Da: La Repubblica
Caro direttore,
nel delicato puzzle che i partiti stanno componendo per
l'elezione del nuovo presidente della Repubblica torna in queste ore
prepotentemente in voga l'espressione:
"Ci vuole un presidente cattolico". In
particolare questa espressione viene richiamatata dai
sostenitori, bipartisan,
di Franco Marini che provano così a giustificare la candidatura del proprio
beniamino. Non è questa la sede per pronunciarsi sulla possibile scelta.
Se la
politica non avesse perso i legami con il territorio basterebbe una banalità:
due mesi fa Marini si è candidato al Senato della Repubblica dopo aver chiesto
(e ahimè ottenuto) l'ennesima deroga allo Statuto del Pd. Ma clamorosamente non
è stato eletto. Difficile, a mio avviso, giustificare un ripescaggio di lusso,
chiamando a garante dell'unità nazionale un signore appena bocciato dai
cittadini d'Abruzzo. Dunque, non è il no a Marini - già candidato quattordici
anni fa - che mi spinge a riflettere sulla frase "Ci vuole un Presidente
cattolico".
Mi sembra invece
gravissimo e strumentale il desiderio di
poggiare sulla fede religiosa le ragioni di una candidatura a custode della
Costituzione e rappresentante del Paese. Faccio outing:
sono cattolico,
orgoglioso di esserlo e non mi vergogno del mio battesimo. Cerco, per quanto
possibile, di vivere la fedeltà al messaggio e ai valori di Cristo e - peccatore
come tutti, più di tutti - vivo la mia fede davanti alla coscienza.
Nell'esperienza da Sindaco, naturalmente, agisco laicamente:
ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo. Rappresento la città,
tutta intera, non solo quelli con cui vado alla Messa la domenica. E sono
tuttavia convinto che l'ispirazione religiosa, non solo cattolica non solo
cristiana, possa essere molto utile alla società.
In queste ultime settimane
la Chiesa Cattolica ha scelto
(in tempi decisamente più rapidi della politica,
ma questa è un'altra storia) una guida profondamente innovativa. Papa Bergoglio
sta rendendo ragione della speranza cristiana con gesti di altissimo valore
simbolico e di rara bellezza. Muove e commuove il pontefice argentino, parlando
al cuore dell'uomo del nostro tempo, con uno stile che regala emozione e suscita
pensieri. Francesco parla anche alle altre confessioni, ai non credenti, agli
agnostici: si pone come portatore di entusiasmo e di gioia di vita. Questo, del
resto, dovrebbe essere il Vangelo, la Buona Notizia.
I politici che si
richiamano alla tradizione cattolica, invece, sono spesso propensi a porsi come
custodi di una visione etica molto rigida. Non c'è peggior rischio di incrociare
il cammino con i moralisti, specie quelli senza morale. Personalmente dubito di
chi riduce il cristianesimo a insieme di precetti, norme etiche alle quali
cercare di obbedire e che il buon cristiano dovrebbe difendere dalle insidie
della contemporaneità. Questo atteggiamento, così frequente in larga parte del
mondo politico cattolico, è a mio giudizio perdente.
Ma ancora più in basso si
colloca chi utilizza la propria fede per chiedere posti. Per pretendere posti.
Per reclamare posti non in virtù delle proprie idee, ma della propria
confessione.
Proprio ieri il Vangelo della domenica riportava
l'entusiasmo di Pietro sulla barca incontro al suo Signore. Quanta bellezza,
quanta umanità, quanto impeto. Poi ti capita di tornare alla
politique
politicienne e trovi il candidato che si presenta in quanto cattolico,
riducendo il messaggio di fede a un semplice chiavistello per entrare nelle
stanze dei bottoni.
Mi vergogno, da cattolico ma prima ancora da
cittadino, di una così bieca strumentalizzazione. Non mi interessa che il
prossimo presidente sia cattolico.
Per me può essere cristiano, ebreo, buddista,
musulmano, agnostico, ateo. Mi interessa che rappresenti l'Italia. Che sappia
parlare all'estero. Che sia custode dell'unità in un tempo di grandi divisioni.
Che parli nelle scuole ai ragazzi. Che spieghi il senso dell'identità in un
mondo globale. Che non sia lì per accontentare qualcuno. Mi interessa che sia il
Presidente applaudito per le strade come è stato quel galantuomo di Giorgio
Napolitano. E che sappia dialogare, ascoltare, rispettare. Che sia al di sopra
di ogni sospetto e al di là di ogni paura. Mi interessa che sia il Presidente di
tutti, non solo il Presidente dei cattolici.
Chi rivendica spazio in nome
della confessione religiosa tradisce se stesso. E
strumentalizza la propria
fede. Tanti, forse troppi anni di vita nei palazzi, hanno cancellato una piccola
verità: non si è cattolici perché si vuole essere eletti, ma perché si vuole
essere felici. C'è di mezzo la vita, che vale più della politica. E il Quirinale
non potrà mai essere la casa di una parte, ma di tutti gli italiani.
