Da: La Stampa
Sallusti, arresto ed evasione simbolica - Il direttore del Giornale ai domiciliari
Alessandro Sallusti durante l’arresto a Milano
Gli agenti entrano nella
sede del quotidiano. Il direttore torna a casa della Santanchè.
Milano
Lui lo aveva detto: «Dovranno venire a prendermi in
redazione». È così è stato. Agenti della Digos di Milano sono andati a prelevare
Alessandro Sallusti, direttore de “Il Giornale”, direttamente nella sede del
quotidiano milanese. E aveva anche detto: «Dai domiciliari evaderò». È così ha
fatto, finendo arrestato per evasione. Dopo un passaggio in questura,
accompagnato in Tribunale per la convalida dell’arresto, è stato nuovamente
scortato a casa dove, ha promesso al magistrato, rimarrà senza violare le
prescrizioni.
Di certo per Sallusti quello di oggi è stato il giorno
più lungo, e in un certo qual modo lo è stato anche per la categoria dei
giornalisti, che si è trovata inevitabilmente di fronte ai tanti interrogativi
che la vicenda pone. Una storia che è lontana dall’essere conclusa, con il
processo per direttissima previsto la prossima settimana, la probabile condanna,
e la questione “carcere o casa” (i suoi legali hanno fatto istanza di revoca dei
provvedimenti domiciliari) ancora tutta da risolvere.
«Notte al giornale. Se vogliono mi arrestano qui. Grazie
a tutti»: così aveva twittato poco dopo la mezzanotte di ieri Sallusti,
condannato definitivamente a 14 mesi di carcere per diffamazione e destinato a
scontare la pena agli arresti domiciliari come disposto dal magistrato di
sorveglianza. Nel corso di una concitatissima mattina, poi, il direttore del
Giornale aveva proposto una sorta di soluzione alle forze dell’ordine che
dovevano eseguire l’ordine di carcerazione. «Voi - era la proposta - non violate
la sede de “Il Giornale”, io mi consegno a San Vittore e poi fate quel che
volete». All’Ansa, durante le lunghe ore dell’attesa, nella sede di via Negri,
aveva spiegato: «Mi costituisco io perché non voglio che venga violato il
giornale. Non “Il Giornale” in quanto tale, ma un quotidiano». «È ovvio - aveva
proseguito - che la mia è una provocazione politica. Qualcuno potrebbe dire “ma
se stai lì dentro ti sottrai alla pena». E allora io esco. Però non vado a casa.
Vado a San Vittore. Che mi registrino lì. Poi mi porteranno dove vogliono».
Però non è andata così. La polizia è entrata nella sede
del quotidiano e lo ha portato via sotto gli occhi dei collaboratori. Sallusti è
stato prelevato lasciando a metà la riunione di redazione che stava conducendo,
stabilendo con grande freddezza proprio i titoli e le pagine da dedicare al suo
caso. Due funzionari della Polizia di Stato gli hanno notificato il
provvedimento di detenzione domiciliare davanti alle telecamere e ai fotografi.
L’unico suo commento è stato per la libertà di stampa: «Arrestato in un
giornale...certo se questa categoria.. Beh dovrebbe avere un sussulto, no?». Poi
lo hanno portato via tra gli applausi dei colleghi. Poco prima aveva confidato
all’Ansa «La prossima riunione la farò da evaso». E così è quasi stato, dato che
appena lasciato solo nel suo domicilio dai poliziotti, è subito uscito di casa,
finendo ovviamente per essere scoperto e arrestato per evasione. Aveva lasciato
“Il Giornale” poco dopo le 12, e prima delle 13 era già evaso.
Il giudice delle direttissime ha convalidato l’arresto
per evasione e ha disposto gli arresti domiciliari. Sallusti ha giustificato
l’evasione definendola «un gesto simbolico» e spiegando che non voleva certo
darsi alla latitanza. Poi ha promesso di rispettare le prescrizioni del
provvedimento di detenzione domiciliare (che comunque gli permette di scrivere e
telefonare, e di uscire di casa dalle 10 alle 12) ed è stato riportato a casa,
dove vive con la compagna, Daniela Santanché. Tra i tanti commenti e le reazioni
suscitate dalla vicenda, spicca quella dell’editore del quotidiano milanese,
Paolo Berlusconi: «L’arresto di un direttore di giornale, proprio nella sede del
suo quotidiano, per una diffamazione neppure da lui commessa: un caso unico
nella nostra storia, che ci marchia vergognosamente ed indelebilmente come vero
paese da terzo mondo». Gli ha fatto eco il presidente dell’Ordine dei
giornalisti, Enzo Iacopino: «Qui occorrerebbe riflettere su una condanna che
passa da 5.000 euro di multa a 14 mesi di reclusione...Sallusti con la sua
scelta continua a sottolineare l’esistenza di un problema reale che riguarda
migliaia di giornalisti che non hanno la sua notorietà» .
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In un Paese dove criminali incalliti stanno a spasso e possono così delinquere ancora ed ancora, si arrestano i giornalisti.
Fa paura.
Il suo giornale ha pubblicato un articolo che diceva una sciocchezza sull'operato di un giudice del Tribunale di Torino.
Era giusto condannare chi ha scritto la stupidaggine e il responsabile del giornale, cioè il Direttore.
Ma non con la RESTRIZIONE DELLA LIBERTA' PERSONALE! Perché gli arresti domiciliari questo sono!
La LIBERTA' PERSONALE è qualcosa di molto serio in DEMOCRAZIA e va tolta là dove il crimine lede la società.
Ma una volta che uno è stato condannato per calunnia e/o diffamazione a mezzo stampa e gli è stato fatto pagare un risarcimento alla parte lesa con obbligo di pubblicare la sentenza, che rende pubblico che quel che si è scritto è una sciocchezza, BASTA!
Perché qui siamo arrivati a questo?
Non sarà perché è stato toccato un magistrato?
E i politici fautori di codesta pena, non sarà che è perché hanno la coda di paglia?
A me Sallusti non sta simpatico e nemmeno la sua convivente, la Santanché, proprio per questo quel che scrivo ha più valore: perché non è di parte.
Mi sta succedendo qualcosa però di fronte a tanta assurdità: mi sta diventando simpatico, perché ha fatto quello che avrei fatto anch'io, per estremizzare un fatto che così appare meglio in tutto il suo stridore.
Ho militato in un partito creato da un ex-magistrato che predicava, e continua a farlo, che bisogna fidarsi dei giudici. Debbo dire che con i fatti che accumulavo con l'esperienza questa fiducia non mi sembrava sempre ben riposta.
Su questo blog ho affrontato spesso questo tema e non è colpa mia se abbiamo una strana giustizia che scontenta la maggior parte della gente. Non a caso gran parte degli italiani votò a favore della responsabilità civile dei giudici in un referendum disatteso da chi ha poi legiferato.
Termino ripescando dalla mia memoria un altro processo per diffamazione a mezzo stampa: un critico e giornalista, ora defunto, querelò Dacia Maraini che lo aveva definito "stronzo" in un suo articolo. Se non ricordo male era Oreste Del Buono.
La Maraini fu assolta.