Assemblea
- Comunicato di seduta (Resoconto sommario)
Mercoledì
29 Maggio 2013 - 30ª Seduta pubblica
.........
E'
stata invece respinta la mozione 1-00046, del senatore Crimi (M5S) e altri,
volta a indire un referendum popolare d'indirizzo per scegliere la forma di
Stato e di Governo e a delineare un percorso per una limitata riforma della
seconda parte della Costituzione, riguardante la riduzione del numero di
deputati, senatori e consiglieri regionali, la soppressione delle province,
l'introduzione del referendum propositivo, l'incandidabilità delle persone
condannate con sentenza definitiva, l'incremento delle garanzie costituzionali
per le opposizioni parlamentari, la fissazione di un termine perentorio per
l'esame dei ddl d'iniziativa popolare.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Crimi. Ne ha
facoltà.
CRIMI
(M5S). Gentili colleghi, signor Presidente, signor Ministro, la parola
«riforme» è una delle più ricorrenti che abbiamo sentito dall'inizio della
cosiddetta Seconda Repubblica.
Sotto il nome di riforma abbiamo visto operare ogni genere
di nefandezza, tanto che in ogni settore, a sentire parlare di riforme, vengono
i brividi ai cittadini coinvolti. Adesso ci troviamo a parlare di riformare lo
Stato, la forma di governo e di Stato: a questo punto, a rabbrividire sono tutti
i cittadini.
Rabbrividiscono all'idea che a mettere mano alla nostra
Costituzione, che può essere considerata tra le più belle del mondo, almeno
nella prima Parte, sia un Parlamento eletto con una legge elettorale che
presenta profili di incostituzionalità; un Parlamento che al suo interno non è
ancora riuscito a risolvere conflitti di interessi, incompatibilità e
incandidabilità; un Parlamento in cui sono presenti persone che, seppur
candidate, di candido hanno ben poco.
Questo Parlamento si appresta ad effettuare una riforma a
suo dire epocale. Almeno così pensavamo, e invece, fin dal principio, avremmo
dovuto capire che così non era: dalla nomina di un Ministro per le riforme
costituzionali, già citata nell'intervento dei miei colleghi. Badate bene, non
un Ministro per le riforme semplicemente, come è stato negli ultimi anni, ma
delle riforme costituzionali, attribuendo, quindi, al Governo, anziché al
Parlamento, quell'azione propulsiva riformativa: una novità assoluta.
Oggi ci troviamo inoltre ad affrontare un percorso strano;
un percorso che facciamo fatica a capire e che vorrei spiegare per bene,
affinché anche i cittadini che magari ascolteranno o leggeranno il testo
potranno capire.
In sostanza, intraprenderemo un percorso per modificare la
Costituzione e per accelerare il processo di modifica: impiegheremo cioè circa
sei mesi per approvare nei due rami del Parlamento (con uno stop di tre
mesi nel mezzo per fare il doppio passaggio) una modifica della procedura di
modifica (scusate il giro di parole). Al termine di questi sei mesi circa,
potremo finalmente iniziare il processo di riforma, che sarà più breve, nel
senso che, tra l'approvazione prima in uno e poi nell'altro ramo del Parlamento,
anziché tre mesi ne passeranno due. In sostanza, si interviene sulla
Costituzione per modificare le regole per modificarla: è di questo che oggi
stiamo trattando. Si avvia un percorso di mesi che porterà all'attuazione di una
riforma costituzionale per prevedere tempi un po' più brevi per le successive
riforme.
La domanda che sorge spontanea è: perché non utilizzare
questo tempo iniziale per promuovere direttamente le modifiche necessarie?
È una tacita ammissione di non avere le idee chiare e di
non avere né la volontà, né la capacità di avviare quel processo di rinnovamento
dello Stato e del Governo da tutti auspicato, tanto per far prendere tempo
(perché a noi sa tanto di una presa di tempo).
Passando ora al dettaglio delle proposte di modifica al
percorso per modificare la Costituzione, si parla, innanzitutto,
dell'istituzione di un Comitato, di una nuova Bicamerale composta da 20 senatori
e 20 deputati, nominati tra i componenti delle Commissioni affari costituzionali
delle due Camere. È una proposta che abbiamo letto in più mozioni.
