mercoledì 26 giugno 2013

Da: "Le verità nascoste" CASI SIMILI

Da: "Le verità nascoste" 

Casi simili


La donna alta, dall’aspetto popolano, entrò nei locali dell’Istituto di Ricerca Universitario e dall’ingresso si girò verso un breve braccio del corridoio dove, in fondo, con la porta della Segreteria sempre spalancata, c’erano le due segretarie del Direttore intente al lavoro. Salutò a voce alta solo una delle due: la più giovane.
“Ciao Elide, Pietro c’è vero?”
Le due segretarie si girarono ed Elide rispose al saluto con la solita maschera di cortesia e disponibilità che metteva con tutti e che si apriva, con rare crepe di bassa malignità, solo con alcuni. La più anziana guardò la donna e non la salutò, ritenendo che il saluto doveva darlo chi entrava e non viceversa. Registrò, con quella breve occhiata, che pur rimanendo nel suo aspetto ordinario quella donna curava molto la sua esteriorità: ora aveva i capelli neri raccolti sulla nuca ed il suo abbigliamento era sobrio ed in ordine.
Invogliata dal sorriso accogliente di Elide, si fece più avanti e dietro di lei si avvicinò anche una donna più giovane che l’accompagnava. Era silenziosa, anche se inalberava un lieve sorriso che sembrava essere ironico. Anche lei era bruna di capelli, corpulenta e dimostrava un’età fra i trenta ed i quaranta anni.
“Sono stata dal padre di Pietro che sta male, ha quasi novanta anni! Io ho anche mia madre che sta male e la mattina faccio il giro. – Disse rivolta solo ad Elide che l’ascoltava fintamente interessata.- Non so quando io e Pietro potremo farci una vita insieme… Non è giusto che, siccome lui non si è sposato, deve occuparsi del padre, e il fratello, con la scusa che ha famiglia, viene una volta ogni tanto.”
“Forse perché Pietro vive nella casa del padre… E’ rimasto con i genitori.” Tentò una spiegazione Elide, tanto per far vedere che si interessava a quello che la donna le stava dicendo.
L’altra segretaria ignorava la conversazione ed era intenta al lavoro. Squillò il telefono e la segretaria più anziana rispose brevemente, poi si rivolse ad Elide: “Vogliono te.” Le disse. Allora la donna alta disse: “Vado da Pietro. Ciao Elide.” La donna giovane e grassa la seguì, dopo un cenno silenzioso di saluto rivolto a entrambe le impiegate.
Elide, conclusa la breve telefonata, riattaccò la cornetta e si girò verso la segretaria più anziana con un sorriso malizioso e, a bassa voce, disse: “Hai visto Giulia? C’era una delle figlie.” 
“Incredibile. – Commentò l’altra seria. – Credevamo che fosse vedova, poi quando Pietro mi ha detto: “Come fà a lascià quer poretto!” Ho appreso che a casa aveva il marito. Io pensai che fosse infermo… Lo ha definito “poveretto”! Invece poi mi ha detto che era solo uno a cui non andava di lavorare, un passivo, un pigro. Comunque mi stupisco che addirittura una delle figlie venga a trovarlo al lavoro!”
L’altra rideva sorniona. Aveva da decenni una storia adulterina con un uomo sposato, di cui Giulia era a conoscenza, ma trovava lo stesso ridicola la situazione di quella donna e di Pietro, il tecnico che lavorava nell’officina meccanica dell’Istituto.
“Fa anche la gelosa.- Disse sempre ridendo. – Ti ho raccontato della povera Carla che aggredì al telefono dandole della puttana e lei, piangendo, andò dal Direttore a dirgli che aveva telefonato in ufficio la donna di Pietro insultandola e dicendole di “lasciar stare il suo uomo”!”
“Cose da manicomio… - Commentò Giulia disgustata. – Carla ha più o meno l’età di mia figlia e Pietro ha la stessa età di mio marito. Ma come si fa?!”
“Il Direttore lo chiamò e gli disse di tenere buona questa signora e gli chiese come mai si permetteva di chiamare un’impiegata, che conosceva solo di vista, in ufficio. E venne fuori che lui, questo scemo, per farla ingelosire le parlava di Carla, ma anche di Giovanna, la figlia del Direttore…” Elide rideva nel raccontarlo di nuovo.
“E’ pazzo! – Commentò con disprezzo la segretaria più anziana.- Nella loro situazione, con un marito a casa… Si permette di coinvolgere pure colleghe che possono essergli figlie per età.. poi manco fosse bello!”
“Beh, non è brutto Pietro!” Disse Elide.
“Sarà che è così ordinario… - Commentò Giulia che aveva gusti più raffinati. – Poi Carla è proprio lontana da lui mille miglia! E’ bella, giovane, fidanzata con un bel ragazzo; ma che gliene può fregare di un vecchio che passa la giornata a fare buchi con il trapano?!”
“Ma ti ho raccontato di quando si sono menati noh? – Continuò Elide sempre ridendo. – Lui aveva dato un passaggio in macchina a me e a Carla fino alla fermata della metropolitana e lei, che si vede che lo aspettava lì… non so bene … ha visto che scendevamo dall’auto di Pietro e, mentre noi ci allontanavamo, lo ha aggredito dicendogli: “Porti in macchina le puttane!!” Noi siamo scappate e lei è salita nell’auto e, mentre ci dileguavamo, abbiamo visto che si menavano dentro l’abitacolo!”
“Cose da matti! - Disse Giulia ridendo e scuotendo la testa.- Comunque un giorno l’ho vista qui fuori dai cancelli dell’Istituto vestita con una tuta che sembrava la maschera di Arlecchino: aveva i tacchi alti e i capelli tinti di rosso, e parlava tutta eccitata con Pietro. Oggi era sobria…”
“Ha cambiato look!” Ed Elide rise ancora.

Il Direttore dell’Istituto di Ricerca dette un pranzo invitando tutti i dipendenti, dicendo loro di portare anche le mogli ed i mariti. Pietro si presentò con la donna che a casa aveva il marito.
Era domenica e la seria Giulia si chiedeva cosa mai aveva detto al consorte per starsene tutto il giorno fuori casa. Ma poi si rispose che di certo doveva sapere tutto, se persino una delle figlie accompagnava la madre a visitare l’amante nel luogo di lavoro.
Verso la fine del pranzo Giulia si alzò per sgranchirsi le gambe e uscì appena fuori nello spazio all’aperto del ristorante. La donna che accompagnava Pietro fece altrettanto e, sorprendendola, le rivolse la parola dandole del tu e chiamandola per nome. Per pura cortesia Giulia scambiò qualche generico commento sulla giornata con la bizzarra interlocutrice che, con un aggancio banale, la stupì ancora facendole le seguenti confidenze:
“Il mio matrimonio è finito subito, appena messe al mondo le mie quattro figlie. Lui lo sa di Pietro. Stasera torno, apparecchio, e ceniamo insieme.” Lo diceva scandendo le parole, con un tono che voleva ribadire una normalità che, nei fatti, non esisteva. 
“Ma non è meglio separarsi? Pietro è scapolo, potreste andare a vivere insieme.”
“Nooooh! Mio marito me l’ha detto: “Vattene.” Ma io gli ho risposto: “Da questa casa non mi portano via nemmeno quattro uomini che mi sollevano di peso!”.” Lo disse con aria sicura e minacciosa.
Giulia l’ascoltava sconcertata. “Ma così si vive male.”
“No, perché? Poi Pietro ha i vecchi e non possiamo farci una vita così!”
Giulia pensò che qualsiasi soluzione era meglio di quel vivere poco dignitoso, soprattutto per il marito di lei. Ma che razza di uomo era? Si chiese.
La donna la informò che lei non lavorava ma “aveva del suo” e che “le figlie erano tutte sistemate”, nel senso che erano sposate e, quindi, fuori di casa ormai.

