IL
CONFLITTO DI INTERESSI. IDV RILANCI L’ARMONIA
La questione del "conflitto d'interessi" è una delle battaglie che Idv ha
combattuto da sempre nella consapevolezza che rappresenti un cancro che rischia
di distruggere il nostro Paese. Non mi riferisco solo a quello, evidente, di
Silvio Berlusconi, imprenditore con interessi diffusi, dai governi del quale non
è stata approvata mai legge che non incidesse quasi sempre a favore delle sue
aziende. Dalle sue emittenti televisive è noto che, unitamente ai suoi giornali
destinatari degli ingenti contributi all'editoria, controlla ad oggi
l'informazione in un contesto arricchito da assicurazioni, elettronica (gestita
anche da suo fratello Paolo),etc… Per non parlare poi di tutte le leggi ad
personam, fatte per ostacolare il lavoro dei magistrati nei suoi processi; e
rimane nei fatti eleggibile anche alla faccia di una legge di ben 50 anni
fa...
Ma se Berlusconi è l'emblema del conflitto d'interessi, questo fenomeno
ammorba l’intero sistema della nostra democrazia, e per noi di Italia dei Valori
è da sempre un cancro da combattere ad ogni livello: dal geometra che al mattino
fa il sindaco firmando licenze edilizie ed al pomeriggio nel suo studio fa i
progetti, a tutti coloro che sono al tempo stesso controllori e controllati, e
cosa via.
Il nostro partito si è segnalato infatti come quello che più ha lottato
fuori e dentro il Parlamento contro il conflitto d'interessi, ma in questo
momento di autoanalisi non può sottacere che nella sua storia ha purtroppo
tollerato conflitti d'interesse rilevanti, che persistono inverosimilmente
tuttora.
Un esempio ultimo: i candidati al parlamento che siano anche sindaci sono
obbligati a dimettersi un mese prima della presentazione delle liste perché
giustamente considerati in conflitto d'interesse, potendo abusare della loro
posizione per spingere i cittadini a votare per loro. In Italia dei Valori i
componenti dell'Ufficio di Presidenza che si sono candidati alla Segreteria
Nazionale non solo non lo hanno fatto 30 giorni prima ma hanno mantenuto tuttora
la loro posizione.
E’ stata imbarazzante la riunione di Lunedì tra Ufficio di Presidenza e
candidati: può un candidato, in qualità di componente dell'Ufficio di Presidenza
deliberare le regole per i candidati, a cui egli stesso dovrà poi assoggettarsi
in qualità di candidato?
Addirittura un candidato ricopre il ruolo più esposto in quanto
Responsabile Nazionale degli Enti Locali ( al netto degli incarichi di
responsabile nazionale di un dipartimento tematico, e fino al giorno della
riunione Commissario in due regioni): eppure non ha sentito il bisogno di
risolvere questa contraddizione.
Il suo tour elettorale viene addirittura pubblicizzato sui social
network, comunicato a volte come dirigente di Partito (quale membro dell’
Ufficio di Presidenza), e a volte come Responsabile degli Enti Locali generando
una situazione che va oltre il conflitto d'interessi sottacendo la sua autentica
posizione attuale : candidato alla Segreteria Nazionale.
Certo è che le sue visite con un cappello piuttosto che un altro, che gli
conferisce il potere di trattare con candidati sindaci, anche degli altri
partiti, di discutere di futuri assessorati e persino di società partecipate dai
comuni, imbarazza un po’ noi tutti dal momento che ci troviamo un sistema
personalistico in allestimento e relativa rete di equilibri ed alleanze
politiche, e che impegnerà comunque la nuova segreteria; sempre che non sia da
Ignazio Messina ex facto già allestita …
Tale è l’evidenza conflittuale a terzi che il partito mostra in questa
fase precongressuale, che ho ricevuto diverse richieste di chiarimento da
autorevoli esponenti di altri partiti che mi chiedono la ragione di questa
contraddizione: non ho saputo loro rispondere, per invece a mia volta chiedermi
se non stiamo ripercorrendo la vecchia strada, incoscienti di dove ci ha
portato.
Ora mi chiedo: possiamo immaginare che in futuro, il Segretario
nazionale, potrà evitare i conflitti d'interesse fuori e dentro il partito, con
la credibilità di difendere la nostra storica battaglia non essendo stato capace
di eliminare i suoi storici? Candidati, che erano anche commissari in parecchie
regioni, si sono dimessi da quel l'incarico, però qualcuno ha preteso di
nominare il suo successore individuandolo tra coloro che ne avevano sostenuto la
candidatura ed ovviamente non potrà che essere grato (procurando voti) per
essere poi così riconfermato! La base è sfinita da queste faccende che ammorbano
l’organizzazione interna del nostro partito, una parte enorme del consenso
l’abbiamo perso e ci è ostile proprio per situazioni come
questa.
Durante una fase così delicata come quella congressuale, in un momento di
emergenza, in cui il rinnovamento dovrebbe essere l’obiettivo di tutti,
purtroppo dobbiamo registrare cheancora questo è il livello di antinomia che si
sta consumando dentro il partito.
Ma di quale rinnovamento si vuole dibattere se l’unico ed esclusivo
palese obiettivo risulta un gattopardesco cambiamento di
vertice?
Meno male che qualcuno tra i candidati si compiace del fatto di aver
firmato un Codice di comportamento:
Ben prima di questo dovrebbe essere rispettato il “codice etico”
.
Una particolare forma di conflitto d'interessi è il famiglismo,
fenomeno che ha generato malcontenti talvolta forti, ma tollerato nel nostro
partito in tutto il territorio: il caso di Cristiano Di Pietro (persona invece
che si è conquistato il proprio merito sul campo), è finito per diventare l’
emblema di un fenomeno contemporaneamente legittimato e tollerato dal nostro
partito, cioè la gestione del territorio da parte di intere famiglie . A partire
dal in Piemonte dove due coniugi (uno senatore ed uno capogruppo al consiglio
regionale) hanno dominato la scena, dove il figlio ventenne di un deputato viene
eletto consigliere comunale di Torino; per arrivare in Liguria dove la moglie di
un deputato è stata vicepresidente della regione. E così a seguire nel Lazio un
consigliere provinciale nomina il cognato in una società partecipata della
provincia, etc etc ... Non fosse per i casi di cronaca che queste affinità
elettive hanno finito per generare, con effetti devastanti per il partito, io mi
chiedo come non si senta il bisogno di un qualsiasi ravvedimento
operoso.
Invece no: sento
un profluvio di slogan, di intenti e intenzioni per un futuro che si sta già
così manovrando e ricostruendo … ma mai la coscienza di guardarsi dentro, prima
di proporsi fuori, per rinnovare il presente: il presente di un Partito, signori
miei, che non esiste più se non nell’ atavica ambizione di pochi a gestire il
consenso di molti. Ma che ha da tempo cessato, per questo, il suo ruolo primario
di proporre il meglio di sé, quei valori che lo caratterizzano: uno su tutti
l’etica.Antonio Borghesi
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