lunedì 8 luglio 2013

"Le Verità Nascoste", Novella, "Lòmbrico Vermi"

Lòmbrico Vermi


Quel nome glielo aveva scelto sua madre: Lòmbrico con l'accento sulla o. Un nome un destino o, forse, un'investitura.
Ormai anziana lei raccontava a tutti che aveva sposato il padre di Lòmbrico "perché lei e sua madre avevano conosciuto solo tanta fame"! Ma quell'uomo le faceva schifo tanto era brutto! Non avendolo mai visto chi ascoltava considerava soltanto che lei non si poteva dire una bellezza! Anzi! Di bassa statura, né grassa né magra, né bella né brutta, da ricordare appena forse aveva soltanto gli occhi, espressivi e rapaci. Però, come tutte le donne non rassegnate a vivere per un solo uomo, tranquille, a volte paghe, la madre di Lòmbrico aveva le movenze, lo sguardo, l'espressione del viso e il sorriso di chi è sempre disponibile alla conquista, dunque agli uomini piaceva. Se ne andò lasciando il suo Lòmbrichino in mano ai buoni nonni paterni i quali, per solidarietà verso il figlio abbandonato, la chiamavano "quella puttana". Ma il figlio abbandonato ormai grandicello un giorno si ribellò a quell'appellativo: si alzò dal tavolo a cui era seduto e, respingendo la sedia, esclamò "Basta!" I nonni rimasero interdetti di fronte a quella reazione difensiva di una donna che di lui se ne era infischiata ma, essendo buoni, poi pensarono "In fondo è la madre..." e stettero attenti a non appellarla più così davanti a lui.
Lòmbrico crebbe, prese un diploma di Perito Chimico, si sposò con un'infermiera ed ebbe due figli. A sua moglie sua madre non piaceva e, pur se non diceva che era "una puttana", non la voleva in casa. Lui si piegava al suo volere e, strisciando, portava i due bambini ad incontrare la nonna furtivamente sul marciapiede, in strada. Lei allungava ai nipotini regalini e a lui, sempre a corto di soldi, del denaro.
Quando lo conobbi io era un impiegato statale di gruppo B. Ed era il massimo che si potesse raggiungere allora avendo solo un diploma. Era giovane e pensai che fosse molto bravo ad aver vinto un concorso a cui aspiravano anche i laureati in cerca di un difficile posto di lavoro. Con me aveva un'aria di sufficienza se non di sottile, rattenuto disprezzo, non so da cosa dovuto. Avendo una buona educazione ed una cultura universitaria mi feci un esame di coscienza sul mio modo di fare e non trovai nulla: tenevo un'aria modesta, collaborativa e volenterosa, parlavo solo lo stretto necessario ed ero gentile, sempre pronto a lodare sinceramente i colleghi, ad apprezzarne le capacità, alcune poi scoprendo essere inesistenti... ma questo solo dopo... con l'esperienza.
Quando si degnava di parlare anche con me, mai direttamente ma rivolgendosi ad altre figure presenti nel posto di lavoro, vennero fuori informazioni che mi suscitarono qualche domanda senza risposta. Diceva di aver potuto scegliere fra quel posto statale che ricopriva e altre due posizioni precedentemente ricoperte per brevi periodi, che raccontava di aver lasciato per dimissioni spontanee. Erano posti che tanti avrebbero voluto avere senza riuscirci: uno in RAI ed uno in una grande Società Chimica Internazionale. Mi posi la domanda: "Chi l'avrà aiutato?" la realtà del Paese la conoscevamo tutti: non si entrava da nessuna parte senza conoscenze e raccomandazioni, anche essendo bravissimi.
Ho letto molto e anche di psicologia, psicanalisi, psichiatria e mi si è affacciato il pensiero che forse Lòmbrico ha vari vuoti in sé che si chiamano sentimenti di inferiorità a cui supplisce con atteggiamenti di superiorità. Non credo sia cattivo... piuttosto un poco stupido... incapace di un pensiero più sottilmente empatico, capace di analisi di sé stesso e degli altri.
Studia. E' iscritto all'università, al Corso di Laurea in Chimica.
Passano gli anni e la laurea non arriva mai: 10, 20, 25...
Lòmbrico si è laureato! Quando ha dato l'ultimo esame avrà dimenticato quello che aveva studiato nel primo... Io sono ingegnere chimico, mi occupo di ricerca di nuovi composti. Mi mandano studenti universitari per degli stage: mi chiamano Professore. 
Lòmbrico aiuta una mia collega stramba e non molto intelligente. Anche lei ha accettato studenti che debbono specializzarsi... Abbiamo una convenzione con l'università. Lòmbrico l'aiuta e gli studenti lo chiamano Professore. Chissà cosa penserebbero se sapessero che per diventare un Chimico ci ha messo 25 anni? Ma tanto non lo sanno, la collega stramba ha bisogno di lui e non lo dirà mai. E poi che differenza fa una persona laureata nei tempi canonici ma poco intelligente ed uno come lui? Due fanno il lavoro di uno... Le cose vanno così.
Lòmbrico sembra modesto con gli altri... poi ho scoperto che sulla porta della sua stanza a casa sua ha messo un cartello con un alambicco e la scritta: "Non disturbare: genio al lavoro!"
Un brutto giorno si è scoperto un tumore, ed è improvvisamente cambiato. Entra nella mia stanza e parla, parla, parla! Mai stato così loquace in oltre vent'anni che lo conosco. Saluta, sorride, mi ragguaglia sulle sue cure! E' un'altra persona.
Alcuni dell'ambiente di lavoro che amano i pettegolezzi mi raccontavano ridendo che era lo schiavo di sua moglie: lavava i panni, li stendeva, le faceva la valigia quando lei partiva... Questo suscitava l'ilarità dei compagni di lavoro con qualifiche diverse: tecnici, amministrativi, operai... Lo punzecchiavano con qualche battuta ironica su questo argomento. Ma lui non sembrava avvedersene oppure non se la prendeva. Ora che sta male c'è solidarietà intorno a lui. Forse hanno smesso di deriderlo.
Io sono sempre stato generoso verso di lui, moralmente intendo. Mi ripugna essere meschino con chi lo è con me. Dunque ricordo benissimo tutti i gesti di generosità che ho fatto nei suoi confronti in questi oltre vent'anni, come se lui non avesse mai avuto quel sottile spregio immotivato da fatti nei miei riguardi. Sono stato, come si dice, "superiore". Non perché io sia buono. Un tempo lo ero, ma l'ingiusto comportamento altrui mi ha cambiato, dunque la mia generosità, che lui neppure ha notato, credo sia stata dovuta più che altro ad una mia personale disciplina morale.
Ad esempio quando c'era da preparare una pianta organica su cui basare i passaggi di livello ed io ne avevo l'incarico, litigai con il Dirigente per inserire un livello dove poteva e doveva inserirsi la sua figura. Allora stimavo le sue capacità... che ci sono beninteso... ma forse le consideravo così importanti soltanto io.. a sentire altri dell'ambiente di lavoro ero solo io a valutarlo con tanta considerazione...
Passano gli anni e le cure per il suo tumore stanno dando buoni risultati. Ha avuto anche un incidente automobilistico, sembra sia colpa sua ... e qualcuno è morto. Era molto giù e sono andato nella sua stanza e gli ho posto un braccio sulle spalle in segno di solidarietà.
Ora non so come sia andato il processo per quella morte, ma vedo che sta sensibilmente meglio... Infatti non è più loquace come prima, non entra nella mia stanza per parlare, parlare, parlare delle sue cure, del suo male... ma anche di tante altre cose... In questi anni di cambiamento del carattere ha dimostrato un'apertura e una simpatia ed umanità che hanno cancellato completamente l'atteggiamento immotivatamente sprezzante, lasciando il posto ad un comportamento amichevole in cui era sparita ogni traccia della sua infondata "superiorità".
A poco a poco sta tornando quello di prima. Me lo ha fatto notare anche la segretaria, verso la quale, peraltro, non mi sembra abbia mai avuto la condotta che aveva verso di me. Come aveva stigmatizzato il cambiamento con l'apertura e la loquacità verso il prossimo in generale, così ella ora notava la seconda metamorfosi:
"Hai visto? - Mi ha detto a voce bassa con sottile ironia. - E' tornato come prima."
Ho riflettuto in silenzio che, dunque, non era una mia impressione soggettiva. "Perché secondo te?" Le ho domandato.
"Ma perché sono passati nove anni ed ora si sente sicuro: non muore più."

