Dal sito della RAI, dallo spazio dato a Massimo Carlotto, come lui si racconta...
Il suo passato, racconta, lo ha stivato in cinque grandi casse di legno e quando
ha tentato di sollevarlo ha rischiato di rimanerne schiacciato. Erano atti
giudiziari, perizie, articoli di giornale, lettere, telegrammi e appelli. Lo ha
sistemato in cantina e ogni volta che trasloca - gli è accaduto tre volte da
quando è uscito di prigione - lo spolvera, lo imballa e lo trascina con sé.
E fa bene a portarselo dietro, perché fa parte di lui, qualsiasi cosa voglia raccontarsi o raccontarci.
Le prove non sono acqua fresca, soprattutto quando si è potuto usufruire di tanti processi e quindi di tanti giudici diversi che hanno esaminato e riesaminato i verbali, i fatti, da ogni angolazione e punti di vista, anche dei difensori.
Ha ucciso. Questa è la sentenza, questa è la verità scaturita da questi processi, gira che ti rigira... E' fuori solo per la Grazia concessa su richiesta, quindi con il presupposto di accettazione della sentenza definitiva, a cui ha tentato in ogni modo di sfuggire, lecitamente con i ricorsi dei suoi legali, ed illecitamente fuggendo all'estero.
Ma la Grazia che lo ha reso libero lo ha reso anche presenza sgradevole, per chi non dimentica che ha ucciso una ragazza inerme, troppo spesso nella televisione di Stato che si fa spot per i suoi mediocri libri di nera, materia di cui si intende bene.