Marrazzo in aula:«Il mio fu un errore grave»
Trans, droga e ricatti: l'ex presidente del Lazio testimone contro i carabinieri. Il racconto: «Berlusconi mi disse: 'Tutto bene, il video è stato sequestrato'»
di Ilaria Sacchettoni
L'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo
esce dal tribunale (Jpeg)
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REPUTAZIONE SVANITA - Premessa necessaria per capire la testimonianza di Marrazzo al processo che vede imputati i carabinieri della compagnia di Roma Trionfale Nicola Testini, Carlo Tagliente e Simeone Luciano, accusati di estorsione, spaccio, perquisizione illegale, rapina e concussione, è prevista la sua deposizione. L'affaire Marrazzo che ha rischiato di smantellare la fiducia nell'arma dei carabinieri ha invece sbranato la reputazione di un uomo.
A CASA DEL TRANS - Tutto inizia il 3 luglio in un appartamento di via Gradoli. «Allora ero presidente della Regione e commissario dei rifiuti e della sanità. Chiesi alla scorta di poter andare a piedi, sono entrato nell'appartamento della persona che avevo chiamato prima (il trans Natalie) e sono entrato mi pare di ricordare nel secondo ambiente. Ho iniziato a spogliarmi. Trovandomi in questa stanza, dopo un lasso di tempo non ho sentito un campanello e nell'accadere ho visto entrare degli uomini, uno più alto e uno un po' meno robusto. In seguito, questo è stato ribadito, erano carabinieri della stazione Trionfale. Sono stato relegato, mi è stato preso il telefonino per un lasso di tempo che mi è sembrato lungo. Ho avuto paura».
Il trans Natalie (Proto) |
IL RICATTO - Il pm domanda dei soldi. Quel giorno l'ex governatore ne aveva molti in contanti con se. «Avevo una vita impegnata ed ero al lavoro. Aiutavo a fare i pagamenti. Il mio segretario Adelfo Luciani se ne occupava. Era una cifra intorno ai 5mila euro per pagamenti da effettuare. In quel momento mi fu prelevato tutto quello che avevo dai due carabinieri. Me lo ricordo molto bene. Ottocento millecento euro erano per Natalie. Glieli diedi in contanti. Brevi manu». «Lei disse una cosa più precisa: la somma concordata per l'incontro era cinquemila euro. Mi sembra di averne dati duemila. La somma era inferiore. Evidentemente». Il pm chiede allora: «Quando i carabinieri le chiesero il numero di telefono quel giorno a casa di Natalie prima di lasciarla andare cosa pensò?». «Loro mi dissero che la cifra a cui pensavano era superiore e che quindi mi avrebbero chiamato». Domanda l'avvocato di Marrazzo Luca Petrucci: «Ma quante telefonate arrivarono poi?». Risposta: «Una, forse due».
Carlo Tagliente, uno dei carabinieri accusati del ricatto a Piero Marrazzo
«MAI I TRANS ALLA REGIONE» - Ancora Petrucci: «Nel verbale del 9 gennaio lei parlò di una sola telefonata di una persona a nome Brenda. Venne avvicinato? Raggiunto? Ha mai ricevuto questi trans in Regione?». «Mai». Domanda: «Li ha mai accompagnati sulla sua auto?». «Mai». Il momento è delicato. Nell'aula sesta del tribunale si cerca di incollare tra loro frammenti di reputazione lacerata nel corso di quattro lunghi anni. Quanti incontri in quell'anno? «Tre sicuramente. E poi un quarto», risponde Marrazzo. Si diceva fossero quotidiani i rapporti con i trans. «Il consumo di stupefacenti avveniva solo in questi casi?» Risposta: «Sono state dette falsità. Si sarebbe visto, nella mia vita sono anche uno sportivo, avrebbe inficiato il lavoro».
IL VIDEO E IL CAVALIERE - «Quando lei fu sentito in procura - chiede il sostituto Rodolfo Sabelli - il pm le mostrò il video?». «Si». Un passo indietro. «Andai d'urgenza al ministero e tornando mi dissero che mi aveva cercato la presidenza del consiglio. Non ricordo se richiamai io o il contrario ma ci sentimmo. Mi disse (Silvio Berlusconi, ndr) che un direttore dei giornali del gruppo, mi pare Signorini, è un video inutilizzabile, mi disse che ce l'aveva un'agenzia. Era un'agenzia ma il nome l'ho rimosso. All'inizio della settimana mi ricordo che ero tornato dalla Siria. La settimana in cui verrò poi ascoltato dai magistrati. Mi fu dato il numero... Chiamai. Mi rispose una donna. Le dissi vorrei vederlo e che mi sarei attivato per quella persona. Nei giorni successivi fui raggiunto da una nuova telefonata del presidente del consiglio. 'Tutto bene è stato sequestrato dai carabinieri', mi disse».
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Marrazzo con Rutelli e Veltroni in campagna elettorale
da: blitzquotidiano.it
La battaglia del
Lazio. Il centrosinistra cerca candidati
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«Avevo una vita impegnata ed ero al lavoro. Aiutavo a fare i pagamenti. Il mio segretario Adelfo Luciani se ne occupava. Era una cifra intorno ai 5mila euro per pagamenti da effettuare.
