Da: "Le verità nascoste"
Casi simili
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La donna alta, dall’aspetto popolano, entrò nei locali dell’Istituto di Ricerca Universitario e dall’ingresso si girò verso un breve braccio del corridoio dove, in fondo, con la porta della Segreteria sempre spalancata, c’erano le due segretarie del Direttore intente al lavoro. Salutò a voce alta solo una delle due: la più giovane.
“Ciao Elide, Pietro c’è vero?”
Le due segretarie si girarono ed Elide rispose al saluto con la solita maschera di cortesia e disponibilità che metteva con tutti e che si apriva, con rare crepe di bassa malignità, solo con alcuni. La più anziana guardò la donna e non la salutò, ritenendo che il saluto doveva darlo chi entrava e non viceversa. Registrò, con quella breve occhiata, che pur rimanendo nel suo aspetto ordinario quella donna curava molto la sua esteriorità: ora aveva i capelli neri raccolti sulla nuca ed il suo abbigliamento era sobrio ed in ordine.
Invogliata dal sorriso accogliente di Elide, si fece più avanti e dietro di lei si avvicinò anche una donna più giovane che l’accompagnava. Era silenziosa, anche se inalberava un lieve sorriso che sembrava essere ironico. Anche lei era bruna di capelli, corpulenta e dimostrava un’età fra i trenta ed i quaranta anni.
“Sono stata dal padre di Pietro che sta male, ha quasi novanta anni! Io ho anche mia madre che sta male e la mattina faccio il giro. – Disse rivolta solo ad Elide che l’ascoltava fintamente interessata.- Non so quando io e Pietro potremo farci una vita insieme… Non è giusto che, siccome lui non si è sposato, deve occuparsi del padre, e il fratello, con la scusa che ha famiglia, viene una volta ogni tanto.”
“Forse perché Pietro vive nella casa del padre… E’ rimasto con i genitori.” Tentò una spiegazione Elide, tanto per far vedere che si interessava a quello che la donna le stava dicendo.
L’altra segretaria ignorava la conversazione ed era intenta al lavoro. Squillò il telefono e la segretaria più anziana rispose brevemente, poi si rivolse ad Elide: “Vogliono te.” Le disse. Allora la donna alta disse: “Vado da Pietro. Ciao Elide.” La donna giovane e grassa la seguì, dopo un cenno silenzioso di saluto rivolto a entrambe le impiegate.
Elide, conclusa la breve telefonata, riattaccò la cornetta e si girò verso la segretaria più anziana con un sorriso malizioso e, a bassa voce, disse: “Hai visto Giulia? C’era una delle figlie.”
“Incredibile. – Commentò l’altra seria. – Credevamo che fosse vedova, poi quando Pietro mi ha detto: “Come fà a lascià quer poretto!” Ho appreso che a casa aveva il marito. Io pensai che fosse infermo… Lo ha definito “poveretto”! Invece poi mi ha detto che era solo uno a cui non andava di lavorare, un passivo, un pigro. Comunque mi stupisco che addirittura una delle figlie venga a trovarlo al lavoro!”
L’altra rideva sorniona. Aveva da decenni una storia adulterina con un uomo sposato, di cui Giulia era a conoscenza, ma trovava lo stesso ridicola la situazione di quella donna e di Pietro, il tecnico che lavorava nell’officina meccanica dell’Istituto.
“Fa anche la gelosa.- Disse sempre ridendo. – Ti ho raccontato della povera Carla che aggredì al telefono dandole della puttana e lei, piangendo, andò dal Direttore a dirgli che aveva telefonato in ufficio la donna di Pietro insultandola e dicendole di “lasciar stare il suo uomo”!”
“Cose da manicomio… - Commentò Giulia disgustata. – Carla ha più o meno l’età di mia figlia e Pietro ha la stessa età di mio marito. Ma come si fa?!”
“Il Direttore lo chiamò e gli disse di tenere buona questa signora e gli chiese come mai si permetteva di chiamare un’impiegata, che conosceva solo di vista, in ufficio. E venne fuori che lui, questo scemo, per farla ingelosire le parlava di Carla, ma anche di Giovanna, la figlia del Direttore…” Elide rideva nel raccontarlo di nuovo.
“E’ pazzo! – Commentò con disprezzo la segretaria più anziana.- Nella loro situazione, con un marito a casa… Si permette di coinvolgere pure colleghe che possono essergli figlie per età.. poi manco fosse bello!”
“Beh, non è brutto Pietro!” Disse Elide.
