Da: Wikipedia
Umberto Ambrosoli si è
laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di
Milano con una tesi dal titolo La criminalità informatica nel sistema
bancario italiano – Profili criminologici ed è divenuto avvocato penalista.
Sposato con Alessandra Bersino, ha tre figli: Giorgio, Annina e Martino.[1]
È stato nominato dalla Banca d'Italia in tre
comitati di sorveglianza in procedure di rigore relative ad istituiti e società
lombarde.
Nel 2009 ha pubblicato il libro Qualunque cosa succeda,
edito da Sironi Editore, che narra la vicenda del padre, l'avvocato Giorgio Ambrosoli,
assassinato l'11 luglio 1979 da William Joseph Aricò, un sicario
assoldato dal banchiere Michele Sindona. Nel 2010 il libro è stato vincitore del premio Tiziano Terzani[2][3] e, precedentemente, del
premio Capalbio.[4]
Nel 2011 diventa membro del Comitato di esperti per lo studio
e la promozione di attività finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo
mafioso e della criminalità organizzata sul territorio milanese, presieduto da
Nando Dalla Chiesa.[5] Sempre nel 2011, all'atto di costituzione
della Associazione Civile Giorgio Ambrosoli, assume la carica di Presidente onorario.[6]
La candidatura alla presidenza della Regione Lombardia [modifica]
Nel novembre 2012 ha avanzato la propria candidatura alla
presidenza della Regione Lombardia nelle elezioni anticipate del
2013, sostenuto da una coalizione di movimenti civici e partiti di centro-sinistra. Il 15 dicembre 2012, a seguito della vittoria alle elezioni primarie
regionali con il 57,64% dei voti, è diventato ufficialmente candidato alla
presidenza della Lombardia.[7]
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La Lombardia ha una grande risorsa in questo giovane uomo figlio di un eroe civile, Giorgio Ambrosoli, perché ha competenza e Valori.
Veri Valori, non quelli che certa gente si attribuisce a parole...
Spero per il popolo lombardo che sappia cogliere questa occasione.
Purtroppo nel Lazio non siamo così fortunati e credo che sia meglio non votare piuttosto che dare il proprio avallo a candidature incolori ed opportuniste.
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Da: Wikipedia riporto la commovente lettera che Giorgio Ambrosoli scrisse alla moglie, conscio dei rischi a cui il fare fino in fondo il suo dovere lo esponeva.
Uomini come questi ci riscattano da una melma nella quale siamo immersi ogni giorno anche accendendo solo la televisione.
« Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono
pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I.,
atto che ovviamente non soddisferà molti e che è costato una bella fatica. Non
ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi
sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover
trattare con gente dì ogni colore e risma non tranquillizza affatto. E'
indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo
prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata
un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di
far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo,
ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho
avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato -
ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente
solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro
spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello
che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero
recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. I nemici comunque non aiutano, e
cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo,
quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie.
Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai
fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei
valori nei quali noi abbiamo creduto [... ] Abbiano coscienza dei loro doveri
verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il
paese, si chiami Italia o si chiami Europa. Riuscirai benissimo, ne sono certo,
perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro.. Sarà per
te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e
farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi (...)
Giorgio »
Giorgio fu ucciso dai sicari di Sindona nel 1979, Umberto aveva 8 anni.