Da: Il Messaggero.it
Vigili urbani, boom di assenze
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di Luca Lippera
I numeri come sempre non hanno bisogno di grandi commenti: quasi un quarto dei vigili urbani di Roma - secondo dati del Comune - mediamente non sono al lavoro.
Tra ferie, malattie, assistenza a familiari malati, corsi di studio e «altri motivi» il 23,86 per cento degli agenti è stato assente nell’ultimo trimestre del 2013. Alcune cifre - potete vederle tutti nel sito del Campidoglio - balzano agli occhi: i malati, in alcuni gruppi periferici, sono stati più del doppio rispetto a quelli degli uffici centrali. Può trattarsi di una coincidenza - un’epidemia di influenza incontenibile - ma di ipotesi se ne possono fare finché si vuole. Considerando, solo per fare un esempio, che i gruppi che hanno sede in Centro prendono gli straordinari con più facilità rispetto ai colleghi lontani e dimenticati negli “avamposti” di frontiera. MISTERI «EPIDEMIOLOGICI» La classifica della cosiddetta «morbilità» vede in testa il XIV Gruppo (Monte Mario) con un 7,40 per cento di malati tra ottobre e dicembre dell’anno scorso. Seguono il XII (Monteverde), attestato al 7,15, l’VIII (Tintoretto) con il 5,86 per cento e il VII (Tuscolano) fermo al 5,83. Essendo la statistica e la matematica un metro implacabile, è difficile non notare che nel centralissimo gruppo Trevi - sempre nello stesso periodo di riferimento - i vigili che hanno presentato un certificato medico sono stati solo il 3,51 per cento, a Prati addirittura il 3,32, al Comando uno striminzitissimo 3,24. I numeri, in tutti e tre i casi, sono più della metà che altrove, quasi che le epidemie si diffondano a volte con scientifica precisione, come i miasmi che sterminarono tutti i primogeniti dell’Egitto nella tragedia biblica delle “sette piaghe”. LA VORAGINE Resta il fatto che negli ultimi tre mesi del 2013 i vigili presenti al lavoro sono stati il 76,14 per cento del totale. Questo significa che ogni giorno, in media, sono disponibili solo 4.586 agenti sugli oltre 6 mila in forza alla Polizia Municipale: ben 1.500, una falange, non sono presenti, aprendo una voragine nel lavoro quotidiano. Va detto, per trasparenza, che circa il 14 per cento ha beneficiato di periodi di ferie (c’era il ponte del 1° Novembre e poi è arrivato Natale). Ma nei numeri, già di per sé impressionanti, potrebbero nascondersi verità ancora più scomode, verificabili solo dal Comando Generale del corpo. Chi sono ad esempio gli uomini (e le donne) che al Tuscolano, all’Eur, a Monte Mario e Monteverde si ammalano con più frequenza rispetto ad altre zone? Sono agenti destinati dai rispettivi comandanti a stare in ufficio o “pizzardoni” spediti senza sosta per strada a occuparsi di viabilità? IL CASO TUSCOLANO Il gruppo con più presenze medie è stato Prati (78,6 per cento), seguito da Trevi (77,8), Marconi, Aurelio e Parioli. Il Tuscolano - maglia nera, in un certo senso - ha avuto a disposizione solo il 66 per cento dei 267 vigili in forza nella pianta organica. Idem , più o meno, al Tiburtino, dove gli agenti sono invece 216. Ma le statistiche dicono che certi numeri sono solo teorici: tra turni, assenti, malati e ferie gli uomini sulla strada restano una rarità.
Martedì 04 Marzo 2014 - 08:10
Se si vuole, il parassitismo di molti settori del pubblico impiego si può eliminare.
Parassitismo perché da anni ed anni, accedendo a certi posti per concorso spesso superato su segnalazione più che per vera prova fatta bene, certa gente si sente "sistemata"e nel diritto di ricevere uno stipendio anche lavorando il minimo indispensabile.
Questo costituisce un danno sociale enorme.
Prima cosa: viene a mancare il servizio per il quale la persona è stata assunta.
Seconda cosa: viene pagato uno stipendio per intero con un danno economico per il bilancio dello stato.
Terza cosa: è un danno sociale perché un posto di lavoro viene occupato da persona che si assenta, quando c'è tanta disoccupazione, soprattutto fra i giovani, e dunque tanta scelta di materiale umano che potrebbe lavorare con efficienza.
Cambiare questo andazzo si può: eliminando le leggi privilegio.
Eh sì!! Ho spesso scritto delle leggi privilegio stratosferico della Casta, ma esistono anche leggi che privilegiano i lavoratori del pubblico impiego.
Spesso si tratta di privilegi ottenuti con rivendicazioni sindacali che, negli anni, hanno consentito ai sindacati di acquisire un grande potere, acquistato con la conquista dei privilegi per questo settore lavorativo.
Abbiamo così creato una sottocasta che deputa solo alla coscienza del singolo la presenza al lavoro e l'efficienza.
Se si vuole si può cambiare.
Cominciando, come è stato fatto in alcuni settori del pubblico impiego, a togliere soldi dallo stipendio in caso di assenza, fino ad arrivare a trasformare il contratto di lavoro in un part time e quindi a dimezzare lo stipendio dell'assenteista.
Oggi il lavoratore può scegliere unilateralmente il part time, ebbene si può rendere la cosa bilaterale: può scegliere anche il datore di lavoro della P.A., qualora il lavoratore si assenti frequentemente e per le più svariate ragioni dai suoi doveri.
Non ti piace lavorare tanto? E allora provvediamo a farti lavorare meno: però ti paghiamo pure di meno!!
Finché non si toccheranno le tasche, come è per ogni cosa, le cose non cambieranno.
Lo Stato dovrebbe farsi sentire: ma come può applicare il rigore ai privilegiati uno Stato governato da una Casta viziata dai privilegi?
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