IERI
Da: Sky.it
18 Luglio 2011 -
San Raffaele, a Milano suicida il vice di Don Verzè
Mario Cal,
storico braccio destro di Don Verzè nella
gestione dell’
ospedale San Raffaele , si è suicidato.
Cal si
sarebbe sparato un colpo alla testa nel suo ufficio all'interno dell'istituto
con una calibro 38 regolarmente detenuta.
Ad avvisare i soccorritori è stata
la sua segretaria che, dopo aver sentito l'esplosione, è entrata nella stanza
trovando l'uomo disteso a terra. E' morto poco dopo al pronto soccorso dello
stesso ospedale.
L'avvocato: "Era preoccupato" - Prima
di togliersi la vita, Cal avrebbe lasciato due lettere. Lo ha affermato il suo
avvocato e amico, Rosario Minniti, spiegando che per ora non si conosce il loro
contenuto e sarebbero indirizzate una alla moglie Pina e l'altra, probabilmente,
alla segretaria.
"Il San Raffaele non è coinvolto in nessuno scandalo di
natura finanziaria – ha detto a SkyTG24 il legale
– il dottor Cal non è stato mai indagato, ma è stato sentito come persona
informata sui fatti".
L'avvocato ha voluto anche precisare che il suo
assistito
non era preoccupato per l'inchiesta "ma per la situazione del San
Raffaele, perché non c'era più la liquidità per pagare i fornitori".
Aperta un'inchiesta - Il pm Maurizio Ascione ha aperto
un fascicolo di indagine a modello 45, cioè senza ipotesi di reato né indagati,
sul suicidio di Mario Cal. Il pm ha disposto l'autopsia sul suo corpo e ha
ordinato agli uomini della polizia scientifica un'ispezione dell'ufficio in cui
Cal si è ucciso, con relativi rilievi fotografici; inoltre, sentirà nelle
prossime ore come testimoni tutte le persone che potrebbero dare un contributo
alle indagini. Sia la lettera alla moglie che quella alla segretaria sono state
sequestrate e il pm vuole verificarne l'autenticità.
Il giallo
della pistola - La pistola con cui l'ex vice presidente del San
Raffaele, Mario Cal, si è ucciso sarebbe stata spostata e infilata in un
sacchetto da una persona che deve essere ancora identificata, probabilmente una
delle prime ad entrare nella stanza dove l'ex braccio destro di Don Verzè si è
ucciso. Per questo il pm di turno Maurizio Ascione ha disposto degli
accertamenti per arrivare ad identificare chi, probabilmente in buonafede, ha
spostato l'arma senza rendersi conto di aver inquinato la scena del suicidio.
Il buco del San Raffaele e l'audizione di Cal con il pm
- Cal si era presentato nei giorni scorsi come testimone davanti al pm
Luigi Orsi nell'ambito dell'inchiesta sulla crisi del gruppo ospedaliero e
in relazione al buco da quasi un miliardo di
euro nei conti dell'istituto di Don Verzè , prima che il
Vaticano aggregasse alcuni soggetti economici
intorno a un piano di salvataggio .
Settantuno anni, originario di
Treviso, Mario Cal aveva per anni affiancato il fondatore dell'ospedale
milanese. Storico braccio destro di Don Verzè e vicepresidente della Fondazione
San Raffaele, solo venerdì scorso era stata sancita la sua uscita di scena con
l'elezione di un nuovo cda per la fondazione e la nomina a vicepresidente di
Giuseppe Profiti, presidente del Bambin Gesù di Roma, cui sono passate le
deleghe operative per la gestione del gruppo ospedaliero.
OGGI
Da: RAI News 24
Milano, 12-04-2013
Sono circa una quarantina le lettere di licenziamento partite oggi per i
lavoratori dell' ospedale San Raffaele di Milano, di cui 20 riguardano
dipendenti dell'area amministrativa, e 20 dell'area sanitaria. E' quanto
conferma Margherita Napoletano, delegato Usb e membro della rappresentanza
sindacale unitaria.
"Tra le circa 40 lettere di licenziamento partite -
spiega - una riguarda anche un delegato sindacale. Nelle prossime ore ci
riuniremo insieme agli altri colleghi per decidere le iniziative, ma già da ora
è stata fissata per lunedì mattina un'assemblea dei lavoratori, e ci attiveremo
per avviare la procedura per una nuova data di sciopero".
Stamani invece una
delegazione dei sindacati ha incontrato, presso la sede del
consiglio regionale,
il presidente del consiglio, Raffaele Cattaneo, l'ufficio di presidenza e i capi
gruppo. "Abbiamo proposto come Usb e Usi - continua Napoletano - di chiudere la
procedura di licenziamento,
chiedere l' applicazione del contratto della sanità
pubblica a tutto il privato convenzionato, maggiore trasparenza con la
pubblicazione di bilanci e stipendi di dirigenti e consulenti. Cattaneo dal
canto suo si è impegnato a far riaprire il tavolo della trattativa, mentre la
commissione consiliare di sanità ci convocherà per una audizione".
