Non sono razzista, ma ci sono gli indiani
All'ennesima telefonata dell'ennesimo possibile acquirente che chiedeva: "Ma ci sono gli indiani?" Rosanna si arrabbiò!
"Perché cosa le fanno gli indiani?"
"Niente, ma le case hanno minor valore perché vicino ci abitano gli indiani."
"Gli indiani lavorano nelle serre e servono agli imprenditori agricoli. Sono silenziosi e non danno alcun fastidio."
"Ammetterà che però stendono i panni non come noi!"
A Rosanna tornò l'immagine di una romanissima signora che aveva abitato per qualche tempo nella casa accanto alla sua e che stendeva le sue lenzuola e coperte su un filo tirato da un albero all'altro del giardino. Ma non era questo il suo peggior difetto bensì, dimostrando di amare tanto i gatti, aveva messo a ciascuno un collarino, anche ad una gattina in crescita di cui si dimenticò quando traslocò e il povero animale crescendo sarebbe sicuramente morto per soffocamento, se Rosanna non avesse provveduto a toglierglielo una volta che la povera gattina, abbandonata "dall'affettuosa padrona", era entrata nel suo giardino.
Davanti al supermercato stazionavano ragazzi dalla nerissima pelle che insistevano per aiutarla a mettere a posto il carrello al prezzo di Lit. 2.000 (euro 1) e Rosanna rifiutava infastidita questo vero e proprio elemosinare spacciato per "lavoro", mentre vedeva che altri italiani si compiacevano, sentendosi molto buoni, di cedere a quell'insistente richiesta da parte di clandestini.
Quegli stessi italiani, però, non volevano abitare vicino a regolari lavoratori che, accontentandosi di una paga molto conveniente per gli imprenditori agricoli, erano una ricchezza per la zona.
Razzisti a singhiozzo?
Si sentivano degradati ad abitare non lontano da quelle belle signore che giravano con i loro bimbi bellissimi, con i loro coloratissimi sari?
Gli uomini si vedevano passeggiare nei momenti di riposo pulitissimi, curatissimi, in pantaloni lunghi. Qualcuno portava il turbante.
I vicini italiani parlavano urlando, spesso proferivano bestemmie e parolacce, senza ritegno alcuno. Facevano dispetti tipo rigare le auto, far defecare il cane davanti agli ingressi delle case...
Però questo, secondo i possibili acquirenti, non deprezzava gli immobili...
Ogni simile ama il suo simile, dunque non può provarne fastidio.
Alcuni occupavano delle case senza pagare affitto, né acqua, né tasse di alcun genere: ma erano italiani, dunque non costituivano degrado per i possibili acquirenti.
Giravano vestiti come caricature: calzoni corti su gambe storte, cinture basse su ventri enormi...
Tutto un altro vedere rispetto ai dignitosi lavoratori agricoli indiani.
Rosanna invece si sentiva degradata a vivere accanto ad energumeni che ritenevano un loro diritto fare chiasso fino a mezzanotte ed oltre insieme ai loro maleducatissimi figli. Soggetti che diventavano aggressivi qualora si richiedesse il rispetto delle regole di civiltà ed il silenzio.
Gente che non pagava il condominio facendo accumulare cifre considerevoli... Che dava continuo spettacolo della propria villania, che derideva chi si preoccupava di mantenere pulite le zone comuni...
"Perché cosa le fanno gli indiani?"
"Niente, ma le case hanno minor valore perché vicino ci abitano gli indiani."
"Gli indiani lavorano nelle serre e servono agli imprenditori agricoli. Sono silenziosi e non danno alcun fastidio."
"Ammetterà che però stendono i panni non come noi!"
A Rosanna tornò l'immagine di una romanissima signora che aveva abitato per qualche tempo nella casa accanto alla sua e che stendeva le sue lenzuola e coperte su un filo tirato da un albero all'altro del giardino. Ma non era questo il suo peggior difetto bensì, dimostrando di amare tanto i gatti, aveva messo a ciascuno un collarino, anche ad una gattina in crescita di cui si dimenticò quando traslocò e il povero animale crescendo sarebbe sicuramente morto per soffocamento, se Rosanna non avesse provveduto a toglierglielo una volta che la povera gattina, abbandonata "dall'affettuosa padrona", era entrata nel suo giardino.
Davanti al supermercato stazionavano ragazzi dalla nerissima pelle che insistevano per aiutarla a mettere a posto il carrello al prezzo di Lit. 2.000 (euro 1) e Rosanna rifiutava infastidita questo vero e proprio elemosinare spacciato per "lavoro", mentre vedeva che altri italiani si compiacevano, sentendosi molto buoni, di cedere a quell'insistente richiesta da parte di clandestini.
Quegli stessi italiani, però, non volevano abitare vicino a regolari lavoratori che, accontentandosi di una paga molto conveniente per gli imprenditori agricoli, erano una ricchezza per la zona.
Razzisti a singhiozzo?
Si sentivano degradati ad abitare non lontano da quelle belle signore che giravano con i loro bimbi bellissimi, con i loro coloratissimi sari?
Gli uomini si vedevano passeggiare nei momenti di riposo pulitissimi, curatissimi, in pantaloni lunghi. Qualcuno portava il turbante.
I vicini italiani parlavano urlando, spesso proferivano bestemmie e parolacce, senza ritegno alcuno. Facevano dispetti tipo rigare le auto, far defecare il cane davanti agli ingressi delle case...
Però questo, secondo i possibili acquirenti, non deprezzava gli immobili...
Ogni simile ama il suo simile, dunque non può provarne fastidio.
Alcuni occupavano delle case senza pagare affitto, né acqua, né tasse di alcun genere: ma erano italiani, dunque non costituivano degrado per i possibili acquirenti.
Giravano vestiti come caricature: calzoni corti su gambe storte, cinture basse su ventri enormi...
Tutto un altro vedere rispetto ai dignitosi lavoratori agricoli indiani.
Rosanna invece si sentiva degradata a vivere accanto ad energumeni che ritenevano un loro diritto fare chiasso fino a mezzanotte ed oltre insieme ai loro maleducatissimi figli. Soggetti che diventavano aggressivi qualora si richiedesse il rispetto delle regole di civiltà ed il silenzio.
Gente che non pagava il condominio facendo accumulare cifre considerevoli... Che dava continuo spettacolo della propria villania, che derideva chi si preoccupava di mantenere pulite le zone comuni...
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