venerdì 31 agosto 2012

Assicurazioni misteriose...


Dirigente Rai cade in bici, risarcito con 500mila euro. Ma continua a pedalare

Gianfranco Comanducci, che a viale Mazzini tratta i contratti con le assicurazioni, a seguito dell'incidente riscuote la cifra. Eppure qualche giorno fa, scrive il Messaggero, "sulle strade dell’Argentario e in Costa Smeralda il vicedirettore generale pedalava senza sosta"

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Gianfranco Comanducci, compagno di calcetto di Cesare Previti al Circolo Canottieri Lazio, pedalava già con la squadra Rai di Letizia Moratti presidente. Tirava le fughe. E così bene che i berlusconiani l’hanno spinto quasi sino al gradino più alto: vicedirettore generale di viale Mazzini con delega ai servizi di funzionamento.
Però, Comanducci pedala davvero. È un “ciclista straordinario”, tanto per citare le modeste cronache romane. Anche un ciclista di professione può cadere a villa Borghese e alzarsi un po’ malconcio: per esempio, con una frattura a una clavicola. E poi che fa, il ciclista? Per lavoro, tratta i contratti con le assicurazioni; per il ruolo che ricopre, beneficia di polizze molto gustose. E dunque, l’anno scorso, Comanducci chiese un risarcimento. Qui potete persino avere un moto di umana compassione. Al dirigente di viale Mazzini certificano un’invalidità permanente di un certo rilievo. Qualche mese fa, il nostro sportivo incassa una liquidazione di 500mila euro. Una cifra spropositata per l’infortunio in bicicletta tra i prati romani che sormontano piazza del Popolo. Ora direte che il mezzo milione di euro può alleviare il trauma di un ciclista costretto a parcheggiare la bicicletta per sempre. E che questo racconto spigoloso potrebbe ispirare il regista di Forrest Gump. Non temete, non piangete.
Pagine “Giorno e Notte”, il Messaggero (edizione di Roma) del 22 agosto 2012: “Sulle strade dell’Argentario prima e nei giorni scorsi in Costa Smeralda, per quasi tre ore al giorno, il vicedirettore generale Comanducci pedalava senza sosta. A Porto Ercole condivide la passione per la bici con un altro grande sportivo come Matteo Marzotto. Entrambi molto allenati, si possono permettere il lusso di farsi accompagnare nelle loro uscite in Maremma da un campione come l’ex ciclista Max Lelli”. Qualcosa non torna. L’omonimo di Comanducci pedala per tre ore senza sosta? È un atleta molto allenato? Sfida un ex ciclista in Maremma, un tipo tosto che s’è fatto 14 Tour de France? Speriamo per Comanducci che non sia lo stesso Comanducci. Tanto per capire, proviamo a contattare il vicedirettore generale che, direttamente al telefono e tramite l’ufficio stampa, non smentisce e non commenta: “Privacy”.
Ora dimenticate il Comanducci ciclista e pensate al Comanducci dirigente. Quasi contemporanemente al premio bonificato da Fondiaria, la stessa compagnia disdice unilateralmente il contratto con viale Mazzini. E Comanducci, versione vicedirettore generale, deve trovare un’assicurazione per garantire le dovute coperture ai dirigenti Rai, che ricevono trattamenti ben diversi dei dipendenti o dei giornalisti. Il giochino costa a viale Mazzini il 30 per cento in più, visti i precedenti (e i casi stile Comanducci), la nuova compagnia aumenta il prezzo. Interpellato anche per chiarire questa curiosa coincidenza, l’ufficio stampa Rai fa sapere: “Come si può verificare dal bando di gara, l’andamento del rapporto premi-sinistri degli ultimi anni è stato sfavorevole per la compagnia di assicurazione”. Quanti Comanducci ci sono in Rai? Oltre il Comanducci che s’aggira per l’Argentario e la Maremma con un’invalidità permanente?
da Il Fatto Quotidiano del 25 agosto 2012
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Come sono strane le Assicurazioni... In questa Italia molte cose sono strane... Soprattutto è strano quello che, in uguali circostanze, può avvenire a chi è un cittadino qualsiasi, che si muove pensando che le regole sono regole quindi uguali per tutti in una Democrazia, il quale, al contrario, invece di essere risarcito si trova a dover pagare anche le spese di giudizio.
