Finalmente la RAI ha mandato in onda uno sceneggiato in due puntate perfetto. Chi scorre questo blog sa che ci sono pochi post con l'etichetta TV, a causa dello scadimento generale dei prodotti televisivi e quindi del mio relativo disinteresse per essi. Negli sceneggiati prodotti in questi ultimi anni ci sono sempre incongruenze, imprecisioni, assurdità, superficialità a tirar via, storie poco credibili, mal recitate e, soprattutto, mal dirette, perché, diciamocelo, quello che conta di più è la regia. Il regista cura e muove la scena, la riprende, suggerisce agli attori come recitarla... E nello sceneggiato "L'ultimo Papa Re", liberamente ispirato al film di Luigi Magni "In nome del Papa Re", il regista, Luca Manfredi, è stato bravissimo.
La cura dei particolari è stata perfetta, gli attori principali, come i caratteristi, ben scelti... Debbo dire che mi è piaciuto molto di più del film di Magni a cui si è ispirato. E' un gusto personale, naturalmente, ma ho molto apprezzato la cura dei particolari a cui solo mio marito è riuscito a fare due appunti: la bandiera italiana sventolata dopo la Breccia di Porta Pia, a suo avviso, doveva riportare lo stemma sabaudo che, sembra, solo dopo la caduta della monarchia fu tolto. Non sono una cultrice della Storia come lui, dunque non posso obiettare, dovrei fare delle ricerche in proposito per potergli dare torto o ragione. Il secondo appunto riguarda la pistola che il Cardinale Colombo (il sempre superbo attore Gigi Proietti) porge al figlio, dicendogli che era di suo padre. Secondo mio marito è una Colt costruita pressappoco intorno al 1850 e, svolgendosi l'azione nel 1867, è poco probabile che il padre di un uomo dall'apparente età di 60 anni almeno, come sembra essere il personaggio del Cardinale, possa aver posseduto una pistola di appena 17 anni prima, dunque relativamente nuova. Questa realtà però non mi sembra poi così non plausibile, immaginando il Cardinale quarantatreenne con un padre anche ultrasessantenne che acquista una pistola appena uscita. La scena, è vero, sembra dare un messaggio che darebbe ragione all'appunto di mio marito, e cioè che il Cardinale-Proietti dà al figlio la pistola, dicendo che era di suo padre, come se il nonno l'avesse usata per chissà quali gesta eroiche che, plausibilmente, è difficle pensare avesse compiuto ormai in tarda età.
Ma questi sono appunti di una persona che la Storia forse la conosce troppo bene... e nell'insieme dell'Opera sono peccati veniali qualora gli appunti fossero giusti. Il resto è perfetto. Ci è piaciuta molto la regia di Luca Manfredi: alcune inquadrature sembravano dei quadri. L'arte di narrare per immagini deve essere, appunto, un'arte.
Da qualche anno, anche nei film di oltreoceano, va di moda l'inquadratura da "mal di mare" o quella del "pedicello"; intendo quel modo di fare le riprese muovendo la camera fino al punto che è intollerabile seguire il filmato, pena la nausea. Ormai, qualsiasi sia la storia, noi smettiamo di vedere questo genere di film girati in questo stupido ed inutile modo che, forse, nella mente di chi lo realizza, crede essere innovativo. Altro modo "innovativo" è la ripresa sul "pedicello": un modo ironico per descrivere le riprese fatte su particolari dei visi degli attori, continue, per tutto lo svolgimento dell'opera, che non si capisce cosa vogliano dimostrare. Non danno l'idea dell'espressione del viso che andrebbe visto nell'insieme e, meglio, inquadrato in una più ampia scena che dà l'idea del contesto, dell'interazione con altri personaggi qualora siano presenti in quella scena. Invece la camera si concentra fastidiosamente su un punto del viso che occupa tutto il campo della ripresa: una cosa senza senso!
Viva dunque la bella regia di Luca Manfredi.
Bravissimi tutti gli attori: dal grande Gigi Proietti, al perfetto Lino Toffolo nella parte del fido "perpetuo" del Cardinale Colombo; intensa e bella l'attrice Sandra Ceccarelli che dà il volto alla Contessa Flaminia; bravi Francesco Venditti e Marco Cassini che interpretano i due sfortunati eroi del Risorgimento Monti e Tognetti; Massimo Wertmuller è sempre l'attore di classe e bravura che tutti conoscono; Paola Tiziana Cruciani brava e vera nella parte della popolana romana madre del martire Tognetti; perfetti Renato Scarpa e Camillo Milli, attori comprimari che danno la rifinitura indispensabile ad ogni Opera ben fatta per la loro bravura.
