemente falsa, non ci sono sciocche giustificazioni "sugli insufficienti mezzi diagnostici" a reggere, ma casomai potrebbero costituire un'aggravante per l'oculista che sostenesse questa tesi e il giudice potrebbe, a buon diritto, prenderla per una presa per il sedere.