Qualche tempo dopo, al lavoro, Giulia, prendendo lo spunto da una frase che Pietro aveva detta sulla “sua amica Assunta”, gli chiese:
“Si chiama Assunta quella signora che viene sempre a trovarti e che hai condotto con te al pranzo offerto dal Direttore?”
“Sì.” Confermò lui con una lievissima punta di imbarazzo.
“Ma non è una semplice amica, - affermò indiscretamente la segretaria – mi ha detto che vive con il marito. Ma perché non date una dignitosa ufficialità a questa annosa relazione?” 
“Ma è mejo così, pé le fije, pé i generi…”
“Ma sarà meglio per te… Non è certo dignitoso di fronte alla gente, alla società, per il marito…”
“Ma lì nella zona lo sanno tutti, lo conoscono tutti, io abito dall’altra parte della strada, proprio di fronte, sulla Tuscolana.”
Visto che per quell’uomo era tutto normale e, addirittura, meglio per le figlie e per i loro mariti, Giulia capì che era proprio il concetto di dignità che mancava a quelle persone e, conseguentemente, il sentimento della vergogna.

Molto tempo dopo vennero in Istituto delle persone che Pietro aveva conosciuto mentre era in vacanza con Assunta. Da come parlavano Giulia e gli altri colleghi presenti capirono che quei conoscenti ritenevano la coppia regolare… Mostrarono anche delle foto che avevano fatto insieme in vacanza. Quando se ne furono andati tutti ridacchiavano, anche se poco prima avevano fatto le viste che tutto fosse normale.

I vecchi genitori di Pietro, uno alla volta, morirono. Ai funerali Assunta non si vide. I colleghi si stupirono: “Come? La portava dappertutto!” 
La seria Giulia sentenziò: ”Tutto normale, tutto normale il cavolo! Secondo me i parenti di Pietro la ritengono una puttana impresentabile!”
Pietro, rimasto solo, non accolse Assunta in casa sua e continuò a mandarle a casa cose buone da mangiare, oppure ad accompagnarla a fare visite mediche ed analisi, se serviva.
Giulia tornò alla carica appena il collega gliene dette il destro parlandole di Assunta come se la loro situazione fosse da ritenersi normale.
“Adesso sei solo, perché lasci che viva in casa con il marito?”
“No, no, stamo bene così, io ‘o so come semo, vivenno insieme ce pijeremmo all’occhi!”
Giulia, che pur essendo romana non capiva certe espressioni romanesche, si fece spiegare cosa voleva dire “ce pijeremmo all’occhi” e lui le spiegò che significava che si sarebbero menati, insomma, che vivendo insieme non avrebbero potuto andare d’accordo.
“Aspettava che morissero i vecchi, altrimenti “non potevano farsi una vita”…. Puah!” Commentò con disprezzo la segretaria anziana.

“Giulia mia! E che voi ride!!” 
Giulia aveva cambiato ufficio, ma l’impiegata che la sostituiva era con lei in amicizia e amava raccontarle le cose più comiche che avvenivano in quel contesto.
Giulia sorrise: “Che è successo?”
“Stavamo pranzando insieme con i soliti colleghi alla tavola calda, quando a Pietro è squillato il cellulare, - si interruppe per ridere ancora al ricordo di quello che stava per dirle – lui ha risposto e ha fatto una faccia preoccupatissima… Noi abbiamo quasi smesso di mangiare.. Abbiamo pensato a qualche problema riguardante un familiare… Guarda, te faccio vedé come ha fatto…”
E si mise a mimare Pietro che rispondeva al cellulare, guardando in basso come aveva fatto lui stando seduto al tavolo con i colleghi:
“Ma come sta adesso? Davero? E’ in rianimazione?” Poi silenzio, faccia sempre più costernata e infine chiusura del telefono con faccia tristissima. “Té giuro, Giù, che pareva che j'era morto un caro parente!”
Giulia chiese: “Ma insomma, che cosa era successo di così grave?”
Er marito di Assunta: gli era preso un infarto e Assunta lo informava dall’ospedale!” E la giovane rideva.
“Pazzesco!”
“Giù, tu dovevi vedé che faccia aveva! Poi l’ha richiamato ancora per dargli notizie… A noi ce veniva a tutti da ride, ce semo tenuti perché.. in fondo quello stava male davero.”
“Ma è una situazione paradossale, non è colpa vostra se vi viene da ridere… E’ che questa gente vive in maniera grottesca, agisce in modo caricaturale e per forza strappa il riso anche in circostanze drammatiche.”
“E’ allucinante, - continuò la giovane impiegata – tu lo dovevi vedere…”
“Tu sai, perché te l’ho raccontato, che io conosco una situazione molto simile vicino dove abito. Sarà un caso ma ne ho una al lavoro ed una  a casa! Mi chiedo come sia possibile che capitino tutte a me le persone folli!”
“Ma no, Giulia, sapessi quante ne vedo io quando vado a lavorare nell’attività commerciale che ha mio padre! Là ne passa di gente e ne vedo di tutti i colori! E’ la gente che è così!”
“Non tutta la gente per fortuna, però!”
“Non tutta, ma ce ne è tanta.”
“E’ pieno di separati, ma almeno sono chiari e puliti. Ma cos’è questo schifo?! La cosa buffa è che poi anche quelli vicino a me stanno sulla Tuscolana e il marito cornuto che vive con la moglie, che in quel caso di amanti sembra che ne abbia  avuti diversi, fa lo stesso lavoro che fa Pietro!”
La giovane rise: “Chi lo direbbe che questi “meccanici” hanno delle vite così intricate eh?!”

Poco tempo dopo la giovane collega la informò che il marito di Assunta era morto. “Continuano restando ognuno a casa propria. Lui è sempre tutto servizievole e l’accompagna a fare le visite mediche; lei, con tutto che ha una certa età, devi vedere come si cura ed è elegante!”  


