Da: Pisa Today
Roberta Ragusa: ispezionata la casa del fratello di Antonio Logli
I Carabinieri dell'Unità anticrimini violenti sono rimasti nella proprietà dei Logli per quattro ore: non hanno utilizzato attrezzature sofisticate nè cani specializzati nel rilevamento di tracce ematiche e resti umani
di Redazione - 22 febbraio 2013
Quattro ore di perquisizione oggi da parte dei Carabinieri
dell'Unità anticrimini violenti nel complesso residenziale di proprietà
della famiglia Logli per cercare qualche traccia di Roberta Ragusa, la donna
svanita nel nulla nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. I militari sono
arrivati questa mattina intorno alle 10 e se ne sono andati senza
rilasciare dichiarazioni.
Stando a quanto si è appreso, i Carabinieri impegnati nella perquisizioni, militari dell'Unità anticrimini violenti, si sarebbero concentrati soprattutto nella casa del fratello eseguendo una perquisizione tradizionale senza utilizzare attrezzature sofisticate né i cani specializzati nell'individuazione di tracce ematiche e resti umani impiegati invece ieri a lungo nelle pertinenze di Antonio Logli. Gli inquirenti tacciono ma l'impressione è che i Carabinieri che hanno agito oggi avessero soprattutto il compito di tracciare un profilo psicologico non solo del presunto assassino (i Carabinieri sospettano da tempo che sia stato il marito a uccidere premeditatamente la moglie per poi farne sparire il cadavere), ma di tutta la famiglia. Forse per fornire ai magistrati il quadro più completo possibile in vista dell'interrogatorio di Logli, che sembra imminente ma non ancora dietro l'angolo.
Stando a quanto si è appreso, i Carabinieri impegnati nella perquisizioni, militari dell'Unità anticrimini violenti, si sarebbero concentrati soprattutto nella casa del fratello eseguendo una perquisizione tradizionale senza utilizzare attrezzature sofisticate né i cani specializzati nell'individuazione di tracce ematiche e resti umani impiegati invece ieri a lungo nelle pertinenze di Antonio Logli. Gli inquirenti tacciono ma l'impressione è che i Carabinieri che hanno agito oggi avessero soprattutto il compito di tracciare un profilo psicologico non solo del presunto assassino (i Carabinieri sospettano da tempo che sia stato il marito a uccidere premeditatamente la moglie per poi farne sparire il cadavere), ma di tutta la famiglia. Forse per fornire ai magistrati il quadro più completo possibile in vista dell'interrogatorio di Logli, che sembra imminente ma non ancora dietro l'angolo.
Certo è che dopo un anno di indagini sopportate con apparente freddezza e quasi distacco da parte dell'indagato, oggi forse per la prima volta Logli ha tradito, come mai prima, un certo nervosismo: prima rischiando di investire con la sua auto i cineoperatori assiepati davanti alla sua abitazione dopo aver letteralmente schermato con teli e ombrelli il parabrezza e i finestrini dell'abitacolo per non farsi riprendere. E poi, qualche ora dopo, inveendo contro di loro dalle finestre di casa. (fonte Ansa)
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La insostituibile trasmissione di servizio "Chi l'ha visto?", strumento non solo di corretta informazione, ma di aiuto alle forze dell'ordine e, soprattutto, ai disperati parenti e amici delle persone che scompaiono, ieri sera ha mandato in onda l'intervento in audio con immagine dell'avvocato del fratello di Antonio Logli il quale, per conto di Giovanni Logli, di sua moglie e della figlia minore degli stessi, ha smentito che ci siano state perquisizioni all'interno della loro abitazione, che si trova al piano inferiore della villetta dove abitava Roberta Ragusa.
L'avvocato ha ribadito che la famiglia del fratello di Antonio Logli non si trovava nella propria abitazione quel venerdì, avendo programmato il week-end altrove.
Antonio Logli dichiarò, in un filmato trasmesso da "Chi l'ha visto?", di non aver saputo che la famiglia di suo fratello quel fine settimana non ci sarebbe stata, ma di averlo appreso da sua madre solo dopo la scomparsa di Roberta.
