02 Novembre 2012
(ASCA) - Roma, 2 nov - ''La ministra Fornero ha pianto quando
ha fatto la riforma delle pensioni, contro la quale stiamo raccogliendo le firme
per un referendum abrogativo. Oggi piange per i malati sla, perche', dopo aver
promesso loro risorse pubbliche per la non autosufficienza il governo non le ha
stanziate. Questo governo e' una totale vergogna, trova 2 miliardi di euro per
la banca dei Monti dei Paschi di Siena e niente per le persone che vivono una
condizione di vita tra le piu' difficili in assoluto''. Lo dichiara in una nota
Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista.
''E' inutile piangere sui diritti massacrati, la Fornero e tutto il governo scelgano il popolo invece delle banche e stanzino immediatamente le risorse necessarie per la non autosufficienza, altrimenti avranno sulla coscienza tante vite spezzate. Noi di Rifondazione siamo al fianco dei malati sla, dalla parte dei diritti sociali e non delle logiche disumane del mercato, a cui invece obbediscono piangendo Monti e la Fornero'', conclude Ferrero.
''E' inutile piangere sui diritti massacrati, la Fornero e tutto il governo scelgano il popolo invece delle banche e stanzino immediatamente le risorse necessarie per la non autosufficienza, altrimenti avranno sulla coscienza tante vite spezzate. Noi di Rifondazione siamo al fianco dei malati sla, dalla parte dei diritti sociali e non delle logiche disumane del mercato, a cui invece obbediscono piangendo Monti e la Fornero'', conclude Ferrero.
Suggerisco un immediato Storno di Bilancio dello Stato: dal Capitolo Finanziamento ai Partiti (in vario modo: tramite Camera, tramite Consigli Regionali ecc.) al Capitolo vuoto per la non autosufficienza.
E non si inventassero tecnicismi del "non si può", perché per fregarci i nostri diritti le strade "tecniche" le trovano sempre.
Non vi sono lacci e lacciuoli normativi che tengano.
Non è demagogia da bassa lega: è civiltà in cambio di barbarie. I cittadini malati e deboli contro i profittatori che usano i nostri soldi "per fare politica".
Facessero politica come si faceva nell'Antica Roma: chi aspirava ad amministrare il denaro pubblico pagava di tasca propria alcune opere pubbliche. Qui si fa il contrario.
Leggete la Storia: la cultura illumina le menti e ci fa capire che si può vivere in modo diverso da come costoro ci impongono come unica soluzione possibile.
NOTE: Evergetismo è un termine coniato dallo storico francese A. Boulanger (1923) e deriva dall'espressione greca εύεργετέω ("io compio buone azioni"); indica la pratica, diffusa nel mondo classico, di elargire doni alla collettività apparentemente in modo disinteressato.
NOTE: Evergetismo è un termine coniato dallo storico francese A. Boulanger (1923) e deriva dall'espressione greca εύεργετέω ("io compio buone azioni"); indica la pratica, diffusa nel mondo classico, di elargire doni alla collettività apparentemente in modo disinteressato.
In epoca romana, la pratica
dell'evergetismo era particolarmente diffusa: il privato donava alla collettività,
al popolo romano, i propri beni, ristrutturava strade, edifici pubblici,
ecc.
Sarebbe troppo semplice ridurre, come fanno in molti, il fenomeno a una mera
tecnica di creazione del consenso, anche perché la collettività beneficiava
effettivamente dei doni.
In realtà, se da una
parte la finalità di promuovere l'immagine personale non può essere esclusa
dalle ragioni che spingevano gli evergeti a tali atti liberali, non si può
sottovalutare il legame che, nell'antica Roma, particolarmente in epoca repubblicana,
il singolo sviluppava con l'Urbe, in quanto oggetto etico e sociale (heimat), fondamentale riferimento degli
scopi esistenziali di ognuno. Infatti, possiamo affermare che la beneficenza dei
romani fosse rivolta in primo luogo alla città, per ricavarne, come detto, in
parte sicuramente prestigio, ma soprattutto perché era intesa come una sorta di
obbligo sociale. I poveri ne beneficiavano in misura assai ridotta: le
istituzioni alimentari di Nerva e Traiano avevano lo scopo politico ed economico di
sostenere la piccola proprietà terriera; le distribuzioni di pane e di altri
generi alimentari alla plebe miravano a far sì che questa fosse devota
all'imperatore.
In questo senso,
l'evergete donava anche spinto dal senso di responsabilità, legato alla retorica
del popolo romano, riferimento fondamentale dell'educazione repubblicana, per
cui la città altro non era che un'estensione della familia
e della gens.
Proprio come adesso no? Ora gli eletti che siedono sugli scranni del Potere affondano le mani nei soldi dei cittadini (popolo o plebe dipende da come viene trattato da costoro) e con essi si pagano autisti, auto blù, privilegi vari e le opere pubbliche le fanno sempre con i soldi dei cittadini, ma gonfiando la spesa per farci rientrare le mazzette che si fanno dare per assegnarle. Ovviamente non rimane niente per i più deboli. Loro la chiamano democrazia. Boh?