Si prevede poi che i progetti di legge saranno esaminati
in sede referente, il che, a dire delle stesse mozioni, permetterà di ridurre ed
ottimizzare i tempi di esame delle proposte di modifica nei due rami del
Parlamento, dimenticando che le Commissioni affari costituzionali di Camera e
Senato hanno già dimostrato di potere e sapere lavorare insieme,
indipendentemente dal fatto che si preveda in Costituzione questa modalità di
collaborazione paritetica. In sostanza: evitiamo una nuova Bicamerale, che
potrebbe portare ai fallimenti già visti; le due Commissioni potrebbero già
lavorare insieme. Istituzionalizzare con una complessa riforma costituzionale
ciò che già si può fare ci sembra una forzatura.
La mozione di maggioranza prevede poi in particolare, alle
lettera c), l'introduzione nell'ambito di detta riforma di previsioni di
modalità di esame presso le Assemblee con tempi rapidi e certi, stabilendo anche
un limite di 18 mesi. Si tratta di questioni che, a nostro avviso, potrebbero
essere risolte già domani, con semplici modifiche regolamentari nei due rami del
Parlamento, senza dover scomodare una riforma costituzionale per velocizzare
delle procedure.
L'unica novità degna di nota, presente nella mozioni di
maggioranza, è quanto previsto all'ultimo punto, lettera d), vale a dire la
facoltà di richiedere comunque il referendum confermativo, a prescindere
dal raggiungimento dei quorum deliberativi previsti dalla Costituzione
nei due rami del Parlamento (ovvero i due terzi dei componenti). Doveva essere
un obbligo; adesso è diventata una facoltà, ma è già un passo avanti.
Il punto che un po' ci inquieta, però, è la generica
previsione - sempre nell'ambito dell'impegno per il disegno di legge di
revisione costituzionale - che l'esame presso le Assemblee debba avvenire
«secondo intese raggiunte fra i due Presidenti» di Camera e Senato. Si tratta di
un impegno generico - già previsto dai Regolamenti e che ci sembra quindi un po'
eccessivo prevedere esplicitamente - che ci auguriamo non apra la strada a
strane proposte, come l'approvazione congiunta del testo definitivo in una
seduta comune di Camera e Senato, ipotesi già ventilata nelle settimane che
hanno preceduto questo dibattito. Ci auguriamo, lo ripeto, che non apra a questa
eventualità.
La nostra mozione prevede di impiegare i prossimi sei
mesi, anziché in un lungo processo tecnico di modifica dei modi per modificare
(perché è questo che ci accingiamo a fare: modificare i modi per modificare la
Costituzione), in una vera e propria consultazione popolare di indirizzo.
Ridiamo ai cittadini la possibilità di decidere le forme di Stato e di Governo
di cui questo Paese deve dotarsi: una consultazione popolare, al termine di un
percorso di informazione che vede coinvolti due soggetti. I Gruppi parlamentari,
innanzitutto, protagonisti del confronto all'interno di quest'Aula, in sostanza
dovrebbero traslare all'esterno il dibattito parlamentare, utilizzando i mezzi
di informazione e, quindi, aprendo il dibattito ai cittadini,
istituzionalizzandolo e tutelandolo nelle forme di imparzialità, trasparenza,
parità di accesso e partecipazione. Si tratterebbe di utilizzare dunque i mezzi
di informazione - ed il servizio pubblico in particolare -, per fare
informazione e formazione serie.
Ad essere coinvolti sarebbero poi anche i centri di
cultura, le scuole di ogni ordine e grado, le biblioteche, le associazioni e gli
enti locali, che possano avviare percorsi formativi, avvalendosi anche di
esperti, sui temi della forma dello Stato e della forma di Governo.
La consultazione popolare d'indirizzo, distinta nelle
varie tematiche (forma di Stato, forma di Governo e - perché no?- anche legge
elettorale), si dovrebbe basare su quesiti che alla fine di questo dibattito
pubblico potranno essere formulati dagli stessi Gruppi parlamentari, appunto
attuando una traslazione del dibattito da parlamentare a pubblico, oppure da un
comitato di garanti. Insomma, in qualche modo questi quesiti dovrebbero chiedere
ai cittadini di esprimersi sulle proposte di riforma di Stato e Governo
distintamente, prevedendo però anche l'opzione zero, che è da non dimenticare,
ossia la permanenza dello status quo. Benché infatti qui parliamo di
riforme, non sappiamo se la maggioranza dei cittadini le vuole: magari no,
magari preferirebbero che impiegassimo il nostro tempo a fare altro.
