venerdì 10 agosto 2012

L'Arte di Enzo Assenza

COMUNE  DI  POZZALLOProvincia di Ragusa
BIBLIOTECA  CIVICA
Enzo Assenza - Biografia

Enzo Assenza

Pozzallo, 8 ottobre 1915
Roma 5 novembre 1981
Enzo apparteneva a una famiglia dove l’arte era di casa: il padre era infatti fotografo, decoratore, pittore, scultore e cartapestista, il canonico Orazio Spadaro, suo zio, materno, era un affermato pittore, i fratelli maggiori Beppe e Valente pittori e lo zio Antonino, fratello del padre, fotografo e decoratore.

Come tanti ragazzini di Pozzallo, durante le vacanze estive Enzo si divertiva ad impastare la creta di Pietre Nere, mostrando fin da allora l’inclinazione per la scultura. Nel 1927, il trasferimento per lavoro del padre a Siracusa offrì ad Enzo ed ai fratelli Beppe e Valente un’occasione straordinaria di arricchimento culturale studiando le opere dell’antichità classica esposte nel locale Museo Archeologico, uno dei più importanti d’Europa.

Nel 1933 decise, assieme al fratello Valente, di lasciare la Sicilia per recarsi a Roma, città certamente più idonea a realizzare le speranze di artisti del tutto sconosciuti.

Fra le tante prevedibili difficoltà anche economiche, adibirono un grande pollaio dismesso, messo a disposizione da amici, ad abitazione-studio, nella quale vivere ed operare, ed iniziarono a frequentare il mondo degli artisti di via Margutta, nella speranza che, a contatto di tante persone autorevoli, sarebbero stati un giorno baciati dalla fortuna. Nel 1933 avevano cominciato a dare maggiore visibilità alle loro creazioni, invitando nel loro studio artisti e critici e, finalmente, la dea bendata si materializzò un giorno in Miss Kempy, un’americana ricca ed estroversa che, nel visitare il loro grande studio, rimase favorevolmente colpita da un grande “Crocifisso” a carboncino, disegnato a quattro mani sulla parete di fondo.

La gentildonna intuì il loro talento e, desiderosa di aiutarli, ne parlò a Lady Ergeton, una nobile inglese sua amica e Dama di compagnia della Regina Elena. La lady inglese, dopo avere constatato personalmente quanto le era stato riferito, fece allestire una mostra esclusiva addirittura nel suo palazzo, inaugurata personalmente dalla Regina  che arrivò in compagnia di personalità vicine agli ambienti di corte, fra cui Pietro Canonica, uno dei maggiori scultori dell’epoca.

Per artisti così giovani fu un evento straordinario, anche perché tutte le opere esposte furono vendute e molte delle quali furono perfino acquistate da Vittorio Emanuele III, che volle aggiungerle alla sua collezione privata: i Sovrani assegnarono fra l’altro ai due fratelli un borsa di studio triennale e, nella via Flaminia, un grande studio di scultura e pittura attrezzato di tutto punto.

Enzo frequentò con successo l’Accademia di Belle Arti e l’Accademia di Francia e si dedicò alla preparazione del materiale espositivo per le mostre alle quali avrebbe presto partecipato: come il concorso “Omaggio agli Eroi”, organizzato nel 1935 dal Quirinale, nel quale vinse il premio per la Scultura, o la personale a Palazzo Torlonia. A soli 20 anni, sempre nel 1935, fu il più giovane espositore della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, presentando la “Signorina Marta”, un’opera in legno che venne acquistata ancora una volta dal Re. Partecipò nel 1938 alla III Quadriennale d’Arte di Roma e si aggiudicò, nel 1939, anche il Concorso per opere monumentali di scultura da collocarsi alla Stazione Termini di Roma.

I premi si susseguivano senza sosta, unitamente alle tante rassegne alle quali veniva ormai invitato: importantissima fu quella organizzata nel 1940 dal Ministero delle Corporazioni, che gli valse il primo premio per “La Meditazione”, un’opera in pietra dal fascino particolare.

Nel 1946 vinse il Concorso internazionale per una monumentale statua in marmo di San Bartolomeo, eseguita per il Duomo di Messina, alla quale seguì, nel 1948, quella di Santa Lucia in legno dorato, per la Chiesa omonima che si trova nel quartiere Italiano di Buenos Aires in Argentina.

Frequentò conterranei del mondo della cultura, come Vitaliano Brancati, Salvatore Quasimodo e Giorgio La Pira e protagonisti della Scultura del Novecento, come Renato Guttuso, Francesco Messina ed Emilio Greco.

