Da: ANSA.it
Bersani: ecco il mio piano. Renzi: 'Faccio il sindaco'
Il primo cittadino di Firenze smentisce giornali: 'Non ci possiamo permettere neanche rimpianti'
02 marzo, 08:17
BERSANI - Pier Luigi Bersani si gioca l'ultima carta: se riceverà il
mandato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si presenterà al
Senato con 8 punti sui quali chiedere la fiducia al suo 'governo di minoranza'.
La strada sembra tutta in salita, visti i quotidiani 'Vaffa' di Beppe Grillo, ma
il leader Pd è convinto di riuscire a convincere, se non tutti, almeno una parte
dei grillini mentre le diplomazie sono al lavoro con i montiani e anche
esponenti pidiellini per far votare o almeno far abbassare il quorum a Palazzo
Madama e far nascere così un esecutivo pur a tempo. Il primo banco di prova per
la riuscita del governo di scopo saranno l'elezione dei presidenti di Camera e
Senato. Se il leader democratico esclude in modo netto qualsiasi governissimo,
ascoltando la rivolta della base, Bersani non sembra contrario all'ipotesi di
offrire le alte cariche dello Stato a M5S e Pdl: "Sui ruoli istituzionali siamo
pronti a esaminare tutti gli scenari". Certo il Pd esclude di concedere a Silvio
Berlusconi la presidenza di Palazzo Madama ma, davanti all'assicurazione che una
parte del Pdl potrebbe lasciare l'aula durante il voto di fiducia, non si
esclude una condivisione di responsabilità. E' per questo che, pur rivolgendosi
soprattutto al M5s, il programma di Bersani per un governo di scopo ha temi,
come la correzione nella linea di austerità dell'Europa, cari anche al Pdl. In
ogni caso sarà questo l'unico tentativo che il leader Pd farà. Subordinate non
ce ne sono e, assicura Alessandra Moretti, "escludiamo che Bersani possa fare un
tentativo col Pdl, il Capo dello Stato troverà altre soluzioni ma in quel caso
non sarà il segretario a guidare il governo".
E in caso di esecutivo di larghe intese non è disponibile, come chiarisce con
forza, Matteo Renzi, che, nella tensione che regna dentro il Pd, tra distinguo e
altri scenari prospettati da alcuni big, sembra il miglior alleato di Bersani,
invitando a "sfidare" nel merito i grillini. Il sindaco di Firenze non ha alcuna
intenzione di mettersi in gioco, nel caso in cui il governo di minoranza non
nascesse, e d'altronde, da più parti nel Pd, bersaniani inclusi, si sostiene,
come fa il lettiano Francesco Boccia, che "Renzi è il futuro prossimo, lo ha
dimostrato sul campo con grandi capacità". Ovvero Renzi sarà la carta del Pd
quando si tornerà a nuove elezioni. In questa chiave il sindaco di Firenze
rivendica la sua diversità rispetto allo stile di molti dirigenti e rispetto a
'vecchie' pratiche come i caminetti. "Nello zoo del Pd - ironizza il sindaco di
Firenze - ci sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare
per permettersi gli sciacalli del giorno dopo". Come Renzi, la pensa anche il
suo ex alleato nella rottamazione Pippo Civati che critica la pratica di chi
prima è salito sul carro del vincitore e ora "prospetta soluzioni diverse, con
l'ipotesi che Bersani lasci immediatamente il passo ad altri, anche per la
formazione del governo". La via da seguire, sostiene il deputato, è invece
quella del "percorso congressuale, in cui si riparta da zero". E solo nella
direzione di mercoledì si scoprirà se dentro il Pd Bersani ha l'appoggio vero
del partito per andare avanti e provare a formare un esecutivo di scopo o se la
resa dei conti, in realtà esclusa da più parti, aprirà la strada al congresso
anticipato.
GRILLO - Nessuna candidatura a premier, ma un invito a raccogliere la
sfida di Beppe Grillo e a smetterla con vecchie alchimie, dal baratto dei seggi
all'offerta di poltrone. Matteo Renzi ha deciso di rompere oggi il suo silenzio,
che durava dal giorno delle elezioni. Di primo mattino ha smentito via Twitter
la ricostruzione del Corriere della Sera, che gli attribuiva la disponibilità a
guidare un governo di grande coalizione. "Ciò che volevo per l'Italia - ha
scritto - l'ho detto nelle primarie. Ho perso, adesso faccio il sindaco". Il
'rottamatore', evocato più volte in questi giorni dagli osservatori e da
sostenitori e simpatizzanti pronti a giurare che con lui il centrosinistra
avrebbe vinto, ha fatto il suo ritorno nel dibattito inviando oggi pomeriggio da
Palazzo Vecchio la sua newsletter, dopo due mesi e mezzo di silenzio. Dicendosi
disponibile "a partecipare a una discussione vera su quello che serve al Paese",
ma non "ad andare ai caminetti di partito sulle indiscrezioni della stampa o a
partecipare al festivalbar delle candidature". Giudizi netti, a partire da
quello sull'esito delle elezioni: "Niente giri di parole, il centrosinistra le
ha perse", ha scritto Renzi, definendo "non sufficiente" la vittoria numerica
alla Camera, e criticando "qualche solone dei nostri" che ha lamentato
l'incomprensione degli elettori.