    

Acqua malamente gestita

Ricevo e volentieri pubblico

Al Sindaco di Velletri
FAUSTO SERVADIO
Sede

Al Signor Prefetto di Roma
GIUSEPPE PECORARO
Sede

Alla segreteria tecnica operativa ATO 2
c.a. ing. Sandro Piotti


OGGETTO: interruzione della fornitura dell’acqua potabile a Velletri

Il comitato spontaneo “Acqua pubblica” di Velletri, che fin dal 2008 svolge un’azione volontaria e civica di difesa dei beni comuni, promuovendo tutte le azioni cittadine per il rispetto della volontà popolare espressa anche attraverso il voto referendario del giugno 2011, espone quanto segue:

Premesso che:

  • l’ufficio dell’alto commissariato Onu ha affermato nel settembre 2007: “È ormai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all'accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico - per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa - allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute. Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all'uso personale e domestico dell'acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa”;
  • le Nazioni Unite il 28 luglio 2010 dichiaravano il diritto all’acqua un diritto umano universale e fondamentale, legato alla dignità della persona;
  • la commissione europea ha affermato nella sua comunicazione al parlamento e al consiglio del 18 luglio 2007: “La disponibilità di acqua di buona qualità e in quantità sufficiente è fondamentale per la vita quotidiana di tutti gli esseri umani e per la maggior parte delle attività economiche”;
  • la fornitura dell’acqua potabile è un servizio pubblico essenziale e, come tale, non può essere interrotto;
  • la convenzione di gestione firmata da Acea Ato 2 spa il 6 agosto del 2002 e ratificata dal consiglio comunale di Velletri con delibera del Consiglio comunale numero 18/2005, stabilisce all’articolo 4, comma 1: “Il Gestore dovrà garantire i servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, necessarie alla popolazione ed alle attività dell’ATO 2”; e ancora, all’articolo sei, secondo comma: “Il Gestore si impegna a garantire i livelli di servizio previsti nel Piano e riportati nel capitolo 5 del Disciplinare Tecnico nei termini e con le modalità ivi definite”;
  • il disciplinare tecnico allegato alla convenzione di gestione prevede, tra l’altro, che “La gestione dei servizi deve essere organizzata così come disposto negli allegati “Manuale di Gestione”, “Carta del Servizio Idrico Integrato” e “ Regolamento di utenza” nonché nel rispetto del D.P.C.M. del 4.3.96”;
  • il citato D.P.C.M. del 4.3.96 dispone l’uso razionale delle risorse idriche, assicurando il “soddisfacimento della domanda”, con “criteri di equa ripartizione della risorsa nel territorio”;
  • il concetto di “territorio” deve intendersi esteso all’intero Ambito ottimale, includendo, quindi, tutti i comuni serviti;

Constatato che:

  • la gestione del Sistema idrico integrato nel comune di Velletri è stato affidato nel novembre del 2006 ad Acea Ato 2 Spa;
  • sono trascorsi quasi sette anni dall’inizio della gestione affidata alla società;
  • in gran parte del territorio del comune di Velletri la fornitura dell’acqua potabile è ridotta o, in alcuni casi, completamente assente per ore o giorni;
  • Acea Ato 2 continua a utilizzare turnazioni nella distribuzione dell’acqua potabile, arrecando un notevole danno alla popolazione, violando il diritto fondamentale di accesso all’acqua;
  • la giustificazione adotta da Acea Ato 2 Spa per l’effettuazione delle turnazioni (“significativo aumento dei consumi di acqua potabile”) appare pretestuosa e indicatrice di una mancata programmazione e realizzazione degli interventi previsti fin dal piano d’ambito; 
  • in ogni caso il presunto aumento dei consumi non ha comportato la turnazione in altri comuni dell’Ato (ad esempio Roma), mostrando così il venir meno del principio di “equa ripartizione della risorsa nel territorio” stabilita dal D.P.C.M. del 4.3.1996, il cui rispetto è una delle clausole vincolanti della convenzione di gestione;

Chiede:

  • al Sindaco di Velletri: di intervenire immediatamente, anche attraverso l’uso dei poteri derivanti dal D.lgs 267/2000 (come modificato dal D.L. 92/2008, convertito dalla legge 125/2008), nei confronti del gestore Acea Ato 2 spa affinché venga ripristinato il normale servizio di gestione del SII, assicurando il rispetto della convenzione di gestione e delle leggi in tema di salute, di servizi pubblici e di ambiente; di voler valutare ogni azione a tutela della popolazione di fronte al perdurare delle ingiustificate interruzioni della fornitura di acqua potabile, ivi inclusa la proposta al Consiglio comunale di revoca della delibera numero 18/2005, relativamente alla ratifica della convenzione di gestione con Acea Ato 2 Spa;
  • al signor Prefetto di Roma: di voler vigilare sul rispetto della citata convenzione di gestione, intervenendo - anche con i poteri sostitutivi - a tutela del diritto fondamentale di accesso all’acqua potabile;
  • alla segreteria tecnica operativa ATO 2: di voler verificare se le prolungate e reiterate interruzioni della fornitura di acqua potabile nel comune di Velletri rispettino quanto previsto dalla convenzione di gestione e allegati; di chiedere, nel contempo, la sospensione della fatturazione del servizio fino alla risoluzione dei problemi evidenziati; di proporre con urgenza alla conferenza dei sindaci una moratoria dei distacchi per morosità fino alla risoluzione dei problemi di continuità del servizio, al fine di non aggravare ulteriormente la situazione sanitaria nel comune di Velletri.

Cordialmente

Comitato Acqua Pubblica di Velletri

Un'immagine della cittadina di Velletri 

martedì 25 giugno 2013

Dopo il mio post del 7 settembre 2012...

Da: La Voce d'Italia

Esteri
Foto Arrestato l'assassino della strage di Chevaline

Nel massacro di Chevaline persero la vita un uomo, la moglie, la suocera e un ciclista di passaggio

Arrestato l'assassino della strage di Chevaline

Fermato il fratello maggiore di una delle vittime


Chevaline - Arrestato in Gran Bretagna nelle scorse ore un uomo di cinquantaquattro anni per la strage di Chevaline, nelle Alpi francesi, nella quale furono assassinati, lo scorso 5 settembre, un uomo di origine irachena, la moglie, la suocera e un ciclista francese. L'uomo fermato sarebbe  Zaid al Hilli, britannico di origine irachene e fratello maggiore dell'uomo ucciso, accusato della strage per motivi che pare possano legarsi a qualche dissapore sull'eredità familiare.

Durante il massacro, ricordato per la sua efferatezza, persero la vita Saad al Hilli, la moglie Ikbal, la suocera Suhaila al Allaf e un ciclista di passaggio, Sylvain Mollier, mentre furono risparmiati i due figli della coppia, Zeena, di appena 4 anni, trovata abbracciata al corpo della madre, e Zainab, di 7 anni, ferito, ma vivo.

Elsa Russo

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Sarà questa la soluzione? Ci saranno prove sufficienti a dimostrare che sia proprio il fratello l'atroce assassino?
Si erano fatte tante ipotesi: addirittura che la vittima designata fosse invece il ciclista e che la famiglia era stata sterminata perché si era trovata sul luogo casualmente al momento del delitto... Ora sembra ritornare l'ipotesi che invece fosse proprio il ciclista ad essere stato ucciso perché testimone dell'efferato delitto...
Resta da capire come mai ha lasciato viva la nipotina... Forse proprio perché è arrivato il ciclista francese che ha costituito l'imprevisto ed è stato costretto ad ucciderlo... Forse così ha finito i proiettili... Orribile.




Spiaggia bella e abbandonata





Immondizia ed erosione sul litorale di Sabaudia (by Administrator, published Martedì 25 Giugno 2013 11:28)
COMUNICATO STAMPA: LARUS LEGAMBIENTE SABAUDIA
 SABAUDIA 25.06.2013


Finite le elezioni, restano i problemi di un Parco che in piena stagione turistica è privo della necessaria manutenzione per accogliere turisti e cittadini sulle sue spiagge, necessaria anche per tutela il suo delicato ambiente dunale e costiero.
Passerelle divelte, immondizia e erosione, problemi che persistono.
Urgono interventi!!!