Si è aperto un conflitto fra me e la stramba poco intelligente che ha fatto carriera. Si può dire che mi sta facendo un vero e proprio "mobbing". Dato che non la stimo affatto e non riesco neppure a volerle male per quel che fa, non mi tange più di tanto ma, quando ne ho parlato con Lòmbrico, lui serissimo ed un poco accigliato ha giustificato le cervellotiche posizioni della tizia. Memore del dialogo degli ultimi anni in cui era ancora insicuro per il suo male, ho provato a chiarire le mie posizioni e l'erronea e persecutoria interpretazione che la stramba ne ha fatto. Ero in perfetta buonafede mentre spiegavo... ma ho avuto la netta sensazione che lui non voleva convincersi: la sua porta era chiusa. Ho lasciato perdere, tanto ero reclamato altrove: ad incarichi e funzioni più importanti però... ho misurato quanto era lunga la striscia di bava che egli aveva lasciato in quei pochi centimetri di conversazione... immemore di tutto se non del suo ottuso tornaconto.
La stramba, di cui molti mi dicono che è matta e mi vengono a cercare per parlarmene male sorpresi dalle sue uscite e dalla sua stupidità, quando mi incontra non mi saluta più. La mia buona educazione mi impedisce di non salutarla: un saluto non costa nulla.
Quando incontro Lòmbrico Vermi mi saluta se sta con altri colleghi... L'altro giorno era solo con colei che chiamano "la matta" e al mio saluto non ha risposto ed il suo sguardo è scivolato via. 
 

Nessun commento: