Marò, i media indiani: non esclusa la pena di morte
La polizia avrebbe chiesto di perseguire Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in base a una legge che prevede la pena capitale. Posizioni diverse tra i ministeri degli Esteri e degli Interni indiani. A decidere sarà un giudice.
Nuova Delhi, 28 Novembre 2013
La polizia indiana Nia ha presentato un rapporto in cui accusa i marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in base a una legge che prevede la pena di morte. A scriverlo è un giornale locale, The Hindustan Times, che riferisce di avere avuto conferma della consegna del rapporto dai ministeri degli Interni, degli Esteri e dalla stessa Nia.
La richiesta degli investigatori
Secondo la testata indiana gli investigatori avrebbero presentato lunedì al ministero degli Interni un rapporto in cui si chiede di perseguire i due militari in base al "Sua Act", che reprime la pirateria marittima con la pena di morte. Questo "nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene più lievi".
A decidere sarà un giudice
Una fonte diplomatica ha tuttavia ricordato "che la decisione finale spetta al giudice che dovrà formulare i reali capi di accusa" a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il giornale sottolinea, inoltre, il forte contrasto esistente tra gli Esteri e gli Interni sulla vicenda. Lo scorso aprile il ministro degli Esteri Salman Khurshid si era infatti impegnato con l'Italia sostenendo che il caso dei marò non rientrava fra quelli "rari tra i più rari" che prevedono l'applicazione della pena di morte. Lo stesso ministero degli Interni aveva modificato un suo ordine alla Nia rimuovendo il riferimento al "Sua Act".
Cosa prevede il "Sua Act"
La legge, approvata nel 2002 in conformità con i trattati internazionali sulla sicurezza marittima, sarebbe al centro dell'acceso dibattito fra i due ministeri. La "Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale" stabilisce chiaramente che se qualcuno uccide un altro, sarà passibile di pena di morte. L'incidente della Enrica Lexie è avvenuto a 20,5 miglia nautiche al largo delle coste del Kerala, cioè oltre le acque territoriali indiane ma all'interno della cosiddetta "zona di interesse economico esclusivo" che si estende fra 12 e 200 miglia nautiche e su cui il "Sua Act" si applica.
Secondo la testata indiana gli investigatori avrebbero presentato lunedì al ministero degli Interni un rapporto in cui si chiede di perseguire i due militari in base al "Sua Act", che reprime la pirateria marittima con la pena di morte. Questo "nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene più lievi".
A decidere sarà un giudice
Una fonte diplomatica ha tuttavia ricordato "che la decisione finale spetta al giudice che dovrà formulare i reali capi di accusa" a carico di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il giornale sottolinea, inoltre, il forte contrasto esistente tra gli Esteri e gli Interni sulla vicenda. Lo scorso aprile il ministro degli Esteri Salman Khurshid si era infatti impegnato con l'Italia sostenendo che il caso dei marò non rientrava fra quelli "rari tra i più rari" che prevedono l'applicazione della pena di morte. Lo stesso ministero degli Interni aveva modificato un suo ordine alla Nia rimuovendo il riferimento al "Sua Act".
Cosa prevede il "Sua Act"
La legge, approvata nel 2002 in conformità con i trattati internazionali sulla sicurezza marittima, sarebbe al centro dell'acceso dibattito fra i due ministeri. La "Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale" stabilisce chiaramente che se qualcuno uccide un altro, sarà passibile di pena di morte. L'incidente della Enrica Lexie è avvenuto a 20,5 miglia nautiche al largo delle coste del Kerala, cioè oltre le acque territoriali indiane ma all'interno della cosiddetta "zona di interesse economico esclusivo" che si estende fra 12 e 200 miglia nautiche e su cui il "Sua Act" si applica.
La posizione degli investigatori
"La nostra logica - ha detto al giornale un responsabile della Nia - è che, uccidendo i pescatori, i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima. Siccome c'è stato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una legge che prevede la pena di morte".
"La nostra logica - ha detto al giornale un responsabile della Nia - è che, uccidendo i pescatori, i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima. Siccome c'è stato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una legge che prevede la pena di morte".
Le obiezioni del ministero degli Esteri indiano
Secondo quanto riferisce ancora Hindustan Times, il ministero degli Esteri si è invece impegnato ad "assicurare che i due militari non siano perseguiti in base al Sua Act". "Questa - spiega la testata - sarebbe una violazione della promessa fatta da Khurshid, che ha il valore di una garanzia di uno Stato sovrano". Per questo, dopo la consegna del rapporto della Nia, il dicastero degli Esteri "farà un'attenta valutazione e esaminerà tutti gli aspetti legali prima di dare la sua posizione ufficiale".
Secondo quanto riferisce ancora Hindustan Times, il ministero degli Esteri si è invece impegnato ad "assicurare che i due militari non siano perseguiti in base al Sua Act". "Questa - spiega la testata - sarebbe una violazione della promessa fatta da Khurshid, che ha il valore di una garanzia di uno Stato sovrano". Per questo, dopo la consegna del rapporto della Nia, il dicastero degli Esteri "farà un'attenta valutazione e esaminerà tutti gli aspetti legali prima di dare la sua posizione ufficiale".
Dopo 2 anni non si sa nemmeno se questi signori hanno appurato se siano stati i nostri due militari a sparare.
Si continua a menare il "can per l'aia" con pretesti su pretesti.
Ora l'assurdo è che addirittura dovrebbero essere processati per qualcosa che l'interminabile inchiesta non ha ancora saputo stabilire se addebitabile a loro, ma che si tratterebbe di un'imputazione "di pirateria marittima"!!!
Una situazione rovesciata! Da difensori dagli attacchi dei pirati di una petroliera italiana, che trasporta materiale per noi fondamentale per l'approvvigionamento energetico, a pirati!
Siamo nella melma più totale con un Ministro degli Esteri che brilla per la sua opacità.
Pensare che la votai come presidente della mia regione, anche se al posto suo vinse molto di peggio!
Noi italiani ci sentiamo molto mal rappresentati, molto mal condotti, per niente garantiti.
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