Il Parco nazionale del Circeo è noto nel mondo per lo splendore delle sue spiagge e la rigogliosità delle sue dune. Meta ambita da migliaia di turisti ogni anno, costituisce un naturale attrattore e generatore di economia e sviluppo.
La sua bellezza è raccontata in decine di film, nei racconti di Pasolini e Moravia, nelle opere di Emilio Greco, Schifano e molti altri. Eppure sembra sfiorire sotto i colpi mortali dell'indifferenza e della maleducazione.
Il suo patrimonio costiero e dunale naturale sta degradando. Le condizioni della spiaggia sono pessime e non degne di un parco nazionale. Immondizia e passerelle divelte, consumate dalle mareggiate e non adeguatamente manutenute fanno mostra di sé, mostrando gli effetti di una colpevole incuria, generando pericoli per chi ne usufruisce e incentivando i turisti a trovare nuovi varchi tra le delicate dune, con il rischio di produrre gravi danni ambientali.
Ad elezioni amministrative concluse, passato il bailamme di promesse, annunci, polemiche, sebbene la stagione estiva sia già cominciata, è urgente intervenire con competenza, determinazione e capacità organizzativa perché termini questo indecoroso spettacolo. Opere di manutenzione delle passerelle, con una particolare attenzione anche per i disabili, un'efficace pulizia dell'arenile e controlli più serrati non sono più rinviabili.
L'area protetta deve tornare ad essere accogliente, adeguatamente curata, capace di promuovere il territorio, di tutelare il suo patrimonio ambientale e di valorizzarsi con politiche finalmente adeguate alla sua storia e bellezza.
Il circolo Larus Legambiente aveva già nel marzo di quest'anno denunciato lo stato dei luoghi con un dossier documentato (http://www.laruslegambiente.it/editoriali-del-direttivo/una-spiaggia-abbandonata ). Nessuno si è però preoccupato di intervenire. È ora che il Comune di Sabaudia e l'Ente Parco Nazionale del Circeo intervengano, non ci sono più scuse ne altre priorità da perseguire.
Il direttivo del circolo Larus Legambiente di Sabaudia






Abbiamo un pensiero comune visto che anch'io avevo fatto delle foto ed anche una piccola indagine personale.
Questa la foto più significativa datata 15/06/2013:


L'indagine personale, invece, riguarda l'appalto che il Comune ha dato per la pulitura della spiaggia: sembra che le buste siano state aperte un giorno, forse un venerdì, degli inizi di giugno...

Dunque che chi è stato scelto si dia da fare! In questo tratto di spiaggia che io ho fotografato era evidente che qualcuno aveva riunito i rifiuti in mucchietti sotto la duna: ma tali mucchi non erano stati  poi rimossi. All'interno della duna, poi, giaceva sporcizia anche pericolosa per l'innesco di eventuali incendi: rotoli di carta apparentemente di giornali in grande quantità...
La domanda è: l'appalto riguarda anche la pulizia della duna?

Senza parole: se lo dicono da soli


Dal blog: Formiche

“Siamo tutti puttane” stasera con Ferrara in piazza Farnese

25 - 06 - 2013Fabrizia Argano
"Siamo tutti puttane" stasera con Ferrara in piazza Farnese

"Siamo tutti puttane". La manifestazione indetta dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara stasera in piazza Farnese contro la sentenza sul processo Ruby.
“Con il rossetto, piazza Farnese ore 19 martedì 25 Roma”.
È Giuliano Ferrara su Twitter a dare l’appuntamento per la protesta “contro l’ingiustizia penale, contro il moralismo acido e ipocrita, contro l’abuso politico mediatico e giudiziario”.
La sentenza del tribunale di Milano contro Silvio Berlusconi ha indignato il direttore del Foglio che ha scritto un duro editoriale oggi dal titolo “Siamo tutti puttane”.
Parole che culminano con un invito a scendere in piazza per “far sentire una voce diversa dal coro perbenista”.

Ed è sempre Ferrara su Twitter a fornire i dettagli della manifestazione, “Viene anche Daniela Santanchè, a piazza Farnese. E Anselma Dell’Olio leggerà testimonianze di grandi spiriti ribelli, compresa la sua”.
E il dress code maschile, “Ovviamente mi metterò il rossetto, e suggerisco a tutti i maschi di fare altrettanto. Rosso fuoco”.

lunedì 24 giugno 2013

Berlusconi condannato per l'affare ragazza marocchina





Non sono andata a leggermi gli articoli del Codice Penale citati dalla pacata Presidente del Consiglio giudicante, ma debbo pensare che in essi i magistrati hanno trovato materia per interpretare e sentenziare i fatti raccolti. Quello che c'è di indecente non è Berlusconi e le sue debolezze, ma tutta la pletora dei suoi cortigiani che sanno che senza di lui il PdL crolla e dunque le loro greppie e poltrone. Da qui la loro indignazione e difesa del loro benefattore e le minacce di manifestazioni e... altro. Cosa non si sa. L'unica cosa la può fare il senatore Ghedini, che in Senato c'è andato poco e nulla, molto occupato a fare l'avvocato di Berlusconi, il quale potrà presentare appello alla dura sentenza come da diritto.

domenica 23 giugno 2013

Abusivismo pubblicizzato

Da: Casa.it
Villetta a schiera in Residenziale Rif. 919 - Sabaudia - L'immobile e' situato all'interno del Parco Nazionale del Circeo, il Parco italiano di piu' antica istituzione. Si trova in un piccolo comprensorio di 12 unita' immobiliari, la maggior parte ad un piano, molto tranquillo e riservato, con un costo annuale (manutenzione strada, cancello e fogna) di circa 300 Euro. E' dotata di piscina (10 metri) di recente costruzione (la casa e' del 2001 e la piscina del 2008), in ottime condizioni di conservazione. L'interno, ben arredato e' di circa 70 mq, mentre all'esterno ci sono due grandi terrazze, una delle quali (quella verso la piscina) e' stata preparata al fine di consentire un ampliamento, al momento non realizzabile secondo le attuali normative. Entrambe le terrazze sono coperte da tende elettriche (a sud) o ombrellone (a nord) per un totale di oltre 60 mq. La distanza dal mare, a piedi, e' circa 200 mt, la spiaggia di Sabaudia e' una lunga distesa di sabbia finissima di circa 15 Km la meta' dei quali senza abitazioni nel raggio di chilometri, quindi assolutamente naturale. La villetta e' facilmente affittabile data la posizione e la bellezza. Trattativa riservata. Classe Energetica G - IPE 175,00 Kwh


