Da: Il Fatto Quotidiano
Pietro Mennea, morto il campione che “bruciava” le macchine da corsa
L'ex olimpionico si è spento a 61 anni a causa di una malattia. Ha detenuto il record mondiale dei 200 metri per 17 anni, dal 1979 al 1996, con il tempo di 19''72, tuttora record europeo. E' stato anche deputato europeo. Nel pomeriggio la camera ardente al Coni
di Luca Pisapia | 21 marzo 2013
Addio a un Campione. Nato a Barletta 60 anni fa, Pietro Paolo Mennea, è morto in una clinica a Roma per una malattia incurabile. L’immagine che resta, e che resterà per sempre scolpita nella memoria, è quella del 28 luglio 1980: Stadio Lenin di Mosca, Giochi della XXII Olimpiade. Per il boicottaggio degli Stati Uniti ai blocchi di partenza della finale dei 200 metri piani i favoriti sono il giamaicano Quarrie, il britannico Welles e l’italiano Pietro Mennea, 28 anni dalla Puglia, detentore del record del mondo, stabilito l’anno precedente alle Universiadi di Città del Messico con 19’72”. Sorteggiato in ottava corsia, l’atleta parte lento come al suo solito, ma la progressione è inarrestabile: quarto all’uscita della curva, nel rettilineo si mangia gli avversari uno dopo l’altro e va a vincere tagliando il traguardo per primo con 2” di vantaggio sul britannico. Pietro Mennea vince la medaglia d’oro entrando nella storia, e lì rimane.
Nato da una famiglia modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa i “macchinoni” dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo oFerrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte. E’ l’inizio di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano fino a Europei, Mondiali e Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive. Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava. Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo. A fianco dello sport gli studi e l’impegno politico. Una prima laurea in scienze politiche e poi in giurisprudenza, scienze dell’educazione motoria e lettere, appesi gli scarpini al chiodo Mennea è stato avvocato, docente universitario e commercialista, scrittore con oltre venti libri all’attivo, e ha avuto anche diverse esperienze politiche prima con l’Idv, di cui fu eurodeputato a Bruxelles dal 1999 al 2004, e poi con Forza Italia. In una recente intervista al Fatto Quotidiano ribadì la sua contrarietà alla candidatura dell’Italia a ospitare le Olimpiadi nel 2020, spiegando con un filo di amarezza che “Nella storia recente le Olimpiadi hanno portato a chi le ha organizzate solo recessione e svalutazioni, vedi l’esempio della Grecia che è fallita. Le Olimpiadi oggi non portano valore, sono solo uno spettacolo che dura 15 giorni, un business economico”. “È una situazione troppo dolorosa, si fa fatica a fare commenti, perché non solo era un grande uomo di sport, ma anche un grande amico – ha detto Alfio Giomi, il presidente della Federazione Italiana Atletica Leggera -. Proprio qualche settimana fa ci eravamo ripromessi di vederci presto, al telefono. E non ci siamo riusciti. Per la Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera ndr.) è un giorno tristissimo”. Tra le condoglianze sincere di tutti gli uomini di sport, anche quelle del neo presidente del Coni Giovanni Malagò, che appresa la notizia telefonicamente mentre era in viaggio verso Milano, ha deciso di annullare gli impegni istituzionali e di far rientro a Roma. Oggi pomeriggio sarà allestita la camera ardente al Coni.
“Sono veramente sconvolto. Purtroppo sono fuori dall’ambiente sportivo da tanti anni e non sapevo che stesse male, ormai le notizie mi arrivano di riflesso”. Gianni Gola, ex presidente della Fial è “basito, era nel fiore degli anni, una delle più grandi figure dello sport italiano e un grande uomo. Riesco a dire solo di essere sconvolto”
Quando dico che sono vecchia trovo tanta gente che si meraviglia (chissà perché) e mi dice come se fosse una bizzarria: "A 66 anni?!!"
Io invece penso che dai 60 anni in poi ogni giorno è un regalo e così lo vivo intimamente. Troppe persone che sono state giovani con me ora non ci sono più.
Mennea l'ho conosciuto fugacemente quando militavo in Italia dei Valori e lui pure (primo periodo, prima di andarmene la prima volta).
Ricordo in particolare una riunione all'Hotel Giulio Cesare di Roma, quartiere Prati, organizzata dal giornalista RAI Bruno Mobrici che mi sedeva accanto, e davanti a noi seduti uno accanto all'altro Antonio Di Pietro e Pietro Mennea. Non eravamo tanti e la sala era piccola. Lui non parlò molto e Di Pietro ci esortò a costruire qualcosa "Perché - disse con modi simpaticamente spicci indicando Pietro Mennea - qua siamo solo io e lui!"
Poi Mennea se ne andò, deluso anche lui.
E' stato un uomo serio, grande, con una forza di volontà fuori dal comune che l'ha spinto a raggiungere mete eccezionali nello sport, ma anche nella vita accumulando lauree, cattedre universitarie, cariche politiche, attività professionali e filantropiche... Ha dimostrato quanto può la forza di volontà unita all'intelligenza. Ma non ha potuto sconfiggere il solito male incurabile che prende anche chi ha vissuto in modo sano come lui.
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