Allerta Oms per l’epidemia di Ebola in Guinea, già 80 vittime e 122 contagiati
di Mario Pappagallo
Il virus che causa febbre emorragica è quasi sempre letale e non esiste terapia. Il contagio si sta diffondendo in Sierra Leone e Liberia. Msf si mobilita.
Ginevra. Sede dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). La prima epidemia di Ebola in Guinea preoccupa gli esperti. Se non li allarma. Un dirigente del ministero del Paese africano aggiorna i casi: 122 malati sospetti e 80 morti, per ora in un’area del Sud. Ma il virus che causa la febbre emorragica (vi sono diversi ceppi, rapidi nel contagio e altamente letali: è il destino del 70-90 per cento dei colpiti) questa volta sta contagiando anche la Sierra Leone e la Liberia. Il via vai ai confini ne è la causa e i casi, pochi al momento, sospetti si stanno registrando anche in questi altri due Paesi dell’area equatoriale. Ed è arrivato nella capitale della Guinea, Conakry: otto casi confermati. L’ospedale di Donka è diventato il quartier generale e la struttura principale di isolamento. Medici senza frontiere (Msf) parla di un’epidemia senza precedenti nei termini della distribuzione dei casi in diverse località della paese. «A diffondersi in Guinea è il ceppo Zaire del virus di Ebola: il più aggressivo e mortale. Uccide più di 9 pazienti su 10», dice Michel Van Herp, epidemiologo di Msf attualmente a Guekedou. E continua: «Per fermare l’epidemia, è importante tracciare la catena di trasmissione. Tutti i contatti dei pazienti che potrebbero essere stati contagiati dovrebbero essere monitorati e isolati al primo segno dell’infezione».
La strategia
Strategia prioritaria: isolare la zona e contare i colpiti. I numeri in Africa sono approssimativi e le organizzazioni sanitarie sono spesso solo di facciata. Difficile quindi fare diagnosi, difficile contare i colpiti e le reali cause di morte. L’unica certezza è che in poco tempo l’emorragia causata dal virus dilaga nell’organismo colpito e che la morte è il finale più frequente a cui assistono medici e infermieri impotenti, a rischio loro stessi di contagio. Non a caso Ebola è uno dei più temuti virus sul fronte del bioterrorismo. Anzi, quando ha dato i primi segnali della sua presenza, c’è chi ha pensato alla “creazione” di un qualche laboratorio militare da testare sul campo. In Africa appunto, dove la vita - si sa – vale poco o nulla. Dove spesso si muore prima di nascere.
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L'Africa non è così lontana. Lo sappiamo bene. Sbarca continuamente sulle nostre coste e la provenienza è da ogni dove. I cosiddetti Centri di Accoglienza altro non sono che luoghi di primo soccorso ma anche di tentativo di capire CHI sono gli individui che arrivano e da DOVE vengono.
Quanto questo sia arduo lo lascio immaginare a chi ha intelligenza e fantasia.
Nel frattempo non è disumano difendersi dalle malattie che queste persone, che vengono da Paesi che non danno loro nulla e men che meno assistenza sanitaria, portano necessariamente con sé.
Ha fatto scandalo e scalpore il filmato preso da un cellulare di un immigrato clandestino (dovrebbe essere paradossale che chi viene da povertà e privazioni estreme abbia un cellulare moderno) che mostrava una persona seminuda a cui veniva spruzzata acqua con medicamenti per disinfezione...
Sono le solite meraviglie farisaiche di chi è buono solo per criticare senza entrare nel merito delle difficoltà che chi porta soccorso può incontrare. Un medico mi ha spiegato che quelle persone avevano la scabbia, detta anche rogna... Forse oltre al soccorso bisogna prendersi anche le malattie che hanno? Non si può pretendere dagli altri quello che non faremmo noi stessi. Il sacrificio cristiano è una scelta molto personale e non si può chiederlo alla popolazione di un Paese come l'Italia che ne ha passate, fra l'altro, tante ma tante.
Chi si scandalizza non ha memoria e non ha conoscenza.
Ora che questo terribile virus Ebola si è riaffacciato con tanta rapidità e che sappiamo privo di controlli che ne garantiscano il blocco della diffusione, cosa pensa di fare l'Italia e, dietro di essa, l'Europa con gli sbarchi?
Non è il caso di mettere un cordone sanitario?
Negli USA, immigrati che venivano accettati perché le loro braccia servivano e non per arrembaggio alle coste come avviene qui da noi, c'era la quarantena a Long Island.
Vogliamo rischiare? Ne basta uno che porti qui questa peste senza cura.
Quanto questo sia arduo lo lascio immaginare a chi ha intelligenza e fantasia.
Nel frattempo non è disumano difendersi dalle malattie che queste persone, che vengono da Paesi che non danno loro nulla e men che meno assistenza sanitaria, portano necessariamente con sé.
Ha fatto scandalo e scalpore il filmato preso da un cellulare di un immigrato clandestino (dovrebbe essere paradossale che chi viene da povertà e privazioni estreme abbia un cellulare moderno) che mostrava una persona seminuda a cui veniva spruzzata acqua con medicamenti per disinfezione...
Sono le solite meraviglie farisaiche di chi è buono solo per criticare senza entrare nel merito delle difficoltà che chi porta soccorso può incontrare. Un medico mi ha spiegato che quelle persone avevano la scabbia, detta anche rogna... Forse oltre al soccorso bisogna prendersi anche le malattie che hanno? Non si può pretendere dagli altri quello che non faremmo noi stessi. Il sacrificio cristiano è una scelta molto personale e non si può chiederlo alla popolazione di un Paese come l'Italia che ne ha passate, fra l'altro, tante ma tante.
Chi si scandalizza non ha memoria e non ha conoscenza.
Ora che questo terribile virus Ebola si è riaffacciato con tanta rapidità e che sappiamo privo di controlli che ne garantiscano il blocco della diffusione, cosa pensa di fare l'Italia e, dietro di essa, l'Europa con gli sbarchi?
Non è il caso di mettere un cordone sanitario?
Negli USA, immigrati che venivano accettati perché le loro braccia servivano e non per arrembaggio alle coste come avviene qui da noi, c'era la quarantena a Long Island.
Vogliamo rischiare? Ne basta uno che porti qui questa peste senza cura.
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