Può darsi che in questa pubblica dichiarazione di aver costruito all'interno del Parco Nazionale del Circeo ci sia un errore! Che magari non è così! Ma trovo incredibile che, per rendere magari la casa più appetibile, si possa rendere pubblica ammissione di un reato!
Questo dà la misura del senso della legalità percepito in questo Paese! Addirittura si ricorda che è il "Parco italiano di piu' antica istituzione"! 
Ricordo a tutti il mio post "Abusivismo edilizio" del 10 giugno 2012 in cui, fra l'altro, commentavo la sconcertante sentenza che ammetteva come giusta la lottizzazione della duna fatta negli anni cinquanta-sessanta del secolo scorso, quando il Parco fu istituito nel 1934! 
Forse lo scarso senso della legalità che si percepisce ovunque nasce anche da queste sentenze che confliggono con Leggi, Decreti e Regolamenti in modo da creare confusione e, nella confusione, si crea l'incertezza e nell'incertezza si incunea l'abuso!

sabato 22 giugno 2013

Cronache di pazzie quotidiane - Prepotenti



Prepotenti

All’inizio i rapporti erano stati idilliaci: come quasi sempre accade in tutti i rapporti umani.   Poi, via via che andava avanti la conoscenza, si guastarono: come avviene quasi sempre in ogni rapporto umano; pensate a due quando si sposano, anche se va bene non saranno mai al settimo cielo come nel giorno del matrimonio. Pensate agli amici, prima o poi ve ne faranno una che vi deluderà… o forse la farete voi… e anche se l’amicizia continuerà, quando va bene e non finisce, ci sarà sempre “quella cosa” che l’amico vi ha fatto e che non doveva fare o l’avete fatta voi… Insomma i rapporti si incrinano sempre anche se non sempre si spezzano! Figuriamoci fra colleghi e vicini di casa!
Ora lui era un professore ed anche qualcosa di più… l’altro era un muratore che lavorava in proprio, aveva una partita IVA e per questo si sentiva e.. si diceva.. un imprenditore.
Il Professore era in là con gli anni e molto liberal: non badò alla voce gutturale del suo vicino né, anche se si sorprese un po’, alle urla belluine e piagnucolose insieme della sua consorte che litigava con la figlia maggiore…Certo un giorno lui e sua moglie, una scrittrice molto liberal anche lei, furono in dubbio se chiamare o meno il “113” alle grida disperate della figlia del muratore che lo invocava di portarla via perché “non ci voleva più stare con questa!” Visibilmente intendendo con “questa” sua madre. Non lo fecero e continuarono a far finta di non aver sentito.
Poi il Professore cominciò a seccarsi: “Ma con questi non si riesce neppure a leggere un libro in giardino… Urlano anche nelle ore del riposo!”
Infatti, i figli maschi più piccoli erano diventati da piagnucolosi a fortemente litigiosi e le urla non tenevano conto neppure delle ore del riposo pomeridiano, la sera, poi, il muratore si metteva nel suo giardinetto e parlava fino a tardi con i suoi ospiti, con vocio udibile dall’interno della camera da letto dove il Professore tentava di dormire.
Un pomeriggio il Professore provò a dire al suo vicino che non si riusciva nemmeno a parlare nel suo giardinetto perché le voci dei suoi “angioletti” sovrastavano ogni suono e lui e sua moglie non riuscivano a sentire quello che si dicevano l’un l’altro. Il muratore rispose con tono villano “che non li poteva legare e imbavagliare” e il Professore commise l’errore di  usare il suo umorismo inglese dicendogli: “Ci provi!”
Infine anche la moglie del Professore, nonostante i suoi tentativi di comunicare, si scontrò contro il muro dell'ottusaggine del muratore; lo pregò di badare a ciò che i suoi "angioletti", piuttosto grandicelli, gettavano sulla via comune: scatole di succhi di frutta, cannucce, carte di gelati ecc., e si sentì rispondere tutt'altro che garbatamente: "Anche lei sporca con i suoi fiorellini!"
La donna si sorprese: "Lei considera i fiori che cadono dal mio muretto alla stessa stregua dei rifiuti?" Chiese piena di autentica meraviglia per il modo di ragionare di quell'uomo... E quello rincarò la dose: "Poi suo marito si lamenta che non lo facciamo dormire fino a mezzanotte perché parliamo in giardino e lei allora? Lei che si è messa a parlare al telefonino in balcone alle sei del mattino?"
La donna cercò nella sua memoria un simile evento e si ricordò che un anno prima uno dei suoi figli era andato in vacanza in Honduras e, dato il fuso orario, l'aveva avvertita che era arrivato bene a quell'ora italiana!
Fatta luce sul ricordo la donna al culmine della meraviglia replicò: "Ma è stata una sola volta... E sappiamo tutti che qui i cellulari riescono a ricevere solo in balcone!" 
A queste ragioni se ne aggiunsero poi altre: il muratore, insieme ad altri comproprietari, si fece venire la bella idea di mettere due cancelli all’imbocco e all’uscita della strada privata, indi di stabilire un senso unico. La ragione addotta era sempre la solita: la sicurezza. Il Professore disse che non era d’accordo: lo spazio non c’era per applicare cancelli carrabili, giacché, per legge, bisognava lasciare di lato un passaggio pedonale e la strada era stretta, addirittura appena sufficiente al passaggio di un’auto. Qualora fossero stati montati dei cancelli, con il passaggio pedonale di legge, non ci sarebbe stato spazio nemmeno per quella! L’idea di un senso unico, poi, era assurda, fece presente l’anziano Professore: quando lui si fermava per scaricare spesa, merci od altro davanti al suo cancello, data la strettezza della via in comproprietà, chi doveva passare sarebbe rimasto bloccato in attesa, invece, potendo indifferentemente percorrerla in entrambi i sensi, poteva uscire dalla parte opposta.
Ma queste logiche e pragmatiche osservazioni non smossero il muratore né altri comproprietari delle parti comuni che la pensavano come lui.
La scrittrice, convinta del valore della comunicazione, provò a spiegare al vicino e a quelli che la pensavano come lui che due cancelli, al di là dell’oggettiva impossibilità logistica di installarli, erano una finta sicurezza, in quanto i ladri potevano comunque entrare dai muretti delle villette esposte sulla via principale e, scavalcandoli, passare di giardino in giardino fino alle villette incluse e “rinchiuse” nella via privata… Inoltre, fece presente l’indomita anziana donna, i cancelli, senza le dovute lance a punta sopra, potevano essere agevolmente scavalcati da chiunque!
“Finirebbe che dopo la spesa sostenuta resterebbero eternamente aperti – aggiunse con una smorfia suo marito – come ho visto fare in tanti posti!”
“Poi lo spazio è così stretto che sai quanti struscerebbero le fiancate delle auto!” 
Ma tutti questi ragionamenti lasciarono il tempo che trovarono. Zitti, zitti e sotto sotto il muratore e gli altri si provvidero di cartelli di “Divieto di transito” ed altro per istituire almeno il senso unico. I due anziani trovarono questa novità senza che nessuno si fosse preoccupato di avvertirli!
Allora lei si arrabbiò: “Siamo alle solite! Sempre e comunque in Italia la gente cerca le vie traverse del non rispetto di leggi e regole!”
Stilò una lettera che distribuì a tutti i comproprietari nella quale ricordava ai cospiratori quello che era scritto nei loro rogiti notarili e che, per essere  cambiato, doveva esserci l’unanimità o quasi, essendo le proprietà comuni di tutti! Se no perché il Codice Civile le chiamerebbe comuni?
Il colpo di mano rientrò. Ormai non si salutavano più. 
Ma una cosa sulle proprietà comuni il muratore la impose: insieme ad un altro comproprietario costruì due dossi, assolutamente fuorilegge, nel senso che non erano quelli prescritti dal Codice della Strada, di cui, evidentemente, lui e chi era d’accordo con lui, se ne impippavano altamente: erano fatti di mattoni messi uno sull’altro e ricoperti di asfalto. Un giovane lo giustificò dicendo che “lui aveva i bambini e lì la gente correva troppo”. Dimostrando di avere la memoria corta e di aver dimenticato di aver conosciuto l’ostinato Professore proprio perché costui l’aveva richiamato perché passava con la sua auto a velocità “allegrotta”! E come si era inalberato il giovane! E, se non fosse uscita la “comunicatrice” a dirimere la questione, fra suo marito e lui stava nascendo una vera lite. Ora gli andava bene il dosso anche se non a norma!
La scrittrice stilò una seconda lettera che distribuì a tutti i comproprietari ricordando che “qualora qualcuno si fosse fatto male cadendo su quei dossi o ne avesse avuto danno all’auto” ne dovevano rispondere con la propria tasca TUTTI i comproprietari e non soltanto chi materialmente li aveva costruiti senza consultare TUTTI GLI AVENTI DIRITTO!
Le spese per inutili cancelli furono abbandonate, rimasero i dossi self-made e nessuno, ad eccezione del giovane, si mostrò interessato a tirare fuori un centesimo di euro per pagare una sporadica e necessaria pulizia della via in comproprietà che accumulava erbacce spontanee ovunque alte anche mezzo metro!
Valla a capire la gente! 

mercoledì 12 giugno 2013

Difendere la Natura è difendere la Vita



Salviamo i Pantani dell'Inferno
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Scritto da marco panista   
Venerdì 24 Maggio 2013 16:52



Introduce Stefano e illustra Nick.
Stefano fa parte del gruppo dei meravigliosi ragazzi del Circolo Larus di Sabaudia... ora meno ragazzi... ma io li ho conosciuti più giovani e ancora li considero così...


Sono preparati, puliti e pieni di ideali. Hanno un'ottima preparazione culturale e andrebbero aiutati con dei fondi per portare avanti la loro opera di difesa di un territorio unico nel suo genere.


Nick, biologo ed ornitologo, non è un ragazzo, essendo della mia generazione, parla italiano avendo sposato una bella signora italiana, ma non benissimo, dunque ha preferito illustrare le problematiche dei Pantani dell'Inferno nella sua lingua: egli è inglese.

martedì 11 giugno 2013

Esempi di civiltà

Spiagge Pulite 2013 - resoconto (by marco panista, published Lunedì 10 Giugno 2013 19:04)
                                                                                                            
La foto non è chiarissima ma riconosco sull'estrema destra Marco Omizzolo e Veronica Tecchio




SI E' SVOLTO SABATO 8 GIUGNO, PRESSO LA SPIAGGIA GOLFO SERENO A SAN FELICE CIRCEO, L'APPUNTAMENTO ANNUALE DI SPIAGGE E FONDALI PULITI
GRANDE SUCCESSO DI UNA DELLE INIZIATIVE NAZIONALI DI LEGAMBIENTE PIÙ AMATE, ALL'INSEGNA DELLA DIFESA DELLE NOSTRE SPIAGGE DA RIPULIRE DA RIFIUTI E ABUSIVISMO EDILIZIO
 
Dopo il rinvio di sabato 25 maggio a causa delle cattive condizioni meteo, si è svolta sabato 08 giugno, presso la spiaggia Golfo Sereno a San Felice Circeo (LT) “Spiagge Pulite”, una delle iniziative più amate e seguite di Legambiente. Organizzata dal circolo Larus Legambiente di Sabaudia, la giornata ha visto la partecipazione anche di altre associazioni, come Kirkos-rap, Odissea e degli studenti dell'istituto Leonardo da Vinci, impegnati già nel progetto “Litorale partecipato” del circolo Larus e dell'associazione Kirkos- rap.
 
Mare e spiaggia rappresentano dei beni comuni che vanno tutelati da ogni scempio e sopruso, pertanto l'impegno comune delle decine di volontari intervenuti, riforniti per l'occasione di un apposito kit di raccolta per i rifiuti, è stato quello non solo di ripulire un tratto di costa abbandonato, sporco, poco fruibile per cittadini e turisti e restituirlo alla sua originaria bellezza, ma anche per tornare a denunciare, con un blitz compiuto durante lo svolgimento dell'iniziativa, alcuni casi di abusivismo edilizio compiuti proprio sulla spiaggia e attualmente sotto sequestro. Per questo specifico chiediamo il pronto impegno da parte delle istituzioni e in particolare del Comune di San Felice Circeo per il suo prossimo abbattimento.
Ancora una volta l'impegno dei volontari, attivisti e simpatizzanti del Circolo e delle associazioni intervenute ha dimostrato come l'incuria si combatte anche con un impegno di volontariato contro chi vuole trasformare fondali e spiagge in discariche, colate di cemento, luoghi in cui regna l'abusivismo e si nega l'accesso al mare.
 
L'appuntamento è rinnovato non solo per la prossima edizione, ma anche alle imminenti iniziative che il circolo Larus organizzerà nelle prossime settimane, a partire dalla quinta edizione di Festambiente Larus che si svolgerà proprio a San felice Circeo il 2, 3 e 4 agosto.
   
Il direttivo del circolo Larus Legambiente di Sabaudia

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Mi sento un po' in colpa per non essere stata con loro, esempi di civiltà che, si spera, la gente sappia prendere raccogliendo i propri rifiuti in un sacchetto e conferendoli negli appositi cassonetti.
La bellezza della Natura non deve essere sporcata, sfregiata, da plastiche, vetri, alluminio, polistirolo ecc. abbandonati e che la Natura non può assorbire in alcun modo.
Raccogliete le cicche delle vostre sigarette in un contenitore qualsiasi, non lasciatele sulla bionda sabbia di questi luoghi e di nessun altro luogo. Alle mamme dico raccogliete le cannucce dei succhini dei vostri bambini: una volta che ho pulito con i meravigliosi compagni di Legambiente la spiaggia della Bufalara questi piccoli oggetti erano in una quantità spaventosa, misti alla sabbia! Che schifo e che peccato ridurre le spiagge così per pigrizia, per non fare il piccolo sforzo di darsi una minima regola...

lunedì 10 giugno 2013

Storiacce

Da: Corriere della Sera.it


Marrazzo in aula:«Il mio fu un errore grave»

Trans, droga e ricatti: l'ex presidente del Lazio testimone contro i carabinieri. Il racconto: «Berlusconi mi disse: 'Tutto bene, il video è stato sequestrato'»

di Ilaria Sacchettoni

ROMA - Abito grigio chiaro, vibrazioni emotive contenute dallo sforzo di recuperare ricordi e traumi del passato. Chiede l'avvocato Luca Petrucci, parte civile al processo: «Piero Marrazzo è cambiata la sua vita?». Risposta: «Mi sono separato. Mi sono dimesso. Ed era giusto farlo. Sono tornato a non fare (sottolineato dal timbro di voce) il mio lavoro. La pressione della stampa è stata micidiale. Sono contento che questa storia sia riportata nel giusto alveo di un processo».

