venerdì 18 gennaio 2013

Denunce in campo sanitario


Da: La Repubblica.it

Sale parto, confermato lo sciopero del 12:
"Non basta la disponibilità del ministro"

Le organizzazioni dei ginecologi e degli ostetrici ribadiscono l'esigenza della protesta anche dopo l'incontro con Balduzzi: "Vogliamo l'attenzione dei partiti sul problema delle denunce in campo sanitario, sulla sicurezza dei reparti e sull'obbligo delle polizze assicurative"

ROMA - "Ringraziamo il ministro, ma la protesta va avanti". Le organizzazioni dei ginecologi e delle ostetriche hanno confermato lo sciopero (che sarebbe il primo in assoluto) delle sale parto, annunciato per il 12 febbraio con il blocco per tutti i parti programmati, al termine dell'incontro avuto oggi con il ministro della Salute, Renato Balduzzi.

"Ringraziamo il ministro per la rapidità della convocazione e per la sua disponibilità ad ascoltare le nostre richieste - spiegano in una nota le associazioni Fesmed, Aogoi, Sigo e i chirurghi dell'Acoi - . Abbiamo ribadito che la nostra protesta è rivolta soprattutto ad attrarre l'attenzione di tutte le forze politiche affinchè si facciano carico di inserire nei rispettivi programmi di governo la problematica del contenzioso medico legale e introdurre i correttivi necessari per raffreddarlo, contenendo così il fenomeno della medicina difensiva, e contemporaneamente affrontare e risolvere i problemi della sicurezza dei punti nascita nell'interesse della salute e del benessere della mamma e del bambino".

Al momento, dunque, annunciano le associazioni, "la disponibilità del ministro non può essere considerata un elemento sufficiente e risolutivo per poter farci recedere dalla nostra ferma intenzione di proclamare lo sciopero per il 12 febbraio". La decisione sarà formalizzata lunedì prossimo. Intanto però gli operatori rilevano che in nessuno dei programmi elettorali presentati dai partiti si fa
riferimento alla questione delle denunce in campo sanitario, che è uno dei temi centrali della protesta insieme alla messa in sicurezza dei punti nascita e al problema della obbligatorietà da parte delle aziende sanitarie di assicurarsi.

Il ministro, affermano i ginecologi, "ci ha proposto di compiere insieme un percorso di collaborazione finalizzato alla stesura del Decreto attuativo previsto dalla legge Balduzzi, apportando miglioramenti che possano renderlo più incisivo riguardo alle problematiche sollevate. Restiamo ora in attesa - concludono - che alle parole del ministro seguano i fatti e che le forze politiche diano dei segnali di interesse. La protesta continua".

La protesta fermerà tutti i punti nascita italiani. Quindi, niente parti cesarei programmati e niente induzione di parti programmati, per un totale di circa 1.100 interventi stimati che dovranno essere rinviati o anticipati.
Non solo. Fatte salve le urgenze indifferibili, che saranno comunque garantite, il black out riguarderà anche l'attività dei consultori familiari e di tutti gli ambulatori ostetrici del territorio dove non verranno effettuati esami clinici, visite specialistiche ed ecografie.
(18 gennaio 2013
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Può sembrare una follia, un'azione riprorevole, a chi leggesse con superficialità questa notizia, ma non lo è affatto, è un tema serio e ormai annoso.
E' invalso l'uso delle denunce contro i medici, anche quando non c'è errore ma altri fattori. Intanto il medico deve pagarsi un avvocato e, una volta uscito dal lungo iter legale, forse riavrà le spese legali, cosa che dipende dal magistrato il quale, anche in caso di non sussistenza del fatto, può decidere di compensare le spese.
Gli ospedali sono assicurati e, per l'errore dei sanitari nel posto di lavoro, tale assicurazione dovrebbe sopperire alla bisogna. Ma questo non sempre avviene e i medici non riescono più a svolgere con la dovuta serenità il loro lavoro.
In un Paese dove le uniche categorie di persone garantite da leggi che le proteggono sono i politici ed i magistrati (non a caso mi dicono che le prebende di quest'ultimi sono equiparate a quelle dei parlamentari), i medici del SSN, a cui si chiedono competenze non indifferenti e che esercitano una professione di grande responsabilità, non sono garantiti affatto da denunce, anche per cose che esulano dalle loro capacità di controllo, come ad esempio l'insieme della capillare organizzazione ospedaliera.
Questa è un'altra pesante prova della totale sperequazione sociale in questo Paese. I Politici pagano solo quando rubano pesantemente il denaro pubblico, ma non rispondono delle innumerevoli opere pubbliche lasciate a metà, dello spreco enorme delle risorse pubbliche e di molte altre azioni sciagurate che danneggiano la nostra economia. I magistrati, pur essendoci stato un referendum popolare che ha espresso la volontà degli italiani a che ci sia una legge sulla responsabilità civile dei giudici, sono garantiti da una legge che li copre con i soldi dei contribuenti e solo in minima parte con i loro fondi personali. Insomma, quando sbagliano e si vuole tentare la strada della denuncia e, in rari casi, si riesce ad avere ragione, il risarcimento per conto del giudice chiamato in causa lo paga lo Stato. 
Questo è gravissimo: perché è stato calpestato l'ennesimo referendum popolare, perché sbagliare in mezzo alle scartoffie è dimostrazione di pessima saggezza e competenza; mentre sbagliare quando si è continuamente sotto stress come i medici del SSN, inseriti spesso in un'organizzazione sanitaria che fa acqua da tutte le parti a causa di scelte politiche clientelari, di mancanza di investimenti, di mala organizzazione ecc., tutte cose che certo non attengono alla capacità individuale del medico, è evento che andrebbe tutelato molto di più dell'agire dei magistrati.
Ma la realtà ora è questa: Politici e Magistrati sono ben pagati e tutelati dalle leggi. Altre competenze altissime che hanno la responsabilità della vita e della morte di persone, invece, vengono lasciate ad ogni attacco e non pagate come i magistrati, ma molto meno. 
Vogliamo poi soppesare i rischi? Un chirurgo, un ginecologo, ad esempio, è a rischio di contrarre malattie; basta che si rompa un guanto (evento che può accadere) e se il paziente in urgenza ha l'HIV c'è rischio di contagio. E' un esempio, ma la casistica è vasta.
I magistrati cosa rischiamo in mezzo alle scartoffie: l'allergia alla polvere?  

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