La cura dei particolari è stata perfetta, gli attori principali, come i caratteristi, ben scelti... Debbo dire che mi è piaciuto molto di più del film di Magni a cui si è ispirato. E' un gusto personale, naturalmente, ma ho molto apprezzato la cura dei particolari a cui solo mio marito è riuscito a fare due appunti: la bandiera italiana sventolata dopo la Breccia di Porta Pia, a suo avviso, doveva riportare lo stemma sabaudo che, sembra, solo dopo la caduta della monarchia fu tolto. Non sono una cultrice della Storia come lui, dunque non posso obiettare, dovrei fare delle ricerche in proposito per potergli dare torto o ragione. Il secondo appunto riguarda la pistola che il Cardinale Colombo (il sempre superbo attore Gigi Proietti) porge al figlio, dicendogli che era di suo padre. Secondo mio marito è una Colt costruita pressappoco intorno al 1850 e, svolgendosi l'azione nel 1867, è poco probabile che il padre di un uomo dall'apparente età di 60 anni almeno, come sembra essere il personaggio del Cardinale, possa aver posseduto una pistola di appena 17 anni prima, dunque relativamente nuova. Questa realtà però non mi sembra poi così non plausibile, immaginando il Cardinale quarantatreenne con un padre anche ultrasessantenne che acquista una pistola appena uscita. La scena, è vero, sembra dare un messaggio che darebbe ragione all'appunto di mio marito, e cioè che il Cardinale-Proietti dà al figlio la pistola, dicendo che era di suo padre, come se il nonno l'avesse usata per chissà quali gesta eroiche che, plausibilmente, è difficle pensare avesse compiuto ormai in tarda età.
Ma questi sono appunti di una persona che la Storia forse la conosce troppo bene... e nell'insieme dell'Opera sono peccati veniali qualora gli appunti fossero giusti. Il resto è perfetto. Ci è piaciuta molto la regia di Luca Manfredi: alcune inquadrature sembravano dei quadri. L'arte di narrare per immagini deve essere, appunto, un'arte.
Da qualche anno, anche nei film di oltreoceano, va di moda l'inquadratura da "mal di mare" o quella del "pedicello"; intendo quel modo di fare le riprese muovendo la camera fino al punto che è intollerabile seguire il filmato, pena la nausea. Ormai, qualsiasi sia la storia, noi smettiamo di vedere questo genere di film girati in questo stupido ed inutile modo che, forse, nella mente di chi lo realizza, crede essere innovativo. Altro modo "innovativo" è la ripresa sul "pedicello": un modo ironico per descrivere le riprese fatte su particolari dei visi degli attori, continue, per tutto lo svolgimento dell'opera, che non si capisce cosa vogliano dimostrare. Non danno l'idea dell'espressione del viso che andrebbe visto nell'insieme e, meglio, inquadrato in una più ampia scena che dà l'idea del contesto, dell'interazione con altri personaggi qualora siano presenti in quella scena. Invece la camera si concentra fastidiosamente su un punto del viso che occupa tutto il campo della ripresa: una cosa senza senso!
Viva dunque la bella regia di Luca Manfredi.
Bravissimi tutti gli attori: dal grande Gigi Proietti, al perfetto Lino Toffolo nella parte del fido "perpetuo" del Cardinale Colombo; intensa e bella l'attrice Sandra Ceccarelli che dà il volto alla Contessa Flaminia; bravi Francesco Venditti e Marco Cassini che interpretano i due sfortunati eroi del Risorgimento Monti e Tognetti; Massimo Wertmuller è sempre l'attore di classe e bravura che tutti conoscono; Paola Tiziana Cruciani brava e vera nella parte della popolana romana madre del martire Tognetti; perfetti Renato Scarpa e Camillo Milli, attori comprimari che danno la rifinitura indispensabile ad ogni Opera ben fatta per la loro bravura.
Foto ripresa da DaringTodo, quotidiano di arte, informazione culturale e spettacolo |
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