Intanto a Roma, nel 1950, alla Mostra della Ricostruzione, due sculture di Enzo Assenza furono acquistate dalla Galleria d’Arte Moderna di Firenze e dal Museo d’Arte Moderna di Stoccolma; nel 1951 con “Il Coro” si aggiudicò il primo premio alla Mostra internazione d’Arte Sacra mentre, nel 1954, la scultura “Il Bue”, esposta a Palazzo Marignoli, fu acquistata dal Museo d’Arte di Roma, guadagnandosi ancora un altro primo premio.

Questi solo alcuni dei tanti riconoscimenti ottenuti sia in Italia che all’Estero, che qui diventa difficile elencare per motivi di spazio.

Al Concorso bandito nel 1961 dall’Istituto Internazionale d’Arte Liturgica, Enzo presentò un bozzetto raffigurante l’Apocalisse, da realizzare in ceramica metallizzata per l’abside della Cattedrale di Saint Joseph di Hartford, capitale del Connecticut, negli USA: un’opera monumentale che richiese tre anni di lavoro e che, per i suoi 320 mq di ampiezza, viene definito ancor oggi il più grande bassorilievo in ceramica esistente al mondo.

In quel periodo continuò intanto a mietere primi premi: nel Concorso Nazionale per il “Monumento della Giustizia” nella Piazza dei Tribunali di Bari, nel 1964 al Concorso di Scultura per la Mostra del Soldato, con una grande statua lignea raffigurante “L’Umanità del Soldato”, di proprietà delle Forze Armate ed esposta a Palazzo Barberini.

Le soddisfazioni continuarono nel 1969, con la vincita del Concorso Internazionale per il “Monumento per l’indipendenza del Congo”, nel 1970 con la statua di Santa Caterina da Siena in terracotta metallizzata (impasto poroso di terracotta che dopo la cottura diventa rossastro per i composti di ferro in essa mescolati), posta nella Chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma, col “San Carlo Borromeo” e “San Luigi Gonzaga” posti nella Chiesa di San Giovanni Bosco sempre a Roma.

Senza tralasciare un’altra Santa Caterina da Siena, in ceramica metallizzata, donata alla Biblioteca comunale di Pozzallo ed il Monumento a San Giovanni Battista, in bronzo, che domina il Lungomare Raganzino della sua città natale.

La produzione di Enzo Assenza è quasi un fiume in piena, con opere spesso monumentali, come la “Beata Maura Degollado de Maciel” a Messico Cotija, la “terracotta policroma” per la Chiesa di San Paolo della Croce di Atlanta, in Georgia (USA), l’altare delle “Sante Siciliane” – Lucia, Agata e Rosalia – nella Chiesa del Getsemani a Paestum, ed infine la “Via Crucis”, “San Francesco” e “Santa Rita”, tutte in ceramica, per la Chiesa di Santa Rita a Siracusa.

Impossibile, in così poco spazio, elencare tutte le opere di Enzo Assenza, sparse in Italia e in tutto il mondo: la sua è stata certamente la creatività prodigiosa di un artista straordinario, al quale venne assegnato perfino il “Sileno d’oro”, premio conferito annualmente ai siciliani che, ovunque nel mondo, si siano distinti nelle Arti, nella Letteratura, nelle Scienze ed altro: un riconoscimento di prestigio che onora Pozzallo, considerando che lo avevano meritato personaggi illustri, Premi Nobel per la Letteratura, come Luigi Pirandello e Salvatore Quasimodo.

La morte lo raggiunse il 5 novembre 1981, a Roma, ad appena 66 anni, colpito da infarto nel suo studio.

Fonte: Luigi Rogasi, Pozzallesi del XX secolo, cento nomi da non dimenticare.

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Incendi e pene per i piromani

Gli incendi di vaste dimensioni che si innescano spontaneamente, senza l'intervento della mano dell'uomo, sono rarissimi. Oltre alle statistiche, sciorinate da vari soggetti in televisione, conta la semplice logica che si basa sull'osservazione della realtà.
Avete mai provato ad accendere un fuoco all'aperto per fare un banale barbecue? Con carta ed accendino non si riesce. La fiamma dopo poco si estingue e voi provate e riprovate bruciandovi le dita con la fiamma dell'accendino. La legna, benché secca, non prende...
Come fanno dunque i piromani a far prendere dal rogo alberi  ed arbusti anche verdi? Ma con i combustibili ovviamente: primo fra tutti la benzina.
Il costo dello spegnimento e del successivo ripristino dei luoghi bruciati è ENORME per i contribuenti.
La soluzione dunque è una sola: prevenzione, e questa si fa anche e soprattutto arrestando i piromani. Su centinaia e centinaia di incendi che hanno funestato questa estate ne hanno preso uno, 65 anni, con accendino in tasca e abiti che puzzavano di benzina. Troppo poco: debbono arrestarne di più e per fare questo debbono dedicare più uomini e mezzi a questo scopo.
Il 3 settembre 2011 e il 28 agosto 2011 ho dedicato due post a questo tema e ho riportato la legge che impedisce di costruire nelle aree che hanno subito incendi, togliendo così lo scopo di molti roghi che venivano appiccati al solo fine di speculazione edilizia. Mancando questa lucrosa possibilità grazie a codesta legge e togliendo lo scopo di rinverdire i pascoli da parte di alcuni proprietari di fondi, non rimane che la malvagia follia a spiegare tanto danno.
Quali sono le pene che la Legge impone a chi viene colto nell'atto criminale di accendere un rogo?
Ecco cosa dice il Codice Penale:
Titolo VI: DEI DELITTI CONTRO L'INCOLUMITA' PUBBLICA
Capo I: DEI DELITTI DI COMUNE PERICOLO MEDIANTE VIOLENZA