L'articolo non chiarisce di chi erano i soldi: pubblici o privati?
Le frasi testuali riportate nell'articolo come dette in Tribunale fanno sembrare che l'allora Presidente di Regione "ero al lavoro. Aiutavo a fare i pagamenti." eseguisse dei pagamenti per lavoro "ero al lavoro "... Strano che un Presidente di Regione eseguisse personalmente i pagamenti con del contante... Da Funzionario della Pubblica Amministrazione in pensione posso affermare che i pagamenti si fanno per mandato di pagamento tramite la Tesoreria dell'Amministrazione in essere... Solo le piccole spese documentate possono essere rimborsate in contanti... Boh?!
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Da: Il Cofanetto Magico
A che punto sono le indagini sulla morte del trans Brenda del caso
Marrazzo?
Il transessuale Brenda
Che fine abbia fatto Brenda, coinvolta nel caso dell’ex Governatore
del Lazio, Piero Marrazzo, lo sappiamo, purtroppo: è stata trovata
morta (nel novembre 2009), soffocata dal fumo che aveva invaso il suo monolocale
di via Due Ponti a Roma, dopo che un trolley, sistemato all’ingresso, aveva
preso fuoco bruciando tutto l’appartamento. Allora la domanda dovrebbe essere formulata in un altro modo: Brenda è morta
casualmente o è stata uccisa? E perchè non si sa più nulla delle indagini su
questa vicenda a dir poco terrificante? Diciamo la verità: sin dall’inizio
nessuno ha creduto che la sua morte fosse dovuta a cause naturali. Brenda dava
fastidio a molte persone, soprattutto dopo la sua minaccia di parlare,
raccontando tutto sul traffico di prostituzione, di cocaina; di uomini di potere
che sarebbero stati coinvolti nello scandalo dei transessuali e in altri affari
illeciti.Lo ripeteva spesso, asserendo di essere in possesso di filmini molto compromettenti che avrebbero scoperchiato la pentola degli inferi. Potrebbe essere stata assassinata perchè era una testimone scomoda; infatti è stata la prima ad essere stata interrogata dalla procura, in quanto si temevano ripercussioni su di lei. E anche sulla sua amica Michelle, che però è scappata subito all’estero.
Gianguerino Cafasso faceva uso di cocaina e la
vendeva anche ai trans, che poi la dividevano con i loro clienti.
Chi non è riuscito a fuggire è stato invece il pusher Gianguerino
Cafasso; perchè è stato ucciso prima da una dose massiccia di
eroina “mascherata” da cocaina.Pure lui sapeva troppo; la sua eliminazione è avvenuta il 12 settembre dello stesso anno.
Ne abbiamo già parlato nel Cofanetto Magico (cliccate qui per leggere l’articolo), ponendoci molte domande a riguardo.
Anche di Piero Marrazzo abbiamo già discusso a lungo: una persona indegna che non merita ulteriore attenzione. Tuttavia lui è libero. Lui è vivo. Lo scandalo che lo ha coinvolto nel luglio 2009, quando fu trovato in compagnia del viado transessuale brasiliano Natalì, non è servito a niente, considerato che ha avuto il coraggio di chiedere di tornare a lavorare in RAI, la televisione pubblica sovvenzionata anche dai cittadini. Cittadini che gli hanno pagato molti dei suoi vizi: compresa l’automobile di servizio con cui si recava dalla sua amante trans.
Quello che non trovo giusto è non si sappia più nulla delle indagini sulla morte di Brenda e di Cafasso. Brenda aveva un trolley pronto; forse voleva scappare anche lei. Non ha fatto in tempo. Il nullaosta da parte della procura, che ha dato via libera alla sua sepoltura, è arrivato non molto tempo dopo la sua morte. Ma poi? Brenda faceva parte di quella società reietta, di quel sottobosco anonimo e disperato a cui non si offre neppure un segno di pietà. Forse per questo di lei non si parla più. Era una poveraccia nata in un corpo sbagliato, che guadagnava per spedire soldi alla sua famiglia in Brasile.
A causa di quel corpo che sentiva estraneo, non riusciva neppure a trovar un lavoro “normale” che le permettesse una vita dignitosa.
Per questo Brenda aveva deciso di vendere la sua “sfortuna”, la sua “sofferenza” a uomini ricchi che sapevano come sfruttarla. A uomini viziati che cercavano emozioni forti e spesso perverse per sopperire alla monotonia di una vita familiare senza particolari scosse.
Speriamo quindi di sapere presto a che punto sono le indagini sulla sua scomparsa e su quella di Gianguerino Cafasso (oltre ad avere notizie sui sei carabinieri indagati per questo squallido caso). Perchè i loro nomi non vengano dimenticati, soltanto per aver fatto parte di quella categoria di persone che vogliamo dimenticare. Anche Brenda e Gianguerino hanno sbagliato, nella vita: è vero. Soltanto che loro hanno pagato i loro errori con la morte.
Maria Cristina Giongo
E per finire.... promemoria:
Da: questo blog
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