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Non volevo scrivere di nuovo di Matteo Renzi: ho già scritto perché lo avevo votato alle primarie del PD, io che, pur avendo dato il mio voto al maggiore partito di sinistra qualche volta negli anni e via via che cambiava nome, non sposo interamente l'ideologia di sinistra, ma certo non potrò mai votare per il PdL, c'è un limite a tutto, anche ad un voto strategico.
Matteo piace a mio marito, addirittura di idee liberali e più a destra delle mie, se così si può ancora dire, e a poco a poco l'ho capito anch'io questo giovane uomo dalle idee chiare, pulite, innovative, limpido, sincero... e per questo inviso alle cariatidi del suo partito.
L'ho scritto: il PD non si ringalluzzisca per l'afflusso alle primarie, infatti non ha avuto i voti che si aspettava alle elezioni politiche. Io ho dato il mio voto ai "rivoluzionari senza ghigliottina" del Movimento 5 Stelle, mio marito, è per me quasi incredibile, a Bersani.
Bersani che nella precedente campagna elettorale, abbiamo appreso da tutti i media, ha accettato euro 98.000 per la sua campagna elettorale datigli dal padrone dell'ILVA di Taranto.
Per beneficenza? Cos'è Bersani un bambino africano bisognoso che gli portino l'acqua o gli costruiscano una scuola?
Solo dei dementi possono non capire. Ma mio marito "si è turato il naso" di montanelliana memoria e l'ha votato.
Ora costui attacca Matteo Renzi perché gli dice schiettamente quello che pensa: e giù insulti.
Ha già dimenticato la lealtà del compagno di partito che, sconfitto, si è ritirato in buon ordine, anzi, l'ha aiutato a promuoversi appoggiandolo.
Ora il suo peccato è NON ESSERE IPOCRITA come altri papaveri del partito. Prima fra tutti la Finocchiaro, quella che non prende certo esempio dai politici di certe nazioni del nord Europa che vanno democraticamente in bicicletta a fare la spesa o con la loro auto: no! Lei come una regina (proletaria però perché si dice di sinistra) la spesa la fa con tre uomini di scorta! (vedere mio post del 24 maggio 2012: titolo "PUAH!").
Questa sussiegosa vecchia esponente del Partito si permette di chiamare il giovane Renzi miserabile, ignobile, e che "non ha le qualità umane indispensabili per essere un vero dirigente politico e
un uomo di Stato".
Una vera vipera che come tale si rivolta e morde perché è stata toccata.
Una vera ipocrita che dice ora che "Non mi sono mai candidata a nulla. Conosco bene i miei limiti e non ho mai
avuto difficoltà ad ammetterli."
Tutti hanno visto i suoi sorrisi compiaciuti quando qualche giornalista le poneva domande su una sua eventuale candidatura e tutti sanno che invece ci aveva sperato eccome! Si schermiva, ma dentro di sé ci credeva che quella sua aria da "signora che ha sempre servito le istituzioni" potesse valerle il Quirinale.
Renzi viene attaccato per la sua sincerità e chi lo attacca sincero non lo è affatto, perché ha sempre vissuto con una pirandelliana maschera!
Largo ai giovani! Lo dice una che ha 66 anni, mio marito 73, ed abbiamo i figli più vecchi di Renzi!
Aria fresca ci vuole! Azione! Basta balle! Queste cariatidi ancora resistono dentro i loro bozzoli corazzati di ipocrita indignazione!
Il Movimento che io ho votato non vuole entrare nel Governo? Bene, purché faccia qualcosa, qualsiasi cosa per fare pulizia. Il paese langue, lo ha detto a chiare lettere il Presidente di Confindustria. Il lavoro chi lo dà all'infuori delle greppie statali? Loro: gli imprenditori. Sveglia!
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il Fazioso - 26 ottobre 2012
Scandali censurati e poco considerati. Non se ne può parlare perchè,
ovviamente, riguardano la sinistra.
Melchiorre Fidelbo. Chi è? Il
marito dell’integerrima senatrice del Partito Democratico, Anna
Finocchiaro. E che succede? Succede che Fidelbo è stato rinviato a
giudizio, insieme ad altre tre persone, nell’ambito dell’inchiesta sulla
procedura amministrativa che aveva portato, a Catania, all’affidamento senza
gara dell’appalto per l’informatizzazione del Presidio territoriale di
assistenza (Pta) di Giarre. Non solo. Pare che la Finocchiaro possa entrare nel
Consiglio superiore della magistratura. Ma, a questo punto, sarà il caso?
Nel dettaglio, gli imputati devono rispondere di
abuso di ufficio e di truffa su un appalto da 1,7 milioni di euro per
l’informatizzazione del sistema ospedaliero. Secondo l’accusa, Fidelbo avrebbe
fatto delle pressioni indebite sui dirigenti dell’Asp, e dalle indagini risulta
che anche Scavone avrebbe avuto un ruolo importante nel favorire l’affidamento
dell’appalto alla Solsamb.