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Nel Giorno della Memoria.
L'Addio Infinito
La mano che l’aggrappa,
il fucile che scalpita,
gli occhi sgranati di un bambino impaurito,
Le lacrime scendono, il cuore si spezza,
con le mani giunte prega l’Iddio
che finisca il tormento, l’orrore in oblio.
L’uomo finisce, la bestia che insorge,
risposte non trova la mente violata,
solo un abbraccio diventa la vita,
la luce si è spenta, il sole a mezzogiorno.
Scende la notte, in cielo la luna,
il freddo pungente non è una tortura,
solo un pensiero che blocca il respiro:
dove sei o mia piccola creatura?
Mamma ti penso, vorrei averti accanto,
tra il filo spinato di un campo smarrito
ovunque ti cerco, la tua voce, il sorriso.
L’epilogo è pronto, il mio cuore è già morto,
la più grande tra le pene,
perché mai più potrai sentirmi dire:
Mamma ti voglio bene!
Tu che scrivi non puoi immaginare,
solo una prece per rimembrare:
io non muoio da solo, con me l’Umana Ragione
soccombe al delirio di un solo padrone,
alza il capo, grida forte che dal cielo ti possa sentire:
“Mai più così in basso l’uomo possa finire!”
Vincenzo Basile
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