Art. 422 Strage
Chiunque, fuori dei casi previsti dall’articolo 285, al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumita’ e’ punito, se dal fatto deriva la morte di piu’ persone, con l’ergastolo (1). Se e’ cagionata la morte di una sola persona si applica l’ergastolo. In ogni altro caso si applica la reclusione non inferiore a quindici anni. (1) Il testo originario comminava la pena di morte. Peccato che l'hanno tolta!
Ovviamente se manca il fine di uccidere il magistrato non applicherà la pena! Ma se io appicco un incendio devo prevedere il rischio possibile che questo possa accadere, non potendo sapere se ci capiteranno in mezzo uno o più esseri umani! Quindi compio il mio atto criminale accettando questa possibilità non tanto remota.  

Art. 423 Incendio
Chiunque cagiona un incendio e’ punito con la reclusione da tre a sette anni. La disposizione precedente si applica anche nel caso d’incendio della cosa propria, se dal fatto deriva pericolo per la incolumita’ pubblica.
Magari glieli dessero 
sette anni! L'esempio serve sempre!

Art. 423-bis Incendio boschivo
Chiunque cagiona un incendio su boschi, selve o foreste ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. Se l’incendio di cui al primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da uno a cinque anni. Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate della metà, se dall’incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all’ambiente.

Art. 424 Danneggiamento seguito da incendio
Chiunque, al solo scopo di danneggiare la cosa altrui, appicca il fuoco a una cosa propria o altrui e’ punito, se del fatto sorge pericolo di un incendio, con la reclusione da sei mesi a due anni. Se segue l’incendio, si applicano le disposizioni dell’articolo precedente, ma la pena e’ ridotta da un terzo alla meta’.

Art. 425 Circostanze aggravanti
Nei casi previsti dai due articoli precedenti, la pena e’ aumentata se il fatto e’ commesso: 1) su edifici pubblici o destinati a uso pubblico, su monumenti, cimiteri e loro dipendenze; 2 su edifici abitati o destinati a uso di abitazione, su impianti industriali o cantieri, o su miniere, cave, sorgenti, o su acquedotti o altri manufatti destinati a raccogliere e condurre le acque; 3 su navi o altri edifici natanti, o su aeromobili; 4 su scali ferroviari o marittimi, o aeroscali, magazzini generali o altri depositi di merci o derrate, o su ammassi o depositi di materie esplodenti, infiammabili o combustibili; 5 su boschi, selve e foreste.


Riporto anche questa ulteriore informazione riguardante l'integrazione del Codice Penale grazie alla Legge del 4 agosto 2000.

I piromani puniti con la reclusione fino a dieci anni 
Incendiare boschi diventa reato 
(Decreto Legge 4.8.2000) 
All'aggiornamento del Codice penale e della Legge di conversione.
L'incendio boschivo diventa un reato punibile applicando il Codice penale. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri che, nella seduta del 4 agosto 2000, ha anticipato con un decreto legge un articolo della legge sugli incendi che è in discussione al Senato. Il provvedimento, che entrato in vigore l'8 agosto, il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, permette alla magistratura di perseguire penalmente i piromani che compiono atti distruttivi contro la natura, e non solo contro le cose o le persone come invece era previsto sinora. In particolare, il decreto che contiene misure urgenti per la repressione degli incendi stabilisce la pena di reclusione da quattro a dieci anni per i responsabili di incendi su boschi, selve, foreste o vivai forestali. Con un'aggravante: la pena aumenta se l'incendio provoca danni a edifici o ad aree protette. Inoltre, se il danno è definito grave o persistente all'ambiente, la pena viene aumentata della metà. (da La Repubblica dell'8 agosto 2000). 


Capito?!! Fino al 2000, poco più di due lustri fa, la Giustizia era più "tenera" con questi mascalzoni!!!