Sapete che scrivo no? Dunque vi racconterò una storia... vera però... come quasi tutto quel che scrivo.
Una signora di mezza età raggiunge il marito che l'aspetta davanti ad un Grande Magazzino provvisto di un ampio parcheggio. 
Parcheggiata l'auto si avvia a raggiungerlo: lui dovrebbe attenderla davanti alle porte a vetri. La signora lo cerca con gli occhi in lontananza, mentre una folla consistente di persone sciama verso l'entrata in ordine sparso o ne esce raggiungendo il parcheggio dal quale lei proviene, nascondendole in parte la visione. Mentre cammina a tratti guarda in terra ed a tratti rialza lo sguardo davanti a sé. Il cammino è contrassegnato da piccole strisce pedonali che però finiscono in una grande pozzanghera che, essendo d'estate e calzando dei sandali, attraversandola la signora si bagnerebbe i piedi. Non è piovuto, dunque, si chiede la signora a cosa sarà dovuta quella enorme pozzanghera? Forse ad una perdita d'acqua? Chissà. Procede deviando alla sua destra su quello che sembra essere un vialetto, largo e lungo, delimitato da tubi di ferro ai lati. Rialza gli occhi camminando e all'improvviso il suo passo è tagliato da qualcosa che le sbarra le caviglie e lei si trova a cadere come un tronco a faccia avanti in un istante, senza poter fare altro che mettere istintivamente un braccio davanti a sé per riparare la caduta. Il braccio riceve un colpo ma non le evita di sbattere la faccia che riporterà escoriazioni sulla fronte e sul naso. Suo marito a qualche decina di metri da lei non vede nulla, per via della folla che va e viene. Accorrono un uomo ed una donna che si chinano su di lei premurosamente. Vorrebbero rialzarla ma lei sente un forte dolore al braccio e come un mancamento, dunque dice ai pietosi soccorritori di non muoverla. Accorre anche un ragazzone negro che è lì ad aiutare chi esce con i carrelli della spesa per caricarla in auto, per guadagnare qualche soldo con questa attività abusiva. Capisce che la signora deve essersi rotta il braccio e, nel suo stentato italiano, si offre di tirarglielo subito "perché al suo Paese si fa così". L'anziana donna si difende con le deboli forze rimastele e gli dice: "No, no, no!!" Il ragazzone desiste dal suo generoso proposito.
La signora gentile, ancora china su di lei si offre di chiamare il personale del Grande Magazzino, un'ambulanza... Ma la donna oppone un cortese diniego e chiede solo di essere accompagnata dal marito: la porterà lui, se mai, in ospedale.
La signora l'aiuta a tirarsi su con l'uomo e, accertatasi che può camminare e che non vuole altro, si congeda, mentre l'uomo di mezza età la sostiene e la conduce fino ad una panchina poco più avanti. La donna avverte nausea e lo comunica all'uomo, il quale minimizza e dice: "Sarà per lo spavento." Invece è per l'osso dell'avambraccio, il radio, che ha riportato una frattura scomposta, che l'organismo risponde con la nausea. Seduta sulla panchina, ringraziato il signore che ve l'ha accompagnata, la donna infortunata chiama il marito con il cellulare indicandogli dov'è e accennandogli brevemente l'accaduto. L'uomo arriva quasi subito. Decidono di andare nel più vicino ospedale e, sorretta dal marito, si avviano verso l'auto di lui tornando verso il parcheggio. Nel fare la strada a ritroso la donna gli indica il punto in cui è caduta e lei stessa vuole vedere cosa le ha tagliato il cammino: un tubo di ferro posto ad una decina di centimetri dall'asfalto corre orizzontalmente al vialetto che lei aveva imboccato. Non v'è null'altro. Solo più tardi si apprenderà che quello che sembrava uno sgombro camminamento altri non era che il ricovero di giganteschi carrelli in uso in quel Grande Magazzino che vende anche oggetti di grosse dimensioni. Nessuna sbarra più alta di quei dieci centimetri circa chiude il cammino del ricovero carrelli a metà del camminamento, solo quel tubo in basso, in orizzontale, in cui da due parti fronteggiantisi si possono riporre i carrelloni ma, in mancanza di essi, appare come uno spazio vuoto e libero. Più tardi si vedrà che dei cartelli all'inizio di quel camminamento dicono che lì si possono riporre i carrelli. 
