POLITICA
25/10/2013
L’urlo di Grillo: “Vergogna
Chiederemo l’impeachment”
Il leader M5S a Trento: Napolitano non può ignorare l’opposizione
INVIATO A TRENTO
«Oggi è successa una cosa vergognosa, Napolitano chiama la Finocchiaro, Schifani, i capi del pd e pdl, e nessuno del Movimento, vogliono passare dal Porcellum al Napolitanellum! Io ho già dato mandato ai nostri legali, chiederemo l’impeachment del presidente. E sono sicuro che nove milioni di italiani sono inc... più di noi». Non era mai arrivato a questo. E ci arriva, paradossalmente, in una piazza di Trento tra le meno calde della sua carriera, «qui sarà impossibile vincere», dice il fondatore del M5s. Ma è da qui che lancia l’ultima battaglia contro il Colle.
Prima, a Rovereto, aveva parlato anche del caso immigrazione, che l’ha visto sconfessare i suoi stessi senatori. «Io sono contrario a abolire il reato di immigrazione clandestina, ma non posso essere io a decidere. Dovranno decidere tutti, ci vorrà un referendum dentro il Movimento; anzi, sarebbe bello se su queste cose potesse decidere tutto il popolo italiano, ma ora non si può». Non aveva fatto neanche in tempo a dirlo che lo aveva abbracciato un marocchino, smart phone alla mano; per dire dei cortocircuiti che ci sono in giro, voleva una foto insieme, «Beppe sei un grande». E Grillo, senza rinunciare alla battutaccia, ma lo sai che io ti voglio mandare via?»... Surreale.
«Non capite? I partiti usano l’immigrazione solo per definirsi un’identità, a sinistra fanno i buoni, a destra i cattivi, ma alla radice del problema non va nessuno. Noi non dobbiamo ragionare con un buonismo facile, col cuore. Ci vuole un po’ di cuore e un po’ di ragione. Quante di queste persone possiamo accogliere facendole stare dignitosamente? Andiamo in Europa, andiamo dalla Merkel e rinegoziamo tutte le quote». Introduce altri elementi nuovi. «Io al Cie di Roma ci sono stato, ci sono 800 persone che vengono da dittature, a quelli l’asilo politico lo devi dare e basta. Però ho conosciuto uno che era scappato, era stato arrestato in Svizzera e quando è tornato in Italia sapete che ha detto? Che era meglio il carcere in Svizzera. Oppure i 250 del Cie di Bologna, che facciamo uscire e poi buttiamo in mezzo alla strada al gelo... Se la gente rimane qua, deve rimanere in modo decoroso».
I senatori non la pensano come lui. «Ma io con loro farò un intervento solo di procedura. Possibile che decida un senatore senza che io sappia niente, Casaleggio sappia niente, il capogruppo niente?». Poi rivela: «Abbiamo fatto un sondaggio, l’85 per cento delle persone la pensa come me. Su cose così o decide tutto il movimento, o tutto il popolo italiano».
Uno show, ma con un pessimismo di fondo, percepibile. Nel pomeriggio aveva parlato con imprenditori trentini alle prese con le difficoltà della delocalizzazione, il peso della burocrazia, uno stato nemico e la tentazione forte di investire in paesi vicini, Svizzera e Austria, dove farebbero loro ponti d’oro. Ora attacca. Napolitano, per esempio, «è una persona furba, non saggia. È lui l’artefice delle larghe intese, un uomo del sistema. Ma tiene in mano solo delle pedine, i giochi vengono fatti altrove». L’altrove sono un paio di luoghi su tutti, ritiene: Francoforte e Berlino. «Il Fiscal Compact ci obbliga dal 2015 a tagliare ogni anno 50 miliardi di spesa pubblica. Stiamo morendo, ce ne andiamo, siamo un paese sott’acqua. Io voglio ridiscutere il debito, ma anche gli eurobond potrebbero essere una soluzione più equa e solidale».
La politica italiana, nella sua idea, è gregaria di tutto questo. «Marmaglia», «cialtroni», «parassiti»; «si riuniscono in segreto per fare senza di noi una legge che consenta di correre solo ai partiti e a chi riceve i soldi pubblici, che noi abbiamo rifiutato». Quindi? Per lui meglio rivotare così, e via alla richiesta di impeachment. C’è una qualche autocritica per i loro errori? «Siamo riusciti a fare poco, lo so, ce l’abbiamo messa tutta, ma sono sei mesi, dateci un po’ di tempo». Passa, adesso, un operaio rumeno. Gli domanda: «Beppe come faccio a sopravvivere? lavoro in fabbrica per 14 euro al giorno». «In che settore sei?». «Utensili per la fresatura». E Grillo, tornato attore, mima l’invasato e fa: «Ecco, affilali».
La conclusione è una battuta ma contiene una verità: la verità dell'immigrato sfruttato e della ribellione allo sfruttamento.
Comunque NON è solo l'immigrato ad essere sfruttato: la paura continua di perdere il lavoro fa sì che ci siano tanti italiani che lavorano nel settore privato che vengono fatti lavorare un numero di ore enormemente superiore a quello previsto nei decantati (dai sindacati) contratti! E questo crea una discrepanza con alcuni impiegati pubblici di cui nessuno parla: sono soprattutto i burocrati, quelli che fanno "dormire" le pratiche rendendo la vita difficile agli altri cittadini, garantiti dalle intoccabili 36 ore settimanali e dal posto sicuro a vita!