La novità che ci piacerebbe poter introdurre, inoltre, è
l'abbassamento dell'età a 16 anni per l'accesso a questa consultazione popolare
d'indirizzo straordinaria. Infatti, qualunque tipo di riforma dello Stato
andremo ad approvare avrà i suoi effetti nei prossimi anni, non prima di un
biennio da adesso. Riteniamo pertanto che, debitamente formati e informati, a
subire o a giovarsi - questo non è dato sapere - di questa eventuale riforma
saranno proprio i giovani che voteranno per la prima volta tra qualche anno.
Questi giovani devono essere coinvolti anche nel processo riformatore.
Infine, secondo la nostra mozione, tutto il percorso di
riforma deve avvenire all'interno degli istituti già previsti dagli articoli 72
e 138 della Costituzione, censurando fin da ora ogni forma di modifica della
Costituzione stessa volta a semplificare il processo, in quanto potrebbe essere
una strada pericolosa. Questo in merito alla mozione.
In merito alla legge elettorale, abbiamo presentato
l'ordine del giorno G2. È chiaro che, com'è già stato detto da altri colleghi, è
necessaria una clausola di salvaguardia, una modifica immediata, per evitare che
si vada a votare con il «Porcellum».
È noto che la qualità della legge elettorale definita
«Porcellum» non ha bisogno di commenti; non sappiamo ancora se la si definisce
così perché è una furbata oppure perché è una brutta legge. Nel dibattito è
stata introdotta la proposta del ripristino del «Mattarellum». Noi ci vogliamo
sottrarre al dibattito sulla bontà dell'una o dell'altra, perché sappiamo che
esso solitamente si basa su meri calcoli di convenienza elettorale, e non è
questo che oggi serve al Paese.
L'attuale legge elettorale presenta aspetti di probabile
incostituzionalità e criticità a tutti note; pertanto riteniamo che, nell'attesa
di una nuova legge elettorale che non risponda a calcoli contingenti, si possa
procedere ad una revisione di quella attuale, che risolva almeno le criticità e
i profili di incostituzionalità già evidenziati. Proponiamo, ad esempio,
l'introduzione della preferenza, che non comporta alcun cambiamento sostanziale,
e l'uniformità del metodo di calcolo del premio di maggioranza tra Camera e
Senato. Questo è infatti uno dei profili che, con la legge attuale, rendono poi
difficile la governabilità.
Proponiamo inoltre l'introduzione di una soglia minima
significativa per accedere al premio di maggioranza e, infine, l'uniformità
delle condizioni di accesso alla ripartizione dei seggi tra liste e coalizioni,
onde evitare che si facciano coalizioni strumentali per accedere ad una
ripartizione dei seggi con minimi incrementi percentuali, tentando così di
concentrare maggiormente nelle singole forze politiche la presenza nelle
consultazioni elettorali. (Applausi dal Gruppo M5S).
Ha preso la parola anche un altro senatore del
Movimento 5 Stelle.
Gli interventi dei parlamentari sono visibili su un
altro link del sito del Senato dove c'è il resoconto stenografico
completo...questo è sommario.
Sui siti istituzionali c'è tutto...le Tv e la stampa
possono dire quello che vogliono ma i FATTI documentati parlano chiaro. Le loro
proposte o mozioni vengono bocciate dagli altri. Ogni giorno è così...
Alcune sere fa Epifani è stato ospite della trasmissione condotta dalla Gruber su La7. Sulla legge elettorale da cambiare il "traghettatore" (parola che Renzi, con la sua freschezza e generosità, ha detto che non gli piace) si è espresso in un modo che mi ha fatto pensare alla stessa posizione attendista del PdL. Grossomodo ha detto che prima bisogna fare una riforma costituzionale... e poi... successivamente... in quell'ambito... anche il cambiamento della legge elettorale.
Se, nel frattempo, il governo dovesse cadere, dico io e non solo io, si rivota con il "Porcellum"!
Posizione attendista...palude...anticamera. Come volete: ma come assomiglia al PdL!! Ed io pensavo: "Come ha ragione Grillo!!"
Qualcuno fra loro lo dice, gli scappa: "Se non avesse preso tanti voti il Movimento 5 Stelle non staremmo qui a parlare di cambiamenti."
Ne parlano... certo. Ma pianino... andiamo pianino...
Italiani, avete votato per PD e PdL alle amministrative... Non vi siete fidati degli "inesperti" candidati M5S, ma guardate che questi si stanno muovendo un po' solo per quei voti che quelli come me hanno dato al Movimento di Beppe Grillo! E nemmeno tanto! Pensateci bene la prossima volta!
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