1. Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del
suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di danaro o di altra cosa
mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da tre a dieci anni.
2. Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito
al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l'uso momentaneo, è
stata immediatamente restituita.
La norma punisce i comportamenti disonesti di dipendenti pubblici che usano per fini
personali beni appartenenti alla Pubblica Amministrazione (P.A.) o appartenenti a privati
ma destinati ad essere utilizzati per porre in essere un servizio pubblico.
● A tutela di chi?
Ciò che il legislatore ha voluto tutelare introducendo questo reato, perciò, è
innanzitutto il valore della legalità, del buon andamento e dell’imparzialità
della P.A., che discende dall’art. 97 della Costituzione.
E’ evidente infatti che, se tali comportamenti non fossero puniti, la P.A. - e dunque,
ognuno di noi in quanto cittadino e contribuente - sosterrebbe delle spese per
procurare un vantaggio non ai cittadini nella loro generalità o allo Stato nell’interesse
del quale essa agisce, bensì ad un singolo (il dipendente pubblico) e senza che tale
beneficio sia basato su una previsione di legge (quindi decisa dal Parlamento, organo
rappresentativo dei cittadini).
In secondo luogo, la norma tutela il patrimonio (ovvero l’insieme dei beni)
affidati alla P.A.
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Da: L'Espresso
Tre anni a Fiorito: 'Rileggo Proust'
di Martino
Villosio
Il Batman pensiero: che in carcere ha
rinfrescato i classici della letteratura, ha imparato ad apprezzare Grillo e ora
ammette lo sbaglio di aver 'abbandonato la contestazione per l'istituzione'.
Intervista all'ex capogruppo del Pdl in consiglio regionale del Lazio,
condannato a tre anni e quattro mesi:
Vi risparmio "l'intervista": il copione si ripete e il messaggio che il Paese ne riceve è devastante.
Pochi conservano comunque e soffrendo la propria integrità, rispondendo ormai solo alla propria coscienza, all'immagine interna che hanno di sé.
Tutti dicono che si deve rubare molto e la si farà franca.
La vergogna fra poco sparirà come vocabolo dai dizionari, come è andato in disuso il vocabolo GALANTUOMO, parola che sentivo spesso sulla bocca di mio padre. Erano gli anni dal 1950 al 1970... poi è iniziato un inarrestabile declino.
Guai a non dare il buon esempio! Più si ricoprono posti di responsabilità più si è chiamati a darlo: altrimenti sarà una valanga senza freni e la società scivolerà sempre più in basso.
In questi anni i politici per primi hanno dato pessimo esempio riducendo la Politica ad esercizio esecrabile di arricchimento personale con tutti i mezzi: anche quelli legislativi, varando leggi che consentono loro non solo di avere facilitazioni e prebende al di fuori della equivalente realtà europea, ma anche di avere enormi disponibilità di denaro pubblico per le "loro attività politiche" che, insieme ai "rimborsi elettorali", varati calpestando il risultato di un referendum, saccheggiano grandemente le casse dello Stato.
Il cittadino, per contro, si è visto succhiare il sangue da una tassazione spietata senza ritorno di servizi.
Basta vedere i treni dove la gente è costretta a salire per andare ogni giorno al lavoro (quando ce l'ha) in posti lontani da dove abita: carri bestiame che spesso saltano l'orario lasciando la gente nello smarrimento.
Dopo i politici metterei subito la classe spesso antagonista: i magistrati.
Spesso, troppo spesso, danno un pessimo esempio dando pene risibili a chi ha fatto tanto del male, sia al pubblico denaro che a privati con violenza...
L'aspettativa di giustizia di chi si comporta bene ne rimane ferita.
Questo già basta per capire l'enorme danno sulla Società.
Chi continuerà a comportarsi bene? Solo chi lo fa per sé stesso, come ho scritto all'inizio di questo post.
Non c'è nessuna speranza di venire ben governati, per questo si cominciano a disertare le urne...
Non c'è speranza di giustizia né fiducia nella magistratura: per questo il Referendum sulla responsabilità civile dei giudici aveva dato quel risultato, anch'esso disatteso da una leggina ridicola in cui chi paga per l'errore del magistrato è sempre lo Stato con le sue casse... quindi sempre noi contribuenti.
Guai a non dare il buon esempio! Più si ricoprono posti di responsabilità più si è chiamati a darlo: altrimenti sarà una valanga senza freni e la società scivolerà sempre più in basso.
In questi anni i politici per primi hanno dato pessimo esempio riducendo la Politica ad esercizio esecrabile di arricchimento personale con tutti i mezzi: anche quelli legislativi, varando leggi che consentono loro non solo di avere facilitazioni e prebende al di fuori della equivalente realtà europea, ma anche di avere enormi disponibilità di denaro pubblico per le "loro attività politiche" che, insieme ai "rimborsi elettorali", varati calpestando il risultato di un referendum, saccheggiano grandemente le casse dello Stato.
Il cittadino, per contro, si è visto succhiare il sangue da una tassazione spietata senza ritorno di servizi.
Basta vedere i treni dove la gente è costretta a salire per andare ogni giorno al lavoro (quando ce l'ha) in posti lontani da dove abita: carri bestiame che spesso saltano l'orario lasciando la gente nello smarrimento.
Dopo i politici metterei subito la classe spesso antagonista: i magistrati.
Spesso, troppo spesso, danno un pessimo esempio dando pene risibili a chi ha fatto tanto del male, sia al pubblico denaro che a privati con violenza...
L'aspettativa di giustizia di chi si comporta bene ne rimane ferita.
Questo già basta per capire l'enorme danno sulla Società.
Chi continuerà a comportarsi bene? Solo chi lo fa per sé stesso, come ho scritto all'inizio di questo post.
Non c'è nessuna speranza di venire ben governati, per questo si cominciano a disertare le urne...
Non c'è speranza di giustizia né fiducia nella magistratura: per questo il Referendum sulla responsabilità civile dei giudici aveva dato quel risultato, anch'esso disatteso da una leggina ridicola in cui chi paga per l'errore del magistrato è sempre lo Stato con le sue casse... quindi sempre noi contribuenti.