L'avvocato del fratello ha sottolineato che Giovanni Logli e la sua famiglia in questa storia non c'entrano nulla e che, oltre all'ovvio coinvolgimento emotivo per la scomparsa della cognata, stanno ricevendo un danno enorme sul piano mediatico con l'apparizione di notizie come questa, pubblicata anche da Pisa Today, che avrebbero subito una perquisizione.
Questa tragedia, perché di tragedia si tratta, mi ha fatto riflettere sull'abitudine che certe famiglie hanno di dare l'abitazione ai propri figli in case adiacenti a quella dei genitori, avendo la possibilità economica di costruirle o di acquistarle nello stesso posto dove i figli sono cresciuti. L'intento, a mio avviso egoistico, è quello di averli fisicamente vicini con la scusa che, così, è più facile dare loro una mano nelle necessità della vita giornaliera.
Personalmente ritengo che, invece, i figli debbono volare fuori dal nido ed avere la loro autonomia in tutti i sensi che, l'eccessiva vicinanza ai genitori, non consente.
I risvolti psicologici, in condizioni normali, sono un mancato raffronto con difficoltà che consentono la crescita: tipo cercarsi una casa, valutare le difficoltà dell'affitto o dell'acquisto, gestire rapporti con terze persone, sperimentando tutte le insidie e i tranelli che anche questa semplice necessità comporta.
Inoltre i rapporti fra parenti non sempre sono idilliaci, anche quando ci si vuol bene e ci si rispetta.
Esistono piccole invidie e rivalità in molti esseri umani che creano attriti.
Infine, penso, che una famiglia che si forma deve avere la propria intimità che l'eccessiva vicinanza delle abitazioni fra fratelli e/o genitori non consente.
Un litigio fisiologico è diverso se vissuto fra la coppia o se, inevitabilmente, udito dal fratello che abita al piano di sotto o dal genitore che abita accanto. C'è sempre un inquinamento psicologico della coppia. "Cosa avrà pensato mia cognata? Cosa avrà sentito?" E i rapporti si modificano anche fra i coniugi, tenendo conto sempre che "ci sono anche gli altri che vedono e sentono". Una sciocchezza può diventare una montagna, la spontaneità sparisce condizionata dalla presenza degli altri che non si può ignorare.
Dunque, anche in condizioni ottimali, non mi sembra una buona scelta, anche se dettata da convenienze economiche e pratiche.
Se poi si precipita in una tragedia come questa della scomparsa improvvisa ed inspiegabile di una giovane donna, cognata, nuora, i parenti non possono uscirne indenni proprio per l'eccessiva vicinanza.
Debbo dire che sono anche stupita che le forze dell'ordine NON abbiano perquisito l'abitazione sottostante a quella di Roberta: prima di tutto perché in una situazione del genere non bisogna lasciare nulla di intentato e nulla al caso. Anche se loro non c'erano nessuno può escludere che, in modo sconosciuto agli inquirenti, qualcuno non abbia avuto accesso a quei locali a loro insaputa.
Insomma, se tuo fratello ha scelto di vivere per anni tenendo la sua amante a due passi da te, mentendo, fingendo cinicamente insieme a lei, ingannando sua moglie, tu puoi anche ignorarlo, ma qualche eco o riverbero ti debbono essere arrivati.
Si può vivere così a stretto contatto, due cognate, due donne, ed ignorarsi completamente?
Meglio abitare ciascuno lontano dall'altro, così che i casi di ciascuno sono personali e coinvolgono gli altri meno possibile!
Non c'è comodità, né sicurezza economica, che possa ripagare della serenità della propria vita privata e questo caso lo dimostra in tutta la sua tragica scena: un grande terreno, con costruzioni, giardini, una piscina... e nessuna serenità!
Da: Il Tirreno
Suoceri e cognati hanno precisato di non aver mai saputo della storia, che era
già di dominio pubblico: Sara però, nonostante tutto questo, è rimasta al suo
posto finché ad allontanarla è stata solo la pressione mediatica, e non già un
problema di opportunità, di prudenza e la scoperta di una relazione che avrebbe
dovuto sorprendere chi diceva di ignorarla. Una relazione che secondo i
bene informati va avanti da dieci anni, da quando Sara, diciottenne, era andata a
prendere la patente alla Futura e Antonio l’aveva proposta alla moglie come baby
sitter.
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