San Raffaele: licenziamenti esito
inevitabileL'ospedale San Raffaele "conferma che
le lettere di
licenziamento rappresentano l'inevitabile esito del mancato accordo con la
rappresentanza sindacale unitaria (rsu) e
rappresentano oggi uno strumento
necessario per affrontare il grave stato di crisi dell'ospedale". E' quanto si
legge in una nota. "Purtroppo - prosegue la nota - l'intesa raggiunta con la rsu
il 21 gennaio 2013 al ministero del Lavoro e delle politiche sociali - intesa
che consentiva, tramite altri strumenti, di evitare i licenziamenti - è stata
respinta nel referendum interno con il 55% dei voti, e successivamente la rsu ha
anche respinto la mediazione del prefetto di Milano e rifiutato di indire un
nuovo referendum come richiesto da una petizione firmata da 919 dipendenti".
"In questo contesto i licenziamenti diventano pertanto necessari secondo
la tempistica prevista dalla legge 223 - si conclude - anche se
l'amministrazione ospedaliera non esclude che,
in presenza di fatti nuovi,
l'intera procedura possa essere rivista".
Cattaneo: scriverò una lettera a Maroni e agli assessori
competentiSulla situazione dell'ospedale San Raffaele di Milano e
delle lettere di licenziamento in arrivo per i primi 40 lavoratori "scriverò una
lettera al presidente della Giunta" Roberto Maroni, "e agli assessori
competenti, Mantovani e Aprea". Ad annunciarlo è Raffaele Cattaneo, presidente
del Consiglio regionale lombardo, in una nota diffusa nelle stesse ore in cui
arrivavano le conferme dell'avvio della procedura per una tranche dei 244
licenziamenti annunciati.
Nella missiva, in cui si riassume quanto
emerso durante l'incontro con i rappresentanti sindacali dell'ospedale, Cattaneo
sottolineerà
"la necessità di trovare il modo di riaprire un tavolo di
trattativa per trovare una soluzione immediata ad una vicenda critica".
"La tempestiva convocazione dei rappresentati sindacali - spiega -
è
testimonianza concreta della grande attenzione e della disponibilita'
all'ascolto da parte dell'Assemblea regionale lombarda e di tutte le forze
politiche. Una disponibilita' che confido i lavoratori possano trovare ora anche
nelle altre sedi competenti".
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Il 20 settembre 1870 ci siamo presa Roma ma non ci siamo liberati degli interessi economici del Vaticano che incassa sempre e non paga mai.
Gli Ospedali di proprietà dello Stato Vaticano, gestiti e amministrati dalle Congregazioni Religiose, agiscono dentro il nostro Stato Italia godendo di molte agevolazioni e privilegi e, quando fanno i buchi, quando i soldi spariscono, a loro gli incassi e a noi, Stato Italiano, le perdite.
Primi a rimetterci sono i lavoratori. Come sempre "volano gli stracci". Ma codesti lavoratori non sono dovuti passare per le forche caudine dei pubblici concorsi, da cui entri solo se sei bravissimo o raccomandatissimo (vista la corruzione che avvolge questa nostra povera Italia), come avviene per gli ospedali di proprietà dello Stato Italiano.
Questi lavoratori degli ospedali di proprietà del Vaticano hanno un contratto che regola " il privato convenzionato" e che i sindacati ora chiedono venga trasformato in "contratto della sanità pubblica".
Siamo alle solite: la commistione fra l'economia, sempre salvaguardata, del Vaticano, e la nostra continua, nell'ipocrita ricatto della salvezza dei lavoratori, dopo che le casse, non certo controllate dallo Stato Italiano, sono state svuotate!
Il recente caso dell'Istituto Dermopatico dell'Immacolata (I.D.I.) ripete il copione ormai collaudato.
ORA
Da: ANSA.it
Roma: tre arresti all'Idi, fatture false per 14 mln
Arrestati padre Franco Decaminada, fino al 2011 consigliere delegato,
assieme a 2 imprenditori
04 aprile,
ROMA - Con l'accusa di aver effettuato fatture false e un'appropriazione
indebita per circa 14 milioni di euro è stato arrestato a Roma
padre Franco
Decaminada, consigliere delegato dell'Idi fino al dicembre 2011. Insieme a lui,
ai domiciliari, la Guardia di Finanza di Roma, ha arrestato anche due
imprenditori.