Ma se il cartello sfugge in assenza di un qualsivoglia carrello che richiami l'uso di quel posto?
La donna viene ricoverata, operata e dopo una decina di giorni di degenza torna a casa con gesso e ferri di Kirschner infissi nell'osso.
Dato che ancora non è in pensione perde un bel po' di soldi sullo stipendio, essendo la sua retribuzione basata essenzialmente sulle indennità legate alla presenza. Perde inoltre i rimborsi sui pasti, in mancanza di una mensa nella struttura dove lavora, che costituiscono anch'essi una piccola entrata. Scrive una raccomandata ai Grandi Magazzini, spiegando l'accaduto e, a prova della sua buona fede, porta il fatto che non ha neppure preso il nome dell'uomo e della donna che l'hanno soccorsa per eventuali testimonianze in giudizio. Chiede solo un risarcimento per quanto sta perdendo della sua abituale retribuzione e denuncia  che la situazione del luogo dove è caduta non è sufficientemente  segnalata e che va cambiata perché costituisce pericolo.
L'Ufficio legale dei Grandi Magazzini passa tutto alla compagnia di Assicurazione che nomina un perito il quale contatta la signora e le chiede di essere presente alla perizia sul posto.
Il perito sotto gli occhi dell'infortunata dichiara: "L'insidia c'è, non vi è dubbio che c'è."
Passa il tempo e la signora chiama il perito dell'Assicurazione il quale le dice di aver trasmesso da tempo la perizia alla Compagnia di Assicurazione e la consiglia di recarsi presso la sua sede e parlare con il liquidatore. Cosa che la signora fa puntualmente per sentirsi rispondere che la Compagnia non paga, senza alcuna spiegazione. Meravigliata la signora fa notare che il loro perito ha detto che "L'insidia c'è.." Risposta dura quanto laconica del liquidatore: "Il perito fa il suo mestiere ma a decidere siamo noi."
Indubbiamente è come venire schiaffeggiati e la signora si rivolge ad uno studio di avvocati che lavorano all'americana: nessun compenso ma una percentuale sul risarcimento qualora ottenuto. L'unica spesa è la registrazione della causa in Tribunale: circa euro 400.
Il giovane titolare dello studio, figlio di avvocato, è sicuro di vincere e stabilisce anche quanto, a suo avviso, deve essere l'ammontare del risarcimento: euro 14.000, di cui lo studio prenderà il 25%, ma per la signora è una questione di principio e non di soldi e insiste per l'80% della cifra allo studio in caso di vittoria della causa. L'avvocato ed i suoi collaboratori sorridono meravigliati da una simile presa di posizione. Il perito di parte, pagato dallo studio, è un Ingegnere. Si torna sul luogo: come per la prima perizia, effettuata dal perito dell'Assicurazione, la zona della caduta è stata stranamente delimitata da nastri bianchi e rossi da parte dei Grandi Magazzini. Anche questo perito sentenzia che: "L'insidia c'è." La perizia medico legale la fa un conoscente della signora, Medico Legale e Professore Universitario, dopo aver visionato la cartella clinica e averla visitata, senza costi, perché carinamente rifiuta ogni compenso.
La causa si svolge nell'arco di due anni e quando arriva la sentenza, stilata da una giovane magistrato donna, tutti restano esterrefatti: la signora non merita alcun risarcimento, perché non guardava sempre per terra e ogni tanto guardava avanti per scorgere il marito, dunque deve anche pagare le spese di causa e l'avvocato dell'Assicurazione: euro 2.600. Può, naturalmente, fare ricorso... Ma la signora, sfiduciata da una simile "giustizia", rinuncia paventando solo altre spese...
  
Dopo l'incidente il luogo è stato così modificato: come si vede ora c'è una barra a metà altezza d'uomo... A riprova che i due periti delle due parti in causa avevano ragione...
MORALE: GUARDATE SEMPRE PER TERRA ALTRIMENTI, SE L'INSIDIA E' VERSO I VOSTRI PIEDI, AVETE TORTO A NON AVERLA VISTA E NON POTETE CHIEDERE ALCUN RISARCIMENTO... PERO' HO UN DUBBIO... E SE MENTRE GUARDATE PER TERRA VI SI PARA DINNANZI UN'INSIDIA VERTICALE... TIPO UN PALO?
SE LO SARA' POSTO QUESTO QUESITO IL MAGISTRATO DONNA CHE HA STILATO LA SENTENZA SECONDO VOI?