mercoledì 4 settembre 2013

Dell’ingenuità e dell’innocenza


Sabato 24 agosto 2013 sulla terza rete della RAI hanno mandato un servizio, probabilmente una replica, con Sandro Veronesi che disquisiva sui concetti di ingenuità e di innocenza attraverso fatti e persone della vita.
Ho ascoltato con attenzione la sua personalissima analisi con la mente aperta spassionatamente a qualsiasi confronto, senza preclusioni e pregiudizi, pronta come sempre ad accogliere idee, opinioni e giudizi che possano arricchire la mia esperienza.
La conclusione è stata che, pur rispettando le opinioni dello scrittore (alla Voltaire come sempre) non sento come mie le sue analisi. 

Il suo concetto di innocenza è troppo confuso con quello di ingenuità.

L’ingenuo è colui che non conosce tutti gli aspetti peggiori della mente umana: li ignora per inesperienza, se è giovane, o per incapacità a capire certe realtà, anche se in età più avanzata, per un intrinseco candore nel suo modo di pensare, oppure per stupidità e scarsa empatia. 

L’ingenuo, dunque, può anche sbagliare, commettere errori per ingenuità, dunque NON essere più innocente, pur restando ingenuo. Dovrà, per riscattarsi, prendere suo malgrado coscienza del male fatto, dell’errore commesso e acquistare così consapevolezza, dunque perdere un poco della sua ingenuità.

L’innocente è persona che NON ha commesso errori, che NON ha fatto del male, pur essendo ben consapevole ed edotto del Male e del Bene. Dunque egli ha fatto una scelta di condotta di comportarsi bene, in piena coscienza delle regole umane e etiche universali. Chi accusa un innocente, lo calunnia, lo perseguita, è un iniquo.

Nella sua analisi, dettata mi sembra da una visione di parte della realtà, Veronesi parla ad esempio di Pier Paolo Pasolini come di una persona innocente e perseguitata per le sue idee e nel contempo ingenua.
La mia analisi è diversa.
L’apprezzamento di gran parte della cultura, soprattutto cosiddetta “di sinistra”, dell’Opera dello scrittore e poeta Pasolini, non può essere disgiunta dall’operato della sua figura umana, se si vuole dichiararlo innocente ed ingenuo.
Veronesi dice che fu perseguitato per tre sue peculiarità: cattolico, omosessuale e di sinistra.
L’uomo di sinistra può essere inviso solo ad un minimo manipolo di estremisti di destra: i più ignoranti. L’intelligenza di destra è quella di un Almirante che riconosce il valore dell’avversario nelle idee Enrico Berlinguer e gli fa omaggio al suo funerale.

Da: La Repubblica - Archivio
"ALMIRANTE VA A BOTTEGHE OSCURE E SI INCHINA DAVANTI ALLA BARA"
L'annuncio della morte
di Enrico Berlinguer
sull'Unità


L’essere cattolico e nel contempo peccatore per la sua omosessualità può essere un problema della sua coscienza che, appartenendo alla sfera dell’intimo, non può riguardare nessuno.
Diverso è l’uso sociale che egli, uomo di sinistra critico e polemico nei riguardi di chi sfrutta i poveri, fa della sua omosessualità.
E qui cade la grande contraddizione fra il pensiero pasoliniano ed il suo agire.
E non è cosa da poco. Ed è inaccettabile la mancanza di approfondimento e di analisi di questo aspetto della sua personalità da parte dei suoi ammiratori di sinistra. Se non ci si accosta ai fatti non si è credibili nei giudizi e nelle opinioni. Se si elude e addirittura si nega la realtà si è solo di parte e basta. Le proprie opinioni non sono trasmissibili se non a chi si adatta a questa elusione che, a certi livelli, diventa manipolazione della verità.

Pasolini era un cliente dei “ragazzi di vita”. Pasolini con i suoi soldi, con la sua figura di uomo di successo, corrompeva giovani NON omosessuali che si vendevano a lui per soldi, per una parte in un film…
Pasolini non era né ingenuo, né innocente.

Quanto ai processi che avrebbe subito a cui ha fatto cenno Veronesi, di sicuro di uno mi parlò mio padre, uomo sentitamente di sinistra quindi al di sopra di ogni sospetto ideologico: ero poco più che ragazzina e tutti i giornali ne parlavano. Pasolini fu riconosciuto da un benzinaio che aveva subito una rapina da lui armato di bastone. Egli negava ma mio padre mi disse: “E’ stato lui, quel delinquente.” “Ma perché lo avrebbe fatto? – chiesi stupita nella mia ingenuità di allora – E’ ricco: regista e scrittore di successo…”
“Per provare cosa si sente a fare quello che fanno i “ragazzi di vita”, che rapinano, scippano, rubano. Lo scrittore vuole capire per scrivere poi…” Concluse con una smorfia di disprezzo.

Dal libro di Umberto Apice "Processo a Pasolini. La rapina del Circeo."
"Il 12 luglio 1963, la Corte di Appello di Roma dichiara amnistiato il reato contestato a Pier Paolo Pasolini: l'imputazione era di rapina a mano armata"


Riporto l’opinione di una persona adulta, intelligente e assolutamente di sinistra dalla nascita alla morte. Che però, proprio perché intelligente, guardava alla realtà oggettiva senza schermi deformanti.

Quegli schermi deformanti che non hanno fatto mai accettare a certa cultura e politica di sinistra la morte brutta di Pasolini, ma uguale a quella di tanti omosessuali come lui, per mano di uno dei suoi prostituti.

Alla fine l’ex-ragazzo di vita che l’ha ucciso ha pensato bene di cavalcare l’onda di tante fantasiose teorie che, in qualche modo, lo sollevavano dal peso totale di quella morte e, forse sperando di ricavarne beneficio per la propria precaria esistenza, ha ritrattato quanto confessò nel processo che lo condannò sposando quelle fantasie facendole sue. 

La storia umana di Pier Paolo Pasolini è uguale a quella di tanti omosessuali che per i loro bisogni si servono di prostituti che non sono omosessuali e che, dunque, provano schifo di sé stessi e ripulsa verso chi li compra.

L’inchiesta fu chiarissima e credibile sia negli aspetti logistici che psicologici. Pelosi dichiarò che il diverbio era sorto sul tipo di prestazione che Pasolini voleva da lui e che lui, non essendo appunto omosessuale, non era disposto a dare. Pasolini lo aggredì con un bastone, e qui c’è il ricordo di quello che fece al benzinaio che fa pensare ad una vena di violenza del personaggio, Pelosi reagì e, più giovane e più forte, ebbe la meglio. Nel fuggire con l'auto al buio e nella comprensibile concitazione e paura gli passò sopra con le ruote mentre era steso a terra; questo ha fatto nascere le fantasiose interpretazioni delle lesioni sul corpo di Pasolini dovute chissà a quante persone!

La non accettazione della realtà oggettiva rende le opinioni viziate e non condivisibili. Veronesi è stato sincero quando ha detto di essere stato ospitato ed aiutato dalla parente erede di Pasolini e da suo marito.    

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