“Sarà che è così ordinario… - Commentò Giulia che aveva gusti più raffinati. – Poi Carla è proprio lontana da lui mille miglia! E’ bella, giovane, fidanzata con un bel ragazzo; ma che gliene può fregare di un vecchio che passa la giornata a fare buchi con il trapano?!”
“Ma ti ho raccontato di quando si sono menati noh? – Continuò Elide sempre ridendo. – Lui aveva dato un passaggio in macchina a me e a Carla fino alla fermata della metropolitana e lei, che si vede che lo aspettava lì… non so bene … ha visto che scendevamo dall’auto di Pietro e, mentre noi ci allontanavamo, lo ha aggredito dicendogli: “Porti in macchina le puttane!!” Noi siamo scappate e lei è salita nell’auto e, mentre ci dileguavamo, abbiamo visto che si menavano dentro l’abitacolo!”
“Cose da matti! - Disse Giulia ridendo e scuotendo la testa.- Comunque un giorno l’ho vista qui fuori dai cancelli dell’Istituto vestita con una tuta che sembrava la maschera di Arlecchino: aveva i tacchi alti e i capelli tinti di rosso, e parlava tutta eccitata con Pietro. Oggi era sobria…”
“Ha cambiato look!” Ed Elide rise ancora.
Il Direttore dell’Istituto di Ricerca dette un pranzo invitando tutti i dipendenti, dicendo loro di portare anche le mogli ed i mariti. Pietro si presentò con la donna che a casa aveva il marito.
Era domenica e la seria Giulia si chiedeva cosa mai aveva detto al consorte per starsene tutto il giorno fuori casa. Ma poi si rispose che di certo doveva sapere tutto, se persino una delle figlie accompagnava la madre a visitare l’amante nel luogo di lavoro.
Verso la fine del pranzo Giulia si alzò per sgranchirsi le gambe e uscì appena fuori nello spazio all’aperto del ristorante. La donna che accompagnava Pietro fece altrettanto e, sorprendendola, le rivolse la parola dandole del tu e chiamandola per nome. Per pura cortesia Giulia scambiò qualche generico commento sulla giornata con la bizzarra interlocutrice che, con un aggancio banale, la stupì ancora facendole le seguenti confidenze:
“Il mio matrimonio è finito subito, appena messe al mondo le mie quattro figlie. Lui lo sa di Pietro. Stasera torno, apparecchio, e ceniamo insieme.” Lo diceva scandendo le parole, con un tono che voleva ribadire una normalità che, nei fatti, non esisteva.
“Ma non è meglio separarsi? Pietro è scapolo, potreste andare a vivere insieme.”
“Nooooh! Mio marito me l’ha detto: “Vattene.” Ma io gli ho risposto: “Da questa casa non mi portano via nemmeno quattro uomini che mi sollevano di peso!”.” Lo disse con aria sicura e minacciosa.
Giulia l’ascoltava sconcertata. “Ma così si vive male.”
“No, perché? Poi Pietro ha i vecchi e non possiamo farci una vita così!”
Giulia pensò che qualsiasi soluzione era meglio di quel vivere poco dignitoso, soprattutto per il marito di lei. Ma che razza di uomo era? Si chiese.
La donna la informò che lei non lavorava ma “aveva del suo” e che “le figlie erano tutte sistemate”, nel senso che erano sposate e, quindi, fuori di casa ormai.
Qualche tempo dopo, al lavoro, Giulia, prendendo lo spunto da una frase che Pietro aveva detta sulla “sua amica Assunta”, gli chiese:
“Si chiama Assunta quella signora che viene sempre a trovarti e che hai condotto con te al pranzo offerto dal Direttore?”
“Sì.” Confermò lui con una lievissima punta di imbarazzo.
“Ma non è una semplice amica, - affermò indiscretamente la segretaria – mi ha detto che vive con il marito. Ma perché non date una dignitosa ufficialità a questa annosa relazione?”
“Ma è mejo così, pé le fije, pé i generi…”
“Ma sarà meglio per te… Non è certo dignitoso di fronte alla gente, alla società, per il marito…”
“Ma lì nella zona lo sanno tutti, lo conoscono tutti, io abito dall’altra parte della strada, proprio di fronte, sulla Tuscolana.”
Visto che per quell’uomo era tutto normale e, addirittura, meglio per le figlie e per i loro mariti, Giulia capì che era proprio il concetto di dignità che mancava a quelle persone e, conseguentemente, il sentimento della vergogna.