L'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo esce dal tribunale (Jpeg)L'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo esce dal tribunale (Jpeg)
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REPUTAZIONE SVANITA - Premessa necessaria per capire la testimonianza di Marrazzo al processo che vede imputati i carabinieri della compagnia di Roma Trionfale Nicola Testini, Carlo Tagliente e Simeone Luciano, accusati di estorsione, spaccio, perquisizione illegale, rapina e concussione, è prevista la sua deposizione. L'affaire Marrazzo che ha rischiato di smantellare la fiducia nell'arma dei carabinieri ha invece sbranato la reputazione di un uomo.
A CASA DEL TRANS - Tutto inizia il 3 luglio in un appartamento di via Gradoli. «Allora ero presidente della Regione e commissario dei rifiuti e della sanità. Chiesi alla scorta di poter andare a piedi, sono entrato nell'appartamento della persona che avevo chiamato prima (il trans Natalie) e sono entrato mi pare di ricordare nel secondo ambiente. Ho iniziato a spogliarmi. Trovandomi in questa stanza, dopo un lasso di tempo non ho sentito un campanello e nell'accadere ho visto entrare degli uomini, uno più alto e uno un po' meno robusto. In seguito, questo è stato ribadito, erano carabinieri della stazione Trionfale. Sono stato relegato, mi è stato preso il telefonino per un lasso di tempo che mi è sembrato lungo. Ho avuto paura».
Il trans Natalie   (Proto)
Il trans Natalie (Proto)

«HO COMMESSO UN ERRORE GRAVE» - Intanto, prosegue il racconto «l'altra persona veniva tenuta in un'altra stanza. Le sentivo dire che non c'era campo. Non erano in divisa. Mi sentivo quasi sequestrato. Ma l'altra persona confermava che erano carabinieri. Questo stato è continuato e aumentava la paura. Natalie mi disse che se avessi dato dei soldi ero libero. Arriva il carabiniere più alto che mi spinge in bagno. Questa richiesta fu fatta dal carabiniere più alto. Mi fu consentito di rivestirmi e accedere nell'altra stanza. Ora sono passati quattro anni. Tre assegni che arrivavano a ventimila euro. Mi fu chiesto il numero di cellulare. Era una condizione di restrizione e violenza psicologica. Mi rendevo conto di aver commesso un errore grave in termini personale. Dicevano che se non avessero avuto ordini non potevano fare nulla».
IL RICATTO - Il pm domanda dei soldi. Quel giorno l'ex governatore ne aveva molti in contanti con se. «Avevo una vita impegnata ed ero al lavoro. Aiutavo a fare i pagamenti. Il mio segretario Adelfo Luciani se ne occupava. Era una cifra intorno ai 5mila euro per pagamenti da effettuare. In quel momento mi fu prelevato tutto quello che avevo dai due carabinieri. Me lo ricordo molto bene. Ottocento millecento euro erano per Natalie. Glieli diedi in contanti. Brevi manu». «Lei disse una cosa più precisa: la somma concordata per l'incontro era cinquemila euro. Mi sembra di averne dati duemila. La somma era inferiore. Evidentemente». Il pm chiede allora: «Quando i carabinieri le chiesero il numero di telefono quel giorno a casa di Natalie prima di lasciarla andare cosa pensò?». «Loro mi dissero che la cifra a cui pensavano era superiore e che quindi mi avrebbero chiamato». Domanda l'avvocato di Marrazzo Luca Petrucci: «Ma quante telefonate arrivarono poi?». Risposta: «Una, forse due».
Carlo Tagliente, uno dei carabinieri accusati del ricatto a Piero Marrazzo






Carlo Tagliente, uno dei carabinieri accusati del ricatto a Piero Marrazzo

«MAI I TRANS ALLA REGIONE» - Ancora Petrucci: «Nel verbale del 9 gennaio lei parlò di una sola telefonata di una persona a nome Brenda. Venne avvicinato? Raggiunto? Ha mai ricevuto questi trans in Regione?». «Mai». Domanda: «Li ha mai accompagnati sulla sua auto?». «Mai». Il momento è delicato. Nell'aula sesta del tribunale si cerca di incollare tra loro frammenti di reputazione lacerata nel corso di quattro lunghi anni. Quanti incontri in quell'anno? «Tre sicuramente. E poi un quarto», risponde Marrazzo. Si diceva fossero quotidiani i rapporti con i trans. «Il consumo di stupefacenti avveniva solo in questi casi?» Risposta: «Sono state dette falsità. Si sarebbe visto, nella mia vita sono anche uno sportivo, avrebbe inficiato il lavoro».

IL VIDEO E IL CAVALIERE - «Quando lei fu sentito in procura - chiede il sostituto Rodolfo Sabelli - il pm le mostrò il video?». «Si». Un passo indietro. «Andai d'urgenza al ministero e tornando mi dissero che mi aveva cercato la presidenza del consiglio. Non ricordo se richiamai io o il contrario ma ci sentimmo. Mi disse (Silvio Berlusconi, ndr) che un direttore dei giornali del gruppo, mi pare Signorini, è un video inutilizzabile, mi disse che ce l'aveva un'agenzia. Era un'agenzia ma il nome l'ho rimosso. All'inizio della settimana mi ricordo che ero tornato dalla Siria. La settimana in cui verrò poi ascoltato dai magistrati. Mi fu dato il numero... Chiamai. Mi rispose una donna. Le dissi vorrei vederlo e che mi sarei attivato per quella persona. Nei giorni successivi fui raggiunto da una nuova telefonata del presidente del consiglio. 'Tutto bene è stato sequestrato dai carabinieri', mi disse».
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Marrazzo con Rutelli e Veltroni in campagna elettorale
da: blitzquotidiano.it
La battaglia del Lazio. Il centrosinistra cerca candidati
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«Avevo una vita impegnata ed ero al lavoro. Aiutavo a fare i pagamenti. Il mio segretario Adelfo Luciani se ne occupava. Era una cifra intorno ai 5mila euro per pagamenti da effettuare.

L'articolo non chiarisce di chi erano i soldi: pubblici o privati?
Le frasi testuali riportate nell'articolo come dette in Tribunale fanno sembrare che l'allora Presidente di Regione "ero al lavoro. Aiutavo a fare i pagamenti." eseguisse dei pagamenti per lavoro "ero al lavoro "... Strano che un Presidente di Regione eseguisse personalmente i pagamenti con del contante... Da Funzionario della Pubblica Amministrazione in pensione posso affermare che i pagamenti si fanno per mandato di pagamento tramite la Tesoreria dell'Amministrazione in essere... Solo le piccole spese documentate possono essere rimborsate in contanti... Boh?!
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Da: Il Cofanetto Magico

 A che punto sono le indagini sulla morte del trans Brenda del caso Marrazzo?
Il transessuale Brenda
Che fine abbia fatto Brenda, coinvolta nel caso dell’ex Governatore del Lazio, Piero Marrazzo, lo sappiamo, purtroppo: è stata trovata morta (nel novembre 2009), soffocata dal fumo che aveva invaso il suo monolocale di via Due Ponti a Roma, dopo che un trolley, sistemato all’ingresso, aveva preso fuoco bruciando tutto l’appartamento. Allora la domanda dovrebbe essere formulata in un altro modo: Brenda è morta casualmente o è stata uccisa? E perchè non si sa più nulla delle indagini su questa vicenda a dir poco terrificante? Diciamo la verità: sin dall’inizio nessuno ha creduto che la sua morte fosse dovuta a cause naturali. Brenda dava fastidio a molte persone, soprattutto dopo la sua minaccia di parlare, raccontando tutto sul traffico di prostituzione, di cocaina; di uomini di potere che sarebbero stati coinvolti nello scandalo dei transessuali e in altri affari illeciti.
Lo ripeteva spesso, asserendo di essere in possesso di filmini molto compromettenti che avrebbero scoperchiato la pentola degli inferi. Potrebbe essere stata assassinata perchè era una testimone scomoda; infatti è stata la prima ad essere stata interrogata dalla procura, in quanto si temevano ripercussioni su di lei. E anche sulla sua amica Michelle, che però è scappata subito all’estero.

