Da: La Repubblica.it
Padre salva 3 figli che rischiano di annegare e poi muore
Livorno, 16 ott. - Un uomo di 42 anni, Samuel Rubin, originario della Svizzera e padre di cinque figli, e' morto annegato questo pomeriggio nel tratto di mare di fronte a Rimigliano - fra San Vincenzo e Piombino - dopo aver salvato tre figli che stavano facendo il bagno in acqua. Secondo una prima ricostruzione al vaglio dei carabinieri, l'uomo si e' accorto che i tre figli che erano in acqua non riuscivano a rientrare a riva. Si e' cosi' gettato in acqua e, dopo averli riportati a terra, e' stato colto da un malore ed e' morto. Il drammatico episodio in cui ha perduto la vita il turista svizzero e' accaduto questo pomeriggio poco prima delle 15. L'uomo si trovava in spiaggia insieme alla moglie e ai cinque figli sul tratto di litorale alle spalle della spiaggia che costeggia la pineta e la strada provinciale della Principessa a Rimigliano, pochi chilometri a sud di San Vincenzo. In quel momento sulla spiaggia non si trovavano altre persone. Tre dei cinque figli di Samuel Rubin hanno deciso di fare il bagno malgrado il mare fosse agitato. Quando il quarantaduenne padre si e' accorto che non riuscivano a tornare a riva e rischiavano di venire inghiottiti dalle onde e dalla corrente, ha deciso di gettarsi in mare ed e' riuscito a portarli a riva. Lo sforzo per trascinarli a terra, pero', si e' rivelato fatale. L'uomo, colto da malore, si e' accasciato a riva e quando sul posto sono arrivati i soccorsi ogni manovra per cercare di rianimarlo - compreso l'utilizzo di un defibrillatore - si e' rivelata vana. E a quel punto al medico del 118 non e' rimasto altro da fare che costatarne la morte. Sul posto si sono recati anche i carabinieri che dovranno ricostruire nel dettaglio la dinamica dell'episodio.
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Da: "Pianeta mamma"
Rinviato a giudizio il papà del bambino gettato nel Tevere
Patrizio Franceschelli sarà processato il 4 dicembre con il rito abbreviato per l'omicidio del figlio di 16 mesi: l'uomo è accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela
Lo scorso 4 febbraio aveva gettato il figlio di 16 mesi
nel Tevere, Patrizio Franceschelli è stato rinviato a giudizio e sarà processato il
prossimo 4 dicembre con il rito abbreviato. L'uomo è stato accusato
dal PM Attilio Pisani di omicidio volontario aggravato dal vincolo di
parentela. Il gup Adele Rando ha deciso di non riconoscere l'aggravante dei
futili motivi e dell'efferatezza.
L'uomo, la mattina del 4 febbraio, aveva sottratto il piccolo alla zia e alla nonna ed era scappato con lui. Arrivato all'altezza di Ponte Mazzini, a Roma, aveva poi gettato il figlio nel Tevere. Il corpo del bambino, che si chiamava Claudio, è stato ritrovato solo alla fine del mese di marzo, quando è riaffiorato dal fiume all'altezza di Fiumicino .
Quando il padre è arrivato oggi al Palazzo di Giustizia ci sono stati attimi di tensione. E lo stesso c'è stato al momento in cui l'indagato ha lasciato il tribunale, scortato dagli agenti della polizia penitenziaria.
Un
gruppo di parenti e amici della famiglia si sono presentati davanti al Palazzo
di Giustizia indossando magliette con la foto del piccolo Claudio. Ed
hanno iniziato a gridare insulti e a lanciare sputi contro
l'uomo.
Franceschelli nel mese di giugno è stato dichiarato dal perito del gip capace di intendere e di volere, anche se sono stati riscontrati in lui alcuni comportamenti sociopatici. Per questo è stato dichiarato idoneo a sostenere un regolare processo. Tra le parti civili che compariranno al processo, oltre alla famiglia del piccolo Claudio, ci saranno anche il Comune di Roma ed una associazione tutela le donne. All'udienza preliminare ha partecipato il vice sindaco Sveva Belviso, che ha ribadito la vicinanza del Comune alla famiglia del bambino.
L'uomo, la mattina del 4 febbraio, aveva sottratto il piccolo alla zia e alla nonna ed era scappato con lui. Arrivato all'altezza di Ponte Mazzini, a Roma, aveva poi gettato il figlio nel Tevere. Il corpo del bambino, che si chiamava Claudio, è stato ritrovato solo alla fine del mese di marzo, quando è riaffiorato dal fiume all'altezza di Fiumicino .
Quando il padre è arrivato oggi al Palazzo di Giustizia ci sono stati attimi di tensione. E lo stesso c'è stato al momento in cui l'indagato ha lasciato il tribunale, scortato dagli agenti della polizia penitenziaria.
L'assassino del piccolo Claudio. Era suo padre! |
Franceschelli nel mese di giugno è stato dichiarato dal perito del gip capace di intendere e di volere, anche se sono stati riscontrati in lui alcuni comportamenti sociopatici. Per questo è stato dichiarato idoneo a sostenere un regolare processo. Tra le parti civili che compariranno al processo, oltre alla famiglia del piccolo Claudio, ci saranno anche il Comune di Roma ed una associazione tutela le donne. All'udienza preliminare ha partecipato il vice sindaco Sveva Belviso, che ha ribadito la vicinanza del Comune alla famiglia del bambino.
Non ho molto da commentare: un padre vero che muore per salvare i suoi figli ed un mostro che non avrebbe mai dovuto riprodursi.
Nonostante lui, le immagini struggenti di Claudio ci mostrano un bambino bellissimo, veramente eccezionale anche nelle dolcissime espressioni.
Il mostro l'ha gettato nel fiume come se fosse un sacchetto della spazzatura: per levarlo dalle mani della nonna le ha spezzato un dito.
Ancora una volta dico che i magistrati, certi magistrati, mi fanno paura.
Come interpreta la legge un magistrato che NON riconosce l'efferatezza di un simile gesto come aggravante ed i futili motivi idem?!!
Cosa avrà nella sua mente questo magistrato come immagine di efferatezza? E quali sono i gravi motivi (per non riconoscere i futili!) che possono giustificare il rapimento di un bimbo per gettarlo nel Tevere dopo averlo tenuto al freddo nella neve?
Ho paura di questo giudice perché non ne afferro la logica, ammesso che ci sia!
Anche l'imputazione non condivido: c'era la premeditazione, perché l'aveva minacciato in precedenza dunque non è stato un atto impulsivo, ma ferocemente previsto nelle minacce.
Nemmeno le innumerevoli testimonianze, anche dei presenti al mostruoso gesto che l'hanno pregato di dissuadere da una simile orrenda intenzione, sono servite a far ragionare il magistrato che ha formulato il capo di imputazione: doveva essere "omicidio volontario premeditato aggravato dal vincolo di parentela".
Due poteri dello Stato: Politico e Magistratura, non danno alcun affidamento.
Viene voglia di scappare da questa Italia!