"Gli italiani capiscono benissimo i politici, casomai non sempre accade il
contrario", ha sottolineato. Ma da parte del sindaco di Firenze non c'é nessun
attacco frontale al segretario in difficoltà: "Ho combattuto Bersani a viso
aperto quando non lo faceva nessuno - ha rivendicato - guardandolo negli occhi.
Non lo pugnalo alle spalle, oggi: chiaro? Nello zoo del Pd ci sono già troppi
tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per permettersi gli sciacalli
del giorno dopo". L'avversario da sfidare, adesso, è Beppe Grillo: Renzi ricorda
come nella sua campagna delle primarie i temi della riduzione dei costi della
politica fossero in evidenza, e chiede di rilanciarli "non per raccogliere il
voto di qualche parlamentare grillino ma per recuperare un rapporto con il
Paese". Quindi "non giocare al compro baratto e vendo dei seggi grillini", ma
"togliere il finanziamento pubblico ai partiti, subito, come primo atto del
nuovo Parlamento, con efficacia immediata". Perché Grillo, questo è il messaggio
del sindaco di Firenze al suo partito, "non va rincorso, va sfidato sulle cose
di cui parla, spesso senza conoscerle", come gli open data, le donne in
politica, l'innovazione ambientale. L'errore, secondo Renzi, sarebbe quello di
inseguire il leader del M5s sul terreno delle dichiarazioni a effetto, o peggio
ancora tentare di intavolare una trattativa "offrendo a Grillo la Camera e a
Berlusconi il Senato, secondo gli schemi che hanno già fallito in
passato".
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L'ho già scritto: ho votato Matteo Renzi alle primarie del PD.
Mio marito, uomo di idee liberali, a poco a poco è arrivato al PD. A lui Renzi piaceva e, parlandone, sono arrivata alla determinazione che il NUOVO, l'aria fresca, ci voleva.
Militando in Italia dei Valori ho conosciuto tanta gente che, a poco a poco, si è schifata come me e se ne è andata. Fra questi c'è un giovane ingegnere toscano che ha l'età dei miei figli: a lui ho chiesto informazioni su Renzi. Ricordavo che non gli piaceva molto, ma mi ha risposto: "E' un buon politico." Può essere un giudizio "double-face", dipende da come uno lo vuole prendere.
Per ora ha dimostrato di avere la schiena dritta. E' stato ed è coerente e gli elettori di questo hanno bisogno.
Nell'articolo sopra riportato ho evidenziato tutto quello che mi è piaciuto di ciò che ha detto e fatto.
Ha perso perché, come dice mio marito, i "duri e puri", residuati di un comunismo che si è evoluto con la Storia, gli hanno preferito Bersani. Ma di Bersani, visto da vicino da chi ci ha lavorato insieme in Emilia Romagna, ho appreso cose che non si discostano da certe figure incontrate in Italia dei Valori.
Mi è piaciuto Renzi. E' persona di parola. E' uno su cui sperare per il futuro.
Grillo per me, lo ripeto, è stato il catalizzatore della reazione chimica del popolo italiano nauseato. E ancora cito Renzi: "Gli italiani capiscono benissimo i politici, casomai non sempre accade il contrario".
Ma Grillo deve capire che il Paese ha bisogno di essere governato e che la Costituzione, da lui tante volte evocata come disattesa dai Partiti sordi e ciechi, lui la deve rispettare!
E la Costituzione lo chiama a degli adempimenti che lui DEVE fare, visto che ha la responsabilità di tanti che come me, che "grillina" non sono, l'hanno votato.
Nella mia famiglia vige la libertà di pensiero e di sereno confronto di idee, dunque siamo un microcosmo della società italiana: alcuni, da sempre di pensiero di destra, hanno votato per Monti, altri per Bersani e, questi ultimi, sono arrabbiatissimi con Grillo, temono le conseguenze economiche sul Paese per scelte dissennate e superficiali. Non sono stata criticata per essere stata l'unica ad aver votato per il Movimento 5 Stelle, proprio perché vige il rispetto di opinione, ma certo ho avuto un'accesa discussione proprio con chi vota a sinistra da anni. Mentre "i destri" di famiglia si sono solo meravigliati che tanta gente abbia votato Berlusconi.
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