Molto tempo dopo vennero in Istituto delle persone che Pietro aveva conosciuto mentre era in vacanza con Assunta. Da come parlavano Giulia e gli altri colleghi presenti capirono che quei conoscenti ritenevano la coppia regolare… Mostrarono anche delle foto che avevano fatto insieme in vacanza. Quando se ne furono andati tutti ridacchiavano, anche se poco prima avevano fatto le viste che tutto fosse normale.
I vecchi genitori di Pietro, uno alla volta, morirono. Ai funerali Assunta non si vide. I colleghi si stupirono: “Come? La portava dappertutto!”
La seria Giulia sentenziò: ”Tutto normale, tutto normale il cavolo! Secondo me i parenti di Pietro la ritengono una puttana impresentabile!”
Pietro, rimasto solo, non accolse Assunta in casa sua e continuò a mandarle a casa cose buone da mangiare, oppure ad accompagnarla a fare visite mediche ed analisi, se serviva.
Giulia tornò alla carica appena il collega gliene dette il destro parlandole di Assunta come se la loro situazione fosse da ritenersi normale.
“Adesso sei solo, perché lasci che viva in casa con il marito?”
“No, no, stamo bene così, io ‘o so come semo, vivenno insieme ce pijeremmo all’occhi!”
Giulia, che pur essendo romana non capiva certe espressioni romanesche, si fece spiegare cosa voleva dire “ce pijeremmo all’occhi” e lui le spiegò che significava che si sarebbero menati, insomma, che vivendo insieme non avrebbero potuto andare d’accordo.
“Aspettava che morissero i vecchi, altrimenti “non potevano farsi una vita”…. Puah!” Commentò con disprezzo la segretaria anziana.
“Giulia mia! E che voi ride!!”
Giulia aveva cambiato ufficio, ma l’impiegata che la sostituiva era con lei in amicizia e amava raccontarle le cose più comiche che avvenivano in quel contesto.
Giulia sorrise: “Che è successo?”
“Stavamo pranzando insieme con i soliti colleghi alla tavola calda, quando a Pietro è squillato il cellulare, - si interruppe per ridere ancora al ricordo di quello che stava per dirle – lui ha risposto e ha fatto una faccia preoccupatissima… Noi abbiamo quasi smesso di mangiare.. Abbiamo pensato a qualche problema riguardante un familiare… Guarda, te faccio vedé come ha fatto…”
E si mise a mimare Pietro che rispondeva al cellulare, guardando in basso come aveva fatto lui stando seduto al tavolo con i colleghi:
“Ma come sta adesso? Davero? E’ in rianimazione?” Poi silenzio, faccia sempre più costernata e infine chiusura del telefono con faccia tristissima. “Té giuro, Giù, che pareva che j'era morto un caro parente!”
Giulia chiese: “Ma insomma, che cosa era successo di così grave?”
“Er marito di Assunta: gli era preso un infarto e Assunta lo informava dall’ospedale!” E la giovane rideva.
“Pazzesco!”
“Giù, tu dovevi vedé che faccia aveva! Poi l’ha richiamato ancora per dargli notizie… A noi ce veniva a tutti da ride, ce semo tenuti perché.. in fondo quello stava male davero.”
“Ma è una situazione paradossale, non è colpa vostra se vi viene da ridere… E’ che questa gente vive in maniera grottesca, agisce in modo caricaturale e per forza strappa il riso anche in circostanze drammatiche.”
“E’ allucinante, - continuò la giovane impiegata – tu lo dovevi vedere…”
“Tu sai, perché te l’ho raccontato, che io conosco una situazione molto simile vicino dove abito. Sarà un caso ma ne ho una al lavoro ed una a casa! Mi chiedo come sia possibile che capitino tutte a me le persone folli!”
“Ma no, Giulia, sapessi quante ne vedo io quando vado a lavorare nell’attività commerciale che ha mio padre! Là ne passa di gente e ne vedo di tutti i colori! E’ la gente che è così!”
“Non tutta la gente per fortuna, però!”
“Non tutta, ma ce ne è tanta.”
“E’ pieno di separati, ma almeno sono chiari e puliti. Ma cos’è questo schifo?! La cosa buffa è che poi anche quelli vicino a me stanno sulla Tuscolana e il marito cornuto che vive con la moglie, che in quel caso di amanti sembra che ne abbia avuti diversi, fa lo stesso lavoro che fa Pietro!”
La giovane rise: “Chi lo direbbe che questi “meccanici” hanno delle vite così intricate eh?!”
Poco tempo dopo la giovane collega la informò che il marito di Assunta era morto. “Continuano restando ognuno a casa propria. Lui è sempre tutto servizievole e l’accompagna a fare le visite mediche; lei, con tutto che ha una certa età, devi vedere come si cura ed è elegante!”