Gli imprenditori arrestati su disposizione del gip di Roma
sono Domenico Temperini e Antonio Nicolella. Sono tutti accusati di
appropriazione indebita ed emissione di fatture false.
Si aggira intorno
ai 4 milioni di euro la somma che padre Franco Decaminada avrebbe distratto
dalle casse dell'Idi. E' quanto accertato dagli uomini del nucleo di polizia di
Tributaria della Guardia di Finanza di Roma nell'ambito dell'operazione "Todo
Modo" che ha portato anche all'arresto di altri due imprenditori.
"Sono state
ricostruite operazioni di prelevamento di denaro contante dalle casse dell'Idi -
scrive in una nota la Gdf -, presso il cui ufficio economato confluivano
quotidianamente gli incassi giornalieri dell'intero comparto Idi-Sanità". A
titolo "di asseriti e non documentati 'rimborsi spese' o, più frequentemente,
addirittura senza alcuna formale giustificazione:
Padre Decaminada risulta
essersi appropriato di oltre 2,1 milioni di euro", mentre Temperini ha
effettuato prelievi non giustificati per oltre 250 mila euro. Decaminada, in
totale, ha accumulato circa 4 milioni di euro: almeno 2,1 milioni li ha
prelevati direttamente, in contanti, dalle casse della Provincia Italiana ed
altri 1,8 milioni gli sono giunti da una serie di società "che ne hanno
schermato la reale destinazione con una serie di fatture false emesse da
un'altra società, rappresentata dal responsabile pro tempore del settore
commerciale dell'Idi".
Si trovava a casa di amici a Soiano sul Lago di
Garda, provincia di Brescia, padre Franco Decaminada quando gli uomini della
Guardia di Finanza gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare emessa
in relazione alla vicenda dell’Idi e in particolare sulla bancarotta della
societa’ Elea Formazione Professionale. L’ex amministratore dell’Idi, secondo
quanto disposto dal giudice, dovrà stare ai domiciliari nella sua abitazione di
Roma, nella zona di via di Bravetta. Il giudice Antonella Capri, nel
provvedimento, sottolinea che a Decaminada è stato imposto il "divieto di
intrattenere, con qualsiasi mezzo, rapporti anche telefonici con persone diverse
da quelle conviventi".
La guardia di Finanza del comando provinciale di Roma, che stamani ha
eseguito gli arresti di padre Franco Decaminada, che ha ottenuto i domiciliari,
e di due imprenditori, ha sequestrato un immobile in Toscana, acquisito -
secondo quanto si è appreso - con fondi distratti dall'Istituto dermatologico
italiano. Da questa mattina sono in corso anche 14 perquisizioni sia a Roma sia
in altre città.
GIP,CASSE SVUOTATE IN PIENA CRISI FINANZIARIA
OSPEDALI - "Le condotte di spoliazione delle casse dell'Idi sono tanto più
gravi se si considera che i prelievi più ingenti sono stati effettuati tra il
2010 ed il 2012 quando, cioé, la crisi finanziaria che attanaglia ancora gli
istituti ospedalieri che, come ricordato,
ha condotto l'ente proprietario a
chiedere l'ammissione al concordato preventivo, era ormai divenuta
irreversibile". E' un passaggio dell'ordinanza di custodia cautelare di circa 20
pagine firmata dal gip Antonella Capri, notificata oggi a padre Franco
Decaminada e altri due imprenditori. Ai tre il procuratore aggiunto Nello Rossi
contesta i reati, a seconda della posizione, che vanno dall'appropriazione
indebita, alla
bancarotta fraudolenta e alle false fatturazioni. Decaminada, in
particolare ha effettuato "prelievi, tra il 2006 ed il 2012, per un totale di
oltre 400mila euro a titolo di 'rimborso spese', per le quali la contabilità non
è stata rinvenuta alcuna documentazione giustificativa relativa alle spese
asseritamente sostenute ed oggetto del rimborso, e negli anni 2011 e 2012 -
spiega ancora il gip Capri - ha preso contanti per un totale di 1,7 milioni di
euro senza neanche indicare in contabilità una sia pure apparente, ragione del
prelievo".
Non si può, in nome del salvataggio dei lavoratori, continuare a tappare i buchi degli Ospedali del Vaticano, quando si pretende di chiudere i nostri perché la Sanità Italiana è in crisi per le malversazioni, i gonfiamenti di spesa, la corruzione e tutti i mali che la politica NON ha saputo sanare, anzi, ne è la causa.
Lo salvasse il Vaticano da cui dipende.
Noi con le nostre tasse paghiamo tutto, anche la convenzione con la Regione, dunque perché, secondo i sindacati, dobbiamo pagare là dove i buchi li fanno quelli con l'abito talare che incassano e versano nelle casse del Vaticano gli introiti?