Gianguerino Cafasso faceva uso di cocaina e la vendeva anche ai trans, che poi la dividevano con i loro clienti.
Chi non è riuscito a fuggire è stato invece il pusher Gianguerino Cafasso; perchè è stato ucciso prima da una dose massiccia di eroina “mascherata” da cocaina.
Pure lui sapeva troppo; la sua eliminazione è avvenuta il 12 settembre dello stesso anno.
Ne abbiamo già parlato nel Cofanetto Magico (cliccate qui per leggere l’articolo), ponendoci molte domande a riguardo.
Anche di Piero Marrazzo abbiamo già discusso a lungo: una persona indegna che non merita ulteriore attenzione. Tuttavia lui è libero. Lui è vivo. Lo scandalo che lo ha coinvolto nel luglio 2009, quando fu trovato in compagnia del viado transessuale brasiliano Natalì, non è servito a niente, considerato che ha avuto il coraggio di chiedere di tornare a lavorare in RAI, la televisione pubblica sovvenzionata anche dai cittadini. Cittadini che gli hanno pagato molti dei suoi vizi: compresa l’automobile di servizio con cui si recava dalla sua amante trans.
Quello che non trovo giusto è non si sappia più nulla delle indagini sulla morte di Brenda e di Cafasso. Brenda aveva un trolley pronto; forse voleva scappare anche lei. Non ha fatto in tempo. Il nullaosta da parte della procura, che ha dato via libera alla sua sepoltura, è arrivato non molto tempo dopo la sua morte. Ma poi? Brenda faceva parte di quella società reietta, di quel sottobosco anonimo e disperato a cui non si offre neppure un segno di pietà. Forse per questo di lei non si parla più. Era una poveraccia nata in un corpo sbagliato, che guadagnava per spedire soldi alla sua famiglia in Brasile.
A causa di quel corpo che sentiva estraneo, non riusciva neppure a trovar un lavoro “normale” che le permettesse una vita dignitosa.
Per questo Brenda aveva deciso di vendere la sua “sfortuna”, la sua “sofferenza” a uomini ricchi che sapevano come sfruttarla. A uomini viziati che cercavano emozioni forti e spesso perverse per sopperire alla monotonia di una vita familiare senza particolari scosse.
Speriamo quindi di sapere presto a che punto sono le indagini sulla sua scomparsa e su quella di Gianguerino Cafasso (oltre ad avere notizie sui sei carabinieri indagati per questo squallido caso). Perchè i loro nomi non vengano dimenticati, soltanto per aver fatto parte di quella categoria di persone che vogliamo dimenticare. Anche Brenda e Gianguerino hanno sbagliato, nella vita: è vero. Soltanto che loro hanno pagato i loro errori con la morte.
Maria Cristina Giongo

E per finire.... promemoria:
Da: questo blog 

venerdì 22 febbraio 2013

Storace e Marrazzo: due ex Presidenti della Regione Lazio si stringono la mano con l'ex Assessore della Giunta Marrazzo Avv. Maruccio, (ex Consigliere Regionale di Italia dei Valori voluto e sponsorizzato da Antonio Di Pietro in entrambi i ruoli, nonché in quello di Coordinatore Italia dei Valori Lazio) che li ospita e fa da "notaio" del loro amichevole incontro.

domenica 9 giugno 2013

Una petizione

Change.org
Ciao Rita,

Grazie per aver firmato la nostra petizione, "La memoria di Falcone e Impastato non può essere offesa da un panino austriaco."

Puoi aiutare a vincere questa campagna chiedendo ai tuoi amici di firmare anche loro? È facile condividere con i tuoi amici su Facebook - clicca qui per condividere la petizione su Facebook.

Sotto c'è anche un esempio di email che puoi inoltrare ai tuoi amici.

Grazie ancora -- insieme stiamo creando il cambiamento,

Rete 100 passi

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Messaggio da inoltrare ai tuoi amici:

Ciao!

Ho appena firmato la petizione "La memoria di Falcone e Impastato non può essere offesa da un panino austriaco" su Change.org.

È importante. Puoi firmarla anche tu? Qui c'è il link:

http://www.change.org/it/petizioni/la-memoria-di-falcone-e-impastato-non-può-essere-offesa-da-un-panino-austriaco?share_id=wCmjCHUkBM&utm_campaign=signature_receipt&utm_medium=email&utm_source=share_petition

Grazie!

Rita
Questa email è stata inviata da Change.org a rita.coltellese@gmail.com.
Non hai firmato questa petizione? Clicca qui.
Puoi modificare le preferenze sulle notifiche o annullare l'iscrizione alle email di Change.org.
Lancia una petizione su Change.org
Indirizzo postale: Change.org. 216 West 104th Street, Suite #130, New York, NY 10025. US

La memoria di Falcone e Impastato non può essere offesa da un panino austriaco

Siamo venuti a conoscenza che in una panineria viennese, "Don Panino", si vendono panini dai nomi: Don Greco, Don Buscetta, Don Corleone, Don Mori, Don Falcone e Don Peppino, quest'ultimo con chiaro riferimento a Peppino Impastato. 

Nella descrizione del menù si legge: “Siciliano dalla bocca larga fu cotto in una bomba come un pollo nel barbecue”.

Per quello su Giovanni Falcone la descrizione è invece: “Sarà grigliato come un salsicciotto”
Riteniamo l'episodio gravissimo e frutto non solo di un utilizzo di cattivo gusto per motivi commerciali, ma di qualcosa di più profondo. Il menù oltre ad essere offensivo nei confronti di Falcone ed Impastato fa un lavoro più sottile accomunando boss mafiosi e collusi con le vittime della mafia.
Temiamo che non si tratti di un episodio occasionale, di luoghi comuni sull’Italia o di un episodio di xenofobia. Il logo del locale che richiama il manifesto del film “il padrino” lo abbiamo già visto anche in Germania, in alcuni locali spesso gestiti da italiani.
Chiediamo quindi al Ministro degli Esteri Emma Bonino di intervenire presso le autorità austriache per l'immediata messa al bando di questi prodotti, l'oscuramento del sito e per l'avvio di accertamenti sull'origine dei locali che in Europa portano questo marchio.
Danilo Sulis
Presidente Rete 100 passi